I Peter Pan della globalizzazione
Dall'adolescenza all'età adulta oggi, nell'epoca del precariato e della globalizzazione
di Leonardo (Dino) Angelini

Metamorfosi del processo creativo e produttivo nel regno di Narciso

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5 dicembre, 2019 - 18:03
di Leonardo (Dino) Angelini
Spinto così dall’Es, stretto dal Super Io, respinto dalla realtà, l’Io lotta per venire a capo del suo compito economico di stabilire l’armonia tra le forze e gli impulsi che agiscono in lui e su di lui; e noi comprendiamo perché tanto spesso non ci è possibile reprimere l’esclamazione: la vita non è facile! (Freud, Introduzione alla psicoanalisi)
 
 
1. In “Affabulazione e formazione”(Angelini, 1998) ed in particolare nei due capitoli sull’ispirazione e la elaborazione avevo cercato di analizzare l’ontogenesi della produzione di un testo a partire dalle storiche riflessioni della Psicologia dell’Io, e soprattutto di Ernst Kris. Sulle sue orme il punto di partenza per me era stata la constatazione che sia il processo creativo che quello produttivo poggino sulle stesse fondamenta, e che le differenze fra i due processi siano da attribuire ai più profondi livelli di immersione nei territori dell’Es che l’artista raggiunge rispetto al comune mortale per trovare le proprie fonti di ispirazione, ed alle sue più peculiari disposizioni sul piano della elaborazione e della espressione del proprio prodotto.
 
2. Se poi i comuni mortali, e nella fattispecie i docenti e i discenti sono più timidi e circospetti nelle loro immersioni, e più condizionati dalle mille soggezioni alle forme espressive che la scuola e la tradizione impongono, ciò non è dovuto a differenze di tipo qualitativo che oppongano le dinamiche del processo creativo a quelle della produzione: differenze che a ben vedere risultano solo di tipo quantitativo.
 
3. “Affabulazione e formazione” però riassumeva un insieme di ‘lezioni’ rivolte qui a Reggio Emilia ad una cinquantina di docenti di ogni ordine e grado nei primi anni ’90 del secolo scorso, quando ancora il passaggio dal regno di Edipo a quello di Narciso era agl’inizi. Per cui tutte quelle riflessioni sui ‘produttori e fruitori di testi’ nascevano da una esperienza, fatta di consulenze e supervisioni, in una scuola all’interno della quale il passaggio dalla vecchia scuola incentrata sul “rituale pedagogico” (Fürstenau)  alla nuova scuola incentrata sulla “teatralizzazione della scena scolastica”[1] non era ancora evidente. Nei venticinque anni successivi tutto è cambiato: anche ciò che sta avvenendo sul piano della produzione dei testi attraverso i quali comunicano per lo più docenti e discenti. Cecheremo ora di approfondire questi aspetti.
 
4. Dicevamo nel vecchio testo: “L'ispirazione implica una immersione: un viaggio che dall'alto va verso il basso. La elaborazione, al contrario, può esser vista come un viaggio di ritorno che dal basso, dai territori serotini, dal teatro notturno dell'Es, ci riporta verso l'alto, verso luoghi più familiari e meno inquietanti, verso cioè una dimensione in cui il dominio dell'Io è ripristinato”(ivi, p. 149). E aggiungevamo:
 
5. nel caso dell’ispirazione il tuffo nel “teatro notturno[2] dell’Es è dovuto ad un impulso interno \ esterno che spinge a cercare dentro se stessi i motivi che poi confluiranno nel testo. Tuffo la cui parabola è segnata da due istanze interne: la prima delle quali è nella forza stessa dell’impulso che ci spinge ad andare a fondo, nei territori dell’Es, cioè là dove ci sono tutte le nostre parole (anche le più sconce) i tutti nostri motivi più veri (anche i più angoscianti). Mentre la seconda è nella nostra capacità selettiva che distingue cosa riportar su nel testo che ci accingiamo a produrre, e cosa lasciar giù negli inferi. Kris chiama “investimento dell’Io” la prima istanza, e “controinvestimento supplementare dell’Io contro gli elementi egodistonici” la seconda.
 
6.  Nel caso della elaborazione ci troviamo di fronte ad un processo di emersione, che “dal teatro notturno dell'Es, ci riporta verso l'alto, verso luoghi più familiari e meno inquietanti, verso cioè una dimensione in cui il dominio dell'Io è ripristinato”. Anche in questo caso la parabola che guida e condiziona l’emersione è determinata da due forze che ne condizionano il tragitto: la prima è rappresentata dal materiale magmatico in precedenza raccolto, che una volta raccolto tende impetuosamente ad uscir fuori; l’altra da un insieme di censure e di distinguo, di legami più o meno forti e sentiti con la tradizione e con le modalità espressive che ad essa sono legate.
Kris chiama “investimento dell’Es la prima forza, e “controinvestimento supplementare dell’Io”, ancora contro gli elementi egodistonici, ma in questo caso anche contro quelli socio-distonici, la seconda forza.
 
7. Ciò che non avevo intravisto ‘allora’, e che invece appare evidente ora è il fatto che sia l’investimento dell’Io che il controinvestimento dell’Io sono storicamente determinati poiché l’Io presenta degli elementi di specificità che sono evidenti nel nostro caso soprattutto allorché le sue propensioni alla mediazione fra istanze diverse è condizionata dal Super-io, cioè dal precipitato delle del sistema dei valori e divieti introiettato, che come sappiamo è l’erede del sistema di norme e di valori che proviene dalla generazione di coloro che ci hanno educato.
 
8. Ebbene, come ho avuto modo già di dire[3], fin dalla nascita[4], mentre i genitori e tutto l’ambiente sociale ai tempi di Edipo vedevano il bambino come un ‘vortice istintuale’ da correggere (M. Mannoni), quelli degli odierni Narciso lo vedono come un essere straordinario, pieno di gradi potenzialità. Ne discende nel primo caso la formazione nel tempo di un Super Io mediamente severo che, soprattutto nelle sue funzioni di controllo su investimenti e controinvestimenti, lascia passar poco dei contenuti incandescenti che vengono dall’Es; mentre nel caso di Narciso la presenza di un Super Io mediamente più duttile determina una griglia a più larghe maglie.
 
9. Cosicché nel nostro caso - cioè nella produzione di un qualsiasi testo - sia le spinte che vengono dagl’investimenti che le contro-spinte che vengono dai contro-investimenti indurranno il soggetto in età evolutiva ad essere meno bacchettone e selettivo, lasciando passare molta più ‘roba’ rispetto a ciò che mediamente poteva accadere ai tempi di Edipo. E se spesso i prodotti finali risultano meno brillanti ciò è dovuto ad una serie di ulteriori controspinte esterne che vanno dai mancati rinforzi positivi di quei docenti che ancora non gradiscono questo tipo di espressività, all’azione combinata dei media e dell’Invalsi. Per cui il discente da una parte sarebbe portato ad esprimersi in maniera personale e spontanea, dall’altra si ritrova costretto fuori dalla scuola negli stereotipi imposti per fini consumistici dai media, e dentro la scuola ingessato all’interno dell’Invalsi, cioè di un sistema di controllo incapace di valorizzare le più autentiche propensioni alla produzione.
 
10. Il lavoro ai fianchi dei media, alimentato da una pubblicità sempre più mirata e solleticante, e autorizzata per quieto vivere da genitori e nonni, prima o poi  fortunatamente impatta con quei contenuti più autentici che le istanze di controllo interne ora lasciano passare con maggiore copiosità rispetto a quanto mediamente poteva accadere ai temi di Edipo. Si determina in questo modo un’area interna della creazione e della produzione piena di tensioni, che, se non totalmente spenta durante l’infanzia e la fanciullezza, in adolescenza e in età adulta spesso sfocia in un conflitto perenne fra autenticità e alienazione. Per rendersene conto basta guardare a ciò che accade sul piano del gusto, laddove da una parte Narciso è portato a inventare sempre nuovi motivi scentrati rispetto alle abitudini e alle mode imposte dalla pubblicità; dall’altra l’industria tende ad impadronirsi di questi nuovi modi di vivere, di vestire, di fare musica, etc., riducendo tutto a una paccottiglia insulsa e inautentica. Il che prima o poi spinge almeno una parte dei giovani a reagire innescando nuove modalità di espressione e di vita, che a loro volta spingono industria e media all’inseguimento .. e così via in una specie di perenne gioco a rimpiattino fra autenticità e alienazione.
 
Bibliografia:
 
- Angelini L., Affabulazione e formazione: docenti e discenti come produttori e fruitori di testi, Unicopli, Milano, 1998
- Fürstenau P., Contributo alla psicoanalisi della scuola in quanto istituzione, in: AA.VV., Educazione o condizionamento?, Savelli, Roma 1975
- Kris E., Ricerche psicoanalitiche sull'arte, Einaudi, Torino 1967
- Stevenson R.L., Teatro della notte sogni e visioni; laboratorio dell'artista, Red Ed., Como 1987

 

 

[2] l’immagine è di Stevenson
[4] Ma anche prima, e cioè non appena la coppia genitoriale comincia a fare le prime ‘fantasie condivise’ sul nascituro
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