PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

Se l’esercito si preserva, la società si ammorba, (Placido Consiglio - IV)

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1 novembre, 2017 - 16:35
di Luigi Benevelli

Placido Consiglio conclude sulla Rivista Sperimentale di Freniatria la sua trattazione sui compiti  e le finalità della psichiatria militare (italiana)  argomentando nel Capitolo IV su “proposte e rimedi” (RSF, 1915, pp. 35-78).

Parte dall’elogio della “clinica sociale”, l’arte e la scienza che insegnano a prevenire, dell’ “igiene collettiva” fisica e morale e della “medicina sociale” che operano efficacemente per la profilassi dei mali fisici, morali ed anche economici. Questi approcci sono molti importante nell’opera di preservare l’Esercito “da tutta la massa di neurotici, di squilibrati ed alienati, di degenerati, di viziosi e di delinquenti che ad ogni anno la nazione vi riversa”. Infatti, “malattie nevrotiche, disturbi mentali, perturbamenti emotivi e del carattere, irregolarità di condotta, e manifestazioni varie di personalità dismorfiche od instabili, che così facilmente conducono ad infrazioni disciplinari o a reazioni violente, sono agevolate, e provocate, da condizioni organiche sminuite (…) per le medesime attività lavorative che nei più forti è ragione di allenamento, e quindi di robustezza e di tempra organica”.
L’Esercito (…) evidentemente è un sottile squisito reattivo per le personalità non del tutto e non permanentemente normali, che facilmente disvela e meglio acuisce le manchevolezze o disarmonie personali”.
Non è possibile nella pratica (mancano le condizioni, le competenze, le risorse) pretendere che il filtro per trattenere “ogni specie di anormali” sia posto a livello dei Consigli di Leva, procedendo per ciascun soggetto a un esame antropologico-psichiatrico. Piuttosto il Consiglio di Leva dovrebbe:
1.      Riformare senz’altro quanti furono di già riconosciuti epilettici od alienati (…) in luoghi di cura adatti (Manicomi, Asili, Case di salute)
2.      Inviare in osservazione presso lo psichiatra del più vicino ospedale militare
a)      Quanti risultano, per atti notorii, per documentazioni delle varie autorità, e simili, squilibrati, mattoidi, convulsionari, ecc.
b)     Quanti furono tenuti in cura in stabilimenti privati, o vengono provvisti di certificati di medici, specialmente di alienisti, o furono periziati in occasione di processi e simili;
c)      Quanti si accusano o sono dai parenti accusati infermi di mente o di nervi;
d)     Quanti presentino tatuaggi, specie se di significato sessuale, sanguinario o teppistico, od appaiono somaticamente assai dismorfi, con parecchie note antropologiche degenerative;
e)      Quanti, da un abile e rapido interrogatorio, diano l’impressione di essere deficienti, disarmonici nelle varie facoltà mentali, ipoaffettivi, mutevoli nei mestieri, oziosi, od eccentrici e bizzarri e simili;
f)       Quelli che hanno riportato parecchie condanne, od anche una sola, se per lesioni violente, o per ubriachezza con oltraggi , o che siano stati rinchiusi in case di correzione e riformatori;
g)      Quanti altri, per una ragione o per l’altra, facciano dubitare non essere sempre equilibrati nelle loro attività sociali, quindi tali da cedere comunque nello sforzo di adattamento al nuovo ambiente
Per facilitare tali accertamenti per ciascun iscritto alla Leva, è proposta l’adozione di una “cartella biografica raccolta e preparata dalle varie autorità (sindaco, carabinieri, pretore, ufficiale sanitario), della quale sarà tenuto debito conto, pur con la tara che deve darsi a dette informazioni, per la natura dei mali, per possibili inframettenze di clientele politiche o professionali, per l’abito profano dei raccoglitori ecc. (…) La diagnosi non può essere solamente psichiatrica, medico-legale, vale a dire deve tener conto anche delle ragioni dello Stato, dell’Esercito, della disciplina, oltre che della società e dell’individuo, giustamente contemperandole nell’orientamento del pensiero scientifico moderno”.
Insomma, si chiede e chiede Consiglio, si devono eliminare tutti gli “anomali” con il risultato di far cadere tutto il peso del servizio sui sani e il rischio, in caso di guerra, di una “selezione regressiva” o, in assenza di guerra, di agevolazioni per gli anormali nelle professioni, nei mestieri, “financo nelle competizioni d’amore”?  Perché il cuore del problema è: “Se l’esercito si preserva, la società si ammorba” in attesa che “opportuni istituti, stabilimenti intermedii e colonie di lavoro non forniranno i modi di una ampia e razionale profilassi per la società, accogliendo e relegando – più o meno temporaneamente – quanti l’esercito rigetta perché nevrotici o criminali o degenerati.
Intanto è comunque necessario da subito procedere ad un’opera quotidiana di “profilassi morale” nei reparti da parte degli ufficiali in collaborazione col medico reggimentale che potrà avvalersi della consulenza dello psichiatra dell’ospedale militare per la valutazione dei casi di “incorreggibile cattiva condotta, di ubriachezza ripetuta, di rifiuti d’obbedienza, di insubordinazioni e di diserzioni che si è visto quanto spesso siano espressioni e segnacolo di perturbamenti morbosi o anomali della psichicità”.
Quanto alla destinazione degli anomali (alienati, nevrotici, deficienti, degenerati e delinquenti) mentre per le prime tre categorie non vi è discussione; per la quarta molti “degenerati di medio e lieve grado ed alcuni delinquenti precoci” potrebbero giovarsi del servizio militare, magari in reparti speciali, Compagnie di disciplina che devono avere “la struttura di case di correzione, di riformatori, con personale adatto e sceltissimo, con medici specialisti, con educatori opportuni, e, soprattutto, con il regime severo, ma di carattere ospedaliero che esiste negli stabilimenti analoghi, sino ai manicomi criminali”.  (…)
Consiglio passa qui alla descrizione e alla critica dell’esperienza francese dei Battaglioni d’Africa, riprendendo lo studio di Jude sui reparti operanti in Algeria nei quali i militari “erano quasi tutti degenerati, tutti quanti impulsivi di grado vario (…), squilibrati, degenerati di medio grado, pazzi morali, degenerati inferiori o deficienti, degenerati epilettici”. (…) Nella massa Jude ha trovato in alto il méneur, egli stesso guidato dagli avvenimenti, violento ed autoritario, facilmente eccitabile, ma senza seguito logico nelle sue idee, per squilibrio congenito; - in basso, l’imbecille, il cui processo volitivo è assai scialbo, ma nel quale è esagerata l’impulsività. Or in questi ambienti lo stato di folla esaspera la morbilità mentale; quando essi sono insieme, si assiste spesso all’apparizione - sinanco-  di idee deliranti, per lo più di persecuzione (…).
La Francia sta discutendo di cambiare direzione sostituendo “il trattamento individuale alla disciplina comune, sotto la guida sapiente di un medico specialista (all’incirca come negli attuali manicomi criminali e (…) per le carceri comuni). La Germania ha trasformato le compagnie di disciplina in, sembra con buon esito “compagnie operai”. Per l’Italia, Consiglio propone “di lasciare questi individui nelle fila dell’Esercito, suddividendoli nelle compagnie e nei plotoni, ed  affidandoli più specialmente alla vigilanza benevola e incitatrice, alle cure educatrici dell’ufficiale – istruito nelle idee generali di psicologia- e del medico reggimentale (…). Rimarranno i reparti di punizione sotto forma di compagnie di emenda, soprattutto col mezzo del lavoro che è il più grande educatore della mente e della volontà.
Placido Consiglio conclude sottolineando l’importanza della diffusione delle conoscenze psichiatriche a tutti i livelli della collettività militare nella quale deve dispiegarsi “l’opera modernamente illuminata, scientificamente serena dell’ufficiale medico, quale educatore ed igienista, soprattutto della mente, nella psicologia collettiva”. Egli pur lamentando le carenze nella formazione psichiatrica nelle Scuole mediche universitarie, dà atto del  “fermento ideale suscitato dalla tragedia di Pizzofalcone[1]”, che ha prodotto grandi vantaggi “all’individuo, all’Esercito, alla Patria che non vede in pericolo i figli suoi sani e normali nel contatto e nel danno da parte degli anormali”. E afferma che “tale opera rigeneratrice illuminerà ancor meglio la via maestra tracciata dalla scuola lombrosiana alla medicina sociale per la tutela della vita normale e delle funzioni civili che la più ampia collettività umana deve svolgere verso il progresso indefinito della evoluzione, nella scienza e sopratutto nella morale”
 

 



[1] v.  gli interventi in questo stesso blog Psichiatria e razzismo sulla vicenda di Salvatore Misdea:
- Salvatore Misdea, Cesare Lombroso e il misdeismo (1), 1 febbraio 2017
- Salvatore Misdea, Cesare Lombroso e il misdeismo (2), 1 marzo 2017

- Edoardo Scarfoglio e Cesare Lombroso: ancora su Salvatore Misdea, 1 giugno 2017 à si ammorba, (Placido Consiglio IV)  

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