La psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT)
Recenti tendenze, prove di efficacia, utilità e limiti
Confronto tra Terapia Cognitivo Comportamentale e Psicoanalisi nel trattamento della Bulimia
In un recentissimo articolo pubblicato sull’American Journal of Psychiatry (doi:10.1176/appi.ajp.2013.12121511) sono stati presentati i risultati di un grosso studio randomizzato e controllato, durato 2 anni, in cui è stata confrontata l’efficacia della terapia cognitivo comportamentale e della terapia psicoanalitica nel trattamento della bulimia nervosa.
Nonostante la grossa disparità fra la durata della CBT (5 mesi) e quella della terapia psicoanalitica (2 anni), la prima si è dimostrata nettamente più efficace nell’alleviare i sintomi del disturbo alimentare e della psicopatologia generale. Dopo 5 mesi, il 42% dei pazienti in trattamento CBT e il 6% di quelli in trattamento psicoanalitico avevano interrotto le abbuffate e i comportamenti di compenso. Dopo 2 anni, il 44% dei primi e il 15% dei secondi sono risultati significativamente migliorati, nonostante che la CBT sia durata solo 5 mesi (20 sessioni), mentre la terapia psicoanalitica sia andata avanti per tutti i 2 anni dello studio.
Ovviamente come è in tutti gli studi di questo tipo i risultati vanno presi con cautela, soprattutto perché non è possibile sapere chi abbia condotte le terapie e come le abbia condotte, utilizzando quali strategie e, soprattutto nel caso della psicoanalisi, che è molto meno manualizzata e strutturata, cosa esattamente abbia fatto il terapeuta e quanto fosse adeguatamente formato.
Ciononostante, credo sia difficile ignorare l’evidenza di dati così significativi riguardo all’efficacia e soprattutto alla efficienza della CBT, che si traduce in costi più contenuti e sopportabili, e quindi in tassi di drop-out minori.
Cosa ne pensate?