"BUCARE LO SCHERMO" Una recensione

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4 ottobre, 2022 - 17:30
Autore: ROBERTO POZZETTI
Editore: Alpes Roma
Anno: 2022
Pagine:
Costo: €18.05

Dal digitale alla psicoanalisi, questa è la prima impressione che raccolgo dopo la lettura del libro di Roberto Pozzetti. In fondo dalla contemporaneità del digitale l’autore trova il modo per riportarci al cuore di alcune questioni psicoanalitiche fondamentali. Il digitale pur essendo un'interfaccia artificiale, penetra nelle vite dell’umano rischiando di creare un buco nella vita mentale di ciascuno. Non a caso Roberto Pozzetti parte dall’interpretazione dei sogni di Freud, il sogno è appunto quella funzione che con Bion, possiamo dire che crea una sorta di “barriera di contatto” tra il sogno e il sognatore. Riprendendo il sogno di un papà che veglia il figlio in agonia, l’autore ci permette di accostare il tema del visibile e di ciò che c’è al di là del visibile: 

 

Un sogno di questo tipo rovescia la rappresentazione. Buca lo schermo del sogno. Fa buco nellimmagine onirica. Al cuore del sogno non vi è la rappresentazione dellimmagine, non vi è il vedere. L’accorato dire Non vedi? apre spazio alla voce che la porta, alla voce del figlio come ultimo oggetto pulsionale e allo sguardo di rimprovero che ne è il correlato.  

L’oltrepassare il lato del visibile pone loggetto invisibile, specifico della pulsione, al centro di un sogno che sembra di primo acchito decisamente e drammaticamente edipico 
 



 

 

 

  La pulsione è ciò a cui il digitale punta direttamente, bypassando la mediazione simbolica, incarnandosi nell’umano ne diviene una protesi. Il digitale che punta sul vedere immagini sempre più raffinate, in grado di diventare più Reali della realtà. Ripercorrendo i primi sviluppi della psicoanalisi di Freud, l’autore ci introduce al passaggio del sogno come soddisfazione di un desiderio, al primato dell’oggetto pulsionale. Qui c’è tutto il richiamo di una lettura Lacaniana del padre come rappresentante della legge che struttura il simbolico.  

 

La tesi fondamentale di questo libro è che il declino del padre, del pater familias, della società patriarcale vada a coincidere con lesponenziale diffusione degli oggetti; a proposito della diffusione degli oggetti, ci riferiamo in questo libro specialmente agli oggetti digitali 

 

  L’autore propone un dialogo tra psicoanalisi e sociologia per cercare di inquadrare come la diffusione del digitale diventi un fenomeno di massa ma  allo stesso tempo legato alla nostra intimità. Il digitale che accompagna le nuove configurazioni sociali e famigliari, che entra e determina i rapporti interpersonali, dettandone i ritmi e le forme di esistenza. La psicoanalisi può così dialogare con i fondamenti storici della sociologia come Emile Durkheim, fino ad arrivare alla società liquida di Zygmunt Bauman.  

 Il digitale però lascia una traccia, presuppone l’informazione e il suo padroneggiamento. La corsa alla digitalizzazione è una rincorsa ad avere uno strumento sempre più accessibile, veloce, che è a disposizione ogni volta che si vuole. Questo diventa un punto critico, la volontà di padroneggiare il digitale, va ad interferire con la volontà dell’umano. L’oggetto sembra prendere il sopravvento sul soggetto che pensa, che vuole e che desidera. Qui la psicoanalisi ci interroga sul rapporto soggetto-oggetto, ci chiede di riflettere sulla loro natura.  

  Questi importanti temi vengono sviluppati dall’autore accompagnando il lettore con l’ausilio di un retroterra storico psicoanalitico, il quale permette di inquadrare il discorso all’interno di una propria cornice. La contemporaneità viene descritta dall’autore nelle sue più intime pieghe, mostrando come i temi su cui si è interrogata la psicoanalisi (soprattutto lacaniana) sono i temi che una lettura sociologica della contemporaneità si pone. Questi temi non facili, vengono proposti da Roberto Pozzetti in una chiave accessibile. In fondo per capire la contemporaneità che ci permea è necessario farne un’analisi. E l’autore riprende i fondamenti del fare un’analisi partendo dal tema non semplice del significante.  

  Cos’è un significante si possono chiedere gli psicoanalisti non lacaniani, perché esso è intimamente legato alle condizioni del fare analisi? Qui la psicoanalisi del futuro, si articola in un discorso in cui ciò che è specificamente psicoanalitico diviene una chiave di lettura per i fenomeni sociali. La psicoanalisi lacaniana ha saputo dialogare con le nuove forme del sociale, dei suoi aspetti sintomatici, e con le sue carenze sublimatorie. La pulsione in questo senso non rimane un oggetto di antiquariato psicoanalitico, ma riprende il centro della scena, scandendo quelli che possono essere i rapporti soggetto-oggetto, e diventando una chiave interpretativa della proliferazione, del following, del fare massa avrebbe detto Eugenio Gaburri. 

L’approccio storico ricostruttivo caratterizza la riflessione sull’oggetto in psicoanalisi. Su questo punto si sviluppa un dialogo tra le teorie freudiane e postfreudiane, con il discorso lacaniano. Questo è di particolare interesse perché ritengo che questo tipo di dialogo sia essenziale per la psicoanalisi di oggi che soffre troppo di una frattura teorica. Il libro nel capitolo sull’oggetto riesce a mostrare in modo convincente gli sviluppi storici della nozione di oggetto, da Freud a Melanie Klein, arrivando fino a Fairbairn. Questa ricostruzione storica permette a posteriori di accostare quelle che sono state le innovazioni introdotte da Lacan, tracciando nuove rotte (spesso non conosciute). In questo senso, lo psicoanalista e l’interessato alla psicoanalisi troveranno un modo per fare sintesi e capire le basi sulle quali si è sviluppato il discorso sull’oggetto in Lacan.  

  Il tutto in modo rigoroso ma fruibile, cosa non sempre possibile quando ci si addentra nei meandri del discorso psicoanalitico lacaniano. Questa posizione  trova una sua sintesi di interesse nell’ indagare gli oggetti causa di godimento, distinguendoli dagli oggetti causa del desiderio. Questa distinzione può essere una chiave di volta su cui possono transitare sia gli addetti ai lavori che i lettori curiosi di questioni psicoanalitiche. Le considerazioni sull’oggetto pur avendo uno sfondo teorico, diventano il prerequisito per incontrare il fulcro della riflessione del libro, ovvero il cosa sia l’oggetto digitale. Anche qui la ricostruzione storica diventa cibo succulento per chi vuole cogliere le radici storico scientifiche della nascita del digitale. La contrapposizione analogico e digitale diventa sinonimo di passato e di presente orientato al futuro. Le implicazioni sociali in chiave psicoanalitica permettono di gettare uno sguardo di comprensione in un mondo iperveloce, iperconnesso che non ha più il tempo di riflettere su di sé. Nuove forme di identità vanno costituendosi, e il digitale ne diventa il supporto. I pazienti contemporanei arrivano nello studio dello psicoanalista con delle forme di ibridazione umano digitale mai viste prima. Le distanze si accorciano, e le modalità di connessione si moltiplicano. Anche le patologie sono ibridate dal digitale, e il digitale apre a nuove domande sul come accogliere e trattare queste nuove forme di identità ibrida. Il virtuale è sceso nel campo delle terapie psicologiche, e nel suo porsi come alternativa all’ormai classico incontro in presenza, confronta i clinici con i nuovi setting valutandone la loro possibile efficacia. Il tema del corpo in psicoanalisi assume un rilievo ancor più pregnante se lo collochiamo all’interno di una relazione terapeutica virtuale. Quale dunque gli effetti di questi cambiamenti nelle cure, e in che modo impostare le cure partendo da queste nuove forme di ibridazione? Gli oggetti digitali però non pongono solo problemi, ma intervengono anche come risorse, ad esempio nel trattamento dell’autismo. Questo è uno degli innumerevoli punti toccati dall’autore nell’affrontare il tema del rapporto psicoanalisi e digitale. Alla fine del viaggio nella lettura di questo libro, si arrivano ad incontrare tre grandi temi del discorso lacaniano, l’immagine, la scrittura e il linguaggio.  

  L’articolazione di questi temi restituiscono lo specifico dell’apporto della psicoanalisi lacaniana al come l’evoluzione delle comunicazioni attraverso il digitale diventi una vera e propria trasformazione antropologica dell’uomo. Il libro di Roberto Pozzetti è oggetto che muove a soggettivare il discorso, ponendosi sia come oggetto culturale della società attuale, e sia come riflessione sulla teoria e la pratica psicoanalitica attuale. Un libro con molte ricostruzioni storiche che possono soddisfare il desiderio di sapere, e che però entra nell’attualità dei problemi della tecnica psicoanalitica. Dunque un testo da leggere, che travalica i confini del settorialismo psicoanalitico e che si inserisce a tutto tondo all’interno dei dibattiti delle diverse comunità psicoanalitiche e psicoterapeutiche in generale. 

 

 

Bibliografia 

 

Bion W. (1970) Attenzione e interpretazione. Armando, 2010 

 

Gaburri E,, Ambrosiano L. (2003) Ululare con i lupi. Bollati Boringhieri, 2003. 

 

Lacan J. (1966) Scritti. Einaudi. 1974 

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