I DIRITTI DEI SOFFERENTI PSICHICI
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di Manlio Converti

DIRITTO all'AMICIZIA

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7 gennaio, 2014 - 19:03
di Manlio Converti
Discorso complesso quello dell’amicizia per un sofferente psichico.

Per lo più i sofferenti psichici devono negare la propria condizione profondamente umana, quando non evidente, proprio per evitare che lo stigma di coloro che sono invece evidenti loro malgrado li colpisca distruggendo le loro amicizie più care.

A questo fatto ineludibile e pregno di pericolose conseguenze nei giochi relazionali pochi pensano oggi in modo sistematico, nessuna associazione, nessun familiare, nessuno psichiatra, ma siccome l’uomo è una “scimmia relazionale” è abbastanza ineludibile il fatto che tragga vantaggio duplice dallo stare con gli amici, vantaggio terapeutico, perché come ogni scimmia impara per imitazione e perché appunto gode nel vivere nella relazione.
 
Ora l’essere scimmia non sia d’offesa ad alcuno, siccome lo disse Darwin per primo: è solo un esempio più semplice di quello di empatia, secondo Melanie Klein, e di neuroni a specchio, secondo le neuroscienze, ma tutti e tre questi concetti sono forse sovrapponibili e spiegano perché ognuno di noi tragga vantaggio dall’amicizia, sofferente psichico o meno, e forse tutti sofferenti psichici se deprivati o negati da amici e conoscenti.
 
Si devono declinare ovviamente anche i gradi dell’amicizia in questo, da quella profonda, più difficile per alcuni psicotici gravi o i bipolari, oppure troppo coinvolgente e perfino patologica in rari casi di delirio a due, ma sempre necessaria, come l’acqua e il cibo per la nostra mente, anche quando superficiale, momentanea o virtuale.
 
Il vissuto di proiezione nell’altro anche su internet oggi è tanto profondo da creare scompensi e drammi negli adolescenti meno cinici, mentre ai sofferenti psichici cui questo mezzo non sia negato, come taluno crede nella propria beata ignoranza del mezzo, vivono il tutto in modo ugualmente esasperato, a seconda del proprio carattere e non soltanto della propria patologia.
Se è un diritto anche quello di comunicare online è soprattutto vero che agli adolescenti ed ai sofferenti psichici bisogna, quindi a tutti, insegnare che è nella realtà solamente che si deve trasporre il vissuto emotivo profondo ed importante che va sotto il nome di amicizia. Questo termine oggi è solo abusato da face book ed altri social network, dove “contatti” sarebbe il termine più corretto da usare, per evitare tanta confusione, soprattutto considerando il numero di volte in cui non ci si espone con la propria faccia e il proprio nome, ovvero in modo razionale, ma solo con le proprie emozioni.
 
L’amicizia è ovviamente un problema grave quando non impossibile per quanti sofferenti psichici chiusi in sé stessi, a causa di deliri ed altri sintomi che gli escludono dal contesto relazionale,  non riescano a vivere l'altro come presenza necessaria e godibile.
Non sia strano invece, come scoprono subito gli studenti ed i parenti dei sofferenti psichici, se la scimmia relazionale che noi siamo entra in dialogo con le proprie allucinazioni, credendole reali. preferendole al mondo esterno, perfino nel caso di gravi frustrazioni derivanti da codesti deliri.
Ricordiamoci però che parlare da soli è il sintomo della psicosi, ma anche del profondo disagio comune, come della disperazione di chi è da troppo tempo senza amici.
 
L’amicizia allora è un balsamo, una terapia efficace, ed è utile mettere in atto in modo proporzionale questo strumento anche nella relazione medico.paziente, senza abusarne dato il ruolo prescrittivo a volte, accogliente altre, che ci si impone in ambito strettamente sanitario.
 
L’amicizia è un obiettivo della riabilitazione messo in atto nei centri diurni sempre più rari e che potrebbero invece diventare in ogni comune e quartiere dei luoghi di sperimentazione delle relazioni umane, utili ad artisti e creativi, ma soprattutto ai volontari ed ai sofferenti psichici, a chi ci troverebbe un guadagno come cooperativa sociale, per la famiglia che alleggerirebbe il proprio carico di cura per i pazienti meno autonomi, vedendoli ritornare più felici e migliori.
 
Si potrebbe pensare anche ad un centro notturno allo stesso modo, in similitudine agli svaghi notturni delle persone sane di mente, ma anche speciale, per quanti soffrono loro malgrado di insonnia o che abbiano l’inversione ritmo sonno veglia incoercibile da diversi giorni o anni.
 
L’amicizia in questi luoghi sarebbe soggetta all’effetto scimmia relazionale con altri sofferenti psichici e questo è un grave limite tanto per gli effetti, ridotti evidentemente, quanto dalla desiderabilità di questi luoghi da parte di quanti pazienti abbiano un maggiore o eccessivo orgoglio e consapevolezza della condizione umana.
 
L’amicizia è soprattutto uno strumento valutativo corretto per sapere qualcosa dei nostri pazienti, del proprio desiderio di vivere e di condividere, ma spesso loro stessi ci dicono che non possono trovare amici, perché sono allontanati dalla propria diversità, perché si vergognano apriori o per le pessime esperienze vissute, ma anche perché cercare sempre nuovi amici è molto faticoso per chi ogni cambiamento lo vive con gravità.
 
L’amicizia è impossibile in alcuni contesti soprattutto giovanili a causa del limite dell’abuso di droghe ed alcolici. Molti sofferenti psichici sono molto più consapevoli degli adolescenti o dei giovani adulti scapestrati di quanto sia per loro dannoso farne uso, doppiamente a causa della patologia già presente, tre volte ancora per le interazioni con i farmaci. Alcuni di loro ovviamente si lasciano trascinare, all’opposto, da codeste amicizie, finendo per complicare a sé e a noi l’esistenza e finendo classificati con una “doppia diagnosi” e reclusi in comunità analoghe. Altri invece absano l’idea di pericolosità dell’uso della Cannabis o dell’Alcol per negarsi del tutto e non produrre alcuno sforzo di cambiamento nella ricerca di amicizia.
 
In questo esiste un effetto legato al narcisismo ed al godimento estremo dei giochi sadici interni al nucleo familiare o masochisti nell’auto.esclusione sociale, che sembrano produrre meno disagio della difficoltà di affrontare il prossimo. E’ evidente che proprio a queste persone e per i motivi su citati un TSO dell’amicizia o presso un centro diurno sarebbe utile, anche se questa affermazione è di per sé assurda, non essendo possibile obbligare alcuna scimmia relazionale alla relaziona umana.
 
L’amicizia diventa allora privilegio tanto per le persone sane che escludono i sofferenti psichici, facendosene vanto, quanto per gli stessi sofferenti psichici quando creano legami solidi e solidali con qualcuno di buona volontà, ma è nostro compito garantirla, sempre.
 

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