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I piccoli OPG della Regione Lombardia

29 Mag 13

Note sulla Deliberazione della Giunta regionale lombarda in data 14.05.2013 “PROGRAMMA DI UTILIZZO DELLE RISORSE DESTINATE A REGIONE LOMBARDIA CON DECRETO DEL MINISTERO DELLA SALUTE DI CONCERTO CON IL MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE DEL 28 DICEMBRE 2012 PER LA REALIZZAZIONE DI STRUTTURE SANITARIE EXTRAOSPEDALIERE PER IL SUPERAMENTO DEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI AI SENSI DELL’ART. 3TER DELLA LEGGE 17 FEBBRAIO 2012 N. 9”

di Luigi Benevelli

La Giunta regionale lombarda ha scelto di sostituire l’attuale internamento in opg con l’apertura di 4 nuovi piccoli opg (strutture psichiatriche specializzate e differenziate per intensità terapeutico-riablitativa-assistenziale, nonché securitaria) per complessivi 240 posti letto destinate alle cittadine e ai cittadini con diagnosi psichiatrica autori di reato residenti in Lombardia e nelle province di Valle d’Aosta e Bolzano.
 
Le strutture si distribuiscono su 4 poli territoriali Nord Ovest (Mariano Comense), Milano (area manicomio di Limbiate), Nord Est (Leno), Sud Sud Est (Castiglione delle Stiviere); metà dei neo-internamenti (120 letti) si realizza a Castiglione delle Stiviere dove sono concentrate tutte le strutture a massima sicurezza, tre strutture ad alta intensità (60 letti) configurate come reparti di accoglienza/osservazione per le nuove persone internate. Si propone il riuso di spazi del manicomio di Mombello ( niente da dire al riguardo?).
La regia e la gestione dell’assistenza e dei destini di vita dell’intera popolazione interessata è affidata allo staff dell’Opg di Castiglione delle Stiviere.
Ai singoli Dsm lombardi è riconosciuto uno spazio di “integrazione funzionale”, quindi debole e di importanza secondaria rispetto al ruolo della Magistratura (di sorveglianza e giudicante) e dello staff dell’opg di Castiglione. Di qui la subordinazione funzionale dei Dsm all'Opg di Castigione ed in subordine ai Dsm sedi di sezione decentrata.
Non vi è traccia nelle scelte e  nell’allocazione delle risorse dell’affermazione di pag. 3 secondo cui
La programmazione regionale vuole favorire percorsi personalizzati tesi al recupero della salute mentale delle persone che usufruiranno della nuova offerta sostitutiva dell’Opg, rispettando la loro dignità e i loro diritti, assicurando la certezza e la buona qualità del prendersi cura al fine […] di realizzare per ognuna di esse, nel minor tempo possibile, una dimissione “sicura” che li restituisca al territorio, sede privilegiata per affrontare i problemi della salute, della cura, della riabilitazione delle persone con disturbi mentali.
 
Basti pensare al riguardo alla condizione delle e dei pazienti dell’area milanese, presumibilmente quelle e quelli in numero maggiore rispetto al resto della Regione, pochi dei quali potranno fruire di rapporti di prossimità con il proprio mondo vitale.
 
Non vi è traccia della “necessità di adeguare e modulare le risorse di personale dedicate ai servizi territoriali (p. 9)” perché non vi è previsione di impegno di fondi.
 
Il numero di 240 deriva dalla somma di 172 (persone internate al 31.12.2012) + 36 (lombardi in altri opg italiani) + 34 (20% dell’insieme dei pazienti in libertà vigilata possibili recidivi).
 
L’elaborazione del programma è avvenuta nel chiuso delle interne stanze della Direzione Generale di Sanità in un gruppo di lavoro rigidamente “tecnico” composto da psichiatri, magistrati, funzionari della Regione e dell’Amministrazione penitenziaria. L’elaborazione della giunta  lombarda ignora le esigenze di modifica del Codice penale né tiene conto delle sentenze della Corte Costituzionale del 2003 e del 2004 e del Decreto legge approvato di recente in via definitiva dalle Camere che nel disporre la proroga del termine di chiusura degli Opg precisa gli impegni di Regioni e Asl: obbligo di presa in carico (dei malati) all'interno di progetti terapeutico-riabilitativi individuali che assicurino il diritto alle cure e al reinserimento sociale, nonché a favorire l'esecuzione di misure di sicurezza alternative al ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario,  come prevedono sentenze della Corte Costituzionale. Inoltre la nuova legge stabilisce che il Governo, entro sei mesi, riferisca in Parlamento sui programmi regionali per superare gli Opg. In particolare dovrà verificare “il grado di effettiva presa in carico dei malati da parte di  Asl e Dipartimenti Salute Mentale e del conseguente avvio dei programmi di cura e di reinserimento sociale”.
Invece, in sintesi, in Lombardia, la giunta regionale vuole passare dalla chiusura di un Opg a un neo “Dipartimento di psichiatria giudiziaria” consistente in ospedale psichiatrico “centrale”, a Castiglione delle Stiviere, e 3 sezioni decentrate (Leno, Mariano Comense, ex manicomio di Mobello). Ai Dsm è assegnata una funzione detentiva di persone per le quali siano attive la misura di sicurezza, anche provvisoria, o la licenza esperimento.
 
La delibera regionale porta il segno pesante delle esigenze dell’amministrazione penitenziaria, della magistratura di sorveglianza e di quella giudicante che, ovviamente, operano tutte a Codice Penale invariato. La componente di competenza psichiatrica ne ha subito il condizionamento rinunciando a qualsiasi riferimento alle elaborazioni e alle pratiche che si ispirano alla salute mentale.
Di questa subalternità è testimonianza il paragrafo dedicato alla formazione e all’aggiornamento professionale degli operatori. In esso si dà per buona l’esperienza dell’Opg di Castiglione delle Stiviere (che è pur sempre un manicomio vero e proprio) sulla base del confronto con gli altri Opg italiani, già a gestione diretta del Ministero della Giustizia, ma evitando quello con le esperienze della riforma della psichiatria “civile” del 1978 che, come noto, è costruita sul riconoscimento che l’internamento manicomiale è dannoso per la salute mentale di chi lo subisce. A tale proposito, sarebbe stato corretto produrre ( e pretendere) studi sugli esiti dei trattamenti praticati con le persone internate a Castiglione delle Stiviere: le “eccellenze” bisogna dimostrarle.
 
La nuova giunta regionale prosegue nel lavoro di tagli, accorpamenti, riduzione degli accessi e dell’operatività, almeno quella sulle 12 ore al giorno, dei servizi di salute mentale. I Dsm lombardi stanno sempre più diventando dipartimenti di psichiatria, diversi quindi per finalità, qualità professionali e organizzazione da quelli di salute mentale. In questo quadro,  il programma deliberato dalla giunta non si configura come l’avvio di un percorso di superamento e chiusura dell’Opg, ma come il ritorno ad assetti neo-manicomiali dell’insieme della psichiatria lombarda, perché reintroduce il pregiudizio della pericolosità sociale di chi soffre di disturbi psichiatrici nel contesto di un grave abbandono e arretramento organizzativi, e anche culturali, degli attuali servizi. Lo dimostrano alcune evidenze: dopo la sentenza delle Sezioni penali riunite della Cassazione n. 9163/2005 del 2005 le persone autrici di reato diagnosticate con disturbo di personalità non sono imputabili ed entrano nel circuito Opg. Tutti riconoscono la scarsa efficacia dei trattamenti psichiatrici “canonici” nella cura di tali disturbi, specie quando sono associati all’assunzione di sostanze e per questo sarebbe ragionevolmente assai utile la collaborazione fra chi si occupa di patologie mentali e chi si occupa di dipendenze patologiche. Ma in Lombardia le due equipes appartengono addirittura a due aziende diverse (l’Azienda ospedaliera e l’Azienda sanitaria Locale); la sanità è separata dall’assistenza, non esiste un Ufficio per la salute mentale, col risultato che ciascuno fa quello che può ( e quello che vuole), non c’è verifica di qualità, gli Organismi di coordinamento presso le ASL sono ridotti a ratificare le decisioni prese in altre sedi.    
  
 
Alcune domande
 

  1. Dal 2011 ad oggi sono più di 400 le lombarde e i lombardi dimessi, o comunque usciti in definitivamente o meno dagli opg italiani, ed accolti presumibilmente nei loro territori di riferimento, non necessariamente ospiti dei “loro” Dsm.  Cosa se ne sa di loro, di cosa sia loro accaduto, di quali problemi ci siano eventualmente stati?  Il quesito è importante perché tocca il funzionamento e l’affidabilità reali di approcci e servizi non-manicomiali
  2. Quale il numero delle persone lombarde  internate dal 201- al 2012 Dsm per Dsm in modo da definire il fabbisogno reale di servizi per ogni (macro) area.
  3. Perché la formazione del personale addetto alle nuove strutture è unidirezionale e avviene separatamente? I Dsm, almeno quelli che funzionano bene, con Spdc in cui non si legano i pazienti,  avrebbero qualcosa da insegnare agli operatori dello staff di Castiglione delle Stiviere?
  4. Quante sono state nel corso del biennio 2011-12  le contenzioni meccaniche nell’Opg di Castiglione? Esistono “camerini di isolamento”?
  5. Sono state fatte valutazioni sull’esperienza della Comunità sperimentale “Gonzaga” di Castiglione delle Stiviere biennale ?
  6. Qual è lo stato e quali i problemi dell’assistenza psichiatrica nelle carceri lombarde?
  7. Cosa vuol dire “integrazione funzionale” fra Dsm e staff dell’Opg di Castiglione d/S?
  8. Quali le valutazioni della Magistratura di sorveglianza sul progetto?
  9. Quali le informazioni acquisite dalle singole Asl circa i progetti proposti dai Dsm per le/i pazienti autori di reato ?
     

 
 
 
Mantova, 29.05.2013
 
 

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