Tuttavia sappiamo bene che la riforma Basaglia, pur positiva e ricca di successi, non è ancora stata pienamente applicata: il diritto alla salute mentale non è garantito ancora su tutto il territorio nazionale. Si sono riaperte strutture residenziali molto simili ai vecchi ospedali psichiatrici e spesso sono i farmaci l’unica risposta al bisogno di cura. E gli OPG sono ancora aperti. Questa situazione di abbandono di chi soffre e delle loro famiglie offre pretesti ai “nostalgici” del manicomio. E anche a chi, in buona fede, soffre per la mancata applicazione della 180. Basta pensare ai disegni di legge contro la legge 180 presentati anche quest’anno in parlamento, che abbiamo duramente contrastato.
Ora abbiamo visto che un comitato sta raccogliendo firme per una “Proposta di Legge 181”, che consideriamo un grave errore. Concordiamo nel giudizio con il Forum Salute Mentale
Si tratta di una proposta, quella della 181, che, al di là delle migliori intenzioni, è pericolosa e fuorviante.
Pericolosa perché offre una sponda inaspettata – fuori e dentro al parlamento – a chi in questi anni ha tentato di affossare la 180 con disegni di legge di stampo neomanicomiale (vedi D.d.L. Ciccioli).
Fuorviante perché “distrae” e deresponsabilizza tutti coloro (Governo, Regioni, Asl …) che devono applicare la 180 e non lo fanno, o lo fanno poco e male.
Non abbiamo bisogno di una nuova legge, quella che abbiamo è bellissima: il problema è applicarla e applicarla bene. Siamo confortati e confermati in questa posizione dalla Relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale presieduta dal senatore Marino nella precedente legislatura.
Semmai, sono i tagli al Servizio sanitario e al welfare che aggravano la situazione, indeboliscono per primi i servizi territoriali: dai Dipartimenti di Salute Mentale ai servizi sociali, e producono nuove esclusioni e disagi. Per questo insistiamo con Governo e Regioni: bisogna investire per la salute mentale, garantire 24 ore su 24 la “presa in carico” delle persone e dei loro familiari nei servizi territoriali, con Centri di Salute Mentale accoglienti, visibili, attraversabili e vicini, servizi domiciliari e residenziali e per l’inclusione lavorativa, abitativa e sociale. Per fare questo non serve un'altra legge, piuttosto aggiornare e finanziare il Progetto obiettivo nazionale (e regionali) per la tutela della salute mentale.
E’ importante ricordare che il lavoro di Basaglia è stato “lavoro di gruppo”, e che prosegue: ancora oggi moltissimi operatori, associazioni di cittadini utenti e familiari sono impegnati per affermare il diritto alla salute mentale e a trattamenti sanitari sempre rispettosi della dignità della persona, come afferma la nostra Costituzione. Che è una grande Legge: come la 180, va applicata non cambiata.
p. CGIL nazionale p. FP CGIL nazionale
Stefano Cecconi Denise Amerini
Roma, 6 agosto 2013
Sono compiaciuto che esista
Sono compiaciuto che esista ancora nella società italiana una tensione morale sul problema della sofferenza psichica, e che continui il dibattito su quelle che dovrebbero essere le risposte da mettere in campo. Le spinte culturali, scientifiche, sociali e politiche sono alla base di una moderna riconsiderazione dell’attuale situazione sulla salute mentale in Italia. Credo sia indiscutibile e pacifico non notare quanto la società, la cultura, la scienza medica siano cambiate dal 1978 ad oggi. Negli ultimi venti anni la normativa nazionale è cambiata e si è accresciuta al punto che gli stessi operatori non riescono a stare dietro alle norme attinenti direttamente o indirettamente la tutela della salute mentale. La grande difformità delle tipologie e dei modelli assistenziali fra le varie regioni, oltre che ad essere rilevata dalla commissione cui si faceva riferimento offre una prospettiva assistenziale molto diversificata e con standard qualitativi differenti fra regioni.
Ma è proprio per questo che si dovrebbe ripensare in forma aggiornata alla legge 180 (incorporata con tre articoli nella 833/78), impegnandosi contestualmente in uno sforzo di rilancio di ideali di tipo sociale e culturale. Mi chiedo a tal proposito, se una “manutenzione” delle norme sulla tutela della salute (o anche la redazione di un “testo unico” del coacervo di leggi e leggine), se elaborata con garbo, attenzione, buon senso e cura delle fragilità, potrebbe rappresentare un piu’ concreto aiuto ai nostri utenti e ai loro familiari. Io mi rimboccherei le maniche per lavorarci anche da domani!
Vittorio Di Michele
Ho partecipato negli ultimi
Ho partecipato negli ultimi anni a diversi momenti sia de”le parole ritrovate”, da cui ha preso corpo l’ipotesi della legge 181, sia del “forum di salute mentale”.
Nati da contenuti comuni, dal valore della legge 180 allla difesa delle prassi territoriali per far fronte ai rischi di nuove istituzionalizzazioni date dal proliferare inconsulto di strutture di ricovero e residenzialità con un preoccupante peso del privato anche in termini economici.
Le due iniziative hanno in parte poi seguito strade diverse: il Forum cercando la più ampia partecipazione e condivisione di soggetti politici, del volontariato, delle associazioni in particolare di familiari in un ricco confronto, spesso anche teso, ma sempre costruttivo, richiamando alla loro responsabilità anche e giustamente chi, a livello politico dovrebbero essere in prima istanza e per mandato istituzionale, come i Consigli Regionali, i detentori del dovere di far ben funzionare la tutela della salute mentale.
Le parole ritrovate agendo soprattutto nella prassi per favorire la partecipazione in prima persona, il protagonismo sociale, a quegli stessi utenti che per troppo tempo sono stati e continuano ad essere oggetti e non soggetti.
Le parole ritrovate hanno valorizzato un aspetto che fa fatica ad esprimersi, e che nel forum non ha ancora trovato un suo spazio di espressione, quello dello sviluppo e partecipazione delle istanze delle associazioni di utenti: di sicuro ancora acerbe, forse non capaci ancora di indipendenza ed assertività come quelle dei familiari; e forse, come da alcuni suggerito, a rischio di venire inghiottite dall’istituzione stessa.
Peraltro si è sviluppato un ambito, in cui è un qaspetto rilevante, la formazione di utenti che ne possa permettere una loro partecipazione critica alle scelte dei DSM: quelli che vengono chiamati UFE (utenti familiari esperti) o in altro modo, anche in base ad esperienze internazionali, peer supporter.
Si può certamente discutere, ed è bene anzi lo si faccia, sulla proposta di Legge: forse inadeguata come legge, forse anche che presta il lato a commenti ironici per specifici contenuti troppo “creativi” per far parte di una legge (il colore delle pareti delle strutture) poco consoni a quella che dovrebbe essere la serietà di un momento legislativo (non dimentichiamoci peraltro che abbiamo di fronte ben altri tipi di poca serietà, come quella di chi pretenderebbe di governarci paragonando un ministro del nostro stato ad un gorilla!!).
Ma da qui a dire che è “pericolosa perchè offre una sponda inaspettata – fuori e dentro il parlamento – a chi in questi anni ha tentato di affossare la 180 con disegni di legge di stampo neomanicomiale (vedi DDL Ciccioli)” ce ne passa: un discorso è ipotizzare la partecipazione critica degli utenti alle scelte dei DSM, un altro proporre un TSO (anzi un TSRiabilitativo) addirittura senza scadenza!
Se poi non siamo in grado di spiegare le differenze allora sarebbe meglio che cambiamo mestiere, visto che la relazione e la comunicazione dovrebbero fare parte del nostro bagaglio di conoscenze.
Luci ed ombre le troviamo dappertutto, non dimentichiamocelo. Quando viene fatto cenno alla relazione della Commissiona Parlamentare presieduta dal senatore Marino, a cui va tutta la mia ammirazione ed il mio rispetto per quello che nel suo mandato ha portato alla luce e per cui è stato anche giustamente premiato con il gravoso incarico di sindaco di Roma, non posso non rilevare con un certo disagio un passaggio sulle norme per la ETC, prassi che non mi pare amata ne da chi partecipa al Forum ne da chi alle Parole Ritrovate. A volte sarebbe meglio tacere che rischiare equivoci.
Questo per dire che non esistono vangeli nel nostro lavoro. Tralascio di approfondire, perchè non argomento, le proposte della stessa commissione parlamentare in merito agli OPG, dove a fianco della giusta, doverosa ed anche in ritardo chiusura degli OPG si prospetta l’apertura di mini OPG, ipotesi rifiutata più che apertamente da una componente del Forum di Salute Mentale, STOP OPG.
Credo opportuno, ed invito, ad una serena riflessione prima di creare sciocche divisioni: non dimentichiamoci che la psichiatria nion sta godendo di buona salute, e prima di emettere fatwe sarebbe utile non dimenticarci che è meglio aprire il dialogo più ampio, quello che peraltro Dell’Acqua ha sempre auspicato nei suoi interventi ai Forum.
GianMaria Formenti
DSM Como
iscritto FP CGIL Como
Vicepresidente NèP (nessuno è perfetto) Associazione mista utenti operatori
p.s. le referenze non le metto per narcisismo, ma per dire che nella prassi è possibile far convivere esigenze diverse