Diagnostic Interview Schedule - DIS

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La Diagnostic Interview Schedule - DIS (Robins et al., 1981), che consente di porre diagnosi secondo i criteri di Feighner, gli RDC ed il DSM-III (ed anche il DSM-III-R nella più recente revisione), è stata originariamente pensata in funzione dell’Epidemiological Catchment Area (ECA), uno studio epidemiologico su vasta scala mirata a valutare la prevalenza dei disturbi psichici nella popolazione generale degli USA. Un’indagine così ampia avrebbe richiesto l’impiego di centinaia di valutatori con specifiche competenze cliniche, e non era pensabile poterli reperire facilmente e prepararli adeguatamente in tempi brevi con uno specifico addestramento. La DIS è stata concepita, perciò, come un’intervista interamente strutturata che lascia limitatissimi margini di libertà al valutatore. Le domande devono essere poste così come sono scritte, seguendo alla lettera lo schema predisposto, senza salti od omissioni opzionali o domande estemporanee, e senza interpretazioni o giudizi personali: le uniche decisioni che sono lasciate al giudizio del valutatore sono, a) se l’intervistato ha compreso la domanda e, b) se ha risposto "Sì" o "No". La somministrazione della DIS può essere fatta da parte di un intervistatore "profano" che si sia sottoposto ad un adeguato training della durata di circa 1 settimana. L’intervista richiede da un minimo di 45 minuti ad alcune ore (talora anche 2 o 3); vengono valutate la presenza, la durata e la gravità dei sintomi che caratterizzano i vari gruppi diagnostici. Si stabilisce, in primo luogo, se un sintomo è mai stato presente; in caso affermativo, ne viene stabilita la gravità in base al grado di limitazione che ha provocato nella vita del soggetto, alla necessità di una visita medica o dell’assunzione di farmaci; nell’indagine di ciascun sintomo vengono privilegiate le diagnosi emesse dai medici eventualmente consultati in precedenza. Vengono considerati di natura psicologica tutti i sintomi non pienamente giustificabili in base ad una malattia organica o all’assunzione di farmaci, alcol o sostanze di abuso. I dati raccolti sono gestiti da un apposito programma computerizzato che formula tutte le diagnosi delle quali sono soddisfatti i criteri, senza alcun criterio gerarchico (a meno che non venga utilizzato il programma specifico per il DSM nel quale, grazie ad un albero decisionale gerarchico, alcune diagnosi impediscono la formulazione di altre). Il computer fornisce anche il totale dei sintomi ed il totale dei criteri raggiunti per ogni diagnosi. Le diagnosi sono formulate sulla base dell’intera vita (lifetime), ma sono possibili diagnosi attuali riferite a 4 periodi specifici, la settimana, il mese, i sei mesi e l’anno precedenti. Possono essere formulate 43 diagnosi secondo il DSM-III, per la massima parte di Asse I; sono escluse le diagnosi relative ai disturbi dell’adattamento, la maggior parte delle categorie residue ed atipiche ed i disturbi di personalità, con l’eccezione del Disturbo Antisociale; fra i disturbi su base organica è diagnosticabile soltanto la Demenza. La DIS non consente, a differenza della SADS e della SCID, di omettere l’indagine di alcune aree diagnostiche, se le relative domande di screening non sono positive. Un ricerca preliminare su 216 pazienti, esaminati separatamente dall’intervistatore profano e dallo psichiatra, ha evidenziato una concordanza dell’80% sulla presenza o assenza di diagnosi di depressione (Robins et al., 1981). Nella ricerca di Anthony e collaboratori (1985), 4 psichiatri hanno re-intervistato 810 dei 3.481 soggetti che erano stati precedentemente intervistati con la DIS e la concordanza non è risultata particolarmente significativa:

• per la depressione maggiore, i clinici hanno identificato come depressi solo 8 dei 40 casi individuati dalla DIS, ma ne hanno diagnosticato altri 14, non diagnosticati dalla DIS; se si assume come criterio di accuratezza il giudizio clinico, ne deriva che la DIS ha una sensibilità pari al 36% ed una specificità del 93%;

• per la schizofrenia, la DIS ha diagnosticato il doppio dei casi rispetto ai clinici;

• per l’alcolismo, la diagnosi dei clinici è stata il doppio rispetto a quella della DIS;

• per la personalità antisociale, la diagnosi clinica è stata più del doppio (55%) rispetto a quella della DIS.

È verosimile che questi risultati siano da attribuirsi, in parte, al fatto che in alcuni casi le domande non discriminano a sufficienza tra disturbi in atto ed in fase di remissione o hanno difficoltà a discriminare quando i sintomi non sono particolarmente gravi. Non dobbiamo dimenticare, comunque, che la standardizzazione della diagnosi e le interviste diagnostiche strutturate si sono rese necessarie per la scarsa attendibilità delle diagnosi cliniche. Poiché la DIS è stata ideata per gli adulti (sopra a 18 anni), è stata elaborata una DIS for Children - DIS-C ed una DIS for Parents - DIS-P per la valutazione diagnostica di bambini ed adolescenti (dal 6 ai 17 anni).

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