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L’Influenza della Teoria Medica Psichiatrica e ‘Somatica’ sulle Città Americane degli Ultimi Anni del Diciannovesimo Secolo

25 Ott 12

Di Robert-Hewitt

Sommario

Questo scritto mette in evidenza il sviluppo parallelo di teorie di progettazione ambientali e mediche del diciannovesimo secolo, che mettono in relazione le condizioni ambientali locali con la salute psicologica e ‘somatica’ di un insediamento urbano, avanzando l’ipotesi che in quel periodo, in presenza di teorie mediche di grande ampiezza e varietà, particolarmente significativo per lo sviluppo dell’America urbana del diciannovesimo secolo fu l’influenza della teoria del miasma e di un gruppo di nuove teorie psichiatriche. A questo riguardo, il documento esamina l’ascesa e l’ampio consenso della teoria del miasma da parte dei medici americani, l’influenza della ‘moral therapy’ e delle terapie psichiatriche che mettono in relazione l’infermità mentale con l’urbanizzazione, e la conseguente diffusione popolare di quell’insieme di teorie sulla correlazione tra caratteristiche ambientali, salute mentale e malattia. Teorie parallele di progettazione ambientali si trovano negli scritti di Frederick Law Olmested. L’interesse di Olmested per la salubrità degli ambienti, a sua volta, è documentato sin dagli anni della sua formazione, dalla progettazione di Central Park, la sua adesione alla Commissione Sanitaria degli Stati Uniti, e dalle sue proposte riguardo a decine di schemi urbani attraverso le città in fase di crescita urbanistica del nord-est degli Stati Uniti continentali. Il documento è organizzato in modo tale da ripercorrere l’influenza della teoria del miasma in generale, e poi in particolare su Olmsted, descrivendone l’applicazione nel contesto urbano. In maniera analoga il documento ripercorre l’influenza delle teorie psichiatriche in generale e su Olmsted, descrivendone l’applicazione nel contesto urbano.

 

 

Risse, in "Epidemics and Medicine: The Influence of Disease on Medical Thought and Practice", indica che "la malattia è frequentemente esposta a variabili tanto culturali quanto biologiche, definite in larga misura da criteri sociali che si basano su una serie di valori, e poiché le definizioni cambiano, "è spesso relazionata a tali componenti sociali, culturali e biologiche." (Risse, 1993) Le sue osservazioni non potrebbero essere meglio illustrate che dal paesaggio e dal tessuto urbano delle città americane degli ultimi anni del diciannovesimo secolo, ed in modo particolare da quelle del Nord-Est in rapida urbanizzazione. Molti storici urbani hanno scritto a proposito del ruolo dei medici, di quanti hanno patrocinato la tutela della salute pubblica e dei riformatori nel costituire tali città, e ciò ha determinato di conseguenza un’impressionante mole di lavori che trattano tale argomento. Tuttavia, nonostante il fatto che in essi si riconosca ampiamente l’influenza della medicina sullo sviluppo urbano americano, vi sono differenze sensibili tra i vari autori sul peso di tale influenza. (McKelvey, 1963;Jackson, 1972; Chudakov, 1981)

Da un’indagine sulle storie urbane più rappresentative che trattano l’influenza del pensiero medico sulle città del diciannovesimo secolo emerge che vi sono delle differenze "naturali" all’interno dell’ampia letteratura disponibile. Gli studi che privilegiano gli aspetti formali e strutturali mostrano uno spiccato interesse e uno sviluppo considerevole di numerosi modelli architettonici ed ambientali relazionati con la medicina — ivi compresi ospedali, case popolari, ospedali psichiatrici, cimiteri e parchi. (Thompson, 1985; Burnett, 1986; Plunz, 1990; Grob, 1973; Jackson, 1989; Schuyler, 1986; Cranz, 1982) Nell’ambito di tali scritti, risalta anche uno spiccato interesse per il rapporto tra la medicina, i processi sociali e l’edilizia di paesi, cittadine e città — in modo particolare per quanto riguarda gli effetti della formazione e lo sviluppo di tali valori, e dell’influenza di classe sullo sviluppo urbano. (Handlin, 1979; Bindford, 1985; Gaskell, 1981) Le storie che trattano le misure sanitarie e la regolamentazione urbanistica del periodo, tra l’altro molto poche, hanno necessariamente dato all’argomento enfasi maggiore di quelle morfologiche in generale. Esse differiscono dalle storie formali nello sviluppare in modo più diretto questioni che riguardano l’ascesa di istituzioni pubbliche, organizzazioni professionali, sistemi urbani e pianificazione urbanistica. (Keating 1984; McShane, 1978; Peterson, 1979)

Un importante gruppo di lavoro sulla struttura sociale urbana Americana dello stesso periodo ha analizzato le correlazioni tra la medicina e le questioni connesse con la povertà, le differenze etniche, la razza e l’emigrazione. Tra gli studi esaminati, quelli dedicati ai temi relativi alla povertà urbana sono quelli che evidenziano maggiormente la correlazione tra il pensiero medico e la struttura sociale. (Ward, 1989; Bodner, 1990; Pleck, 1979) Le storie sui movimenti religiosi del diciannovesimo secolo e delle organizzazioni religiose urbane forniscono, a loro volta, la prova dell’influenza delle opinioni popolari sulla medicina e delle pratiche curative non tradizionali sulla struttura sociale urbana dell’epoca. (Magnuson, 1977; Fuller, 1989) Inoltre, anche se spesso con apertura molto limitata e con risvolti anedottici, vi sono tuttavia alcuni studi urbani politici ed economici intorno alle opinioni dei medici a proposito dello sviluppo di quartieri modello per operai di un’industria ed il movimento riformista. (Garner, 1984; Foglesong, 1986; Melosi, 1980; Lubove, 1963)

Molto simili alle storie urbane, quelle mediche riconoscono ampiamente l’influenza della medicina sull’urbanizzazione dell’America del diciannovesimo secolo. Proprio come per le storie urbane, anche qui vi sono grandi differenze nell’enfasi data dai singoli lavori sul significato di tale influenza,e molti degli autori trattano ampiamente il soggetto trattandolo in maniera secondaria o secondo risvolti anedottici. (Rosenburg, 1989; Sargent, 1982; Caplan, 1989) Come già visto nelle storie urbane, anche questi autori tendono a mettere in relazione medicina e città in misura maggiore negli studi morfologici, concentrandosi più frequentemente su ospedali, cliniche, ospizi ed ospedali psichiatrici. (Freymann, 1974; Rosenberg, 1987; Gauldie, 1974; Evans, 1982) Le storie sanitarie pubbliche, non sorprendentemente, mostrano forse più degli altri le correlazioni tra la sanità e le città, in particolare per quel che riguarda lo sviluppo di istituzioni pubbliche, organizzazioni professionali e sistemi urbani. (Duffy, 1992; Tesh, 1995; Hamlin, 1992)

Tuttavia, nonostante il grado di interesse per l’influenza del pensiero medico sui processi di urbanizzazione in America nel diciannovesimo secolo sia stato indiscutibilmente alto, è stata riservata poca considerazione all’interpretazione, integrazione ed applicazione di specifiche conoscenze mediche in sede di studi per la progettazione intenzionale di tali città. Inoltre, la letteratura ha un orientamento di tipo prevalentemente somatico — riguarda soprattutto manifestazioni fisiologiche associate a malattie epidemiche ed infettive — con scarsi o nulli riferimenti all’influenza del pensiero medico psichiatrico. Oltre a ciò, sembrano mancare lavori che esaminino l’interpretazione, l’integrazione e l’applicazione di teorie somatiche e psichiatriche nella progettazione urbanistica dell’America del diciannovesimo secolo. Ciò che emerge in modo evidente tanto da fonti primarie come secondarie, tuttavia, è lo sviluppo parallelo di teorie di progettazione ambientali e mediche del periodo, che mettono in relazione le condizioni ambientali locali con la salute psicologica e somatica di un insediamento urbano.

Questo scritto mette in evidenza tale sviluppo, avanzando l’ipotesi che in quel periodo, in presenza di teorie mediche di grande ampiezza e varietà, particolarmente significativo per lo sviluppo dell’America urbana del diciannovesimo secolo fu l’influenza della teoria del miasma e di un gruppo di nuove teorie psichiatriche. A questo riguardo, il documento esamina l’ascesa e l’ampio consenso della teoria del miasma da parte dei medici americani, l’influenza della ‘moral therapy’ e delle terapie psichiatriche che mettono in relazione l’infermità mentale con l’urbanizzazione, e la conseguente diffusione popolare di quell’insieme di teorie sulla correlazione tra caratteristiche ambientali, salute mentale e malattia. Teorie parallele di progettazione ambientali si trovano negli scritti di Frederick Law Olmested. L’interesse di Olmested per la salubrità degli ambienti, a sua volta, è documentato sin dagli anni della sua formazione, dalla progettazione di Central Park, la sua adesione alla Commissione Sanitaria degli Stati Uniti, e dalle sue proposte riguardo a decine di schemi urbani attraverso le città in fase di crescita urbanistica del nord-est degli Stati Uniti continentali. Il documento è organizzato in modo tale da ripercorrere l’influenza della teoria del miasma in generale, e poi in particolare su Olmsted, descrivendone l’applicazione nel contesto urbano. In maniera analoga il documento ripercorre l’influenza delle teorie psichiatriche in generale e su Olmsted, descrivendone l’applicazione nel contesto urbano.

L’Ascesa e l’Interpretazione delle Teorie del Miasma

Mentre tutti gli storici della medicina concordano nel sostenere che i medici americani del diciannovesimo secolo esprimevano opinioni ampiamente divergenti circa le origini e la causa della malattia, Sczygiel ed io sosteniamo, nel 19th Century Medical Landscapes: John H. Rauch, Frederick Law Olmsted and the Search for Salubrity, che le teorie del miasma acquisirono enorme popolarità nell’America della fine del diciannovesimo secolo. A supportare tale argomentazione, vogliamo far presente che tale aumento di popolarità fu il risultato di diversi fattori, tra cui: l’ascesa teoretica della teoria del miasma in Gran Bretagna, la trasformazione radicale del pensiero medico durante la metà del secolo, l’uso di ‘medical topographies’ per accertare lo stato di salute di una determinata località in base alle sue caratteristiche ambientali, e la divulgazione delle teorie sul miasma ad opera della Commissione Sanitaria degli Stati Uniti. Il lavoro di Cristopher Hamlin e di Ann LaBerge confermano le ipotesi iniziali su tale materia.

Parlando del periodo di trasformazione della comunità della Gran Bretagna all’interno della posizione teoretica che parte da una interpretazione della malattia olistica su base sociale fino ad una interpretazione su base ambientale fondata in gran misura sulla teoria del miasma, Hamlin attribuisce al medico Southwood Smith il merito di aver fornito una ricostituzione fondamentale dell’eziologia della malattia, quando mette in relazione le teorie più accreditate di eccitazione fisiologica e di predisposizione biologica con quelle del miasma in misura maggiore di quanto era stato fatto in precedenza. (Hamlin, 1990) L’analisi di LaBerge sulla trasformazione delle statistiche relative alla sanità pubblica Francese ad opera di Edwin Chadwick, un fautore della sanità pubblica, fa pensare che il ragionamento di Smith fu solo in parte responsabile. LaBerge racconta la trasformazione delle posizioni teoretiche in Mission and Method, evidenziando che mentre Chadwick inizialmente acquisì credibilità dando corpo al lavoro sulla sanità pubblica dello statistico francese Rene Villarme, molto noto a Parigi, la sua tesi secondo cui la povertà era una manifestazione di malattie urbana e malesseri causati da condizioni miasmatiche, non solo in seguito confutò le teorie di Villerme, di base sociale, ma contribuì in modo significativo a scindere concretamente l’eziologia della malattia dai processi biologici e sociali — prima in Gran Bretagna, e successivamente in Europa e nelle Americhe. (LaBerge, 1992)

Tuttavia, mentre tanto Hamlin quanto LaBerge concordano nel ritenere che l’autorevolezza delle teorie di Southwood e Chadwick accelerò la predominanza delle teorie sul miasma e l’enfasi conseguente data all’empirismo ambientale in Gran Bretagna, per l’America fu forse più significativo il fondamento teoretico che tali teorie fornirono per accelerare i cambiamenti nell’ideologia medica con cui esse erano in relazione, come evidenzia John Harley Warner, in The Therapeutic Perspective: Medical Pratice, Knowledge, and Identity in America 1820-1885. Citando il "principio di specificità" come fondamento logico della trasformazione dell’epistemologia medica cominciata tra il 1825 ed il 1850, Warner sostiene che per i medici Americani la "specificità" forniva connessioni teoretiche più consistenti tra condizione fisiologica e luogo specifico, tesi questa che non era presente nelle ideologie precedenti, più sistematiche. Egli sostiene, inoltre, che la "specificità"induceva a maggiori sforzi di documentazione sulle condizioni tanto meteorologiche quanto ambientali della malattia in una certa area. (Warner, 1986)Mentre peraltro la "specificità" facilitò l’accettazione delle teorie mediche europee basate su fattori ambientali ed induceva ad una comprensione delle condizioni meteorologiche ed ambientali, sia tra i medici che tra i sostenitori della "specificità" venne meno l’interesse a documentare le condizioni meteorologiche ed ambientali della malattia. (Cassedy, 1986; Tomes, 1997)

Particolarmente significativa per una crescente consapevolezza della relazione l’ambiente e la malattia fu la popolarita’ delle ‘medical geographies’ scritte da coloro che si insediarono nei nuovi ambienti con cui si trovarono in contatto. Il modo con cui tali ‘medical geographies’ mettevano in relazione nuovi ambienti con la malattia segui’ lo schema delle metodologie mediche prevalenti associate con la "medical topography", la quale si sforzava di identificare specifiche caratteristiche ambientali associate alla malattia quali: il movimento dell’acqua, la turbolenza dell’acqua, la sua profondita’, il grado di salinità, l’umidità del terreno, la configurazione dello spazio ambientale, la densita’ abitativa, la presenza di alberi ai fini dell’ossigenazione, la pulizia meccanica dell’aria, la densita’ ed il tipo di vegetazione, come pure la tipologia del terreno. (Jones, 1967; Warner, 1992; Rosenberg, 1960) A systematic treatise . . . di Daniel Drake e’ un esempio rappresentativo dei molti studi di quel periodo che illustrano tali aspetti. Tipico in questi studi, Drake descrisse la configurazione del terreno come "una delle condizioni determinanti per la febbre autunnale", notando che essa forniva "la materia che costituisce un gas venefico", e che "a parità di tutte le altre circostanze, la febbre autunnale è molto diffusa quando la quantita’ di materiale organico e’ massima e lo è molto poco quando e’ minima". Egli avanzava l’ipotesi che il calore solare fosse un fattore significativo per l’eziologia della febbre gialla, e che esso "impregna(ndo) l’aria di vapore, alzasse di conseguenza la temperatura di condensazione ad alti livelli", facendo evaporare "l’acqua in eccedenza di stagni, pantani, paludi e ruscelli stagnanti…favorendo la fuoriuscita di gas ed il presunto gas malarico ancora non isolato." (Drake, 1854)

La valutazione del noto storico John Duffy sulla popolarizzazione delle ‘sanitation’ nell’America del diciannovesimo secolo conferma l’influenza riconosciuta ai differenti tipi di caratteristiche ambientali specifiche menzionate nel materiale topografico, geografico, e nei libri popolari e che divennero popolari grazie alle relazioni mediche fornite dalla Commissione Sanitaria degli Stati Uniti. In una di tali relazioni, intitolata "Military Hygien and Therapeutics" si sostiene che per accamparsi era importane evitare paludi o zone "malariche". In un altro documento intitolato "Miasmatic Fevers", gli autori fanno riferimento alle manifestazioni ed alle condizioni ambientali associate specificatamente a tali febbri, tra cui: l’ubicazione ed il disegno strutturale degli ospedali reggimentali; l’esigenza di aria salubre da parte dei pazienti; la disposizione di aperture nei muri perimetrali per la circolazione dell’aria; il rifiuto di utilizzare i meno salubri ambienti sotto il livello del suolo; la preoccupazione per i vapori nocivi stagnanti; e le aree con aria viziata permanente. (Post, 1865) Tuttavia, se la teoria di Duffy, che insegnava a prevenire la malattia e come poter evitare le condizioni miasmatiche, e dunque riguardava la vita di milioni di americani, testimonia la popolarizzazione della teoria del miasma e delle caratteristiche ambientali specifiche che ne conseguirono, forse altrettanto significativa come la popolarizzazione del miasma da parte della Commissione Sanitaria fu la "convocazione" al suo interno di professionisti prestigiosi, di difensori della salute pubblica e designer ambientali quali Frederick Law Olmsted. (Duffy, 1992)

 

 

L’Introduzione alla Teoria del Miasma di Frederick Law Olmsted

Quando Olmsted ricevette la nomina di Segretario Generale della Commissione Sanitaria durante la Guerra Civile ed ebbe dunque l’opportunità di lavorare più da vicino con medici di fama nazionale ed igienisti, egli poté approfondire le sue conoscenze sugli studi americani ed inglesi delle malattie epidemiche. Durante tale incarico, egli espose in pubblicazioni le caratteristiche del paesaggio identificate dalla teoria del miasma, descrivendo regole generali per preservare lo stato di salute dei soldati, e trattando inoltre le febbri continue e la natura ed il trattamento della febbre gialla e delle febbri miasmatiche. Per i lavori successivi di Olmsted vanno notate le pubblicazioni che si riferiscono al rapporto tra il miasma e lo strato di foglie, il potere della vegetazione nell’ostacolare e prevenire la trasmissione del morbo, la relazione tra il miasma e il rivoltare il terreno, e come esso attrae ed assorbe l’acqua "che si trova nel passaggio di venti che spazzano via le fonti del miasma." (Beverage, 1997)

L’attenzione di Olmsted per le conseguenze sul piano fisiologico prodotte da ambienti insalubri, tuttavia, non cominciò con la Commissione Sanitaria, ma prese le mosse sin dagli anni formativi e con il lavoro da lui svolto a Central Park. Le idee di Andrew Jackson Downing sui paesaggi salubri influenzarono senza dubbio il modo di pensare di Olmsted riguardo alle qualità del paesaggio in termini di salute, come pure quello dell’America della metà del secolo. Le sue prime letture di John Claudius Loudon lo avrebbero poi introdotto a risvolti più complessi della teoria del miasma e della progettazione urbana, ivi comprese le fonti più referenziate riguardo alla malaria. (Simo, 1988) La comprensione di Olmsted delle applicazioni progettuali in ambienti urbani fu ampliata, infine, dalla collaborazione con l’ingegnere sanitario George Edwin Waring Jr.. (Waring,1867)

La nomina di Olmsted in un comitato di esperti della New York Legislature nel 1870 incaricati di studiare la grande diffusione della malaria ed il suo possibile sviluppo a Staten Island indica chiaramente la posizione da lui raggiunta in quel periodo come affermato designer ambientale e difensore della salute pubblica. La relazione che ne conseguì, nel 1871, fa leva in gran misura sulle competenze di medici, ingegneri sanitari e geologi, come pure sulle sue stesse idee in materia di design e progettazione, ma il ruolo delle teorie mediche nelle soluzioni di design da lui proposte rimangono chiaramente evidenti. I nuclei abitativi dovevano essere collocati a distanze adeguate l’uno dall’altro per permettere che il flusso dell’aria di disperdesse ogni agente inquinante, mentre gli alberi dovevano aiutare a purificare l’aria, poichè l’aria venefica era in gran parte neutralizzata passando attraverso il fogliame. Egli sostenne, inoltre, che gli alberi potevano assolvere anche all’importante funzione di assorbire l’umidità del suolo in eccesso e di impedire il rapido riscaldamento e la conseguente fuoriuscita di gas, e che le cinture di alberi erano viste come barriera contro la malaria. (Olmsted, 1871)

Le teorie di Olmsted sul rapporto tra salute fisica e densità della popolazione, ventilazione, condizione del paesaggio ed alcune caratteristiche dell’acqua e degli spazi aperti non solo servirono come fondamento razionale per l’espansione dei sobborghi urbani, ma anche per tracciare uno schema urbano più ampio. Basandosi sul convincimento che le città in via di industrializzazione erano destinate a crescere e che la loro crescita e diversificazione economica fossero componenti essenziali del progresso verso un livello di civilizzazione più alto, egli avanzò l’ipotesi che la pianificazione alla crescita fosse indispensabile per evitare condizioni di povertà, malattia ed altri "mali" propri delle aree urbane. (Bender, 1975) Egli propose una crescita incrementale vincolata all’introduzione di specifiche tipologie di paesaggio coerente con le eziologie mediche prevalenti come uno degli obiettivi specifici per combattere quei mali. In particolare, emergono dai suoi scritti quattro tipologie di paesaggio: le aree a bassa densità urbana e suburbana, i grandi parchi di divertimento ed i parchi locali di dimensioni più ridotte con alberi allineati e passeggiate pubbliche di collegamento.

In una relazione del 1877 diretta al Comitato del Dipartimento dei Lavori Pubblici di New York City sulla configurazione di due nuovi quartieri, Olmsted suggeriva di avere maggiori spazi aperti e modelli di più bassa densità urbana perché "nel mezzo di tutti questi blocchi scuri e stretti l’uno contro l’altro non possono che esserci molti spazi con una cattiva ventilazione, malamente illuminati dalla luce naturale che passa attraverso insalubri vapori di combustione." A generale sostegno di una minore densità urbana egli affermò:

" siamo ora in grado di dire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che quanto meno la maggior parte dell’immunità dalla peste e da altre forme di pestilenza e da incendi distruttori, gran parte del miglioramento generale nella sanità e l’aumento della durata della vita di cui hanno beneficiato le città civilizzate ultimamente è dovuto all’abbandono del vecchio sistema di costruzione compatta delle città stesse, e all’aver gradualmente adottato il sistema di costruire con maggiori spazi soleggiati e areati; un’abitudine che venne introdotta poichè tali risultati non erano stati anticipati in modo intelligente." (Olmsted, 1877)

 

Le sue teorie sulla creazione di parchi urbani si basano, in parte, sull’idea che

"… i maggiori ostacoli alla prosperità delle comunità cittadine sono sempre stati collegati alle condizioni… che hanno condotto alla stagnazione dell’aria ed una forte mancanza di luce solare.". (Olmsted, 1868)

 

"L’aria è disinfettata dalla luce del sole e dal fogliame. Il fogliame può anche agire meccanicamente per purificare l’aria agendo da schermo. (Olmsted, 1868)

"Le opportunità e gli incentivi ad evadere a intervalli frequenti dall’aria viziata e circoscritta dei quartieri commerciali e di fornire ai polmoni aria schermata e purificata dagli alberi (divennero necessari per proteggere la salute)…" (Olmsted, 1868)

 

Nel sostenere la proposta di creare viali alberati, egli notava che:

"Se tali strade fossero ancora più ampie, con viali spaziosi, il vantaggio (in termini di scenario e qualità dell’aria) aumenterebbe. Se ciascuna di esse fosse grande abbastanza, e fossero previste strade laterali e collegamenti in direzioni opportune al fine di servire come adeguato punto di comunicazione tra due grandi quartieri o tra il centro commerciale e la periferia, un gran numero di persone potrebbe così beneficiare quotidianamente di elementi che si oppongono a quelli che desideriamo combattere." (Olmsted, 1870)

 

Tuttavia, mentre queste tipologie di paesaggio rappresentano i tipi di modiche ambientali patrocinate da Olmsted durante tutta la sua lunga carriera, e ne esiste, inoltre, un’ampia documentazione circa il significato avuto nello sviluppo morfologico dell’America urbana durante il periodo critico della crescita urbana esaminata in questo scritto, ciò che appare evidente è l’influenza della teoria medica sui suoi interventi in campo ambientale. Basandomi sul lavoro condotto in collaborazione con Sczygiel, ho sostenuto che gli sviluppi del pensiero europeo influenzarono il pensiero medico americano intorno al miasma; che l’uso delle rappresentazioni topografiche mediche e la Commissione Sanitaria strumentali servirono a diffondere le teorie del miasma e che a sua volta Frederick Law Olmsted interpretò ed utilizzò tali teorie per "far conoscere" le sue proposte per lo sviluppo di parchi, viali, sobborghi e periferie inserendo elementi progettuali quali: barriere contro le malattie, purificatori dell’aria ed accesso terapeutico. Tale argomentazione riflette specificatamente il grado di conoscenza e il modo di intendere, da parte di Olmsted, la teoria medica, fornendo, inoltre, una prova dell’influenza del pensiero medico sulla crescita e l’assetto delle città americane dell’epoca. In esso è anche chiaramente implicito il clima intellettuale che sosteneva la sperimentazione tra i professionisti americani medici ed i progettisti ambientali, come pure il conseguente spostamento nella percezione del paesaggio dell’epoca — ambienti naturali e fatti dall’uomo dotati in misura sempre maggiore di caratteristiche benigne e patogene, sia fisiologicamente che psicologicamente. Tuttavia, la comprensione ed interpretazione del pensiero medico da parte di Olmsted non si limitava alle teorie mediche somatiche ed agli assetti ambientali basati sul miasma, ma si estendeva alle teorie psichiatriche ed i modelli concettuali della mente allora dominanti.

 

Il ‘Moral Treatment’ ed il Pensiero Psichiatrico dell’Epoca

Gli storici della medicina, se da un lato concordano nel ritenere che il pensiero medico europeo influenzò la teoria medica somatica americana e in modo specifico la teoria del miasma, sostengono al contempo l’influenza esercitata dal pensiero psichiatrico europeo sulla medicina psichiatrica americana del diciannovesimo secolo. Considerando soprattutto la cultura medica ed i modelli istituzionali come fattori chiave per il ruolo esercitato dal pensiero psichiatrico europeo dell’epoca, Edward Shorter afferma che la mancanza di tradizioni in America, in una fase in cui in Europa la psichiatria aveva istituito case di cura "pre-mad house", unita ad uno sviluppo tardivo delle istituzioni mediche americane contribuì prima del 1930 ad uno scarso sviluppo della psichiatria "propriamente americana." (Shorter, 1980) A favore di tale tesi si può notare che in Europa lo sviluppo estensivo di "case di cura psichiatriche" può essere fatto risalire al quindicesimo secolo, mentre in America lo sviluppo di istituti medici americani prima del 1800 è molto limitato (esistevano tre istituti americani antecedenti al diciannovesimo secolo: il "Pennsylvania Hospital" — 1752, il "New York Hospital" — 1791, e l’ospedale psichiatrico di Williamsburg — 1773).

A sostegno di questa importante tesi di Shorter circa il dominio culturale europeo sull’argomento, l’analisi di Dain sullo sviluppo degli istituti psichiatrici tanto in Europa come in America dimostra che, a differenza delle loro controparti europee, la maggior parte dei sostenitori istituzionali dei manicomi americani del diciannovesimo secolo non si preoccupò di organizzare in modo sistematico in pubblicazioni le basi teoriche e pratiche o di condurre studi scientifici. La sua ricerca rivela una generale mancanza di volontà da parte dei maggiori medici istituzionali americani a scrivere pubblicazioni e l’indagine sui loro scritti conferma uno sviluppo di pensiero relativamente scarso. (Dain, 1964) Tuttavia, mentre il lavoro di Shorter e Dean è, in sè stesso, una lettura effettivamente limitata intorno all’attuale scuola di studi sul pensiero psichiatrico americano dell’epoca, il loro lavoro riveste, invece, un ruolo estremamente significativo circa l’urbanizzazione nell’America del diciannovesimo secolo, quando documenta l’influenza del pensiero europeo sulle istituzioni psichiatriche americane, ed in modo particolare sulle attitudini comportamentali americane dell’epoca, quando mette in relazione l’ambiente con la salute mentale.

I fattori che mettono in relazione l’ambiente con la salute mentale vengono ampiamente trattati nei testi che trattano i manicomi aziendali nell’America dell’epoca e le teorie psichiatriche associate al ‘moral treatment.’ Come esempio rappresentativo della dottrina che documenta tali istituzioni e teorie, vi è lo scritto di Andrew Scull Social Order/Mental Order, Anglo-American Psychiatry in Historical Perspective, che considera lo sviluppo dei manicomi nella costa orientale americana come un allontanamento dagli orientamenti condivisi dalla psichiatria americana, e ciò determinò risposte diverse nell’ambito del movimento popolare per la riforma dei manicomi in America. La sua ricerca ripercorre in modo diretto il modo in cui esso influenzò l’istituzione del "Friends’ Asylum" di Frankford e del "Bloomingdale Asylum" di New York, ed, inoltre, egli sostiene l’allineamento di pensiero sui manicomi aziendali americani con le teorie "morali" di William Tuke sul trattamento dei pazienti, sviluppate presso la casa di cura di Tuke "The Retreat", a York, England. (Scull, 1989)

Le teorie sostenute da Tuke sul ‘moral treatment’ divennero soprattutto sinonimo di creazione di ambienti specifici che avrebbero dovuto condurre alla guarigione utilizzando immagini dove venivano enfatizzati soprattutto attività produttive, bellezza rurale e passatempi edificanti. In America, Thomas Story Kirkebride (noto soprattutto come il creatore della progettazione dei manicomi "riformati" dell’epoca) sostenne nel proprio lavoro le teorie di Tuke fondate sull’uso di immagini, proponendo che in un’ambientazione ideale per un manicomio "l’ambiente circostante avrebbe dovuto essere variegato ed attraente, ed i dintorni disporre di numerosi oggetti gradevoli ed interessanti. Lo stesso edificio avrebbe dovuto essere disposto in modo tale che la "vista da ogni finestra, soprattutto nei parlatori e nelle stanze più frequentate durante il giorno, fosse gradevole e si affacciasse su luoghi di svago." (Kirkebride, 1854) Tanto Tuke come Kirkebride consideravano fondamentale il ricreare un’atmosfera che permettesse "…semplicemente di eliminare immagini ed associazioni familiari, modificando le abitudini di vita, e ciò spesso basta, di per sè, a cambiare positivamente le manifestazioni di una malattia." (Tomes, 1984)

Tale concezione di "atmosfera" venne riconosciuta a livello nazionale grazie al grande "successo" pubblico che ebbero i manicomi aziendali ed attraverso la conseguente diffusione su larga scala del sistema dei manicomi in America. La diffusione del sistema dei manicomi può essere attribuita in larga misura ad un risvegliarsi del sentimento popolare a sostegno della riforma sociale avvenuto nella metà del diciannovesimo secolo in linea generale, oltre all’opera di individui quali, ad esempio, Dorothy Dix. Tuttavia, da un’indagine sulle fonti secondarie emerge che fu grazie all’enfasi che posero gli istituti alla riforma della sanità mentale, che si arrivò ad una presa di coscienza del pubblico delle teorie psichiatriche in generale e ad una comprensione del rapporto che intercorre tra ambiente e salute mentale in modo specifico. (Cherry, 1989; Tomes, 1995; Taylor 1974) Ancora più importante per la morfogenesi delle città americane furono le teorie psichiatriche associate a tali istituti, che fornirono i mezzi grazie ai quali Olmsted, Kirkebride ed altri ancora furono in grado di "tradurre" la preoccupazione popolare per la salute mentale in una forma fisica adatta alle città di campagna in rapida urbanizzazione, così come Olmsted, Loudon e Downing avevano tradotto la teoria del miasma e la preoccupazione popolare per la salute psicologica in proposte per ambienti salubri urbani e suburbani .

 

 

 

L’Utilizzazione della Teoria Psichiatrica di Olmsted e i Modelli Concettuali della Mente dell’Epoca

La portata ed il metodo con cui Olmsted introdusse le teorie psichiatriche dell’epoca e le conseguenti caratteristiche ambientali non possono essere facilmente scisse dall’introduzione corrispondente alle teorie del miasma. Per quanto concerne la sua interpretazione del miasma, si osserva che le intuizioni sugli "effetti psicologici" degli ambienti naturali si possono far ricondurre fin dai suoi anni formativi e nel lavoro a Central Park. Leggendo le opere di Downing e Loudon, egli apprese le loro rispettive tesi circa gli effetti degli ambienti naturali sui sentimenti, e le teorie per il trattamento del miasma. (Loudon, 1838) Inoltre, lavorando con i medici e gli igienisti membri della Commissione Sanitaria, entrò in contatto con famosi psichiatri e con importanti personalità associate al movimento per la riforma dei manicomi. (Beverage, 1997)

Molti allievi di Olmsted fanno riferimento alle sue tesi per la creazione di ambienti psicologicamente "ristoratori." Esiste, inoltre, un’ampia documentazione sulla partecipazione di Olmsted ai vari movimenti riformisti dell’epoca e la familiarità che egli aveva con la letteratura religiosa, romantica e trascendentale, nella quale si facevano riferimenti sugli effetti psicologici e spirituali della natura. E’ noto, inoltre, il suo lavoro per vari ospedali e per molti manicomi di stato, come pure su alcuni dei primi manicomi aziendali dell’epoca conosciuti per aver utilizzato il "moral treatment."(Beverage, 1997) Tuttavia, l’esempio più significativo della sua comprensione ed interpretazione delle teorie psichiatriche dell’epoca risiede nei suoi stessi numerosi scritti e proposte, soprattutto in quelli dove si fa riferimento ai tipi di ambientazioni associati al ‘moral treatment,’ ed in quelli dove si osservano modelli concettuali della mente del periodo.

I riferimenti di Olmsted a scenari "terapeutici per il morale" sono evidenti soprattutto nei suoi tentativi per introdurre nuovi ambienti nel tessuto urbano, il cui scopo era quello di "condurre la mente ad una distanza infinita", lontana da tutti gli oggetti associati alle strade ed ai muri della città, oppure di presentare una classe di oggetti il più possibile gradevoli ed allo stesso tempo totalmente diversi da quelli collegati a compiti assegnati, o di curare le tensioni nervose, gli eccessi di ansia, l’inclinazione a correre, l’impazienza, l’irritabilità ed altri sintomi. Inoltre, i suoi sforzi tesi a migliorare la vita della città mostrando ambienti rurali ameni, e le proposte per uno sviluppo dei sistemi di trasporto urbano, delle strade e dei parchi delle comunità suburbane mostrano chiaramente qualcosa più di "un semplice allontanamento da immagini e associazioni familiari" e di "bellezza rurale, passatempi edificanti e creazione di bei panorami" che sostenevano i fautori del trattamento del morale. E’ evidente in entrambe le proposte e all’interno dei fondamenti teorici del trattamento del morale la separazione e la differenziazione antitetica visuale di ambienti terapeutici da ambienti patogeni — una nozione derivata dai modelli concettuali della mente "Lockiani" dell’epoca.

Un punto centrale della premessa di Locke e forse ancor più significativo per Olmsted, che grazie alla sua applicazione "traduceva" la teoria psichiatrica in forma fisica, era la tesi secondo cui l’immaginazione era una facoltà direttamente soggetta alla stimolazione visiva. Secondo Locke, la relazione tra stimolazione visiva e processo mentale permetteva una risposta diretta tra i cambiamenti ambientali e quelli dei processi mentali. (Tuvesen, 1960; Barrios, 1996) Era dunque teoricamente possibile che tanto le risposte spirituali come spirituali di fronte a visioni quali i paesaggi rurali potessero essere utilizzate per affrontare i "mali" della vita cittadina. Per l’America urbana e per Olmsted, tale tesi significava che attraverso l’introduzione di ambienti concepiti in modo differenziato dal punto di vista visivo si potevano avere alternative per ambienti salubri rispetto a quelli urbani, all’epoca in fase di crescita rapida o "rallentata".

In Review of recent Changes, and Changes which have been Projected in the Plan of Central Park, Olmsted citava tali ipotesi, proponendo la necessità di costituire parchi che offrissero "la suggestione costante di una gamma infinita di condizioni rurali", in modo che gli abitanti della città potessero "portare la mente ad una distanza infinita da tutti gli oggetti associati alle strade ed ai muri della città." (Beverage, 1997) Egli elaborò i principi della medicina per i parchi urbani in una sua pubblicazione, Mount Royal, Montreal. In essa egli sostiene:

"è un grande errore ritenere che il valore di uno scenario naturale ameno risieda unicamente nel suscitare sensazioni che inducano a svagare la mente, all’esercizio fisico o a prendere aria. Assieme ed oltre a ciò, esso agisce come il mezzo più diretto attraverso il quale gli uomini possono affrontare nel migliore dei modi gli influssi nocive della vita cittadina quotidiana e recuperare ciò che avevano perso. Esso è dunque, per dirlo in termini medici, un agente terapeutico e profilattico di valore vitale; non si trova in nessuna farmacia nulla tanto importante per la salute e la forza fisica o per i guadagni e le capacità di pagare le tasse di una grande città. E per la massa di gente è in pratica disponibile semplicemente attraverso mezzi come i parchi." (Olmsted 1881)

 

E’ evidente che Olmsted fosse a conoscenza delle dottrine di medicina più ufficiali secondo le quali veniva riconosciuta una interrelazione tra processi mentali gerarchici e processi fisiologici, e la correlazione tra parti (facoltà) della mente stressate o non stressate, soprattutto quando afferma:

"Questi termini (curativo e ristoratore) non sono metaforici. Essi attestano precisamente che il fascino esercitato dagli scenari naturali ha un altissimo valore curativo; il più importante, unicamente poichè esso agisce in modo diretto sulle principali funzioni del sistema, ed attraverso di esse su quelle secondarie, e tende, più di qualunque cura medica si possa adottare, a stabilire i suoni della mente nei suoni del corpo — e ciò è il fondamento del benessere totale. Tuttavia, per ottenere tale processo di guarigione è necessaria una condizione nota . . . come il distacco da ogni dovere, e tale distacco è impossibile, a meno che l’immaginazione non venga assorbita da oggetti e riflessioni totalmente diversi da quelli associati ai doveri. Per raggiungere tale nuovo livello di immaginazione, il miglior metodo possibile consiste nel presentare una classe di oggetti agli organi della percezione, ed essi devono essere il più gradevole possibile, ed allo stesso tempo completamente diversi dagli oggetti legati alle occupazioni svolte in quel momento. E questo è quanto i cittadini trovano in un parco." (Olmsted 1881)

 

Anche i progetti per il trasporto urbano, proprio come quelli per città più ampie, attraverso i quali si potevano soddisfare le richieste dei cittadini di aria salubre ed accessi a parchi ed a quartieri che offrissero sollievo alla psiche, avevano effetti psicologicamente terapeutici, poichè la gente veniva posta"ogni giorno sotto infllussi che interagivano con quelli che si desiderava combattere" e si offriva loro rifugio da "una certa oppressione della vita cittadina, i cui sintomi erano tensione nervosa, eccessi di ansia, cattive disposizioni d’animo, impazienza, irritabilità, che venivano rimosse grazie alla visione di ambienti urbani gradevoli." (Olmsted 1886)

All’interno del suo progetto allargato, i viali, come le strade per carrozze nei parchi, vennero progettati per consentire uno sforzo minimo per la guida, di modo che la gente traesse un totale giovamento dall’"influenza inconscia" del paesaggio attraverso il quale si passava. L’uso di tale "influenza inconscia" fu inserito anche nei progetti di strade suburbane, come pure in quelli per le comunità suburbane, dove è evidente la volontà ad utilizzare altri attributi benefici sul piano psicologico. Nell’esporre i progetti per Riverside, Illinosis, e Berkeley California, egli notava che:

"I vantaggi maggiori che offrono i sobborghi rispetto alla città da un lato e rispetto a una regione incolta dall’altro sono quelli che favoriscono gli svaghi all’aria aperta al di là dei limiti che l’economia e la convenienza impongono nell’ambito di terreni privati e giardini. I requisiti artificiali più importanti della periferia sono dunque buone strade e luoghi da passeggio, vedute e spazi aperti ameni, con immagini di vita domestica raffinata, appartata ma non rimossa dalla vita comunitaria." (Olmsted 1868)

 

L’effetto desiderato era "quello di avere tale immagine costantemente al di sopra delle altre. Se controllata, essa avrebbe potuto essere trattenuta solo nel caso in cui potesse essere goduta in circostanze favorevoli alla contemplazione armonica, notando, "inoltre, che "la qualità generale di tale visione avrebbe dovuto essere naturale e tranquilla". A proposito di case, egli sosteneva che:

"In questo attuale stato della società sono davvero indispensabili appartamenti attraenti all’aria aperta, costituiti in modo tale da poter essere spesso occupati per ore alla volta, con convenienza e facilità in ogni senso, senza che intervengano le interruzioni delle occupazioni quotidiane o senza suscitare difficoltà di conversazione, se si vuole preservare la salute e la gioia di famiglie che pure vivrebbero agiatamente. Gli inquilini di case ben costruite ed arredate in altri rispetti, ma carenti sotto questo aspetto, andranno quasi certamente incontro negli anni a disturbi quali fiacchezza, lentezza di riflessi, debolezza di nervi o malattie nervose di vario tipo…fino ad arrivare a forme insane di eccitazione, a stati di immaginazione ed appetiti depravati, e molto spesso ad abitudini dissipate." (Olmsted 1865

 

Tuttavia, al di là di tali tremende previsioni sulle conseguenze psicologiche potenziali conseguenti alla mancanza di ambienti con stanze giardino nell’ambito di abitazioni periferiche, egli si sforzò di fornire condizioni che:

"permettessero un risveglio della mente positivo senza richiedere sforzi; e la stretta relazione della vita familiare, i rapporti tra bambini, madri, fidanzati reali o potenziali, stimolano e tengono vivi gli affetti più teneri e risvegliano facoltà altrimenti inattive durante gli affari o le passeggiate." (Olmsted, 1870)

 

Simili indicazioni fornite, quali il "rifuggere" dalla prigionia della vita cittadina, gli ambienti naturali come risposta terapeutica alle influenze patogene della vita cittadina, l’uso di ambientazioni progettate in modo tale da stimolare e risanare i processi mentali, hanno un apporto tanto innovativo nell’uso ed interpretazione della teoria psichiatrica dell’epoca quanto le proposte per lo sviluppo di parchi, viali, quartieri e periferie, e vengono utilizzati elementi progettuali basati sulla teoria del miasma. Le proposte di Olmsted, in cui si contemplano cambiamenti su scala locale o su scala urbana per fornire un apporto terapeutico psicologico individuale o di gruppo, sono esaurienti quanto quelle basate sulla teoria del miasma. Negli scritti e proposte di Olmsted, oltre ad essere chiara l’influenza significativa su di lui esercitata dalle teorie sul miasma e da quelle per il ‘moral treatment/, è anche contenuta un’analisi su questioni urbani più ampie associate alla malattia mentale.

 

L’Interpretazione di Olmsted della Teoria Psichiatrica dell’Epoca sulla ‘Moral Treatment,’ Degenerazzione, e ‘Civilizzazione e le Malattie Mentali’

Gerald N. Grob, in Mental Illness and American Society, 1875-1940, sostiene che, al di là delle patologie fisiologiche, si riteneva all’epoca che la malattia mentale fosse causata da condizioni quali: le crescenti richieste della civilizzazione moderna, l’immigrazione di individui degenerati, una predisposizione ereditaria alla pazzia, l’uso di alcool e di farmaci, gli eccessi sessuali, un’alimentazione o delle abitazioni inadeguate, le malattie somatiche ed un’ampia gamma di cause morali o psicologiche. (Grob, 1983) Un esempio tipico del pensiero psichiatrico dell’epoca su tali condizioni è offerto da un classico, il lavoro del neurologo George BeardAmerican Nervousness, dove si sostiene che in America si venne a creare un ambiente sociale più emotivo, soprattutto tra coloro che avevano una sensibilità più sviluppata, e ciò fu dovuto ad una maggiore instabilità delle istituzioni della nuova nazione, mentre alcuni medici dell’epoca ritenevano che vi fu un aumento di stress dovuto al tipico sentimento americano per cui ci si riteneva responsabili della propria vita.

Rappresentante di molte teorie "degenerative" dell’epoca, che mettono in relazione le malattie mentali ereditarie con l’evoluzione del cervello umano ed il progresso delle società umane, Benedict Augustine Morel (1809-1872) avanzò l’ipotesi che alcune caratteristiche psicologiche, quali una disposizione alla malinconia oppure agenti chimici quali l’alcool, potessero condurre a cambiamenti celebrali ereditari, e che tali tratti fossero cumulativi e portassero all’estinzione delle generazioni successive. Inserendo i precetti evolutivi all’interno di tale dialettica, teorie quali quella di Morel venivano spesso a considerare le differenze di classe e di razza come effetti neutrali della teoria, piuttosto che come il risultato di esperienze sociali sbagliate, riflettendo la tendenza dell’epoca a dividere la cultura a seconda che si rivolgesse ad intellettuali o a persone di scarsa istruzione. (Caplan, 1969; Drinka, 1984) Olmsted postulava la risoluzione terapeutica di tali condizioni attraverso l’uso di ambientazioni progettate in maniera molto simile a quella proposta per la risoluzione di condizioni psicopatiche o miasmatiche.

La suddivisione del sapere in base alle caratteristiche di intellettuali o di persone di poca istruzione (con il suo riferimento implicito alla teoria "degenerativa") è evidente nei passaggi più lunghi di Olmsted sulla valutazione degli ambienti rurali da parte dei lavoratori meno istruiti e colti, presente nelle Notes of the Plan of Franklin Park and Related Matters. L’uso che egli fa di elementi progettuali per fronteggiare le conseguenze di tali divisioni sociali, tuttavia, viene meglio chiarito quando sostiene:

"Non vi è persona tra coloro che hanno osservato da vicino il comportamento di coloro che si recano ad un parco che può mettere in dubbio che esso esercita un’influenza distintamente armonizzante e che ingentilisce le classi più sfortunate e senza legge della città — un’influenza che ispira cortesia, ‘self-control’ e temperanza." (Olmsted 1886)

 

Rispondendo alle preoccupazioni di Morel ed altri a proposito della degenerazione sociale, egli descrive in modo più articolato la teoria della "ricreazione ricettiva del buon vicinato," che appare in Public Parks and the Enlargement of Towns. In tale scritto egli sostiene di voler:

"indurre la gente ad impegnarsi in ciò che ho definito ricreazione ricettiva di buon vicinato, creando condizioni che permetteranno di combattere con forza la tendenza prevalente alla degenerazione e demoralizzazione nelle grandi città. Per chiarire meglio ciò che voglio dire, occorre immaginare una riunione familiare domestica, dove il parlottare dei bambini si confonde con la conversazione dai toni più pacati, i bisogni del corpo sono appagati dalla buona tavola, l’aria fresca, piacevole, leggera, la temperatura mite, un rifugio accogliente, e la mobilia e le suppellettili gratificano la vista, senza suscitare nè eccessi di ammirazione nè tantomeno fatica o disgusto." (Olmsted, 1886)

 

Tuttavia, Olmsted sosteneva soprattutto la tesi largamente condivisa secondo la quale la civilizzazione causava in sè la malattia mentale. Nel suo commento più diretto in merito egli affermava:

"Allo stesso tempo non vi è dubbio che al crescere delle attività intellettuali, che avviene in egual misura in biblioteca, in officina o in un ufficio contabile, aumenta il bisogno di svagarsi serenamente se si vuole mantenere lo stesso stato di buona salute e forza fisica del passato. Gli uomini civilizzati, se da un lato trovano rimedi contro certe forme acute di malattie , sono sempre più soggetti ad altri nemici più insidiosi che attentano alla loro salute e felicità; contro di essi i rimedi e la prevenzione non possono essere trovati nella medicina o nelle attività sportiva, ma semplicemente nella luce del sole ed in forme di ginnastica dolce, che hanno lo scopo di attivare la circolazione e giovare al cervello."

Adottando semplicemente come abitudine tale sistema , gli uomini spesso soggetti ad esaurimenti nervosi riacquistano tono rapidamente e sono in grado trattenere, attivare e controllare gli effetti benefici che ne derivano durante affari importanti, dal quale sarebbero altrimenti obbligatii a non partecipare. Io spingo alcune studentesse, in alcuni casi, a trascurare totalmente o almeno in parte i loro studi per andare a trascorrere molte ore del giorno a girovagare a piedi nel parco." (Olmsted, 1886)

 

Quindi, proprio come gli sviluppi del pensiero europeo influenzarono il pensiero medico americano intorno al miasma; come l’uso delle rappresentazioni topografiche mediche e la Commissione Sanitaria strumentali servirono a diffondere le teorie del miasma; e come a sua volta Frederick Law Olmsted interpretò ed utilizzò tali teorie per "far conoscere" le sue proposte per lo sviluppo di parchi, viali, sobborghi e periferie inserendo elementi progettuali quali: barriere contro le malattie, purificatori dell’aria ed accesso terapeutico, anche gli sviluppi del pensiero psichiatrico europeo e la conseguente diffusione popolare della teoria psichiatrica sulla ‘moral treatment,’ degenerazzione, e ‘civilizzazione e le malattie mentali’ influenzarono il pensiero di Olmsted e le sue proposte per il "rifuggere" dalla prigionia della vita cittadina, per gli ambienti naturali come risposta terapeutica alle influenze patogene della vita cittadina, per l’uso di ambientazioni progettate in modo tale da stimolare e risanare i processi mentali, e per la "ricreazione ricettiva del buon vicinato " Nel piu grande senso, il processo che ha culminato nei disegni e nelle proposte di Olmsted – ed infine nelle nouva forma urbana — anche dimostrato la correlazione tra tali teorie mediche e la crescita delle città americane del diciannovesimo secolo, basandosi sulla diffusione del pensiero e delle teorie mediche fra medici nell’America ed Europa del periodo; sulla diffusione di tali teorie attraverso pubblicazioni, e le attività e l’influenza delle istituzioni pubbliche e mediche dell’epoca; e – in particolare – sullo "trasferimento " di caratteristiche ambientali e concettuali da teorie mediche a teorie progettuali ambientali e proposte formali di interventi. Forse nel senso piu evidente, tale "trasferimento" postulava nuovi elementi formali e teorie progettuali, rivolti a: barriere delle malattie, purificatori dell’aria, metodi di accesso terapeutici, barriere visive che suggeriscono una gamma infinita di condizioni rigenerative, stanze giardino suburbane terapeutiche, quartieri urbani e suburbani a bassa densità abitativa, grandi parchi terapeutici e parchi ricreativi locali meno estesi collegati a strade alberate e passeggiate, come pure ad ambienti naturali che contribuiscono a comportamenti sociali ingentilitii ed amichevoli ed antitetici alle tensioni mentali della civilizzazione — ancora evidenti nel tessuto urbano americano oggi.

Tali elementi formali non costituiscono l’argomento dell’analisi urbana, valutazione o tanto meno interpretazione storica. Inoltre, mentre la documentazione di elementi simili potrebbe essere promettente ai fini di ulteriori ricerche, l’uso di Olmsted di caratteristiche del paesaggio e di tipi formali associati a qualità ambientali riconosciute in ambito medico, e di processi mentali, fa pensare che i tipi di informazione medica, con cui si possono cambiare le città, ed in particolare i tipi di informazione che possono essere condivisi o "esportati" da altre discipline confinanti, meritano ulteriori approfondimenti. Come la malattia sembrerebbe essere spesso in relazione con variabili biologiche e culturali, e può essere definita attraverso valutazioni sociali e valori biologici, culturali e sociali, le nostre città sembrano essere relazionate con la nostra comprensione di malattia e salute, e dunque è importante continuare a comprendere tale valutazione.

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