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USA: Tramontato il mito della frontiera si spara per la strage.

19 Apr 21

Di Sergio-Mellina
Come facciamo a vivere senza le nostre vite?

Come sapremo di essere noi senza il nostro passato?”

John Steinbeck

 

Se raccogliete un cane affamato e lo nutrirete non vi morderà.

Ecco la differenza tra l'uomo ed il cane.”

Mark Twain

 

Non erano ancora cessati i crepitii delle armi semi-automatiche della strage misogina e razzista di Atlanta (17 marzo 21) – 8 donne orientali uccise freddamente a fucilate per la strada, come al baraccone del tirassegno – che già venivano sopraffatti e silenziati dalle crude immagini in mondovisione, di un’altra strage a Boulder (23 marzo 21), una cittadina del Colorado, tanti abitanti quanti in Italia ne ha Latina. In Europa, le televisioni mondiali ci rimandavano in campo lungo, le immagini di un uomo bianco corpulento, in short, pochi capelli neri, che grondava sangue dal polpaccio sinistro. Era circondato da 4 poliziotti che lo conducevano via zoppicante, un po’ sorreggendolo, un po’ tenendolo in custodia. Era entrato in un centro commerciale con un’arma da guerra, quel micidiale “AR15”, un mitragliatore da 40 colpi in successione, che viene venduto anche in drogheria, e aveva ucciso dieci persone puntandole una dopo l’altra a casaccio dietro i banconi dell’emporio. Fra questi fucilati per caso in un magazzino tipo “la Rinascente”, c’era anche un poliziotto accorso per impedire la strage. Pare sia stato un giovane siriano – a detta della madre – disturbato mentale. I dettagli servono a poco anche le bandiere abbrunate ordinate da Biden alla Casa Bianca. Di episodi analoghi l’America ne è piena “da costa a costa” da oltre un ventennio, per non addentrarci troppo nel passato. Non è nuovo alla stragi neppure lo Stato del Colorado. Il massacro della “Columbine High School” fu una strage perpetrata da due studenti che uccisero 12 compagni di scuola, una insegnante, e ferirono 24 persone. Mandarono le “SWAT” [01] per silenziare gli assassini, le teste di cuoio federali, come fosse un territorio di guerra, un Afganistan qualunque, per dire. Ma non è finita purtroppo e continuerà ancora, chissà per quanto, in questa America violenta che tenta di riprendersi dal cinismo protervo di Trump. Non sarà facile il compito di Biden e Harris. I colpi echeggiano ancora, le stragi continuano e la polizia (bianca) già a processo per aver strozzato un nero col ginocchio sul collo per quasi 10 minuti, ora uccide anche per sbaglio un ventenne nero in macchina scambiando la pistola vera col “taser”, una specie di elettroshock d’assalto, come diremo meglio in seguito.

 

Eppure quel prodigioso cambio di rotta, quella spettacolare “inversione ad U”, dopo il mirabolante “giorno dell’inaugurazione” parevano scoraggiare i soliti mugugni sulla tenuta della “democrazia” USA. Si pensi che erano passante meno di tre settimane, da quel 6 gennaio 2021, giorno della inimmaginabile e criminale sedizione armata a Capitol Hill. Soltanto quattordici, giorni per l’esattezza, prima di giungere al 20 gennaio 2021, per l’«Inauguration Day». Assistere cioè all’imponente e poderoso spettacolo di insediamento di Joe Biden e Kamala Harris rispettivamente alla presidenza e alla vicepresidenza degli Stati Uniti d’America. Un fenomeno spettacolare e mediatico da apparire un gigantesco gioco di prestigio. Come se un ammiraglio e la sua vice si sedessero in plancia. Il comandante in capo traccia la rotta, dà gli ordini e la nave, una grande nave da crociera – metti la “Symphonie of the seas” – inverte immediatamente la rotta, senza neanche girare il timone, perché su quella classe di navi (tipo “Oasis”) fanno tutto con le eliche, e il gigante torna immediatamente indietro. Prende la nuova direzione senza indugio, a tutta forza. Che sia vero, lo si vede dalle immagini, se la direzione sia quella giusta lo si vedrà dalle conseguenze. A noi che siamo travolti dalla burocrazia pare impossibile ma in alcune nazioni del mondo può accadere, perché quella che chiamano la “macchina dello stato” funziona agilmente. Basta tirare le leve giuste, schiacciare i bottoni adatti, lasciar passare i fatidici 100 giorni – come dicono da quelle occasioni – e quelli che prima rispondevano all’amministrazione del Signor Bianchi, adesso rispondono senza batter ciglio a quella del Signor Rossi. Chiaro che c’è lo “spoil system”, ciascun Segretario di Stato o vice, come chiamano i ministri e i vice-ministri USA, si porta il suo staff, ma qualche ingenuo potrebbe domandarsi quelli scaduti restano disoccupati?

 

Donald Trump, per esempio, aveva fatto del suo meglio – in questi ultimi quattro anni – per confermare un’opinione dispregiativa ed egoistica degli “Yankee”, senza volersene andare via dalla casa Bianca, finché non è stato cacciato dall’evidenza. Ma non era stato facile stanarlo, col voto, s’intende. Non cessava di gridare al “furto” in senso simil-paranoico che, con gli stupidi, fa sempre effetto, fino a disorientarli completamente e magari indurli ad un ipotetico pensiero (si fa per dire) di credibilità, tipo:

Se continua a dirlo, può darsi che sia anche vero, con tutte queste ingiustizie! Eh? Prendi per esempio «ilpresidenteberlusconi», che ancora lo chiamano in tribunale a ottantacinque anni!

Ecco, un simil-pensiero, roba da elettroencefalogramma piatto, riesce sempre a catturare qualcuno.

Tornando a Biden, invece, malgrado fosse più tranquillo, meno appariscente, senza proprio “le physique du rôle” da presidente USA, capelli bianchi, appropriati all’età, senza finta criniera gialla da leone MGM, appena 3 anni meno, grande esperienza, aveva battuto nettamente il rivale su tutto, e alfine aveva preso possesso della Casa Bianca. Compito arduo, per la verità. Il 45° presidente Usa, non voleva proprio schiodare, come dicono a Roma, tanto che si è comportato in maniera indecorosa. Intanto non si è fatto trovare sulla soglia della “White House” per dare il benvenuto al successore. Il chiacchiericcio di circostanza si è sbizzarrito. È girata perfino voce che si fosse portato via le chiavi della residenza presidenziale, chiudendola a doppia mandata, tanto che avrebbero dovuto chiamare in tutta fretta un falegname. Quando sono entrati avrebbero trovato solo una lettera, appoggiata sulla consolle del “Grand Foyer”, sul contenuto della quale si sarebbero esercitate le voci più disparate: da un minaccioso “torno subito” a un malevolo “entra un ladro-di-voti chiamare polizia”, scritto con un vistoso pennarello nero, quello noto in tutto il mondo mediatico quando il presidente USA scaduto, era in carica.

 

In effetti, la comparsa del trumpismo è stato il fenomeno più preoccupante rivelato dall’America profonda di questi ultimi 20 anni. Il malessere delle nuove povertà mondiali è ubiquitario, perchè globalizzato, ma la difficoltà di leggere e interpretare la nuova condizione americana non può essere soltanto attribuita ai rigurgiti nazi-fascisti dei repubblicani senza coinvolgere i grigiori snobistici ed elitari dei democratici. Valga per tutti l’immagine solitaria di Bernie Sanders, pericoloso proletario-bolscevico, sbeffeggiata con quelle muffole di lana colorata che hanno fatto il giro del mondo tra l’ilarità generale perchè sanno troppo di “comunista”. Il nuovo ticket Biden-Harris della 46° presidenza USA, ha raggiunto lo scopo di cambiare traiettoria all’America sul teatro internazionale, almeno in apparenza e provvisoriamente, ma è tutto da vedere e da verificare, giorno per giorno. Le sabbie mobili che hanno camuffato il complottismo paranoico e ignorante dei più oltranzisti seguaci di “QAnon” [02] fino all’assalto del 6 gennaio a Capitol Hill, era stato programmato come "Save America March" (Marcia per salvare l'America). Un arrembaggio vero e proprio, tele-incoraggiato da Donald Trump in persona e in voce, addirittura con 2 figli (Donald Trump Jr. ed Eric Trump). Massa sabbiosa instabile, gonfia d’acqua, molto pericolosa, questa putrida melma trumpista, una ideologia violenta, pronta ad inghiottire improvvisamente, tutto e tutti. Il cosiddetto “cane sciolto”, quello fra gli assaltatori che si era lanciato contro gli sbarramenti, uccidendo un agente, prima di essere neutralizzato, quasi certamente il gesto lo aveva già visto e forse anche studiato in allenamenti precedenti. Per il principale responsabile della catastrofe, Donald Trump, avere evitato lo stato di messa sotto accusa (l’impeachment) fortemente voluto da Nancy Pelosi, è stata una scappatoia fortemente voluta dai molti che lo sostengono e lo proteggono. Una tregua, tutto sommato, utile per fermarsi a riflettere. Il male minore, per non peggiorare la situazione americana, una comunità nazionale dove circola il numero maggiore di armi da guerra. In una delle numerose stragi passate, si è perfino scoperto che uno stragista (shooter) per sparare, aveva preso il mitra della mamma che lo teneva appeso in cucina. È questa la vera bestia nera di Biden. La seconda è la polizia che spara con troppa facilità in uno sfondo troppo razziale.

 

Del tutto recentemente, l’8 aprile 2021, tra il sollievo generale degli americani di buon senso e di buona volontà (almeno così vogliamo sinceramente sperare), Joe Biden dal giardino delle rose della “Casa Bianca” aveva rinnovato una esplicita e ferma condanna, perennemente ignorata, contro la detenzione e il libero commercio di armi facili, in una guerra difficile contro le potenti lobby delle armi. Guardando dritto in camera aveva pronunciato – scurendo il tono della voce – tre volte «Enough» (basta!), «Basta preghiere» «La violenza delle armi in America è un'epidemia, una fonte di imbarazzo per il nostro Paese nel mondo» … «Tutto questo deve finire». Ha poi aggiunto che «un primo passo» è stato fatto, quando ha citato la disposizione che limita la vendita delle cosiddette “ghost guns”, le pistole fantasma, quelle che si possono fare in casa grazie al facile acquisto di un apposito kit fai da te. È stata fatta anche un’offensiva contro gli accessori del genere armi da fuoco, come le bretelle utilizzate per fissare le pistole sul braccio e così stabilizzare l'arma mentre si spara. Si era convenuto che da allora in poi queste pistole fossero classificate come fucili a canna corta, dunque soggette a controlli più severi. Ma durante le 24 ore che hanno preceduto e seguito queste impegnative parole ufficiali di Biden, quasi a fare da cornice (prologo ed epilogo provvisori e frettolosi, due botti, insomma) ci sono stati due gravi fatti di sangue, tanto per cambiare. Poco prima che parlasse il presidente, a Rock Hill, una placida cittadina di 70 mila abitanti, cinquanta chilometri da Charlotte, Nord Carolina, un ex giocatore di football americano, 32 anni, ha fatto irruzione nella casa poco distante dalla sua e ha sterminato cinque persone: il medico che lo aveva in cura, la moglie, due nipotini, 9 e 5 anni e una persona che stava lavorando nell'appartamento, prima di uccidersi in casa dei genitori, dove si era rifugiato dopo lo “shooting”. Ventiquattrore dopo, il 9 aprile, a Bryan, in Texas, 160 chilometri da Houston, un uomo, dipendente di un’azienda di mobili, per motivi sconosciuti e ancora da accertare (ove ve ne fossero di tanto gravi da giustificare un massacro) ha imbracciato un fucile automatico, aperto il fuoco, uccidendo una persona e ferendone gravemente altre cinque, infine dandosi alla fuga. Dopo una cinquantina di chilometri la polizia è riuscita a fermarlo.

 

Che in questi primi 4 mesi del 2021 gli Stati Uniti si siano mossi secondo le promesse elettorali, sembra abbastanza chiaro. È difficile ignorare il palese revirement dell’attuale squadra di governo rispetto alla precedente, un po’ su tutti i campi, specialmente quelli che Trump aveva trascurato, ignorato o impostato diversamente. Vaccini e soldi innanzitutto. Il binomio “epidemia”-“economia”, parole semplici, dirette, efficaci. Vaccino nel braccio, dollari in saccoccia per il popolo, tanto per dare una prospettiva di speranza. Basta gettare un’occhiata ai Ministri e Ministeri, come loro chiamano i Segretari e Sottosegretari di Stato. Prendiamo la sanità. Biden, ha confermato alcuni nomi famosi nel suo team per il Ministero della sanità. L’immunologo Tony Fauci, per esempio, così maltrattato da Trump che negava il Covid anche dopo esserselo preso. Xavier Becerra, già procuratore generale della California, primo ispanico a ricoprire il ruolo di Segretario di Stato per la Salute e i Servizi umani. Paula Walensky, professoressa responsabile dell’Istituto di malattie infettive al “Massachusetts General Hospital”, commissario generale per dirigere i “CDCP” (Centers for Disease Control and Prevention). Infine Vivek Murthy come “surgeon general”, il più importante capo operativo per le questioni di salute pubblica per il governo federale (ruolo che aveva già ricoperto con Obama), e Jeff Zients come coordinatore dell’unità di crisi coronavirus della Casa Bianca (anch’egli nell’amministrazione Obama). Kamala Harris, ha dichiarato che per l’assistenza socio-sanitaria è stato approntato «un gruppo di esperti americani che riflette quanto di meglio c’è nel nostro paese». Queste, alcune nomine strategiche, ponderate, autorevoli fra i collaboratori di Biden. Aveva promesso 100 milioni di vaccinazioni nei primi 100 giorni, è in anticipo. Li ha fatti nei primi 58, significa che saranno 200 anche prima del termine indicato.

 

In politica estera, riparte sullo scacchiere mondiale un’America completamente diversa da quella di Trump. Tony Blinken, 58 anni, l’attuale Segretario di Stato (che succede a Mike Pompeo), è di origini ucraine, ha già fatto il viso dell’armi alla Cina e alla Russia e ha già sentito il nostro ministro degli esteri Di Maio. Non perde tempo e con Putin intende chiarire quanto prima le questioni del Donbass, della Crimea e di Alexei Navalny, l’oppositore politico del presidente della Federazione Russa, che pare in serio pericolo di vita perché sta facendo lo sciopero della fame. Grosse novità anche sul piano economico-finanziario. Janet Yellen è la nuova Segretaria al Tesoro, 74 anni, origini ebree, personalità, prestigiosa, ex presidente della Federal Reserve (2014-2018, sotto Obama), ha insegnato economia alla “Haas School of Business” dell'Università di Berkeley, dov’è professoressa emerita. Prende il posto di Steve Mnuchin (amico personale di Trump, banchiere, produttore cinematografico). Con la Yellen, che è la prima donna alla guida del dipartimento del Tesoro nella storia degli Stati Uniti, prende forma una nazione più incline al sociale e si propone di ripristinare l’”American dream”. Tra i suoi antenati, può vantare un nonno yiddish, Aaron, un ebreo russo, che emigrò dapprima in Belgio (Antwerpen), dove fu tagliatore e commerciante di diamanti, poi, nel 1916, a Washington. La Yellen sta già lavorando alacremente ad un piano minuzioso di economia, finanza mercato del lavoro e sostegno sociale, concordato con Biden, dove ha chiarito che «Per riprenderci dobbiamo tornare al sogno americano: una società in cui ognuno possa realizzare il proprio potenziale e aspettarsi qualcosa di meglio per i propri figli». Tra i più urgenti dei suoi obbiettivi immediati, ci sono “Aumento della paga minima, programmi di sicurezza sociale, espansione dei congedi familiari e per motivi medici; sussidi economici straordinari per piccole e medie imprese”. Ha poi denunciato il grave problema delle multinazionali che non pagano le tasse con deplorevoli artifizi ai quali lei si opporrà. Intanto come linea politica dell’economia interna, ha già concordato col presidente Biden una offensiva negoziale su un “minimum tax” globale e imposte per le aziende. Praticamente la Casa Bianca tratta anche all’interno il rialzo delle aliquote. Un totale cambiamento, rispetto alla vecchia politica di Trump, rivolta alla spartizione dei dividendi, anziché al reinvestimento del guadagno. Nel frattempo ha inviato a decine di paesi la proposta di riforma contro elusione e paradisi fiscali. Per la prossima riunione del G20, dove l’Italia assumerà la presidenza, al gruppo delle maggiori economie mondiali, la Yellen annuncerà di voler “imporre una tassa minima alle multinazionali che sia uguale in tutti i paesi in cui esse operano”, ciò al fine di “combattere il fenomeno del dumping fiscale”, Campo difficilissimo questo, per i maggiori economisti – data anche per la pandemia – che si confrontano ogni giorno, e dove il Nobel Joseph Stigliz pare non sia d’accordo con la Yellen, pur non essendo trumpista, ma convinto che senza salute non può esserci ripresa.

 

Concludo queste brevi osservazioni statunitensi con un breve richiamo alla memoria. Il confronto di molte informazioni con quelle dei media provengono da persone care e amici. Si tratta, per lo più, di notizie di prima mano che spesso mi giungono da figli e i nipoti di un lontano amico di casa. Egli si trasferì a Washington (col padre suo) negli anni Cinquanta del secolo scorso. Si era appena laureato in ingegneria a “San Pietro in Vincoli” la rinomata sede romana, con Aldo, mio fratello maggiore. Altre notizie, invece, mi arrivano da discendenti di un remoto cugino che aveva cominciato a lavorare con l’Ambasciata Canadese fin dai tempi della prima Olimpiade di Londra (1948). Sono notizie preoccupate per la trasformazione dell’America profonda, quella inurbata fin dallo spopolamento delle pianure della grande recessione del Ventinove (The Grapes of Wrath, il Furore di John Steinbeck). L’America più ricca che abita in “Freedom Tower” a New York e quella misera che popola i “Five Points” di Manhattan [03]. Quella che non ha mai capito veramente l’11 settembre 2001 e l’America “WASP, piena di soldi e senza educazione” che detestava Lawrence Ferlinghetti. L’America di Ralph Ellison (What America Would Be Like Without Blacks – Come sarebbe l'America senza i neri? 6 aprile, 1970) e quella che ci ha messo vent’anni per venir via dall’Afganistan, dopo una guerra completamente sbagliata. Ma è un po’ tutta la storia USA degli ultimi 4 secoli e, questi parenti/amici americani mi hanno promesso che ne parleremo insieme e a lungo per capire il presente, se mai e quando lo vorrò. Intanto, il guaio peggiore per Biden (ma anche per loro e noi tutti) sono “i mortiammazzati”, come si è già detto all’inizio. Quelli abituali e quelli della polizia. Nella prima categoria, giunge fresco l’ultimo shooting all’aeroporto di Indianapolis, dove, nel deposito della società di spedizioni "FedEx", un impiegato della ditta, imbracciando il solito “AR15” ha ucciso 8 persone e ne ha ferito 7 gravemente, prima di togliersi la vita. Sembra che in USA nel 2021 le vittime di «mass shooting» siano già salite a 163. Dove le cose non vanno meno peggio è tra una polizia nervosa, frettolosa e incapace, specie su ragazzini neri o ispanici anche se si arrendono con le mani alzate. Come se non ne avessero abbastanza per l’imbarazzante processo che si sta svolgendo a Minneapolis contro l’agente responsabile della morte di George Floyd, ci sono altri comportamenti anomali delle forze dell’ordine. Alta tensione, di questi giorni, in due città. A Chicago (16/04/21) è stato diffuso il video che mostra un ragazzino ispanico, Adam Toledo, 13 anni, a mani alzate prima di essere ucciso da un poliziotto. A Minneapolis (12/04/21), ucciso Daunte Wright, 20enne afroamericano, ferita la sua compagna in macchina, per sbaglio da una poliziotta che si era confusa. L’agente stessa, come si sente dalla registrazione, dopo lo sparo grida «holy shit, I shot» ("merda, ho sparato").

 

I miei amici e parenti americani, mi hanno avvertito comunque di usare la massima prudenza nel riferire sui fatti americani perchè non fai neppure e tempo a pubblicarli che già sono superati da altri più nuovi. Dall’altra parte dell’Atlantico, tanto al nord quanto al sud, mi è stato fatto notare che tutto scorre più rapidamente, per quanto strano possa sembrare a noi di quà, Europei dalle abitudini antiche e dai tempi lunghi. Di conseguenza anche l’esistenza, nel nuovo mondo arde più intensamente, brucia, almeno così sembra. Tra l’altro mi hanno additato la vetustà e l’obsolescenza, quasi l’impercettibilità della cerimonia di passaggio delle consegne di Raul Castro. Piccolino di statura, 89 anni, sempre glabro, nondimeno ultimo dei "barbudos maximos", il “Che” e “Fidel”. Certo non era un Adone, ma neppure insignificante nella gerarchia rivoluzionaria, altrimenti la CIA non avrebbe tentato di farlo fuori in almeno un paio di attentati. Un sipario polveroso calava, fra l’indifferenza generale, su momenti drammatici (anche eroici) del secolo passato, pronti per essere studiati come storia del ‘900, da coloro che verranno. Intanto il mio nipotino Andrea, quello del “coloravirus” [04] mi ha già chiesto: – «Nonno, ma perché dovevano andare proprio nella “Baia dei Porci”?»

 

Note

01. Sta per Special Weapons And Tactics (in italiano: Armi e tattiche speciali). In origine era l’acronimo di Special Weapons Assault Team (squadra d'assalto con armi speciali). Con questa sigla in USA sono indicate le unità speciali di polizia destinate a missioni ad alto rischio, come, salvataggio di ostaggi, operazioni anti-terrorismo, antisommossa.

02. Setta di estrema destra basata, sull’assurda teoria del complotto. Esso consisterebbe in un'ipotetica trama segreta organizzata da un presunto “Deep State” (poteri occulti), che agirebbe contro l'ex presidente USA Donald Trump e i suoi sostenitori per rovesciarlo e instaurare al suo posto un nuovo Stato colluso con reti pedofile, oscure pratiche ebraiche, cabale occulte, ecc.

03. Five points. Celebre quartiere povero e degradato che si trovava sull'isola di Manhattan a New York, negli Stati Uniti, e il cui centro era all'incrocio delle vie Anthony, Cross e Orange.

04. Si veda in <pol.it. psychiatry on line. italia> “COVID-19: Se il Coronavirus diventa coloravirus” di Sergio Mellina 23 marzo, 2020.

 

 

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