Riflessioni (in)attuali
Uno sguardo psicoanalitico sulla vita comune
di Sarantis Thanopulos

A volo d'uccello

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31 gennaio, 2014 - 09:14
di Sarantis Thanopulos
Perché il Vaticano se l'è presa tanto con il film di Nanni Moretti? La domanda è oggi legittima, alla luce delle faccende poco edificanti che stanno emergendo dalle sue stanze, ma lo era anche ieri, quando il film è uscito nelle sale, alla luce della sua complicità cinica con il governo Berlusconi. I cardinali descritti da Moretti facevano tenerezza, il suo sguardo era umanamente benevolo, più autoironico che ironico a dire il vero (il regista si faceva beffa di se stesso nei panni dell'analista). Eppure, il Vaticano aveva ragione: il film era destabilizzante, metteva il dito nella piaga. Rendeva evidente tutta la fragilità dell'assunto che regge l'apparato del Vaticano: l'infallibilità del Papa. L'idea di un pastore di anime che governa le sorti morali degli esseri umani incarnando la Verità, unica e assoluta, di Dio riduce il nostro mondo in un mondo di bambini. Di fronte a questo mondo il pastore stesso, se mantiene il suo spazio interno sufficientemente incorruttibile dal pragmatismo dogmatico che l'ha messo sul trono, può scoprirsi a sua volta bambino, disperatamente solo nella sua altissima funzione. Ma nella realtà questo fatto non si è mai verificato concretamente. Un concetto assurdo, l'infallibilità del Papa (o dei concilii come si sosteneva prima del 1870) può diventare uno strumento potente se lo si usa come dogma: una verità assiomatica che istituisce la possibilità di decisioni insindacabili, a priori estranee a ogni tipo di conoscenza verificabile e indagabile. Esautorando i fedeli da una libertà piena del proprio pensiero, i pastori li alleggeriscono anche delle angosce esistenziali che incombono nella loro vita. Con il dogma dell'infallibilità più che esercitare la loro funzione di guida nel nome di una verità suprema e arbitraria mettono da parte il problema della verità stessa e gestiscono gli affari della Chiesa in modo pragmatico. Non è il Papa l'autorità morale suprema (questo getterebbe qualsiasi essere mortale in un profondo smarrimento) ma l'infallibilità in se stessa; un principio astratto che consente uno spostamento dalla sfera delle verità insondabili (che tali devono rimanere) alla gestione delle cose profane secondo la saggezza, la scaltrezza, il cinismo, l'opportunismo, l'audacia (le cose si mescolano) di una oligarchia dall'esperienza consolidata che ha trasformato la Chiesa in un'azienda, tutto sommato, proficua. Il merito del film di Moretti è di aver messo a fuoco la deviazione dello sguardo (l'illusione ottica) sulla quale si regge la politica del Vaticano, correggendola: riportando lo sguardo verso l'alto fa scoprire che il posto dell'autorità suprema è vuoto. E non è un sapere laico che lo può occupare. La psicoanalisi non può, e non vuole, risolvere la questione costituendosi come verità sull'infanzia che pretende di predire le sorti del mondo. Non soffriamo di "deficit di accudimento", ma di deficit di prospettive. Una volta si disegnavano le cose come potrebbero essere viste dall'alto, "a volo d'uccello". Era una prospettiva che dal basso cercava di cogliere una visuale preclusa (allora) in modo diretto all'uomo. La scienza, l'arte, la religione non possono parlare in nome di Dio o sostituendosi a lui. Devono pensare il mondo "a volo d'uccello", costruendo una moltitudine di traiettorie, verità asintotiche che si avvicinano, senza mai raggiungerlo, allo sguardo unificante che Dio avrebbe, se davvero esistesse.
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