CUORE DI TENEBRA
Viaggio al termine della psichiatria
di Gilberto Di Petta

UN AMORE...

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6 dicembre, 2017 - 18:34
di Gilberto Di Petta
Un pomeriggio di novembre nel mio ambulatorio entra Ines, una vecchina piccola e dolcissima, con i capelli diafani e per iridi due gocce di mare. Sottobraccio al figlio, ex poliziotto, ormai in pensione. 
Mi colpisce il suo cognome, Melis. E’ nata nel 1925, in provinca di Cagliari. Ho molto amore per la classe del Venti, perché il mio maestro, Bruno Callieri, era del 1923.
Le chiedo di raccontarmi, se le va, qualche ricordo della Guerra.  Si illumina. Quando scoppia la Guerra Ines  ha 15 anni. Ascolta alla radio “Parlami d’amore Mariù”.  Ma la Guerra, portatrice di catastrofe, a lei porta il grande e unico amore: Remo.
Il suo Remo è nato nel 1921,  chiamato alle armi nel 1940, inquadrato nel 22° Reggimento carristi “Cremona” ("Cremona", in onore della città di Cremona che il 19 marzo 1849 aveva dimostrato il suo anelito alla libertà insorgendo in armi contro gli Austriaci), prende parte al Conflitto, inizialmente sul fronte occidentale, nei pressi di Ventimiglia, poi in Corsica. Arriva in  Sardegna nel 1941, con compiti di difesa mobile dell'isola a causa dello sbarco alleato in Algeria e Tunisia.
Remo e Ines è allora che si incontrano. E’, il loro, un amore totale, subito violentemente contrastato dal padre di Ines. Remo è un soldato, è “straniero”, Ines poco più che una bimba, e poi c’è la Guerra che sconvolge il mondo. Ma Remo è deciso a tutto pur di avere Ines.
Un giorno, dopo essere stato varie volte rifiutato dalla famiglia di Ines, si posiziona con il suo carro armato di fronte alla casa di Ines. Chiama il padre, e dice se se non gli concede la mano di Ines è pronto a buttare a terra la casa. Quel carro, il P26/40, nato per seminare la morte, mai si sarebbe immaginato un impiego al totale servizio dell’amore. Di fronte a cotanta minaccia il patriarca cede. Finalmente Remo può avere Ines. Ma siamo in Guerra. Nessuno  possiede nulla. Quel poco di oro rimasto è stato donato alla Patria o impegnato. Remo, aiutato da qualcuno dei suoi commilitoni, lavora a fresare e limare due bulloni del suo carro armato affinchè assomiglino il più possibile a delle fedi. Remo e Ines si sposano, così, nel 1942. Ines ha diciassette anni.  Nel 1943 c’è l’armistizio. La “Cremona” è di quei reparti che non depongono le armi, per i quali “la guerra continua”, come recitava il motto badogliano.
Il ricostituito gruppo di combattimento “Cremona” si oppone vittoriosamente, infatti, alle truppe tedesche stanziate nell'isola combattendo a Zonza, nella stretta di San Polo, a QuenzaLevie, Ponte Sorbolo e in Val di Golo.  Poi la “Cremona” viene riportata nell’Italia liberata dagli Alleati lanciata contro la linea Gotica, nel settore adriatico. Inquadrata nell'8ª Armata britannica, la “Cremona” combatte sul fronte del Po, liberando Torre di Primaro. Dopo aver forzato il torrente Senio e conquistato Alfonsine, il Gruppo, superato il fiume  Santerno  avanza verso nord liberando AdriaCavarzereChioggia e Mestre, giungendo la sera del 2 aprile 1945 a Venezia.
Per tutta la Guerra Remo conduce miracolosamente indenne il suo carro armato P26/40 che gli ha fatto conquistare Ines, dai cui ingranaggi sono state fatte le fedi.  A Guerra finita Ines e Remo si trasferiscono ad Arzano, in provincia di Napoli. Fanno cinque figli, riescono a tagliare e a festeggiare il traguardo dei   75 anni di matrimonio. Ines rivedrà la madre solo in due occasioni. E la sua Sardegna mai più. Adesso spera di morire presto, per rivedere il suo Remo.
Nullaltro da aggiungere a questa storia e a questo incontro, che andranno a depositarsi nella mia stanza della memoria, di psichiatra e di uomo, quella, come dice il mio amico Luciano del Pistoia, ammobiliata dai congedi impossibili.


 
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