DOPO IL DELITTO
Il supporto psicologico alle famiglie delle vittime
di Rossana Putignano

CASO MADALINA PAVLOV: INTERVISTA ALLA SORELLA ELENA.

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26 marzo, 2016 - 16:51
di Rossana Putignano
Siamo nel pieno delle indagini sul caso della povera Madalina e massimo è l’interesse e l’impegno del Crime Analysts Team. Per quanto riguarda il mio ruolo al suo interno, ai fini anche di una buona autopsia psicologica, mi sono occupata dei colloqui con la famiglia. Oggi però, per la mia rubrica ho intervistato la sorella maggiore di Madalina, Elena Sabadac la quale mi ha raccontato del giorno in cui Madalina perse la vita….. una tragedia che si consuma il 21 Settembre del 2012, verso le ore20,30 circa, in quel di Reggio Calabria e precisamente in via Bruno Buozzi al civico 5F.

R: Secondo Lei, cosa è stato fatto dagli inquirenti e cosa è stato omesso i primi tempi delle indagini?

E: “I primi tempi delle indagini è stato fatto poco o niente secondo me: sono mancati i RIS sul posto dove mia sorella ha trovato la fine, i carabinieri hanno fatto tutto loro dalle prime foto fino ad arrivare a spostarla a mani nude e già per me questo sarebbe un primo inquinamento delle indagini; non hanno eseguito l’esame del tampone vaginale perché hanno ritenuto non indispensabile (ma chi lo dice che mia sorella non abbia subito una violenza sessuale?); all’obitorio, inoltre, io non so che prove o campioni abbiano preso, ma posso dire che quando ci hanno fatto entrare per il riconoscimento del cadavere (ancora prima dell’autopsia) mia sorella era stata lavata. Quello che posso dire e riassumo in una frase, non si è lavorato come di dovere.”

R: E’ in grado di descrivere minuziosamente tutto quello che è accaduto il 21 settembre del 2012?

“Certo che mi ricordo, come fosse ieri. Mi ero alzata un po’ prima, sono andata a fare colazione e nel frattempo mia sorella si stava preparando per fare molte cose, io avrei dovuto fare le mie cose,lei le sue. Ho preso mia sorella con l’auto verso le 8,30 del venerdì 21/09/2012 e ci siamo dirette verso il CAF dove io avrei dovuto ritirare dei documenti inerenti alla mia disoccupazione. Per la strada incontriamo mio fratello Gigi il quale stava accompagnando mia madre per le sue faccende, ci siamo salutati e ognuno ha proseguito per la sua strada. Terminate le mie faccende, siamo andate sul corso per fare degli acquisti per mia sorella: Madalina desiderava comprare una borsetta marrone da abbinare con gli stivaletti che le avevo regalato per il suo compleanno. Alle ore 10,45 l’ho accompagnata al lavoro dove avrebbe iniziato il turno delle 11,00. Prima di scendere dall’auto, Madalina ha sostituito la borsa vecchia con quella nuova e ci siamo accordate per vederci al solito orario alle 23,00. Alle 22,45, tornando dal mio lavoro, provo a chiamare Madalina per avvisarla del mio arrivo ma il suo telefono squilla a vuoto; Nel frattempo, giungo in via Marina e noto una festa patronale e ho pensato che non mi rispondesse perché impegnata nel lavoro. La chiamo altre 2 o 3 volte alla sua utenza telefonica ma non ricevo risposta; parcheggio l’auto in via Marina di “sotto” e salgo il via Marina di sopra a piedi per domandare di mia sorella, se avesse terminato di lavorare o meno. Più mi avvicino al suo posto di lavoro più noto i suoi colleghi sempre più stupiti dalla mia presenza. Entro nella pizzeria (ndr. Pizza Roma) e chiedo alla proprietaria di chiamare mia sorella! La signora mi risponde che Madalina non si era presentata al lavoro nel turno del pomeriggio e che anche loro stavano provando a chiamarla dalle 19,30 ma senza ricevere alcuna risposta. Inizio a chiamare alla sua utenza telefonica ma nessuna risposta, chiamo il suo ex fidanzato e lo aggredisco dicendo che lui sapeva dove si trovasse Madalina ma non ottengo alcuna risposta. Tutta la sera rimango letteralmente attaccata al telefono senza che lei mi rispondesse. Alla fine, le ho inviato un sms scrivendo : “Mada se non rispondi vado e faccio la denuncia. Almeno dimmi che sei viva”.
Subito dopo questo sms squilla il telefono con numero privato ed erano i Carabinieri del Comando in Via Ashenez. Mi domandano dove abito e se posso raggiungere la caserma; in meno di due minuti ero già li pensando a mia sorella con il timore che avesse avuto un incidente”.

R: Da fonti aperte, emergono dubbi circa la chiave del terrazzo del civico 5F di Via Buozzi che sarebbe stata rinvenuta, come da verbale, sul corpo di Madalina; in realtà,questa chiave sarebbe stata trovata sul terrazzo. Le risulta questa discordanza?

E:“Si, so che la chiave è stata trascritta sui verbali tra gli oggetti rinvenuti accanto al corpo di Madalina, ma ho ascoltato che questa chiave è stata trovata sul terrazzo. In realtà, a mio avviso, questa chiave non esiste, perché quella notte, quando sono giunta in caserma per riconoscere gli effetti personali di mia sorella, oltre alle chiavi di casa non ho visto altro. Mi hanno fatto vedere tutti gli oggetti di mia sorella tranne questa chiave”.

R: In base alla stampa dell’epoca, in quel palazzo nel 2012 vivevano due funzionari di giustizia e un medico. In realtà, dalle nostre indagini è emerso che, ora, due appartamenti appartengono a un medico ginecologo e un altro appartiene a un magistrato. Pensa che possa aver avuto un peso nelle indagini, la presenza in quel palazzo di personalità importanti o le indagini hanno seguito un certo percorso a causa dei pregiudizi sulla nazionalità rumena di Madalina?perché non avrebbero lavorato abbastanza secondo lei?

E: “Sicuramente stiamo parliamo della “ Reggio Bene”. Che io sappia, per quanto riguarda le prime indagini è emerso che un appartamento appartenga a un giudice, uno a un medico e un altro appartamento appartiene a un giudice donna la quale vive fuori; un altro appartamento, invece, è adibito a studio medico ginecologico. Il peso nelle indagini, secondo me, l'ha tuttora".

R: Dalla famosa agenda di Madalina sarebbero emerse alcune utenze telefoniche, attribuite all’epoca alla “Reggio Bene”. Sappiamo che Madalina era stata seguita nel 2005 dal Tribunale dei Minorenni per la sua collocazione in un Gruppo Appartamento; alla luce di questo iter potremmo dire che sia naturale che Madalina potesse avere nella sua rubrica utenze telefoniche in uso a quelli che erano i suoi punti di riferimento. Inoltre, negli atti, compaiono alcune utenze telefoniche attribuite ad alcuni professionisti di Reggio Calabria. In qualità di psicologa e perito di parte con il Crime Analysts Team, conoscendo la storia di Madalina, ritengo che la stessa tendesse, verosimilmente, ad affidarsi ad adulti vissuti come punti di riferimento, come spesso accade quando i genitori sono separati, negligenti o lontani. Aggiungo che sono abbastanza sicura di questa mia impressione, fino a prova contraria. Perché secondo lei è stata sporcata l’immagine di Madalina con supposizioni, oltretutto, non comprovate? E’ possibile che lo scopo sia stato proprio quello di disgregare la famiglia e gettarla ancora di più nello scoramento?

E:“Mia sorella si è diplomata in psicologia, avrebbe voluto diventare una brava criminologa, leggeva molti libri giallo e si era iscritta all’Università presso la Facoltà di Lingue a Messina.Con il nuovo anno, avrebbe dovuto cambiare università e passare alla facoltà di Giurisprudenza; mia sorella era una ragazza a cui piaceva conoscere, approfondire e allargare i suoi orizzonti. Per quanto riguarda la famiglia di Madalina non è stata,forse, molto seguita quando avrebbe dovuto esserla e per questo Madalina,probabilmente era in cerca di punti di riferimento”.

R:Allo stato dell’arte, siete una famiglia molto più unita, avete il dono di essere genitori e amate profondamente i vostri figli. Siete tutti uniti attorno a mamma Agafia e tutti collaborativi per quanto riguarda le indagini. Insomma, grandi passi sono stati fatti all’interno della famiglia. A mio avviso, questo potrebbe essere un fattore molto positivo ai fini dell’indagine. E’ concorde?

E:“Sicuramente si, la famiglia deve restare unita. Anzi è molto importante".

Ringrazio Elena Sabadac per la sua disponibilità e collaborazione insieme a tutti i membri della famiglia di Madalina. "

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