COVID-19 : un ospite perturbante. Note libere di riflessione.

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8 aprile, 2020 - 17:15
Da quando è subentrato nella nostra vita come un ospite inquietante  il Covid-19, che potrebbe essere oltre il nome in codice di un virus anche quello di un ordigno bellico,  nulla più è come prima.
Ricordo quando ero molto giovane l’esperienza del tragico terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980 .   Ad  ogni discussione si dava una temporalità e si chiedeva sempre  “...ma questo prima o dopo il terremoto ?” quasi a segnare quell’ evento come uno spartiacque , un prima o  un dopo Cristo, e questo è durato per molti anni se non decenni .
Un evento come la  pandemia da Covid 19  cambierà più di un terremoto  la storia degli uomini, non di una singola città o di una regione,  ma di tutto il mondo .
Prima del virus o dopo il virus…?
A differenza di tanti eventi traumatici , l’ospite inquietante rimarrà con noi per tanto tempo fino a quando forse,   e chissà quando,  riusciremo a trovare un vaccino che lo  metterà a tacere . E intanto si sarà impossessato di noi entrando nella nostra anima determinando comportamenti e modificando le relazioni umane . 
Non è facile adesso dire effettivamente cosa accadrà tra alcuni mesi o forse tra un anno ma possiamo forse descrivere quello che sta accadendo adesso .
Certamente se potessimo identificare la  parola che meglio di tante esprime il vissuto che proviamo in questo periodo questa sarebbe “perturbante “. 
Ecco perturbante è ciò che si presenta a noi come estraneo e non familiare, generando  angoscia e terrore, e la cui origine si connette, contraddittoriamente, come spiega la psicoanalisi, a ciò che ci era già noto da lungo tempo, ma che era diventato oggetto di una rimozione.
Questa è  la definizione che la psicoanalisi ci da del termine perturbante .
Ma quale è il vero significato della parola perturbante e soprattutto cosa abbiamo rimosso tanto che oggi ci ritorna con questi vissuti ?
Nella lingua tedesca la parola perturbante è tradotta come “Hun-heimlich” cioè “non-familiare” e si contrappone dunque al termine “ heimlich” cioè “familiare “ che appartiene alla casa, qualcosa di domestico fidato, intimo, che richiama il focolare .
Ma queste due parole talora non sono antitetiche come possono apparentemente sembrare ma hanno una linea d’ombra in cui sembrano addirittura coincidere.
Chi di noi negli ultimi anni, soprattutto la mia generazione che non è nativa digitale , grazie alla tecnica ed  alla tecnologia non si è sentito sempre più padrone del tempo e delle distanze che sono in essa annullate ? Ciò che sembrava  impossibile  fino a qualche tempo fa oggi è realizzabile.
E chi nel sentire  la  bellezza di quella corsa continua verso l’ alto,  verso un vertice indistinto,  non abbia mai provato per un attimo un certo timore  dal latino ”timorem” ossia un “dispiacere che sorge nell’animo alla immagine di un male futuro” chiedendosi “ma dove ci porterà tutto questo ? “
Insomma dentro di noi l’“Hun-heimlich” cioè il non-familiare  e l’ “heimlich” convivono e abitano dentro di noi .
Oggi in fondo stiamo riscoprendo e stanno tornando alla nostra memoria ed alla nostra mente delle cose che avevamo ad un certo punto in poi dimenticate o  proprio rimosse.
L’ospite inquietante ci ha molto rapidamente se non improvvisamente fatto perdere il controllo di una serie di cose che forse pensavamo di controllare attraverso il progresso e la tecnologia che si era impossessata di noi e dei nostri pensieri determinando l’illusione di pensarci  degli  esseri “onnipotenti”.
Ognuno onnipotente ed  in-curante , cioè senza prendersi cura di ciò che ci circonda ,   come un aereo velocissimo proteso verso una meta non definita ,  in-curante di tutto il “paesaggio”  che attraversa,  in-curante degli altri vissuti come un mezzo piuttosto che un fine nonostante  Kant ci avesse ammonito  .
Ed allora ecco che un virus incontrollato ed incontrollabile,  velocissimo più di un jet supersonico ed ipertecnologico , ha scompaginato la nostra società della sicurezza tecnocratica .
 Ha suscitato   in  tutti una reazione immediata di paura,  angoscia,  come di perdita di tutte quelle certezze che ci eravamo costruiti sia individuali che collettive.
Siamo stati costretti ad una riflessione non razionale ma attraverso  i vissuti ,  attraverso  il sentire su se stessi impressioni,  sensazioni emotive talora anche fisiche,  sul  rapporto con la fragilità e la finitezza della vita che avevamo pensato lunga,  lunghissima quasi ad arrivare ad immaginare il dominio sulle malattie, sulla vita e sulla morte stessa che nella società dell’oggi deve essere negata .
Questo ospite perturbante, sosteneva Freud,  ci rivela  “ l’accesso all’antica patria dell’uomo,   al luogo in cui ognuno ha dimorato un tempo e che è anzi la sua prima dimora …..Questo luogo mi è noto, qui ci sono già  stato “.
Il riemergere di questo ospite inquietante e perturbante in questi giorni abbiamo cercato di rimuoverlo e controllarlo   se non  esorcizzarlo con video divertenti , poi con canzoni dai balconi, poi con l’assurdo ”andrà tutto bene”….  ma per chi ? se  centinaia di persone muoiono ogni giorno e non sono dei numeri ma affetti e cari che vanno via.    Questo ospite inquietante ci  riporta alla solitudine, al silenzio ed alla oscurità che è legata alla angoscia infantile di ognuno di noi che abbiamo affrontato attraverso le sicurezze che ci siamo costruiti  durate il corso dei secoli come una sorte di illuminismo perenne,  una balia ai nostri sogni.
Questo ha gradualmente eroso le relazioni umane a servizio della tecnè  cioè quasi esclusivamente   del saper fare prosciugando o dimenticando il saper essere che è  fondamento del fare e delle relazioni.
Come accadde ad Icaro e Dedalo che si lanciarono nel vuoto nel cielo stellato in preda ad una gioia incontenibile .   Arrivati verso l’Orsa maggiore,  Icaro non si accorse che il Sole stava spuntando sulla parte orientale. Elios fece sfrecciare i raggi infuocati verso il cielo e colpì una delle ali di Icaro. La cera cominciò a sciogliersi e le penne si staccarono, cosicché  Icaro precipitò rovinosamente al suolo. Il padre Dedalo vide il figlio che cadeva verso il basso senza poter fare nulla. Piangendo per la disperazione di aver perduto il figlio, continuò a volare verso la Sicilia. Ogni sua lacrima che cadeva nel mare venne raccolta dalle Nereidi che ne fecero perle di saggezza. Ancora oggi si racconta che lo spirito di Icaro risale ogni notte dal mare e raggiunge il cielo per mettersi a giocare con le stelle.
E’ proprio dell’uomo provare a leggere la storia e prendere coscienza di ciò che ci restituisce la condizione di oggi dell’umanità e dell’ essere uomini e  forse questo ci potrà salvare .
 
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