DUNKIRK di Cristopher Nolan: la responsabilità dei padri.

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4 settembre, 2017 - 12:57
di: Francesco Bollorino
Anno: 2017
Regista: Cristopher Nolan
Il genere bellico, il “film di guerra” o forse per meglio dire il “film sulla guerra”, è un genere frequentatissimo fin dagli albori del Cinema (si pensi a “The Birth of a Nation” di B.W Griffith del 1915) che ci ha regalato capolavori indimenticabili.
Ognuno ha sicuramente la sua personale classifica, nella mia rientrano film diversi ma che “diversamente” mi hanno colpito, a volte al di là forse della qualità squisitamente artistica: Orizzonti di gloria, All'ovest niente di nuovo, Apocalypse Now, Patton il Generale d’acciaio, Tora! Tora! Tora!, La sottile linea rossa, Full Metal Jacket, All’Inferno e ritorno, La ciociara, Le quattro giornate di Napoli, Lettere da Iwo Jima, Il Ponte sul Fiume Kwai, Salvate il Soldato Ryan…..
L’ultimo film di Cristopher Nolan DUNKIRK rientra a pieno titolo in questa classifica e si candida al titolo di miglior film sulla guerra degli ultimi anni o forse in assoluto.
Il film a lungo pensato dal regista e sontuosamente realizzato in pellicola da 65mm racconta una storia nota, il drammatico salvataggio di centinaia di migliaia di soldati inglesi e francesi imbottigliati sulla spiaggia di Dunkirk in Francia nel 1940 e assediati dalle truppe tedesche in una situazione apparentemente senza via di uscita (“perché non ci attaccano coi carri armati?” “Fanno prima a fare tiro a segno con gli aerei” viene detto in un dialogo) risolta con l’intervento di centinaia di imbarcazioni private, provenienti dall’Inghilterra che trasformò una obiettiva rovinosa sconfitta in un urlo di orgoglio di una intera nazione e pose le  basi per la successiva vittoria e memorabili sono le parole di Winston Churchill pronunciate in Parlamento pochi giorni dopo (con un riferimento non casuale a Giuseppe Garibaldi e al suo discorso del 1849 nel Parlamento della Repubblica Romana):
“Dico al Parlamento come ho detto ai ministri di questo governo, che non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore. Abbiamo di fronte a noi la più terribile delle ordalìe. Abbiamo davanti a noi molti, molti mesi di lotta e sofferenza.
Voi chiedete: qual è il nostro obiettivo? Posso rispondere con una parola. E’ la vittoria. Vittoria a tutti i costi, vittoria malgrado qualunque terrore, vittoria per quanto lunga e dura possa essere la strada, perché senza vittoria non c’è sopravvivenza.”

DUNKIRK sceglie di raccontarci la sua storia utilizzando tre piani narrativi e altrettanti punti di vista intrecciandoli magistralmente sul piano narrativo pur nella diversa scansione temporale in cui ognuno si declina.

Sono tre capitoli: “IL MOLO” dedicato alla rappresentazione della drammatica attesa di un aiuto via mare per l’evacuazione delle centinaia di migliaia di soldati inglesi e si svolge nell’arco temporale di una settimana, “IL MARE” dedicato al coinvolgimento dei civili britannici per la messa in salvo dei fanti con l’uso di imbarcazioni private (nella realtà storica la maggior parte fu requisita dalla Royal Navy, come si vede per altro all'inizio del film, a questo scopo ma in tanti partirono direttamente e ad uno di questi casi si riferisce il racconto) vista la difficoltà di usare navi militari bersagliate dagli U-Boot e dall’aviazione nazisti, della durata di un giorno, “IL CIELO” dedicato alla missione di una pattuglia di Spitfire inviata in soccorso delle truppe in Olanda nel tentativo di frenare le incursioni aeree nemiche della durata di un’ora.
Magistralmente intrecciate tra loro le tre storie si dipanano per tutta la lunghezza del film in una declinazione che lascia poco spazio ai dialoghi e molto alla forza dirompente delle immagini (in questo ricordando non poco la lezione di Spielberg nei primi 12 minuti di “Salvate il Soldato Ryan”, compreso l’uso quasi assordante di un sonoro molto realistico fatto di esplosioni, raffiche e immagini potenti della carneficina in atto) ma che nonostante ciò ci regala dei personaggi che ci restano dentro a lungo dopo la visione del film: i soldatini Tommy, Gibson e Alex (interpretato dalla Rockstar Harry Styles dei “One direction”) e la loro disperata voglia di sopravvivenza all’orrore della guerra; l’aviatore Farrier di cui vediamo per tutto il film praticamente solo gli occhi e la sua maestria nel volo e nella battaglia aerea contro i caccia tedeschi fino all’atterraggio sulla spiaggia a volo radente senza più carburante per il ritorno, fino alla resa che sa di vittoria, Mr. Dawson, interpretato magistralmente e asciuttamente dal Premio Oscar Mark Rylance, lo yachtman che conduce la sua imbarcazione con l’aiuto di due ragazzi alla missione di salvataggio seguendo come tanti l’ordine impartito dal governo.
Io credo che la figura di Mr. Dawson sia la più bella del film, la più etica se vogliamo: al soldato salvato in mare che gli chiede perché lo sta facendo mettendo a repentaglio la sua vita Mr Dawson, che ha già perso un figlio, pilota della RAF, in guerra risponde con una frase che credo racchiuda la morale di tutto il film: “Abbiamo voluto noi, anziani, questa guerra e ora dobbiamo fare i conti con la responsabilità di questa scelta”.
Gli fa il paio il Comandante Bolton, interpretato da Kenneth Branagh, che nel finale, dall’alto del molo simbolo della speranza e della disperazione del film, rifiuta la scialuppa per aspettare di mettere in salvo anche i francesi che hanno fino all’ultimo combattuto in città per fermare i nazisti assedianti.
Essere adulti, essere padri significa fare delle scelte e risponderne specie se tali scelte ricadono sui nostri figli e la risposta è non nelle parole ma negli atti che restano e possono cambiare il destino di una vita come di una nazione: è questo per me il messaggio alto che DUNKIRK ci lascia in maniera indelebile.
Imperdibile da vedere assolutamente!!!
 
 
P.S.: In questo film ci sono buoni e cattivi e i cattivi praticamente non si vedono per tutta la storia se non nel finale in cui catturano l’aviatore che è atterrato senza più carburante sulla spiaggia ma si vede cosa fanno e cosa avrebbero potuto fare.
Politically scorrect? Per chi come me è stato ad Aushwitz Birkenau e ha pianto mi sembra ancora poco

 
 
 

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