Il debito della Chiesa alla psicoanalisi

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2 aprile, 2013 - 18:06
Autore: Leonardo Ancona
Editore: Franco Angeli
Anno:
Pagine:
Costo: €15.00

L'ultimo libro di Leonardo Ancona ha innanzitutto il merito coraggioso di affrontare un tema storicamente scottante, complesso ed eluso: il confronto tra psicoanalisi e Chiesa cattolica, due antropologie, visioni esistenziali, proposte pedagogiche ed orientative inizialmente antitetiche e reciprocamente incompatibili.

Nell'originaria guerra aperta tra queste due forme di pensiero, si può ipotizzare un intimo disagio dello stesso autore, da un lato coerente uomo di fede e dall'altro tra i più illustri cultori della teoria psicoanalitica in Italia.

Questo libro è quindi l'esito di un'incessante ricerca interiore, la risposta che ha saputo chiudere un cerchio di esperienze esistenziali in un'attesa, desiderata conciliazione.

 L'assoluta incompatibilità dei presupposti di queste due posizioni antropologiche si collegava originariamente ai fondamenti psicobiologici riduzionistici della teoria pulsionale freudiana, che giudicava severamente repressiva l'attività superegoica su cui si fonda l'etica cattolica, responsabile della conflittualità nevrotica.

 

 



 

 

La visione di una personalità caratterizzata dal rapporto tra spinte alla gratificazione e censure morali tendeva potenzialmente a sgretolare le fondamenta della morale cattolica, con una sconvolgente e forzata intrusione nel suo tradizionale campo pedagogico. Se, da un lato, il lavoro psicoanalitico tendeva allo smascheramento di tante ambiguità moralistiche (ridotte a meccanismi difensivi nei confronti delle pulsioni istintive), dall'altro la Chiesa giudicava la teoria freudiana responsabile di una progressiva degradazione spirituale ed etica. Nel tempo, però, pur partendo da contesti culturali ed educativi così distanti, si avvertiva da entrambe le parti l'esigenza dialogica di uno scambio di contributi e di un reciproco ascolto, per una più ampia e completa visione della personalità umana.

Già la scoperta dell'ambivalenza da parte dello stesso Freud e dell'intima contraddizione tra necessità istintive ed istanze superiori apriva nuovi scenari rispetto alle rigide premesse teoriche del puro biologismo energetico.

 Con la psicologia dell'Io di Anna Freud e H.Hartmann si attuava la prima svolta nell'ambito del pensiero psicoanalitico, verso una maggiore integrazione della componente personologica nella vita psichica, mentre da parte della Chiesa si mostravano, anche ufficialmente, segni di apertura e di avvicinamento: si riconosceva alla psicoanalisi il merito di aver riportato l'attenzione sull'interiorità, che rischiava di estinguersi attraverso impostazioni pedagogiche troppo avulse dalla complessità del mondo interno e della vita spirituale. Superato il trauma iniziale, la parte più illuminata della Chiesa apprezzò la denuncia psicoanalitica dei falsi moralismi, come copertura di mascherate intenzionalità aggressive e narcisistiche.

E' soprattutto a Winnicott, Bion, Matte Blanco ed a Foulkes che, secondo Ancona, la Chiesa deve riconoscere il merito di un contributo fondamentale, per quanto indiretto, nell'autenticazione degli stessi valori religiosi.

 Winnicott avrebbe osservato sotto una nuova luce, priva dei tradizionali pregiudizi, la fondamentale ed originaria relazione madre-bambino, a partire dalla precaria condizione del neonato e dalla sua difficile percezione del Sè, separato da quello materno. In particolare, la tematica degli "oggetti transizionali", secondo Ancona, rappresenta un significativo punto di convergenza tra la posizione psicoanalitica e quella religiosa, essendo costitutiva anche della relazione stessa uomo-Dio e permeando tutta la vita religiosa del credente. Tale concetto di transizionalità risponderebbe all'esigenza di colmare l'abissale distanza tra l'uomo e la divinità attraverso i significati metaforici del culto (dall'iconografia alle formule liturgiche). In questa visione, Dio è Essere oscuro ed impenetrabile e, al tempo stesso, figura connotata da varie forme di una religiosità il cui aspetto fondamentale è la proiezione dell'imago paterna. Resta spesso impossibile discernere l'essenza del sacro dai contenuti empirico-fantastici proiettati dall'uomo; tuttavia non esisterebbe, per il credente, incompatibilità tra la dimensione psicoanalitica e religiosa, mentre, secondo Ancona, solo la definitiva preclusione della trascendenza rappresenta la tragicità della condizione umana. La "trappola" in cui sarebbe caduto Freud, per l'autore, sarebbe quella di aver interpretato la religione unicamente come prodotto di meccanismi proiettivi e transferali.

 Anche il pensiero di Bion offre un significativo apporto all'interpretazione della dimensione soggettiva del sacro, a partire, anche qui, dal senso kleiniano dell'angoscia neonatale e dalla tormentata percezione del seno materno, come entità reale ed oggetto fantasmatico-allucinatorio. Al neonato si attribuiscono infinite e totalizzanti aspettative di integrazione vitale ed affettiva, tali per cui ogni minima frustrazione causerebbe ferite irreparabili, con tensioni mortali e mortifere, scaricate dal bambino sul seno materno, oggetto di aggressione e di distruzione fantasticata. Come noto, solo una madre capace di accettare e tollerare tali attacchi distruttivi, di introiettarli, metabolizzando i contenuti ostili e di restituirli al figlio come "pezzi di pensiero" depurati e positivi può promuovere la crescita vitale, se non addirittura la sopravvivenza psichica del bambino. Secondo Ancona, l'incontro di ogni individuo con il sacro ricalca le linee di questa relazione originaria con una figura materna inizialmente divinizzata e totalizzata: se il processo originario di scambio madre-figlio è stato disturbato e caratterizzato dall'assenza di funzione materna di rêverie, anche il dialogo con Dio risulterà falsato, nel senso di una mancanza totale o nella forma di una religiosità esteriore o, all’opposto, fanatica.

 Il pensiero di Matte Blanco contribuisce ad illuminare altri fondamentali aspetti relativi alla problematica della trascendenza. Attraverso l'analisi delle differenze fondamentali tra la forma logica del pensiero psicotico (in particolare schizofrenico) e quella della personalità "normale", egli evidenzia come, nei casi patologici, risulterebbe del tutto assente la cosiddetta "bilogicità" asimmetrica dell'attività riflessiva, consistente in una particolare e matura tolleranza verso molte forme di ambiguità e di compresenza di opposti che caratterizza l'esperienza intellettuale, nella sua dimensione dialettica. La sfera emotiva, invece, sia nella persona sana sia nel paziente schizofrenico, seguirebbe una logica simmetrica, che comporta la simultaneità delle più radicali antinomie (ciò che è gratificante è anche frustrante, ciò che è vero è anche falso, ciò che è vita è anche morte e viceversa). Per quanto riguarda il problema della trascendenza, mentre i precetti pedagogici del catechismo cristiano seguirebbero una logica asimmetrica e consequenziale (che corrisponde alla riduttività delle "idee chiare e distinte" cartesiane), lo slancio fideistico segue invece un'assoluta simmetria affettiva, che consente di accettare le insanabili contraddizioni dei dogmi e dei misteri metafisici, autentici paradossi per la ragione cartesianamente intesa.

 Ma soprattutto nei contributi di Foulkes che, seguendo le premesse di Burrow ed incurante del dissenso degli psicoanalisti ortodossi, studiò le dinamiche della psicoanalisi di gruppo, Ancona vede realizzarsi il vero incontro tra le due antropologie. Mentre la psicoanalisi freudiana era orientata a considerare la psicologia di gruppo in senso transferale, cioè come un riflesso ed una cassa di risonanza delle dinamiche individuali, Foulkes riconobbe una sorta di primato all'inconscio gruppale, inteso come realtà antecedente all'inconscio personale e rappresentato come un fitto reticolo, dove ogni punto risentirebbe di tutti i fenomeni del resto della rete. Ogni individuo, cioè, riconoscerebbe come i propri conflitti si sviluppino sempre in un contesto che li rispecchia e li rimbalza, imparando a riconoscere se stesso e parti di sè in ogni interazione sociale. Per Ancona, anche la Chiesa cattolica può definirsi un Grande Gruppo, una mente unica, pur intimamente articolata, ed egli arriva a riconoscere una coincidenza tra gli stessi precetti della pedagogia cristiana ed i presupposti clinici dell'analisi di gruppo, in un comune rispecchiamento partecipativo e nel condiviso sentimento di trascendenza (il "sacro parallelo" dei laici e quello religioso dei cattolici).

 Tale straordinaria esperienza corale è ulteriormente evidenziata dalle osservazioni di Bion, secondo cui ogni individuo vivrebbe in un'atmosfera già impregnata di "pensieri pensati" da altri: sarebbero i cosiddetti "pensieri bizzarri vagolanti", che aspetterebbero solo di essere captati da un pensatore ed espressi. Foulkes nota come, nell'ambito di ogni gruppo, anche ristretto, si verificherebbe un aumento incredibile di questi "pensieri selvaggi" e primigeni (esperienze ancestrali, familiari e sociali).

Al contrario di Freud, che giudicava regressivo lo stato d'animo misticheggiante ed oceanico di ogni immersione nel gruppo, l'opera di Foulkes consente di rivalutare l'esperienza mistica, facendo emergere in una nuova dimensione ermeneutico-sacrale il rapporto profondo, in seno al gruppo, con un Altro, che Ancona interpreta come realtà del sacro e del trascendente.

 Lo scorso 29 giugno, in occasione del 150esimo anniversario della nascita di Freud, Leonardo Ancona ha presentato e sviluppato i temi di questa sua opera, nel corso di una conferenza presso l'Istituto per le Scienze Psicologiche e la Psicoterapia Sistematica di Genova, sul tema "Ciò che è vivo e ciò che è morto nel pensiero di Freud". Pur riconoscendo l'attuale situazione di crisi e di frammentazione della psicoanalisi contemporanea, ha concluso come tuttavia sia rimasto saldo il famoso "tripode" freudiano (transfert, resistenza, analisi e superamento del transfert), fondamentale per ogni impostazione analitica e come insostituibile contributo di autenticità in ogni esperienza umana.

Partendo da questi presupposti si dovrà incentivare il dialogo tra psicoanalisi e cattolicesimo: mentre la Chiesa indentificherà la trascendenza nella dimensione fideistica del divino, la psicoanalisi proseguirà la sua ricerca in quello spazio potenziale di trascendenza, definito "sacro parallelo", distinto ma compatibile e confinante con quello dell'esperienza religiosa.
 

Prefazione di Romolo Rossi

Questo libro era, in qualche modo, atteso da tempo. Diciamo che era dovuto: certo, la mia generazione se lo aspettava e la nuova generazione se ne gioverà.

Leonardo Ancona porge con esso una testimonianza importante di un momento della nostra disciplina (intesa in senso generale, della psicoanalisi alle scienze umane): l’autore di questo libro ha svolto, in un momento cruciale, funzioni fondamentali, che potrei riassumere così: il collegamento tra psicologia e psichiatria, tanto da poterlo considerare quasi l’immagine antropomorfica della psicologia clinica. Tra le tensioni, fastidiose talora, sempre immotivate, tra psicologia e psichiatria, egli rappresenta la realtà di un passaggio soft e di commistione creativa e produttiva dall’una all’altra, sia nella clinica, che nella situazione istituzionale, sia nell’insegnamento: questa visione globale ha, a suo tempo, confortato tutti noi che di questa armonia facevamo una condizione di sopravvivenza, come clinici e insegnanti universitari, e continua a consolarci nei momenti dei nostri fastidi per le convivenze.

In secondo luogo, Leonardo Ancona fa parte di quel gruppo di persone, ch’io conosco bene, che hanno condotto, nel nostro paese, la difficile trattativa culturale e clinica tra le psicoanalisi e la psichiatria, impedendo alla psicoanalisi di rinchiudersi sdegnosa in un ambito di sussiegosa sufficienza, in un mondo che richiedeva tutt’altro, e dall’altro lato alla psichiatria di definirsi come un rudimentale abbono di evidenze comportamentali di lesioni, palesi o occulte, del sistema nervoso centrale.

Di per sé, questo basterebbe. Ma c’è un’altra dimensione del nostro autore, quella che in questo, libro si snoda, e ne fa un documento originalissimo e indispensabile per la comprensione di un’area di grande respiro della cultura. Egli, d’origine cattolica, sul piano culturale ed emotivo, da sempre docente e clinico nell’area cattolica, cresciuto in questo ambito, ma con precoce vocazione (mi si passi il termine blasfemo) psicoanalitica, ha portato in modo diretto e pieno su di sé, uno degli immensi conflitti (uno dei tanti) in cui il cattolicesimo ha implicato gli italiani, quello tra religione cattolica e psicoanalisi.

Il conflitto è cruciale per molti, e nasce da lontano.

Se è vero quel che dice Eissler (Medical Orthodoxy and the Future of Psychoanalysis), non dal potere politico di allora, ma dalla Chiesa arrivò la ventata oppositiva che soffocò, a suo tempo, la psicoanalisi italiana, che era, in fondo, partita bene. Non so se ciò sia esatto, ma a giudicare dalle accanite polemiche di padre Gennaro sulla Civiltà Cattolica, il problema era di quelli complessi, che tra elementi formali, di poca importanza, ed altri sostanziali, profondi e ineludibili, consumarono gli studiosi e i clinici . Io ricordo bene l’epoca successiva (ormai quaranta anni fa) quando in ambito cattolico la psicoanalisi traboccò, come una pentola a pressione a cui venga tolto il coperchio: ricordo bene il Congresso del Passo della Mendola, e un giovane Leonardo Ancona in prima fila, tra i protagonisti. Era ora dunque che egli ci prendesse per mano e, con la profondità ed il distacco che lo hanno sempre contraddistinto, ci conducesse attraverso questa strada complessa e tortuosa, ricca di meandri e zone recondite, etiche, cliniche e filosofiche, teoriche e operative. Per conoscenza teorica ed esperienza in prima persona, toccava a lui farlo. Ed è quel che fa in questo libro prezioso: nel susseguirsi di cinque capitoli, anzi di cinque lezioni, si snoda la complessa storia di un tormentoso problema, che a partire da una incompatibilità tra clinica e problemi etici, e tra teoria psicoanalitica e concetto del sacro, muove da un sovvertimento di cui la psicoanalisi era portatrice, proponendo dimensioni antropologiche contrarie a quelle cristiane. Il fatto è che, a partire dalla questione sessuale e della educazione, in realtà venivano toccate prerogative antiche della Chiesa.

Leonardo Ancona traccia con sapienza un lungo cammino fatto per arrivare ad oggi, quando molte cose sono cambiate: le convergenze, anche per la coerenza e la fondatezza di entrambe le posizioni, erano inevitabili.

Dal documentato e vissuto filo storico-scientifico che l’autore dipana, è evidente che la psicoanalisi è venuta perdendo molti depositi ottocenteschi (positivistici e razionalistici), poco addetti al confronto con il sacro, e l’evoluzione, pur attraverso pericoli ed incongruenze, si può seguire attraverso l’opera di quattro psicoanalisti, Winnicot, Bion, Matte Blanco e Foulker, che non si impigliano più nelle impercorribilità positivistiche freudiane, ma si confrontano con molto efficacia col mistico, col sacro, col divino e col trascendente, fino ad illuminare, a loro volta, la Chiesa. Ecco l’idea centrale di Leonardo Ancona, che qualifica il libro e lo rende speciale tra i tanti scritti sull’argomento. Per la prima volta sentiamo dire una cosa straordinaria: la Chiesa deve molto alla psicoanalisi, e deve sdebitarsi. E’ questo un colpo da maestro di Leonardo Ancona, di cui sentiamo qui la grande esperienza grippale.

Specialmente Foulker, e la gruppoterapia che egli propone, introduce elementi di trascendenza capaci di togliere quella incompatibilità di modelli antropologici da cui si era partiti con tanta animosa incomprensione.

 

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