CLINICO CONTEMPORANEO
Attualità clinico teoriche, tra psicoanalisi e psichiatria
di Maurizio Montanari

Lui vuole te . Due cose sull'acting out

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26 aprile, 2014 - 23:16
di Maurizio Montanari

Il luogo, è un equipè di tipo multidisciplinare. Con questo si intenda un posto dove i saperi spesso si confrontano duramente,  appiccicati al loro irriducibile che li contraddistingue.
L'amico psichiatra si lamenta di quel tale che ' gli riga l'auto'. Definendolo, spazientito, uno psicotico un pò fastidioso, che da segni di irrequietezza e, quando non ottiene quello che vuole, 'passa all'atto'.
Questa definizione è diventata una parola masticata con leggerezza, una categoria onnicomprensiva. Un pò come 'stress' o esaurimento nervoso, o spread. 'L'acting out è un fare al posto di un dire. Il passaggio all'atto è un atto impulsivo e violento che il soggetto non ha neanche il tempo di inscenare, come fa nell'acting out, perché esso dura solo un breve istante.' ( P . Lemoine, 1976)
Passaggio all'atto è un termine che si usa, sovente per gettare un ponte con il mondo psicodinamico, senza però valutare tutte le implicazioni che questo termine comporta, e la posizone che sottende.
In questo senso, divengono passaggi all'atto i tagli sul corpo dimostrativi, i tentati suicidi, i colpi sferrati alle porte. Le auto rigate. E da li , ne conseguono azioni tese a proteggersi, quando non a chiamarsi fuori dalla conduzione della cura.
Insomma, una parola che dovrebbe circoscrivere, allarga il campo sino ad includervi tutto e il contario di tutto. 
   'Forse vuole te' gli dico. 
   ' Cioè?
   I meccanismi del transfert sono a volte insondabili, motivo per il quale si assegna la  posizione di analista chi forse non aveva il desiderio, la forza, la capacità di restarvi.
    Il passaggio che fa Lacan nel Seminario X è molto preciso.
    ' l'acting out è qualcosa  nella condotta del soggetto che si mostra. Sottolineamo l'accento dimostrativo di ogni acting out e il suo orientamento verso l'Altro'
    (......) è un abbozzo di transfert.  Il soggetto sa benissimo che quello che fa  nell'acting out  lo fa per offrirsi alla vostra interpretazione' Quell'utente ( orrenda sigla con la quale si etichettano i fruitori del servizio ) aveva telefonato per un appuntamento. Con lui.
   La sua segretaria  aveva deviato la chiamata, mettendolo in attesa.
  L'attesa si era tramutata nella scelta obbligata  di colloquio con  una collega,  giacchè nella usl nella quale egli lavora, non è possibile scegliere lo psichiatra col quale fare il colloquio. 
Il paziente aveva dunque scelto. 
'L'acting out  dunque si rivolge all'Altro e, se si è in analisi, si rivolge all'analista'. Se ha preso quel posto, tanto peggio per lui. Ha nondimento la responabilità che pertiene al posto che ha accettato di occupare'......
A questa frasi l'amico collega mi fa ' ma quando mai l'ho fatto? ma quando mai io mi sono messo in quella posizone?'  Lo ha fatto nei colloqui preliminari effettuati prima che il paziente venisse accettato, lo hai fatto quando lo hai ricevuto e invitato a parlare. Quel posto era tuo, e di nessun altro, il paziente voleva te, si è scompensato a causa della turnazione della figura di riferimento.
I danni all'automobile sono qualcosa che lui riferisce a te, sapendo benissimo cosa fa.

Nel mondo psicoanalitico l'uso del termine passaggio all'atto è diventato  oggi un modo per chiamarsi fuori da situazioni mal gestite, dovute ad  analisi mal condotte.
  L'isterica che si lascia cadere sugli scalini della scala dello studio dell'analista ( compiendo un acting out) , magari perchè questo non aveva voglia o tempo di riceverla, diventa un 'passaggio all'atto' che discolpa chi non riesce ad occupare tale posizione. 'Ma vedete, è un passaggio all'atto ' si dice per indicare di aver fatto il possibile senza successo.  Vulgo: 'è pazza, non risponde all'analisi.'

Altri analizzanti vedono deflagrare psicosi sottostanti rimaste tali per anni,  a causa di interpretazioni selvagge', e poi mollati perchè ingestibili adducendo che 'hanno fatto passaggi all'atto'

Questo dice, ancora una volta, quanto sia delicato e complesso assumersi la responsabilità di quel posto e autorizzarsi. Il posto dell'analista, qualcosa che non va bene per ogni analizzante, che deve sempre essere ridiscusso e modulato, uno per uno. Attento a quello che dice, a quello che fa, consapevole della forza che le parole possono avere. Un mestiere impossibile.
 
 

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