REPORT SECONDA GIORNATA

10 Ott 12

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La seconda giornata è iniziata con le tragiche, suggestive e forti immagini del film "l'Edipo re" di Pier Paolo Pasolini, testimonianza di come i personaggi del dramma sofocleo, rivisitati dal genio di un autore contemporaneo, abbiano ancora molto da dire all'uomo di oggi; in particolare evidenza, nelle sequenze presentate, è apparsa la figura di Laio con tutto il suo carico di pregnanza simbolica.

Verena Kast, didatta e docente dell'Istituto Jung di Zurigo e past President della Società internazionale di Psicoloigia Analitica, analista junghiana ed autrice di numerosi libri tra cui " la migliore amica" , "la coppia" e "le parole che curano" ha discusso la separazione dal complesso paterno e lo sviluppo dell'animus. Dopo aver precisato come il padre ed il complesso paterno non siano la stessa cosa si è soffermata sul concetto di complesso. Con tale termine si definiscono contenuti dell'inconscio, che possono essere legati a episodi relazionali difficili o traumatici e che sono caratterizzati dalla presenza di un'identica emozione e di un comune significato di portata simbolica. Ha quindi portato alcuni esempi clinici riferiti al complesso paterno ed ha sottolineato quanto sia importante lavorare sugli episodi complessuali. Infine ha sviluppato il concetto di animus fornendo materiale clinico sull'emergere del complesso paterno e dell'animus stesso nei sogni.

Il Prof. E. D'Amato, regista, Direttore del Teatro Piccolo di Milano e docente alla Bocconi, ha valorizzato con una brillante e coinvolgente esposizione la figura del padre nella tragedia Shakespaeriana, i concetti di tirannia del padre e di regicidio contenuti nelle opere del drammaturgo inglese ponendoli a confronto con alcune riflessioni sulla figura del padre esposte nella letteratura psicoanalitica, ed in particolare nella tematizzazione freudiana del concetto di parricidio. Durante la sua esposizione il Prof. D'Amato ha esposto con particolare maestria alcuni "passaggi" dei testi shakespiriani, particolarmente evocativi e significativi dal punto di vista psicologico.

Il convegno è proseguito quindi in due sale separate.

Nella prima ha relazionato la Dott.ssa Enrichetta Buchli, socia analista CIPA e membro del Consiglio dei Docenti della Scuola di Psicoterapia, sul tema del silenzio del padre. Il padre a cui si riferisce non è quello violento o autoritario, bensì un padre che resta in silenzio e che tollera per disinteresse ingenerando nei figli sentimenti di disagio ed indegnità. In questo vuoto i ragazzi si sforzano di divenire empatici , quasi telepatici nel tentativo di captare messaggi dal padre. Con l'ausilio di alcuni spunti clinici l'autrice ha evidenziato come ragazzi con padri assenti tendano a sviluppare un super-io tirannico in relazione al padre occultato. E' stata così presentata una nuova figura di padre che può generare gravi problemi senza essere violento o cinico, ma restando nascosto e camuffando i propri sentimenti.

Nella seconda sala nel contempo era tenuta la relazione di Gianni Kaufman, socio analista del CIPA, che si è occupato di alcune rilevanti formulazioni di Bion suscettibili di ulteriore sviluppo anche all'interno dell'impostazione junghiana. Partendo dalla osservazione che la conoscenza — ogni conoscenza — è sempre influenzata da fattori emotivi, l'autore giunge a proporre una rilettura della dimensione simbolica dell'esperienza psichica.

Successivamente ha parlato Marisa.Spinoglio socio analista CIPA. Ha ricordato che il Congresso è nato dal desiderio di celebrare Jung nel quarantesimo anniversario dalla sua morte.Ha evidenziato come al centro di ogni trasformazione ci sia il silenzio. La morte del padre è il mezzo per costringere il figlio a diventare adulto, ma per trasformare la morte in silenzio bisogna aver accettato il confronto con lui. Nel caso specifico di Jung la morte del padre ha attivato il passaggio verso l'impegno a risolvere l'eredità spirituale paterna andando verso la propria individuazione. Ma non è sempre così: qualora la psiche sia dominata da un complesso materno si può avere anche la regressione.

Nel pomeriggio il convegno ha ripreso su due fronti paralleli: nella sala grande tre interessanti interventi , mentre nelle due sale piccole si è lavorato nella forma del workshop

Nella sala grande si è iniziato con la complessa, ma interessantissima relazione di Bianca Gallerano e Lorenzo Zipparri, entrambi soci analisti del CIPA e membri della Commissione Scientifica: questi hanno affrontato le difficoltà che possono insorgere nella coppia relazionale analista/paziente-allievo nell'analisi didattica. A differenza di quanto presente attualmente in letteratura gli autori hanno voluto porre l'accento sulle responsabilità del terapeuta nel favorire il processo individuativo dell'analizzato. L'analista deve possedere la capacità e la pazienza di condurre alla "pensabilità" ed a una nuova sensibilità per cogliere gli elementi di stallo insiti nel concetto di collusione e di "parricidio coatto": questo al fine di non incorrere in analisi interminabili particolarmente frequenti nelle didattiche. L'analisi didattica è un ibrido compromesso tra due spinte antitetiche : la libertà dell'analisi stessa e la repressione della formazione. L'analista deve permettere che l'allievo più che oggetto-sé diventi discepolo, favorendo la separazione senza un approccio traumatico, brusco come nel fenomeno del parricidio coatto ma possibile quando non si instaura il fenomeno della collusione.

Bruno Querzola, socio analista del CIPA e Tesoriere dell'Istituto di Milano, ha descritto i diversi significati che può assumere il silenzio del padre specificando, sotto il profilo clinico, i due aspetti del padre silenzioso: quello relazionale, riferito ad un atteggiamento di dipendenza evidenziabile nei comportamenti del padre nell'ambito della relazione con la madre, e quello caratteriale, riferito ad aspetti costituzionali ed a tratti della personalità individuale del padre stesso.

Con ‘Antigone senza Edipo', un'affermazione apparentemente contraddittoria, M.I.Whuel, analista del CIPA e membro del Consiglio dei docenti della Scuola di Psicoterapia , ha inteso evidenziare una particolare relazione padre-figlia sulla quale pochi autori si sono interrogati; nell'originale lettura proposta da Wuehl sia palesa un padre che utilizza la figlia ponendo un'ipoteca sul capitale energetico di lei, al fine di colmare il proprio vuoto interiore conseguente al suo complesso materno negativo.

Declinando il mito con un caso clinico, quello di una ‘figlia di Edipo' giunta nella stanza dell'analista, la relatrice ha sottolineato la differenza tra padre reale e contenuti archetipici dell'immagine paterna, in un gioco dialettico, specifico del pensiero junghiano, tra piano simbolico e piano reale. E' l'imago di un padre-spirito, non il padre biologico, che ha rinchiuso la paziente in un tempo ciclico in cui tutto non poteva che ripetersi. Per le ‘Antigoni' il legame tra padre e figlia è un involucro narcisistico che agisce da falso Sé, un Sé di sostituzione. Anziché differenziarsi l'uno dall'altra, padre e figlia restano bloccati nell'immaginario che li racchiude, perpetuando l'illusione di essere ‘uno' in due.

La giornata si è conclusa con una serie di Workshop a cura di C. Melodia, W. Scateni, R. Andreoli, M. Ceccarelli, S. Chiesa, N. Fina. Il Workshop delle ultime due relatrici, in particolare, è stato centrato sui movimenti controtransferali del gruppo partecipante relativi all'esposizione di sogni di alcuni pazienti con tematiche di perversione.

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