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Raccolta e analisi di casi personali, clinici, tra colleghi e di fantasie sull'omosessualità di medici e pazienti.
di Manlio Converti

A chi spetta la Memoria dei Triangoli Rosa deportati?

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26 gennaio, 2020 - 17:03
di Manlio Converti

A chi spetta la memoria?

Spetta ai figli dei deportati, ebrei,soprattutto, ma anche comunisti ed altri oppositori democratici e liberali del regime nazi-fascista.

Spetta a noi, che siamo i figli di chi fu indifferente o di chi partecipò attivamente a segnalare i diversi e a maltrattarli, finché non erano deportati o uccisi.

Spetta agli psichiatri, perché i sofferenti psichici e i disabili mentali non ebbero e non hanno ancora una voce sufficiente per reclamare i propri diritti, né loro, né i loro familiari.

Spetta ai nostri nipoti e alle future generazioni ricordare che questa fu una piaga italiana, che colpisce ancora oggi, esattamente nello stesso modo, i Rom, i Sinti o i migranti, prigionieri in campi o liberi di vivere in orrende baracche perché espulsi con la violenza quando assegnatari di un lavoro e di una casa, magari attraverso una citofonata diffamatoria a scopo elettorale.

Spetta a me perché sono omosessuale e non è possibile che nessuno testimoni a mio favore in un mondo che lascia che perfino la Polonia Europea abbia politici che inneggiano a città “libere da omosessuali”, frase oscena, che indicava i quartieri di Berlino “liberi da ebrei” dopo ogni deportazione o sterminio.


 

La storia delle deportazioni omosessuali è colpa ancora una volta della psichiatria, laddove era ancora una malattia mentale, nonostante gli sforzi di medici come Hirshfeld nel negare questa ovvia bugia, tramandata dalle società primitive, attraverso le religioni. Hirshfeld ebbe in premio di veder bruciare per prima la sua immensa libreria, la cui memoria è negata, nonostante sia proprio quella del più celebre rogo di libri fotografato.

E’ colpa del silenzio che avvolge Ernst Röhm o Friedrich Alfred Krupp, gerarca nazista omosessuale e industriale che produsse l’acciaio per le armi del Kaiser, come i suoi eredi quelle di Hitler.

E’ colpa dell’articolo 175, prussiano e poi tedesco, ereditato dal codice vittoriano, che ancora impone al mondo legislazioni omofobe e che fu ereditato dai Savoia, ma cancellato all’atto dell’Unità d’Italia, quando prevalse il silenzio della condanna privata al clamore della possibile affermazione pubblica, attraverso il codice dei Borbone di ispirazione napoleonica.

E’ colpa delle persone LGBT che ancora hanno paura di fare Coming Out in Italia e che si nascondono anche quando sono calciatori o cantanti di successo, Rock, Trap o Rap, possibili e precedenti vincitori e vincitrici di Sanremo e campioni o campionesse mondiali di football.

Perché la Memoria è la memoria di una colpa che ci coinvolge tutti da un passato anche remoto nel presente e nel futuro, nella responsabilità di dire chi siamo e di reclamare i nostri diritti, ma anche nel dovere di essere accolti per quelli che siamo, con affetto e naturalezza, a partire dai nostri genitori.

Solo alla fine degli anni ‘90 pochi superstiti dei campi di concentramento ebbero la forza di parlare in pubblico, come Pierre Seel, bisessuale, deportato col suo amante diciottenne, che venne ucciso davanti ai suoi occhi in un gelido mattino, divorato vivo dai cani nazisti con un lurido secchio in testa. Una sorte non inusuale per le persone omosessuali, narrata anche dal biografo personale del conquistador Vasco Nunez e illustrata dal disegno di Theodore de Bry.

La scoperta tra i Cachique, popolo nativo dell’attuale Guatemala, di persone omosessuali effeminate, perfettamente integrate nella società tribale, fu all’origine tra l’altro dell’invenzione del termine “ricchione”; da “orejones”, termine usato per indicare le grandi orecchie di questi nativi nella Napoli spagnola. In precedenza a Napoli eravamo chiamati “vasetti”, dal greco, “femminielli” dal latino, con termini di origine popolare e contadina o citati come 7 e 71 nella smorfia e nella tombola napoletana (7 l’omosessuale passivo, 71 l’omosessuale attivo, ma per spiegarvi perché vi farei ridere e smettereste di sentirvi in colpa).

I Cachique Orejones, furono i primi ad essere massacrati, mangiati vivi dai cani, ma a questi seguirono, con una strategia fedelmente copiata dai nazisti, anche i neonati e gli adulti non adatti ai lavori forzati, attraverso forni crematori ante litteram e lancio dei più piccoli a fracassare il cranio contro i muri.

Sentirsi in colpa per celebrare la capacità di accogliere ma anche quella di dividere gli aggressori dagli aggrediti, i persecutori dai perseguitati, gli indifferenti da chi invece diventa protagonista della memoria e della storia con un semplice Coming Out.

In Italia dobbiamo aspettare il coraggio e la disperazione di Lucy Salani, oggi donna transgender, all’epoca effeminato ballerino di nome Luciano, che rilasciando la sua biografia ci narra da pochi anni la storia degli orrori di Dachau, dove le persone omosessuali, col triangolo rosa e la divisa a strisce, come e peggio degli ebrei, erano separati dal gruppo dei maschi e delle donne, non erano mai nutriti in modo adeguato, se non in cambio di favori sessuali alle guardie presenti, e morivano “così, da soli”, senza che nessuno potesse sentire le loro urla di dolore.

E le donne lesbiche? A volte avevano il privilegio di andare a Ravensbrück dove i loro corpi erano usati, da vive, per abusi di ogni genere anche dai medici e chirurghi nazisti. Di tante di loro resta solo un nome Henny Shermann, uccisa a Ravensbrück. Sembra che il loro triangolo fosse nero.

Sappiamo che adesso nel mondo le persone LGBT vengono torturate, imprigionate e uccise.

Sappiamo che in Italia i neonati Intersessuali subiscono ancora le Mutilazioni Genitali Non Esiziali, che minori, adolescenti e adutli LGBT subiscono le cosiddette Terapie Riparative, riconosciute come antiscientifiche forme di tortura dalla WPA e dalla SIP, mentre tanti medici e psichiatri si continuano a sperticare nell’affermare e confermare la gravità della nostra patologia omo-bi-trans-lesbo-intersex che siamo, nel silenzio feroce del Ministro alla Salute e della Fnomceo.

Noi, col triangolo rosa o nero, non possiamo dimenticare… perché Noi siamo ancora vittime dell'Omocausto, senza che nessuno si senta in colpa in Italia!!!

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