LA MENTE TRA LE NUVOLE 2001: GLOBALIZZAZIONE E SALUTE

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Palazzo Chiaramonte
Enna
Italia
Da 15 dicembre, 2001 - 01:00 a 15 dicembre, 2001 - 01:00

REPORT DEL SEMINARIO INTERNAZIONALE

Servizi realizzati da Fabio Sambataro e Francesco Furnari

 

Relatori:
Tullio Scrimali (Università di Catania) - Liria Grimaldi di Terresena (Università di Catania) - Isabel Caro (Università di Valencia, Spagna) - Francesco Bollorino (Università di Genova) - Loretta Sala (Università di Parigi, Francia) - Luigi Jainiri (Università Cattolica, Roma) - Girolamo Lo Verso (Università di Palermo) - Ettore Gilotta (Università di Catania) - Lorenzo Lupo (Università di Catania) - Vincenzo Rapisarda (Università di Catania)

 

Giorno 15 dicembre ad Enna organizzato dall'Istituto Superiore di Scienze Cognitive e dall'Aleteia, diretti dal Prof. T. Scrimali e dalla Prof.ssa L. Grimaldi, si è svolta ad Enna nella sala Cerere del Palazzo Chiaramonte, un ben riuscito e accogliente seminario scientifico internazionale, che è l'edizione 2001 della “Mente tra le Nuvole”, dal titolo “Globalizzazione e salute mentale: Implicazioni in terapia, riabilitazione e terapia.”
Una sala gremita da professionisti e studenti universitari è stata introdotta dalla bravura mediatica dei relatori, provenienti da varie università italiane, oltre che dalla università di Valencia e Parigi V, con la stessa magia dei media, nel mondo del rapporto tra la “globalizzazione” e la “ salute mentale”.
Il filo conduttore che ha attraversato l'intero apporto scientifico dei relatori, è stato quello dell'influsso nefasto che stile di vita competitivi e stressanti, proposti tramite un'intensa pressione culturale, attraverso i mass-media, hanno sulle relazioni , sui comportamenti e sulla salute mentale della gente. Un esempio eclatante, che ha proposto il prof. Scrimali nella sua relazione introduttiva,
è quello della comparsa dei disturbi dell'alimentazione in nazioni che hanno assunto, di recente, stili di comportamento e riferimenti culturali tipici dei paesi industrializzati e consumistici. Un altro esempio citato, oltre che da Scrimali anche da altri, è quello della prognosi di schizofrenia che è migliore nei paesi in via di sviluppo, piuttosto che in quelli avanzati. La causa di tutto ciò è spiegabile da un buon supporto sociale e familiare, nonché da un clima meno competitivo e stressante. Ci si è chiesti fino a che punto sia conveniente esportare con gli stili di vita consumistici anche il consumo di psicofarmaci costosi e ,spesso, superflui.
Al tema della globalizzazione, che include una massima estensione dei concetti e degli effetti sull'intero campo dei processi economico-politici e dei saperi, è stato posto accanto, quasi come contrappunto la riscoperta del soggetto e della sua coscienza come microcosmo, come limite del mondo, dove, nell'estensione temporale e nella intenzionalità, si gioca il contatto simultaneo sé-mondo, un soggetto che scopre e porta dentro di sé la paura della sua scissione e della sua scomparsa di fronte ad un oggetto onnivoro che lo può sovrastare, un soggetto che porta dentro di sé li conflitto di una dipendenza non risolta. Ma un soggetto, un io che può scoprire nell'arco da sé quella differenza con quel potenziale valore che è la base della stessa vita psichica. Non c'è identità sociologica o intrapsichica se non su base relazionale, relazioni che possono instaurarsi solo in “pluriverso” che è il luogo dell'alterità. Si potrebbe dire che la “noità” è la base della “egoità”.
La noità non può avere cittadinanza in un mondo monadico e non può nascere neanche da una globalizzazione selvaggia, che è omogeneizzante e livellante, bensì da un'antica consapevolezza che la coscienza dell'uomo in cui il centro dell'universo si ricapitola e da cui si espande, facendosi pluriverso nell'incontro con gli altri uomini.
La globalizzazione è dunque essenzialmente “glocalizzazione”. Nel particolare che si svela e si incarna all'universale, ma sono tanti particolari, messi insieme che fanno palpitare la vita universale.
La “creolizzazione” della società si riflette nell'interpretazione e nella cura della malattia e della sofferenza psichica.
La presenza e la crescita dell'immigrazione nei paesi europei ha stimolato un interesse nella terapia e nella etnopsicoterapia verso la varietà negli approcci di cura del malessere psicologico e psichiatrico collegato a tre grandi aree problematiche: il rapporto tra sistemi terapeutici elaborato nel passato all'interno di culture subalterne “nostre” e sistemi apportati oggi dagli immigrati; le concezioni del mondo, della salute, e della malattia sottese alle culture tradizionali altre, proprio dei paesi da cui gli immigrati provengono; la collocazione dell'etnopsichiatria nel dibattito esistente nel rapporto tra medicine popolari parallele e medicina ufficiale.
La dimensione sociale e culturale della salute e della malattia, così come nelle pratiche sanitarie e psicoterapeutiche nelle attuali società creolizzate può essere meglio compresa attraverso il recupero di conoscenze storiche ed antropologiche sia della nostra tradizione popolare sia di società contemporanee altre.
Tra logica dell'efficacia terapeutica e della praticabilità sociale delle terapie c'è da operare una distinzione: sono due ordini di discorso completamente differenti, con ricadute pratiche molto rilevanti sul piano della politica sanitaria e psichiatrica e sanitaria sia nei confronti degli immigrati sia nei confronti degli altri.
Un altro concetto chiave che può essere solo intravisto e che ha attraversato le relazioni Grimaldi-Scrimali, fatte, quest'ultima sullo stile della storia di sviluppo, mentre l'altra sulla memoria geografica come luogo della storia, dove l'uomo diventa racconto di sé e degli altri, come luogo fatto di mille luoghi, perché attraversato da tante civiltà che, o si subiscono con la forza dell'abitudine e le regole della tradizione, o si scappa e si emigra, o si da luogo ad una riparazione; i primi due portano ad un processo di scissione o possono trovare appoggio omertoso in gruppi mafiosi, l'altro è un processo più sano che porta alla rielaborazione, fatto questo che può far prendere coscienza di essere un arcipelago e non un'isola, e ad uscire dalla solitudine diventando degli “Io” solidali con la nostra e con l'altrui storia. Ancora una volta, in questa nostra giornata di studi, la Sicilia (Enna) ne è stata la metafora.

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