FIGURINE PANINI
Psicologia e pratica degli sport di squadra
di Leano Cetrullo

CARLO: SONO OMOSESSUALE, NON SONO GAY.

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14 settembre, 2017 - 12:38
di Leano Cetrullo

Questa è la storia di Carlo Rispoli un giocatore professionista, omosessuale, non gay e futuro psicologo, che con coraggio afferma la sua normalità in una società che oggi giudica ed etichetta le persone secondo ignoranza e pregiudizio. Ho usato uno sfondo scientifico all’inizio dell’articolo per poi dare finalmente sfogo alle parole di Carlo senza censura.

L’omofobia deve essere considerata dal mio punto di vista come una psicopatologia a sfondo paranoico, dove l’Altro diverso da me stesso è sempre sbagliato, disgustoso, persecutorio, ostile e malato. Negli anni le tradizioni sociali, le religioni e le politiche hanno basato la propria ignoranza sulla non curanza dei bisogni della popolazione LGBTI (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender). Fortunatamente tra gli anni 70 e 80 l’ostilità e l’avversione verso gli individui omosessuali sono diventati oggetti di indagine e ricerca scientifica. E’ la paura irrazionale correlata ad ansia, disgusto, intolleranza ed avversione che marca la vita dell’omofobo eterosessuale. Se gli eterosessuali sono convinti che l’omosessualità sia una malattia da combattere con violenza lo è anche l’omofobia. Ma questa apparente irrazionalità a delle radici profonde e sociologiche. La prima svela inconsciamente la paura per l’omofobo di essere omosessuale, la seconda invece è radicata nelle tradizioni culturali e societarie stigmatizzanti. Possiamo identificare un parallelismo che lega l’omofobo al razzista, dove tutte quelle credenze fallaci sono proiettate nell’Altro che è sempre pericoloso, tramite violenza, maltrattamento e stigma. Ma questi comportamenti di odio e discriminazione sono famosi e palesati quotidianamente nella società odierna, quello che non è visibile e molto più pericoloso per la popolazione LGBTI è invece l’omofobia interiorizzata.

‘’L’omofobia interiorizzata non riguarda il sesso, ma la concezione di sé. Inizia a svilupparsi prima di diventare consapevoli della propria sessualità. Incomincia con la sensazione di essere diversi, di una diversità sbagliata e da tenere segreta. L’omofobia interiorizzata non è proprio come uno stigma razziale, etnico o di genere: in questi casi, almeno sei come la tua famiglia. In una persona eterosessuale l’omofobia può essere considerata un sintomo, ma in una persona omosessuale è qualcosa che, in un modo radicale e profondo, da forma alla tua identità a all’idea che ha di te stesso.’’ (Moss, 2003)

E’ proprio questa aurea di incertezza ed inadeguatezza che fanno sprofondare l’omosessuale nella vergogna e nella piena consapevolezza fallace di essere diverso, sbagliato, con colpa. Newcomb nel 2010 in una meta-analisi contenente 31 ricerche scientifiche e composte da un campione di 5831 individui LBG, evidenzia come sia presente una forte relazione tra omofobia interiorizzata e benessere psicofisico. Più è alto il livello di omofobia interiorizzata più sono intensi i sintomi depressevi, ansiosi e di bassa autostima il tutto collegato all’aumento esponenziale di suicidi tra adolescenti gay e lesbiche. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 2005 afferma che: almeno un terzo dei suicidi tra adolescenti sarebbe legato alla scoperta delle propria ‘’diversità”.

“Gli adolescenti che si identificano in una “minoranza sessuale” presentano una probabilità di commettere suicidio circa tre volte superiore ai loro coetanei eterosessuali.” (Haas, 2012)

Gravi comportamenti a rischio nascono dalla correlazione tra il disagio causato dall’omofobia interiorizzata e l’uso ed abuso di sostanze usate come una sorta di (falsa) autoterapia, per sedare sentimenti di vergogna, ansia, colpa, depressione, isolamento, disistima, paura; sentimenti legati al pregiudizio antigay interiorizzato. Inoltre l’uso si caratterizza come una modalità di coping, una strategia per gestire lo stigma sociale, sebbene disattativa e disfunzionale (Rosario, Hunter e Gwadz, 1997). Uno studio esamina i vantaggi dell’uso di sostanze nei gay adolescenti: riduzione dell’ansia nello sviluppo di un’identità gay, aiuto agli impulsi sessuali che divengono più accettabili, decremento della depressione e della dissonanza generata dalla scoperta del proprio orientamento, evasione dalla paura di esclusione, del ridicolo, del rifiuto familiare e del gruppo dei pari, aumentato senso di potere e di identità (Shifrin e Solis, 1992). L’alcool inoltre può diventare un meccanismo di sopravvivenza in una società ostile e non supportante le relazioni lesbiche, aiutando così la donna a negare la sua identità sessuale (Covington, 1986). La tensione nel condurre una doppia vita, una bassa autostima correlata alla discriminazione nella società in generale e sul posto di lavoro, la mancanza di riconoscimento, la paura dell’AIDS, sono altri fattori che possono condurre all’abuso di sostanze; l’alcool inoltre aumenta il senso di autoefficacia, indispensabile tanto più in una società omofobica (Smith, 1982).
Il 65% di tutti gli/le omosessuali cerca supporto psicoterapico e di questi il 50% tra i 18-21 anni (Diamond e Friedman, 1990), da ciò l’importanza che gli psicoterapeuti conoscano le problematiche gay e lesbiche. Gli ostacoli all’utilizzo dei servizi pubblici, sperimentati da gay e lesbiche, quali la marginalizzazione, l’evitamento delle questioni gay e lesbiche, l’ignorare l’orientamento sessuale come una questione significativa, l’esclusione, le molestie, i congedi prematuri, la disinformazione, devono far riflettere (Travers e Schneider, 1996).

Tutte le problematiche LGBT non sono correlate alla loro normale omosessualità ma alle discriminazioni, alle violenze, ai maltrattamenti, allo stigma ed ad una cultura ignorante ed omofoba. Le questioni e problematiche degli omosessuali riguardano tutti perché anche loro sono cittadini, individui e soprattutto persone che hanno diritto ad una vita normale lontana dalla sofferenza e dallo stigma.

Ora saranno le parole di Carlo Rispoli a farvi riflettere:    
Premetto che la mia idea di fondo è quella che tra i vari problemi causati dall'omofobia, uno di cui se ne parla secondo me non abbastanza, è quella di un'interiorizzazione latente di concetti omofobi da parte degli omosessuali stessi. Non sto a parlare dei problemi connessi all'omosessualità inseriti nel contesto eterofilo ed omofobo, perché esperienze personali a parte, si è già largamente discusso dei "traumi" in grado di creare in bambini ed adolescenti e delle possibili conseguenze nell'età adulta. Vorrei porre innanzitutto l'attenzione sulla definizione della parola omofobia, perché è verissimo che è fondamentalmente una forma di odio verso i gay, ma vorrei specificarla meglio dicendo che è la paura di rapporti/relazioni tra due persone dello stesso sesso. Il concetto di Uomo e Donna deve ovviamente basarsi sulla totale uguaglianza e che non dovrebbero esistere compiti o trattamenti riservati ad un sesso piuttosto che un altro; ma non voglio cadere in discorsi diversi; voglio soffermarmi sul concetto di Maschio e Femmina. Capisco che l'argomento sia controverso e che potrebbe diventare estremamente riduttivo perché facilmente a rischio di stereotipo, anche perché più andiamo avanti e più i limiti vengono abbattuti rendendo lo studio ancora più teorico che pratico.Però credo converrai con me che in linea generale senza entrare troppo nello specifico, si possa anche fare una sorta di differenziazione comportamentale ed espressiva in generale senza sfociare necessariamente in ridicoli cliché. Le differenze biologiche tra Maschio e Femmina sono evidenti e gli effetti di queste differenze innanzitutto ormonali, possano aiutare ad arrivare ad una sorta di distinzione tra quelli che possono essere alcuni dei tratti peculiari dei due sessi. Non voglio nemmeno entrare nel merito delle differenze emotive perché anche qui si aprirebbe un intero altro discorso. Voglio soltanto sottolineare l'ideologia comune che le persone hanno dell'Uomo/Maschio e della Donna/Femmina e di quanto questi due concetti siano morbosamente e indissolubilmente legati all'attrazione sessuale del singolo individuo: l'uomo eccita la donna e la donna eccita uomo, e viceversa gli uomini sono attratti dalle donne e le donne dagli uomini. Fin qui tutto regolare, ma la mia questione si apre proprio adesso, e cioè quella riferita anche alla mia storia personale: che cosa sono quindi gli omosessuali in tutto questo...un altro sesso? un sesso che è una via di mezzo? persone che tra corpo e mente presentano differenze sessuali? Ovviamente la lista sarebbe lunghissima, e per fortuna l'ho presa a ridere ormai, ma la questione resta comunque molto indefinita in realtà. Io per primo mi sono chiesto diverse e diverse volte se fosse una conseguenza per me essere donna, dato che ero attratto dagli uomini. Per fortuna e per sfortuna io ho sempre riconosciuto di essere innanzitutto un uomo o maschio che sia, e che il mio essere omosessuale implicava che come partner sessuali vedessi degli uomini maschi almeno quanto me. Per me non è mai stato solamente il corpo femminile a non attrarmi sessualmente, ma anche tutto quello che possa rientrare in modi di gesticolare, camminare, esprimersi in generale, che magari per un etero rappresentano proprio l'oggetto del loro desiderio. Il coraggio che mi ci è voluto per non saltare da uno stereotipo all'altro, mi ha fatto capire cose molto importanti. Per l'omofobo risulta impossibile accettare una coppia di persone che siano due uomini o due donne, e questo è ormai risaputo da anni; ma gli omosessuali invece, istinti sessuali a parte, sono davvero in grado di accettare una coppia dello stesso sesso? io credo di no.
Prima di continuare voglio precisare una cosa perché credo sia doveroso fare un ulteriore distinzione. Ho conosciuto molti transessuali negli anni, e sì purtroppo spesso si ritrovano con occupazioni promiscue costretti a fare i conti con il trattamento che la società gli riserva. Molti sono quasi costretti ad esternare una sessualità fortissima per cercare di guadagnare soldi per vivere, ma esiste una differenza estremamente importante tra transessuali e transgender ed omosessuali. Un uomo che dentro sente di essere donna e che quindi nutre il desiderio di esserlo anche all’ esterno, riesce in maniera estremamente naturale a trasmettere femminilità, senza dovervi nemmeno mettere impegno. Un uomo omosessuale, invece, in teoria, dovrebbe comunque avere atteggiamenti maschili, nonostante sia attratto da altri uomini, e invece non è così. Quasi la totalità degli omosessuali, a mio parere, rifugge così tanto un rapporto tra stesso sesso, che è come se fosse nata una sorta di inversione: dato che a me piacciono gli uomini, allora sono donna. La pubblicità, la tv e tutto il resto appresso ha sempre trasmesso questo, che l’omosessuale dentro appartiene all’altro sesso. Io voglio ammettere una certa predisposizione all'arte e lo spettacolo dati da una sensibilità leggermente sopra la media, ma vedere a cosa siamo arrivati e triste davvero. Gli omosessuali non ostentano la propria individualità, non fanno altro che uniformarsi allo stereotipo gay piuttosto che a quello etero, quindi il gay è una persona che parla, cammina, gesticola ostentando solo femminilità e nient'altro; ma a differenza di chi realmente è donna, la forzatura degli omosessuali diventa solo una caricatura dell’altro sesso, e qui è l'ironia della cosa. Io credo davvero che per gli omosessuali, sia la cosa più complicata di tutte accettare la propria omosessualità che molti cerchino la strada più semplice per trovare il proprio senso di aggregazione, ma vorrei fare un appello a tutti gli uomini sessuali, e farli rendere conto che l'omosessualità è proprio questo, cioè due persone dello stesso che hanno un rapporto sentimentale e sessuale. Invece ho l'impressione che tra due uomini,s ia presente troppo spesso una figura femminile che quasi giustifica l'atto che stanno compiendo. So che sono teorie abbastanza controverse, perché io omosessuale sto muovendo una critica pesantissima a moltissimi omosessuali come me. Ma purtroppo se lo faccio è proprio perché vorrei davvero che soprattutto i più piccoli possano crescere davvero liberi, e non convincersi che se si è omosessuali, allora la conseguenza è essere meno maschi e più femmine.

L'omossesualità è la cura per l'omofobia. 
(Leano Cetrullo)

 

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Commenti

Mio caro,
Anche io da piccolo sono entrano nella stessa contraddizione feroce, essere uomo avere un uomo, essere un uomo che vuole un uomo.
Però la risposta non è nel binarismo di comportamento!
La necessità di essere virili per attrarre altri gay è altrettanto una sovrastruttura sociale.
La libertà di essere sè stessi è la vera conquista GAY
Good As You
Vai bene come sei.
La nevrosi da omofobia interiorizzata per rispetto del binarismo di comportamento di Genere è feroce e colpisce anche il partner e quindi la coppia omosessuale o lesbica.
Anche le persone transgender e transessuali che sembrano confermare il binarismo sono una forzatura.
I loro corpi stessi spesso sono orgogliosamente o vergognosamente misti.
Good As You
Vai bene come sei.
Il comportamento di Genere è un ulteriore asse lgbt, sono persone naturalmente masculone o effeminati, quelli che subiscono da sempre le peggio persecuzioni.
Non sono transessuali necessariamente.
Non sono neanche necessariamente omosessuali o lesbiche.
Fai un torto anche a loro con la tua profonda paura che conosco, ripeto, e che continua a perseguirarmi da dentro.
Le persone con varianza di comportamento di Genere sono 0,7-1,3% della popolazione generale.
Le persone transessuali solo 1/10mila.
I gay e le lesbiche il 5-10%
Numeri contro il pregiudizio.
Anche il nostro.

GAY
Good As You
Buon Coming Out e grazie per la tua Magnifica Lettera.


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