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I HAVE A DREAM: il sogno del Dott. Mackestone

1 Ott 17

A cura di Maria Ferretti

Ad un certo punto ti senti solo di una solitudine spietata .
La seduta prende forma di Eco vuoto, non torna nulla se non la tua voce "desolata".
 L'altro non c'è più .
L'altro e' al bordo e tu in mare aperto.
Dubbi continui sulla capacità dell'altro.
“Dottore, sai dove stiamo andando?”
Fiducia? Ma come aver fiducia quando davanti a te c'è solo il mare. Un mare paradisiaco e un mare infernale.
Mi ricordo che Tiziano Terzani nel suo ultimo viaggio quello nella malattia scopre la famosa "e" una semplice congiunzione, un semplice tenere insieme gli opposti.
Chi vede l'inferno sa che esiste e, per chi l'ha vissuto, la capacità di tenuta degli opposti è  un'operazione difficilissima.
La nostra mente ci protegge dall'eccesso attraverso spaccature.


 
La città  più infernale che ho  visto durante un lavoro di formazione ai colleghi è stata Port au Prince, capitale di Haiti.
L'inferno non era la povertà e il degrado dei luoghi e delle persone ma l'anarchia più totale dell'aggressività.
La paura non stava nel poter esser uccisa ma l'esser uccisa "senza senso", senza motivo ad ogni movimento.
Il senza senso è forse l'esperienza più drammatica che dobbiamo affrontare nella nostra esistenza .
Il senza senso apre al deserto al vuoto !


 
In mezzo all'anarchia più assoluta una delle cose più belle della mia vita, quelle cose che speri di rivedere alla moviola prima di morire: in una casa di lamiera "palafitta sulla merda vera" non metaforica, un collega haitiano il Dott. Makestone durante una supervisione tra carri armati e spari possibili, mi chiese in francese : “ma un lettino qui in bidonville?
Un lettino in una casa di merda pensai? ………Si assolutamente si !
Qui qui qui ! Citè soleil, luogo di zombie, tanto cari alla cultura haitiana, luogo di morti viventi, luogo di fantasmi.
La stanza d'analisi e' il luogo infestato da fantasmi di  presenze inconsce che ci muovono. L'analisi e' la traversata del fantasma.
Gli haitiani sono esempio di esuli nella propria terra, isola nel'isola!
Prima ricchi poi poveri. Esule, esiliato, termini che definiscono bene anche i nostri aspetti interni.
Spesso esiliamo le parti scabrose della nostra esistenza spesso ,come i poveri del mondo, ci sentiamo vittime spesso lo siamo, spesso no.
Tra le "non strade" haitiane ti domandi perché le persone non si muovono perché non un gesto individuale di ricostruzione e allora pensi alla politica alla responsabilità dell'altro. In verità, noi sappiamo sulla nostra pelle di analisti quanto ci costa riconoscere le nostre responsabilità, quanto costa "assumersele".
E anche all'inferno spunta il senso di responsabilità, la voglia di ricerca di una vita migliore, un sogno?
Il sogno guida, dirige, mantiene la rotta: qualcosa dice di andare avanti per una strada precisa .
Strada vs non strada.
Quanto conta in analisi la strada, la rotta e il sogno di un altra chance.
E allora come Makestone si sogna un lettino in bidonville per dare altre possibilità a chi vuol scegliere di credere al paradiso.
Chi è nato all'inferno conosce tutta la verità forse troppa.
Non c'è conflitto c'è esistenza pura c'è non senso.
Troppa verità uccide.
La parola allora assume la forma di un "amo". Curi-amo! Amo che aggancia e trascina fuori dal mare del non senso. Allora "poetiamo "la vita la riempiamo di ami-parole che pescano emozioni isolate, congelate, fratturate come ossa rotte da un impatto mortale con la nostra esistenza.
 
José Ángel Valente classe 1929 e' stato un poeta galiziano e funzionario delle Nazioni Unite in terra svizzera.
Abbandona la Spagna, rimanendo esule – fisicamente e poeticamente – per il resto dei suoi giorni.  Definito da alcuni poeta dell’ascolto e della discesa agli inferi .
 Nella raccolta Per isole remote. Poesie 1953-2000 (Metauro, Pesaro 2008) cari al poeta sono i temi dell'esilio e il tema della parola-scavo o come piace a me la parola-amo. La parola per Valente e' la parola suono. Lettera dei sensi o di senso.
In analisi la parola del l'analista o il taglio sulla parola del paziente hanno un riverbero .
 Analista come "specchio sonoro" come colui che restituisce una condivisione pre-parola. Senza questa tonalità la parola rimane vuota, cade, restituisce l'altro al deserto.
Talvolta dobbiamo abituarci al deserto e convivere senza questa condivisione .
Altre volte l'eco deve esserci.
La parola e' morte e rinascita .
La poesia per Valente e' un ritorno al paradiso al canto alla melodia, a ciò che sottende i sensi.
 
L'analisi come la poesia è memoria di questi suoni di questi toni.
 
 
«SARANNO CENERE…» di Jose Angel Valente
 
 
Attraverso un deserto di segreta
desolazione senza nome.
Il cuore
ha la secchezza della pietra
e gli schianti notturni
della sua materia o del suo nulla.
C’è una luce remota, tuttavia,
e so che non sono solo;
benché dopo tanto e tanto ancora
Su forma
non esista pensiero
che valga contro la morte,
non sono solo.
Prendo infine la mano che è con me nella vita
e a lei mi affido
e tocco quanto amo,
lo alzo verso il cielo
e benché sia cenere, dico questo: cenere.
Benché sia cenere quanto ho fino ad ora,
quanto mi è stato stato dato a modo di speranza.
 
da A modo de esperanza, 1955 (A modo di speranza)

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