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Giulio Cogni- citazioni da Rosenberg e Hitler

22 Nov 13

A cura di Luigi Benevelli

Giulio Cogni (1908-1983), senese scrittore, critico musicale, compositore, fu docente  di filosofia all’Istituto italo germanico di cultura di Amburgo, negli anni Trenta si  impegnò a introdurre nel razzismo italiano le tesi di Hitler e dei teorici del nazionalsocialismo come  Alfred Rosenberg, Ludwig Klages, Hans Friedrich Gûnther. Nel dopoguerra insegnò al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze. Fra i suoi testi più importanti vi è Il razzismo, edito nel 1937 a Milano dai F.lli Bocca, da cui sono tratti le citazioni che seguono, a loro volte riprese da testi di Rosenberg e Hitler.
 
Da un testo di Rosenberg pubblicato nel 1930:
 “Il senza patria – che in questo senso vuol dire senza razza- è solo. (…) Ogni volta che vorrà appoggiarsi ai fratelli, troverà certamente dei fratelli d’occasione, fratelli in Cristo, perché tutti siamo figli di un unico Padre (…), ma quando guarderà nei loro occhi, vedrà degli estranei. (…)

Nelle mani della donna sta la conservazione della nostra razza (…). Qualora le donne di una nazione generino bastardi di negri o di ebrei, la melma dell’arte negra passa sopra all’Europa, come oggi entra nelle case la letteratura da bordello ebraica (…); allora verrà il momento in cui la Germania (e tutta l’Europa) sarà popolata nei suoi centri spirituali, soltanto di bastardi. (pagg. 67 e 68)”

È sciocco credere che esistano ancora razze pure (…). Ogni nazione è una mescolanza di sangui (…). O la mescolanza è semplicemente un’emulsione, la fusione non è avvenuta, il sangue è composto, e la nazione è una nazione per modo di dire. Si tratta di popoli inferiori. Che non trovano per lo più mai pace in se stessi, e mutan doglie mutando lato. Sono come i popoli balcanici che aspettano ancora di divenire ciascuno veramente un popolo. O la mescolanza ha sviluppato la sintesi. (pagg. 72 e 73) (…)

[Il popolo inferiore] è passivo e torbido. I paesi dei popoli inferiori traggono l’animo del visitatore a un senso di tristezza, di passiva fatalità, di rassegnazione ai mali (…) dell’impotenza a creare e a fare qualcosa, per riscattarsi dalla servitù alla terra, alla superstizione, alla tradizione circa. La loro religione è infatti nient’altro che una superstizione. (pagg. 74 e 75)

L’igiene della razza secondo Hitler (Mein Kampf): 
lo Stato nazionale deve fare in modo che solo chi è sano generi figli, che si scandaloso mettere al mondo bambini quando si è malati e difettosi  e che nel rinunciare a ciò consista grande onore. (pag. 79)
La legge tedesca per la preservazione delle’eredità malata del 1933 consente la sterilizzazione chirurgica per debolezza mentale innata, schizofrenia, mania depressiva, epilessia ereditaria, ballo di S. Vito ereditario, cecità e sordità ereditarie.
La razza non migliora se è tarata, con semplici esercizi sportivi e provvedimenti igienici; solo la selezione può operare un tale beneficio (pagg. 83 e 84).

Luigi Benevelli

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1 commento

  1. guperrac

    Lo stupore e lo sdegno che
    Lo stupore e lo sdegno che tali letture inducono non devono rassicurarci, in realtà queste “idee” serpeggiano pericolosamente nel nostro quotidiano di “brava gente”

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