Intervista a I. Maremmani, Università di Pisa

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3 dicembre, 2012 - 18:24

Domanda: Quale sarà il ruolo futuro della psichiatria nell'ambito della tossicodipendenza?
Risposta: Bisogna dire che in tutto il resto del mondo non c'è una differenziazione fra psichiatrici e tossicologi clinici, questa è un'invenzione tutta italiana storicamente determinata dal problema della chiusura dei manicomi e dalla legge 685, che venne prima, e che impediva il ricovero del tossicomane in ambiente psichiatrico, certo non impediva lo studio per la patologia o l'interesse clinico, però da allora si è venuta a configurare una divisione netta. Questo in realtà è successo solo in Italia, in Europa e negli USA non esistono i SeRT, sono gli psichiatri o gli internisti ad occuparsi dei tossicodipendenti, penso che questo deva essere recuperato anche in Italia, però non è un problema scientifico o professionale, è un problema politico. Nei servizi dove non ci sono psichiatri, a causa della mancanza di una professionalità specifica, la doppia diagnosi viene fatta con minor accuratezza, spesso da volontari, infermieri.. "chi ha più di un problema ha una doppia diagnosi" e questo ovviamente è inaccettabile sotto il profilo scientifico. La presenza di psichiatri nella prima generazione di sertisti è scarsa, nella seconda generazione invece è molto più alta, benché ci sia una notevole variabilità inter-regionale, se si continua su questa strada il problema sarà risolto. E' indubbio che la tossicodipendenza è una patologia di tipo psichiatrico e che il sapere psichiatrico è utile per curare questi pazienti. 

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