INTERVISTA AD A. SERRETTI (Università di Milano)

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30 novembre, 2012 - 13:33

Quali sono i risvolti nella pratica clinica, l'utilità e le possibililtà applicative, delle recenti acquisizioni inerenti i predittori di risposta per il litio e gli antidepressivi ? 

L'obiettivo principale della ricerca deve essere sempre quello di giungere ad avere delle acquisizioni utilizzabili nella pratica clinica. Attualmente non esiste un'immediata ricaduta clinica, ma sono convinto che ci sarà in tempi non molto lontani. Solo pochissimi centri, compreso il San Raffaele, possono utilizzare attivamente le conoscenze relative ai predittori di risposta farmacologica, basta un esame del sangue per avere il giorno successivo la tipizzazione genetica sulla base della quale è possibile decidere la strategia terapeutica in modo mirato. Ci sono due ordini di problemi, il primo è dato dal fatto che la percentuale di previsione non è perfetta, la tipizzazione genica non è certo paragonabile ad un antibiogramma, abbiamo solo una probabilità di risposta. Solitamente la percentuale di risposta a un antidepressivo è del 60%, se il profilo genetico è sfavorevole la persona risponderà nel 30% dei casi, se il profilo è favorevole nel 80%. Bisogna andare avanti e studiare altri geni; per ora ci basiamo su pochi geni: il trasportatore per la serotonina, la triptofano idrossilasi e recentemente anche la subunità b3 della proteina G, quando arriveremo ad avere 5 o 6 geni, confermati anche da altri centri mondiali, a quel punto avremo la possibilità di una predizione forte.
Il secondo problema è quello tecnologico non possiamo certo proporre a un ospedale periferico di fare il genotipo dei malati prima di dare l'antidepressivo! Attualmente è una spesa improponibile! Questo è un problema squisitamente tecnologico e non scientifico. Quando la tecnologia ci permetterà di avere tutto questo a basso prezzo allora sarà possibile per tutti farlo. Mi auguro che nel giro di pochi anni questo possa avvenire. 
La predizione rispetto alla risposta agli SSRI tende ad essere omogenea all'interno della classe, come se tutti condividessero per lo meno in parte il meccanismo di attacco, c'è un probabilmente un meccanismo comune, se questo non funziona tutti funzionano meno. Il valore predittivo è di particolare utilità per impostare la terapia con stabilizzanti del tono dell'umore, poiché prima di rendersi conto che il paziente non risponde passano sei mesi, intanto ci sono nuovi episodi di malattia con un costo e una sofferenza notevolissimi, saperlo prima sarebbe un vantaggio notevole. C'è anche un interesse scientifico e di ricerca che deriva da tali acquisizioni, nel momento in cui noi identifichiamo quali sono i polimorfismi predittori della risposta possiamo giungere a conoscere il vero meccanismo di azione degli antidepressivi così che ne possiamo fare di più specifici e in un domani molto remoto pensare persino alla terapie geniche. 

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