Attorno a "RILEGGENDO FREUD" di Romolo Rossi

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22 ottobre, 2020 - 16:48
Autore: Romolo Rossi
Editore: Alper Roma
Anno: 2020
Pagine: 317
Costo: €21.85

Ho avuto la fortuna di conoscere il Prof. Romolo Rossi in una circostanza della mia vita destinata a rimanere il simbolo di un’autocastrazione sublimata in un’autocelebrazione 

L’episodio biografico, in irrilevante ai fini di questa recensione, è però illuminante della statura, della personalità e della libertà con cui Romolo Rossi ha interpretato il ruolo di docente universitario.  

Anno 1997, concorso per entrare in Scuola di Specializzazione di Psichiatria; in quell’epoca si potevano sostenere concorsi presso più Università, perché la competizione non si svolgeva su scala nazionale. Io tentai di entrare e Roma, dove vivevo in una situazione personale e familiare angusta, e per certi aspetti dolorosa, e a Genova, dove avevo un bel fidanzato biondo e con gli occhi azzurri.  

A Roma avevo frequentato la Psichiatria universitaria già da due anni per sostenere la tesi di laurea e al concorso arrivai sesta, cioè all’ultimo posto utile; a Genova, dove ero una perfetta sconosciuta, e dove venni valutata dal Prof. Rossi, mi classificai prima. 

Quando lo rincontrai per comunicargli che rinunciavo al posto di Genova, il Prof. Rossi mi disse: “Cara Dottoressa, qui è arrivata prima perchè è stata la migliore e non c’erano raccomandati davanti a lei”. 

Grazie Prof. Romolo Rossi! Grazie per questo ricordo strutturante (e forse ristrutturato)! 

E grazie per questa serie di lezioni che ci consegna con una semplicità e una leggerezza che hanno contraddistinto il suo stile accademico libero, scevro da servilismi ideologici e/o settari. 



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Ma veniamo all’importanza di queste lezioni.  

Sono due gli aspetti dell’opera freudiana rimasti insuperati, che vengono ampiamente esaminati nelle 24 lezioni di Psicoanalisi: uno relativo alla teoria e uno relativo alla tecnica psicoanalitica. 

Il primo, sottolineato dal Prof. Rossi nei capitoli iniziali, è la vocazione fondante del pensiero freudiano:   

“Il pensiero di Freud ha un iter preciso: il primo punto è quello nosologico, in cui Freud tenta di classificare, di sistemare le nevrosi; […] egli è immerso nella fantasia di costruire un progetto neurofisiologico-psicofisiologico della mente, il primo che sia stato pensato” (pag.57). 

Freud ha fondato una nosologia psichiatrica su base eziopatogenetica. 

Quando, ora che ho l’onore di fare lezione agli specializzandi, spiego che cosa è la nosologia, dico loro che è lo studio delle malattie alla ricerca di un quid organizzatore che fa di un fenomeno osservato un fenomeno non solo riosservabile (e quindi diagnosticabile), ma anche prevedibile (e quindi prognosticabile).  

Freud è stato il primo a formulare un modello psicopatologico che facesse riferimento a una patogenesi, a una storia della malattia, a un decorso che si snocciola a partire da una noxa. E non solo. Nel suo progetto di una psicologia, la sua intenzione era quella di dare a questa dottrina la veste di una “scienza naturale”. 

[…] L’intenzione di questo progetto è di dare una psicologia che sia una scienza naturale, … 

“Scienza naturale” è una scienza fondata sull’osservazione della natura; la psicologia è per Freud parte della medicina. Psicologia come scienza naturale, secondo l’impostazione galileiana, secondo il principio di Newton, cioè se io posso studiare il fenomeno questo fenomeno esiste, altrimenti non posso dire nulla circa la sua esistenza. 

… ossia di rappresentare i processi psichici come stati quantitativamente determinati di particelle materiali identificabili, al fine di renderli chiari e incontestabili. 

Qui si vede la grande innovatività: Freud sta parlando di base neurobiologica della psiche, in un’epoca nella quale non è ancora nota l’esistenza di serotonina, dopamina, ecc.… (pag. 68) 

Oggi, per spiegare i disturbi psichiatrici maggiori (la schizofrenia, l’autismo, le psicosi affettive), oltre a ricorrere alla neurochimica per quanto concerne il piano molecolare, si utilizza il modello patogenetico del neurosviluppo, secondo il quale una serie di fattori patogeni di carattere genetico e ambientale predispongono un carico di rischio che poi può dare luogo all’esordio di una malattia.  

Ebbene, c’è un ovvio e stretto legame fra neuro sviluppo e sviluppo psichico, oggetto di studio dell’infant research, che rappresenta la sintesi più fruibile dal punto di vista euristico fra psicoanalisi e neuroscienze; ma un altro elemento anticipato da Freud è il gioco interattivo (interplaying) fra fattori patogeni e protettivi che si svolge durante la partita neurosviluppo a favore o a sfavore dell’emergenza di una condizione di malattia.  

Questo paradigma patogenetico - mutatis mutandis - non è molto diverso da quanto aveva intuito genialmente Freud, citato da Rossi: 

“Pur supponendo di avere una conoscenza completa dei fattori etiologici che sono determinanti per un dato risultato, ciò che noi conosciamo di essi è soltanto la loro peculiarità qualitativa e non la loro forza relativa. Alcuni di questi fattori, troppo deboli, saranno repressi da altri e quindi non entreranno in gioco ai fini dell’esito finale […]. Ma noi non sappiamo mai in anticipo quali dei fattori determinanti si riveleranno i più deboli e quali i più forti. Solo alla fine possiamo dire che quelli che si sono affermati erano i più forti. Pertanto la concatenazione causale può essere sempre individuata con certezza se si segue la direzione dell’analisi, mentre viceversa la sua previsione nella direzione della sintesi è impossibile”. (pag 263) 

Il secondo aspetto insuperato dell’opera freudiana è relativo alla tecnica psicoanalitica ed è un input pervasivo delle lezioni del Prof. Rossi: come viene anche sottolineato nella postfazione da Sabino Nanni, Freud ha inventato il rapporto medico-paziente, cioè la relazione terapeutica, anticipando ciò che oggi sappiamo in termini scientifici e cioè che una relazione terapeutica significativa ha un effetto neuroplastico con effetti epigenetici (Kandel, 1999). 

Nei casi clinici, e in tutta la produzione relativa alla tecnica psicoanalitica, Freud ha anticipato e intuito la teoria della mente; è evidente infatti, durante la lettura di un qualsiasi caso clinico, in stile cechoviano, l’instancabile andirivieni fra la mente dell’analizzando e quella del medico in un continuo rimando che assume i tratti delle più intense relazioni umane.  

I principali argomenti su cui stavano allora discutendo Dora e Freud erano sul perché lei avesse taciuto per alcuni giorni la scena del lago, e sul perché avesse poi improvvisamente raccontato tutto ai genitori. Freud capisce che qui c’è l’anello debole. Egli inizialmente sembra offendersi per il fatto che Dora non gli avesse raccontato praticamente nulla. Evidentemente si stavano muovendo i primi passi per instaurare una relazione profonda (pag 202). 

La relazione terapeutica si costituisce all’interno di una narrazione che coinvolge sia il medico, che costruisce la narrazione, sia il paziente che produce materiale psichico. 

Sono le associazioni libere che producono una narrazione costruita da colui che sta ad ascoltare. Questi ricuce, fa da capocomico nei “sei personaggi in cerca d’autore, e mette assieme i diversi elementi creando una narrazione. È, quindi, chi ascolta che fa la narrazione e non è la paziente che narra […]. Una ricostruzione di Freud è questa: “lei era imperatore in casa, poi è arrivato il fratello minore, ha distrutto il suo monopolio degli affetti, e quindi ha creato una situazione per cui lei si è sentito rifiutato”. Non sappiamo se sia la verità, ma la verità circa fatti antichi, persino gli storici sono d’accordo che non è conoscibile. La storia nasce quando lo storico si mette a tavolino e scrive […]. In realtà siamo noi che costruiamo una narrativa. L’importante non è che sia vera, ma che questi elementi siano verosimili, che leghino assieme i vari elementi in modo coerente. La scienza non cerca “la verità”. La verità è ciò che cercano la religione e la filosofia; la scienza cerca dei modelli verosimili e possibilmente ripetibili (pag. 38). 

E per concludere sul ruolo della psicoanalisi nella psichiatria e in medicina: 

Freud, applicando questo aspetto narrativo, fa della psichiatria un’arte che non tutti sono in grado di praticare. Un’arte che molto spesso, anche oggi, è esercitata da gente che queste cose non le sa fare, non essendo dotata di sufficienti istanze creative né di adeguate capacità narrative (pag 195). 

Su invito del Prof. Pompili, a cui sono legata da un’amicizia fraterna (si veda a questo proposito, e pertinentemente, Pompili et al, 2002) ho voluto recensire brevemente questo corpus affidandomi, invogliata dalle suggestioni dei testi del Prof. Rossi, a un filtro personale. 

Per ritornare all’incipit, che non era in tema - e per concludere in tema -, quale fu il motivo per cui rinunciai a quel primo posto per rimanere a Roma, avrebbe potuto spiegarmelo Romolo Rossi (o Freud), se glielo avessi chiesto.  

Il conflitto è tra il bisogno di verità dell’inconscio e la difesa serrata che l’Io oppone a tutte quelle situazioni che possono metterlo in contrasto con la realtà esterna. Non è il conflitto della nevrosi, è il conflitto della vita! Tra il bisogno di esprimersi come si è, ed il bisogno di starne attenti, perché l’essere “come si è” porta a sensi di colpa, ad angoscia, ecc.  

Se una persona ritenesse di poter diventare fredda e sterile andando in analisi sarebbe certamente matta! Nessuno lo vorrebbe. Una persona non può diventare un robot che riesce a prevedere tutto, che conosce tutto quello che c’è nell’inconscio! […] Una persona deve, in una certa misura, poter ‘sguazzare’ nei propri mali. […] Questo urto tra il bisogno interno di espressione dell’inconscio e il bisogno di frenarlo non è la radice della malattia. Questa è la grande intuizione della psicoanalisi…(pag.207-208). 

E allora rileggiamo Freud, lasciamo andare ciò che si può ormai consegnare alla storia delle idee, e conserviamone l’eredità e il valore euristico per la psicoterapia contemporanea: la ricerca, nella relazione con il paziente, di un orizzonte di senso, per rinarrare una storia accettabile. 

 

Kandel ER. Biology and the future of psychoanalysis: a new intellectual framework for psychiatry revisited. American Journal of Psychiatry 1999; 156:505-24 

Pompili M, Comparelli A, Tatarelli R. La psicoterapia psicodinamica nella formazione dello psichiatra. Medic 2002;10: 39-44 

 

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