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Ascetismo Digiuni Anoressia. Esperienze del corpo, esercizi dello spirito

9 Apr 13

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Questo volume scritto a più mani  propone studi diversi tra loro ma accomunati dal tema di grande attualità focalizzato sulle varie forme di astensione dal cibo: la chiave scelta è quella di un approfondimento storico, cercato attraverso un'impostazione che privilegia l'accuratezza della documentazione e l'interdisciplinarietà deicontributi. Al volume hanno collaborato  psichiatri e psicologi, storicie filosofi, accomunati da una evidente passione per un fenomeno tanto enigmatico,intrecciato alla sfera  della  spiritualità e alla esperienza ascetica.  
Il libro ha il merito di aprire un ampio ventaglio di possibili percorsi di ricerca,che legano situazioni cliniche note alla nosografia attuale – anoressiae bulimia –  a fenomeni più generali: il digiuno, l'estasi,l'ascetismo, l'entusiasmo, l'eccesso, la sfida, in alcune loro  manifestazioni, relative a epoche storiche e contesti culturali differenti.

Il filo conduttore,tracciato nella prefazione dai curatori Paolo Santonastaso e  Gerardo Favaretto, si svolge  per tutto il volume, attraverso lo svolgimentodei nove saggi che lo compongono, per essere ripreso estesamente nel capitolo conclusivo Ascetismo e digiuno: un percorso tra storia e interpretazione dell'anoressia mentale di Favaretto.  
Da questa carrellata si trae spunto per riproporre interrogativi che rimandano alla questione di come  la psicopatologia possa rivolgersi alla storia per ampliare le sue possibilità di conoscenza, e soprattutto dicome possa farlo seguendo una metodologia che vada nel senso dell'approfondimentoe della comprensione,  e non in quello della riduzione della ricchezzadell'espressione umana a nessi schematici. Tale conclusione ci è parsa particolarmente utile nel fornire un riassunto delle logiche entrole quali si muove la ricerca attuale nella comparazione di situazioni psicopatologiche,definite come tali in epoca relativamente recente – non dimentichiamo chele dizioni  "anoressia isterica" (Lasegue) e "nervosa" (Gull) risalgono rispettivamente agli anni 1873 e 1874 – e comportamenti rintracciabilinelle più remote epoche della storia umana. Essa contribuisce aiscrivere l'intero volume in una visione d'insieme problematica e stimolante ulteriori approfondimenti, visione che ci sembra particolarmente adeguataalle esigenze, complesse e mai banali, espresse dalle condizioni anoressica e bulimica. 
Il libro nel suo insieme, fruibile peraltro da un pubblico di lettori vasto, sembra dunque rappresentare un invito ai cultori di discipline psicologiche epsichiatriche ad abbandonare per un momento le urgenze della clinica perfarsi trascinare in altri mondi: nelle atmosfere medioevali di digiuno e mortificazione del corpo, in quella degli esercizi spirituali estremi della Spagna  del Siglo de oro,  negli sconosciuti territoridelle pratiche di astinenza orientali. Non mancano poi i resoconti di alcuni casi clinici di interesse storico.

Ma vediamo di descrivere più dettagliatamente l'intero percorso propostodagli autori.  
Il primosaggio di Artusi contiene un'indagine su anoressia e bulimia nel pensieroscientifico antico – nel mondo greco in particolare – fornisce un' indagineetimologico-lessicale dei termini anoressia e bulimia, nonché i riferimenti mitologici al disordine alimentare e il punto di vista dellamedicina antica in proposito. 
La problematicadi santi o mistici digiunatori viene affrontata in diversi contributi.  
Davidson conduce uno studio,  corredato di una interessante documentazione di immagini, sull'iconografia e la filosofia delle stimmate di S. Francesco d'Assisi e sempresu questo filone dei santi digiunatori
A. Grazia propone un saggio molto approfondito sulla vita di S. Caterina da Siena, inserita in un contestostorico popolato di figure femminili – sia religiose che laiche – dall'esistenzatormentata e votata a una sorta di  emulazione delle sofferenze delCristo. Il fenomeno per cui la pratica del digiuno le pone quasi fuoridai limiti di tolleranza della chiesa cattolica, su un crinale vertiginosotra stregoneria e santità, viene sottolineato e indagato con accuratezza. 
 
Sull' argomentodel digiuno religioso medievale insiste anche il  saggio di L.Bellin, che lo affronta  in  chiave epidemiologica  etransculturale, proponendo un confronto delle manifestazioni anoressichee bulimiche con i contesti sociali  di riferimento, e proponendo unadistinzione tra disturbo "sacro" e "disturbo etnico".   
E. MacolaCincano, infine, esamina le caratteristiche 
della "santaanoressia" nella Spagna del Secolo d'oro. 
Il volumeprosegue con contributi eterogenei, legati da una comune tensione allaricerca. G.Pasqualotto approfondisce l'argomento delle differenze tra orientee occidente, descrivendo, con ricchezza di citazioni, le concezioni delcibo proprie dell'induismo, del buddismo e del taoismo. Con il saggio diR.Van Deth e W.Vanereycken – sulla divisione tra maschi e femmine nellastoria della anoressia nervosa -, si entra  più nel meritodella clinica e dell'etiopatogenesi dell'anoressia;  se pure con moltacautela,  gli autori avanzano l'  ipotesi che la enorme disparitànella frequenza di genere del disturbo alimentare sia da ascrivere a differenzebiologiche tra i sessi: l'ipotesi di quest'ultimo lavoro sembra poco insintonia con il discorso svolto dal volume nel suo insieme, i cui sforzipaiono tesi, all'opposto, a individuare la quantità e la complessitàdei fattori culturali e ambientali in gioco.  
Habermas,in linea con la sua impostazione, che distingue rigorosamente la naturadel digiuno a seconda dei contesti socio-culturali di riferimento, proponel'analisi  di due casi descritti alla fine dell'ottocento dal medicobolognese Giovanni Brugnoli, per valutarli diagnosticamente e confrontarlicon i modelli storici di riferimento dello stesso Brugnoli.  InfineP.Santonastaso, A.Favero conducono un'analisi, di grande interesse, delcaso di E. West, 
riesaminatoalla luce dello sviluppo storico della nosografia dell'anoressia.

Concludendo,un libro che ha il merito di aprire a un vasta gamma di possibilitàdi ricerca,  agli autori del quale vorremmo proporre solo una domanda,stimolata peraltro dalla lettura. E' giusto che il nesso proposto tra psicopatologiaanoressica e bulimica e mondi religiosi rimanga per così dire implicito,e quasi si perda,  sormontato dalle molte curiosità di carattereintellettuale e culturale che un volume come questo sollecita, o non sarebbepiuttosto auspicabile, magari in una prossima occasione, proporre in modo più pregnante la ricerca sul  rapporto tra patologia mentaleed esperienza religiosa?

Immaginidell'ascesi e casi di astinenza   
Gerardo Favaretto,Paolo Santonastaso

Questolibro riunisce alcuni scritti che hanno in comune il fatto di occuparsidi  fenomeni, comportamenti e figure  che,  nel corso deisecoli e nelle diverse culture,   hanno avuto a che fare con il cibo, l'alimentazione,  l'ascetismo  e con la rappresentazionesociale e culturale del corpo. Ci riferiamo, per esempio al digiuno penitenziale,a  quello rituale dei sacerdoti e dei profeti,  all'astinenzareligiosa  estrema, agli scioperi della fame, all'esibizione deglischeletri viventi e agli artisti della fame;  fenomeni che appartengonoall'ambito  dello straordinario e che si ritrovano in diverse culture epocali incrociandosi con il destino  di altre figure come i melanconici,le isteriche, i posseduti, le streghe, le sante, le malate di anoressiamentale.  Al culmine di questa  strana storia sta, infatti, nelXIX secolo  la definizione di anoressia "isterica"  da parteLasègue, (1873) o "nervosa", Gull, (1874) (1) che sanciscono l'annessione al campo della medicina scientifica di un comportamento straordinariamenteinquietante come l'astensione volontaria dal cibo nella forma di una rinunciaal bisogno vitale del nutrimento e della ricerca di un corpo  idealee perfetto. 
Primache tali comportamenti, attraverso la diagnosi clinica di anoressia, rientrasseroa pieno titolo nella  patologia e diventassero  di competenzadella medicina,  si possono rintracciare le articolate vicende dellarappresentazione sociale  di coloro che, per scelta, si astengonodal cibo; è una rappresentazione determinata dal diverso clima idealee culturale di ogni periodo storico (2) che ha attribuito a chi digiunaruoli legati al mondo della spiritualità e dell'eccezionale, delmistero e del magico prima che del patologico. 
Nonè, comunque, nel nostro scopo  fare una storia dell'anoressiamentale o, tantomeno del digiuno; esistono a questo proposito testi chevengono  citati e discussi negli interventi di questo libro. Ciò che proponiamo sono alcuni materiali frutto di un ricerca chenasce,  innanzitutto, da una domanda: esiste  un rapporto e,se esiste, di che genere è, tra la contemporanea anoressia nervosae fenomeni così lontani nel tempo e nella cultura come il digiunol'estasi, l'ascetismo, l'eccesso, il controllo, l'entusiasmo, l'eccesso,la sfida? E' possibile stabilire una contiguità o una continuitàtra oggetti di saperi diversi, se non contrastanti? Sono domande che noninteressano esclusivamente  la storia della psichiatria ma riguardanola natura stessa della classificazione in medicina, e quindi l'esistenzadi una nosografia, e coinvolgono chiunque sia interessato all'interazionetra individuo e cultura, tra metodi e oggetti della conoscenza.  Abbiamocercato di evitare una applicazione riduttiva  del linguaggio scientificodella medicina moderna a comportamenti caratteristici dell'ascetismo religioso,della possessione diabolica o del digiuno secolare. Nella  consapevolezza dell'impossibilità di affrontare queste manifestazioni astraendodal contesto storico di riferimento abbiamo scelto  la strada di unacerta eterogeneità di prospettive (filosofica, psicologica, storica) favorendo una lettura complessa, piuttosto che  unitaria, del fenomenodel digiuno nel tempo.  
E'molto probabile che conoscere la storia del digiuno e comprendere alcuniaspetti del vissuto corporeo nelle pratiche mistiche e degli asceti noncomporti di per sé la possibilità di curare meglio l'anoressiao di capirne meglio le cause; permette però dei recuperi e delleriflessioni sugli strumenti del terapeuta e sulle sue capacità dilettura del momento di crisi  personale che la malattia rappresenta.L'esame delle pratiche ascetiche, dei digiuni, dei fenomeni eccezionaliconnessi con la corporeità e con l'alimentazione nei diversi contesti può essere l'occasione per cogliere  il senso di  un linguaggio universale, che attiene strettamente all'umano e che riguardaalcuni valori fondamentali dell'identità  quali la relazionedel soggetto con l'alterità, con il cibo, con il piacere. 
Cisono, dunque, diversi modi di avvicinarsi e di descrivere il problema.Indagando retrospettivamente nei materiali del mito, della tragedia e delleprime documentazioni mediche,  si ritrovano elementi che riportanoalla descrizione di comportamenti alimentari alterati fin dal V secoloa.c.. Negli  eroi  del mito, come Eracle,  una fame abnormee divorante sembra diventare un elemento caratterizzante della personalitàe di un  certo stile di relazione con il mondo; questa  modalitàassume tratti particolari e fortemente allegorici   nel casodi Erisittone.  
Ilmito ci viene raccontato nel saggio di Alessandra Artusi:   ilgiovane figlio di Triopa, re di Tessaglia,   per costruirsi lacopertura di una sala destinata ai banchetti, abbatté un piopponero in un boschetto dedicato a Demetra, che per punizione lo fece assalire da una violenta ed insaziabile fame. Interpretato in modo allegoricoquesto mito richiama i  temi del confine fra interno ed esterno, dellarelazione  fra  desiderio e  divieto, fra colpa e punizione,temi, questi, che sono molto utilizzati nella descrizione dei conflittipsicologici presenti nella moderna bulimia nervosa. 
Un'altrafonte di materiali concernenti il comportamento alimentare  èquella della  tragedia  classica, dove protagonisti come Fedra di Euripide e Seleuco di Plutarco manifestano una astinenza al cibo conseguenza del dolore morale causato  da una perdita. Nelle Baccantie nell'Ippolito di Euripide, il digiuno è lo strumento necessarioad allontanare le tentazioni della carne e  favorire la purificazionedell'anima, permettendo l'accesso al divino. 
 L'astinenzadal cibo  ha  una sua precisa  collocazione all'internodel pensiero di  alcune  scuole filosofiche; nell'antica Greciai Pitagorici, offrono la giustificazione delle mortificazioni corporalicome mezzo di liberazione dell'anima dal corpo: l'astinenza e le pratichepurificatorie tendono al recupero dell'originaria purezza dell'anima eal riscatto dal ciclo delle esistenze. Questa scissione si riflette anchenelle pratiche alimentari: il vegetarianesimo estremo praticato nel misticismodegli ambienti orfici e pitagorici, anche se con diverse premesse, avevail significato di una rottura con l'ordine politico religioso, oltre chedi rinuncia, di ascesi dell'anima, rifiuto intransigente di ogni relazionecon la carne; i pitagorici evitavano, per esempio,  contatti con macellai,cuochi o cacciatori. (3) 
Imotivi dualistici legati al digiuno, ossia  quelli della mortificazionedei bisogni del corpo a favore di quelli dell'anima, sono  ripresinella dottrina platonica e avranno in seguito ulteriori e forti ripercussionisulla tradizione religiosa e sul sapere medico che identifica nell'osservazionedel comportamento alimentare un significativo elemento diagnostico e nella dieta e nel controllo dell'alimentazione  uno degli elementiterapeutici fondamentali.

Inambito medico il termine anorexia viene utilizzato a partire dal V-IV secolo a.c. e, secondo la successiva  definizione aristotelica dell'orexis (appetito), sta a significare  la perdita della parte piacevole del bisogno  e della ricerca  del cibo.  
Secondo la teoria umorale, utilizzata da Aristotele, il cibo  apporta elementicaldo-secchi al corpo, al contrario dell'acqua che ne apporta di freddi e umidi ed è, quindi,  elemento essenziale al mantenimentodell'equilibrio  delle qualità bio-umorali del  corpo.La teoria umorale di Aristotele è la stessa di Ippocrate e Galenoe sarà il paradigma prevalente in ambito medico per secoli, finoall'epoca moderna. Mentre Ippocrate non ha formulato esplicite teorizzazioniriguardo a specifiche sindromi alimentari in Galeno , come ricorda la Artusi,ritroviamo la descrizione di specifiche entità nosografiche legatead un comportamento alimentare patologico. In particolare emerge una fortecorrelazione fra la presenza di tendenze anoressiche e l'effetto di uneccesso di bile nera responsabile di molte patologie fra cui, per prima,la condizione melanconica. 
 L'eccessodi bile nera (melanconia) è stato considerato per secoli, dall'antichitàall'epoca moderna, responsabile dal punto di vista medico di numerose patologie,ma e' anche indicato dai filosofi come base costituzionale di  uominieccezionali, pensatori ed eroi così come viene argomentato dal pseudoAristoteledel problema XXX o, molti secoli dopo, da Robert Burton, il DemocritusJunior della seicentesca Anatomia della Melanconia (4).  
NelProbelma XXX l'autore utilizza il disturbo melanconico per spiegare lediverse condizioni eccezionali compreso quel "furore" che Platone anniprima, aveva classificato come una condizione di fertile ispirazione divina.Nel furore 
secondoil pensiero platonico si manifesta  nel soggetto qualcosa che proviene dall'esterno, dal divino; Platone ne riconosce diverse modalitàfra cui quello profetico e equello amoroso. Anche il guerriero e' soggettoall'accesso furioso, ma cio' che contraddistingue l'eroe, in particolare nella tradizione del mito, è la  sua hybris ossia il suo volersfidare costantemente il confine dell'esperienza umana che gli dei glihanno imposto. 
Nelmedioevo la bile nera ispira, in modo simile, la spiegazione data ad unacondizione diffusa nei conventi conosciuta come 'demone meridiano' (5);nel mondo cristiano  l'acedia ed il suo sintomo, l'astinenza dal cibo,più che come pratica purificatrice, fuori dalle regole costituite,rappresenta soprattutto un sospettoso segno di onnipotenza e quindi diun peccaminoso segno dell'intervento di forze demoniache.  
Nelmedioevo cristiano il posto degli eroi del mito e della tragedia viene,in parte, occupato da nuove figure anch'esse portatrici di valori straordinaried esponenti di una modalità eccezionale di relazione con il divino,ossia dai Santi. Alla condizione di furore divino, ipotizziamo, in modoschematico e convenzionale, di potere sostituire il fenomeno mistico, l'esperienzadella rivelazione e del diretto contatto con Dio. Già nel primomedioevo i Padri del deserto sono eremiti dediti a una rigida disciplinaascetica che, rifugiandosi in un santo isolamento contrassegnato da unaferrea astinenza dal cibo, cercavano la via del contatto con Dio. 
Unposto speciale, fra i Santi, è quello di  Francesco d'Assisi.La particolarità del suo caso sta nel fatto di arrivare, a un certopunto del suo percorso mistico, a  portare sul proprio corpo segni concreti e visibili dell'avvenuto contatto con Dio, la riproduzionenella sua carne della ferite di Cristo: il segno delle stimmate. E' unmiracolo, quello delle stimmate, che si verifica per la prima volta conFrancesco e assume un significato originario nel senso di costituire storicamente e teologicamente, un modello cui tutti gli altri esempi successividebbono essere confrontati. 
 L'esperienza mistica della visione di Francesco  viene ricordata e raffiguratacome esperienza corporea, concreta della presenza del divino; non si trattadi visioni immaginative o intellettuali, che sono gli altri modi possibili,secondo la teologia, di apparizione del divino. Questi segni fisici, le ferite causate dalla manifestazione di Dio sul corpo di Francesco, generanorappresentazioni, racconti e ricordi che conservano la vivida impressionedi evento miracoloso e di autentico  contatto. 
 L'iconografiadel fenomeno delle stimmate di Francesco è il tema, in questo volume,del saggio di Arnold Davidson, da cui possono essere ricavate indicazionisignificative sulla natura del fenomeno mistico e sulla sua raffigurazione:in particolare i modi della rappresentazione del santo, la sua collocazionenello spazio, la posizione dei testimoni, l'immagine di Cristo che nonsempre appare in immagine propria ma sotto altre "specie".  
Ilfenomeno mistico nell'ambito cristiano si manifesterà nel corsodei secoli in modi e luoghi diversi proponendo figure straordinarie chesono stati autori di significativi e importanti testi letterari poi riscopertiin discipline diverse (letteratura, filosofia, psicologia etc) da studisuccessivi.  
Psichiatrie psicoanalisti hanno spesso sottolineato il comportamento ascetico delleanoressiche e così alcuni storici (6) hanno cercato delle analogietra il comportamento delle moderne adolescenti anoressiche e quello diascetiche sante medievali : la ricerca della privazione, la negazione ela frustrazione dei bisogni del corpo, il controllo degli istinti, la tendenzaal sacrificio, le distorsioni percettive indotte dal digiuno, l'aspirazioneall'immortalità, il rapporto con un'immagine ideale, la vicinanzae la contiguità con la morte. Il comportamento delle sante miravaal raggiungimento di un rapporto privilegiato ed esclusivo con Dio, chepermetteva loro di sfuggire a qualsiasi giudizio umano. Non di rado, ineffetti, le vitae di queste sante testimoniano la presenza di caratteristichesimili a quelle dell'anoressia nervosa, quali la preoccupazione costanteriguardo al cibo, l'iperattività, il vomito autoindotto e il terrorecostante di perdere il controllo sui propri impulsi. 
ErminiaMacola  tenta di accostare l'anoressia delle Sante alla "santa anoressia"esplorando ed interpretando il cammino di raggiungimento della perfezioneche contraddistingue l'esperienza esistenziale e letteraria di Teresa d'Avilae di altri mistici della Spagna rinascimentale. In quel contesto la sofferenza,la rinuncia il dolore sono utilizzati nel percorso spirituale. S. Teresanon riusciva a mangiare nulla, oppure vomitava quel poco che mangiava.Teneva in bocca solo l'ostia consacrata, divenuta contemporaneamente ciboreale e simbolico, nutrimento spirituale e corporale. E' un fenomeno, questo,che è possibile osservare con discreta ripetitività in epochemolto diverse dal medioevo al secolo scorso a carico di sante e mistiche. 
L'accostamentodella anoressia mentale alla condizione di alcune sante medievali ha sollevatoe solleva un acceso dibattito sui metodi e sui contenuti di tale interpretazione.Laura Bellin in questo volume esplora, dal punto di vista di una psichiatra,alcuni aspetti di confine, e di metodo nella lettura della esperienze didigiuno, in particolare del digiuno religioso medievale e dell'odiernaanoressia mentale utilizzando la distinzione di disturbo sacro e di disturboetnico secondo la definizione di Devereux. Essa si schiera dalla partedi coloro che considerano il rifiuto del cibo sostenuto dalle sante delMedioevo e la restrizione alimentare delle moderne anoressiche come duefenomeni non sovrapponibili. Il differente contesto culturale di appartenenzapermetterebbe semmai di ascriverli a due diverse categorie etnopsichiatriche:a quella del disturbo sacro nel caso dell'astinenza dal cibo delle sante,e a quella del disturbo etnico nel caso dell' anoressia mentale. 
AncheTilmann Habermas, autore di diversi contributi sulla storia dell'anoressiamentale, segue una linea di pensiero che tende rigorosamente a distinguerela natura del digiuno secondo precisi modelli storico-culturali di riferimentoche rappresentano effettivi  comportamenti differenti: il digiunoreligioso, ascetico-mistico viene riferito e conosciuto attraverso fontiecclesiastiche, mentre la conoscenza del digiuno miracoloso profano provieneda fonti mediche in un contesto culturale ancora disposto a credere aimiracoli e l'anoressia nervosa a fonti mediche in un contesto culturaleormai ampiamente secolarizzato e caratterizzato dalla spiegazione scientifica. 
Nellatradizione occidentale e cristiana l' esperienza percettiva s'impone almistico sotto la forma di una verità che trova giustificazione solonel fatto di essere riconosciuta, per cui le percezioni che lo attraversanodiventano un modo di esprimere l'indicibile, lo stato di estasi (ék-stasis)si pone come momento rivelatorio, come l'effettivo essere che si attuacon l'incontro con Dio e con la Verità che da lui proviene. 
InOriente, invece, l'approccio all'illuminazione, il significato dell'ascesie il digiuno assumono valori anche radicalmente diversi. In una prospettivadel tutto diversa da quella dell'ascesi cristiana si coloca il testo diGiangiorgio Pasqualotto che prende in esame la natura della pratica deldigiuno e dell'ascetismo nei testi della tradizione orientale dell'Induismo,del Taoismo, del Buddismo. Il cibo ha un ruolo metaforico ma anche profondamentereale; e' la parte più sottile del cibo che secondo la ChandogyaUpasinad diventa mente. Nel Buddismo l'astinenza, nel momento in cui rappresentaun eccesso, una pura manifestazione esteriore, viene criticata perchédetermina una forma di attaccamento pericoloso tanto quanto l'attaccamentoal cibo che il digiuno vorrebbe sconfiggere. La ricerca di un modo adeguatodi nutrirsi corrisponde a quell'approccio dove il cibo è strumentodi sopravvivenza o anche motivo di piacere, ma senza l'attaccamento a questopiacere.  
Neltentativo di riassumere le  relazioni che sono state descritte frale diverse pratiche alimentari nel corso del tempo e le moderne patologiedell'anoressia e della bulimia Gerardo Favaretto  identifica tre filonimetodologici diversi : il primo si riferisce a quel principio che intendecomportamenti alimentari simili nel corso del tempo come simili o equivalentisul piano della struttura psicopatologica e che ha raccolto, come abbiamovisto, consenso presso alcuni storici ma anche presso certi psichiatri.Una seconda posizione riconosce la continuità di alcuni comportamentialimentari nel corso del tempo, come il digiuno, ma ritiene che la diagnosidi anoressia mentale sia legata allo specifico di un contesto culturalecome sostengono Laura Bellin e Tilmann Habermas nei loro lavori . C'è,infine, un atteggiamento che potremmo definire "filologico" ossia che risaleall'origine delle parole, studiandone l'etimologia e le fonti originarie,per ripescare i fondamenti di quadri sindromici che si ritiene siano presentinel tempo in modo più o meno costante di cui il lavoro di AlessandraArtusi costituisce un esempio. 
Caratteristicae "segreto" dell'anoressia mentale resta comunque il fatto di costringerelo psichiatra e ripensare al proprio punto di osservazione e a ridiscuterei propri metodi. Per questo abbiamo incluso in questo percorso due lavori clinici: la rivisitazione di un caso clinico o meglio di un testo che descriveun complesso caso clinico di anoressia quello di Ellen West opera del padredella Daseinanalyse, Ludwig Binswanger, rispetto al quale Paolo Santonastasoe Angela Favaro hanno operato una rilettura che oltre a rianalizzare ilcaso di Ellen ne riscopre i linguaggi, opera dei confronti e discute, insostanza, dei metodi della psichiatria fenomenologica di Binswanger inconfronto a quelli della moderna psichiatria clinica e una rassegna storicadi Vandereycken e van Deth autori dell'importante storia del digiuno, sullastoria  anoressia mentale maschile 
Il percorso si addentra nella parte "scientifica" della storia del digiunodalla diagnosi di anoressia mentale in poi fino a cogliere, in generalequelle occasioni per la discussione della stessa terminologia diagnosticautilizzata in psichiatria 
L'anoressiamentale, malattia enigmatica che si colloca all'incrocio dei saperi sullamente e sul corpo esercita una funzione critica nei confronti delle disciplineche la vogliono interpretare e della psichiatria in particolare e costringea riletture e adattamenti di cui il concetto di comorbilità in psichiatriaè un importante esempio. 
Parlandodella loro esperienza, le ragazze anoressiche dicono che hanno intrapresouna dieta di loro volontà alla ricerca di un'immagine fisica ideale;ad un certo punto le restrizioni si impongono, divengono più fortidi qualsiasi volontà e di ogni critica, i sintomi corporei piùevidenti non hanno alcuna importanza e vengono decisamente sconfessati.  
Ilcomportamento di autoprivazione, si rafforza nel sentimento maniacale suscitatodall'ostinato controllo sul corpo, fino a divenire l'unica fonte dellacoscienza di sé paradossalmente la fame diventa un bisogno fondamentalmentevitale. Il non-soddisfacimento provoca una intensa sensazione fisica, forseconfusa con il piacere, che conferisce un vissuto d'immortalitàche l'esperienza della realtà esterna non riesce ad alterare.  
Maproprio qui si rendono più evidenti le profonde differenze tra unascetismo adattativo, come quello religioso, in cui opera essenzialmenteun meccanismo di sublimazione, e l'ascetismo patologico della condottaanoressica che muove da un assetto narcisistico della personalità.  
Ilcontrollo del corpo e delle sensazioni vitali è attuato nel tentativodi adeguarsi alle richieste di un Io rigoroso ed esigente, nell'aspirazionea raggiungere una perfezione estetica che consente di appropriarsi dellapropria esistenza. A differenza che nell'anacoreta, nell'anoressica l'attenzionee l'investimento costante sul cibo rimangono molto forti: il raggiungimentodi un corpo etereo, trasparente è il suo obiettivo; la sua magrezzaè voluta e offerta agli altri, specchio in cui vanamente continuaa cercarsi. 
Nellarealizzazione di un corpo ideale, di una bellezza che sfugge ai criteriestetici consueti, l'anoressica sceglie la via di ricostruire autonomamentela propria integrità narcisistica, in opposizione a quella dellamadre: ogni riferimento all'identità sessuale è bandito,per promuovere o mostrare qualità morali legate alla purezza, alladurezza, alla magrezza di un corpo che si domina perfettamente, che dimostrail proprio potere su di sè. 
Manella lotta incessante con il corpo e con le sue passioni è in giocoil tentativo di appropriarsi della propria esistenza; il digiuno assumeil significato di una sfida nei confronti della morte, poichè, seda una parte, la fame può rappresentare una minaccia distruttivache il corpo invia in qualità di persecutore, dall'altra, il dominarla,cosa garantita dalla sua continua percezione, contribuisce alla sensazionedi potenza che si può provare sostando nei pressi della verità.  
Lamorte stessa diviene un mezzo per accedere all'immortalità: èuna morte eroica, che fissa la propria immagine nel ricordo di un'eternaadolescenza: il famoso verso di Menandro, "muore giovane chi agli dei ècaro", che sarà un tema dominante nella storia di Ellen West. Lanecessità del sacrificio eroico, la negazione della vita, assumonoil significato di una sfida all'eternità.  
Vistain questi termini, la decisione dell'anoressica di ridurre al minimo lapropria alimentazione, per impedire al corpo di aumentare, potrebbe nonessere un modo di combattere contro il corpo, una forma di suicidio, comealcuni hanno affermato, ma un modo di lottare tramite il corpo e sul corpoper realizzare, attraverso di esso, un'autonomia dalle imposizioni naturalie sperimentare un senso di efficacia e onnipotenza che stabilisca un dominiosulla propria esistenza.  
Ilparadosso in cui l'amore di sé coesiste e si esprime tramite unazione distruttiva sul proprio corpo è reso comprensibile propriodalla scissione dell'Io, in cui una parte di sé può "osservare"l'altra e trattarla come un oggetto.  
Siamoconvinti che una ocmprensione profonada di queste tematiche, come dell'esperienzavissuta di una ragazza anoressica richieda un assetto mentale capace diassumee diversi punti di vista e di confrontarli tra loro.Il confrontoe l'intercomunicabilità tra saperi sono resi necessari dalla complessitàdel fenomeno dell'alimentazione che, pur essendo regolato dalle leggi biologichedella vita corporea e degli istinti, si sviluppa nella dimensione culturalecontraendo un ampio rapporto con il simbolico. 
Anchese non è possibile stabilire una continuità tra oggetti disaperi diversi, un approccio interdisciplinare a queste tematiche, oltread ampliare gli orizzonti qualche volta ristretti dei singoli specialismipuò anche aprire nuovi spiragli di conoscenza che nascono dall'intersezionedei diversi punti di vista.

NOTEBIBLIOGRAFICHE 
1)L'effetiva attribuzione della prirorità della scoperta dell'anoressiamentale e' stata fatta oggetto di una interessante disamina da prte diVandereycken sia nel lavoro  Vandereiken W. , van Deth R.(1990) Atribute to Lasegue descrtion of Anorexia Nervosa (1973) with completionof its English translation in " British Journal of Psychiatry ." 157, 902-908che in un capitolo della sua impotante storia del digiuno.Vandereiken W., van Deth R.(1994),From fasting saints to anorexic girls.The history ofself Starvation,1994,The Athalone Press,1990,"Bierman Verlagmbh", "Hungerkunstler,Fastenwurder, Magersucht: eine Kulturgeschichte der Ess-storungen". tr.it.Dalle sante alle anoressiche, Storia del digiuno. Milano, Cortina 1996 
2)Si veda per una rassegna storica fra i vari l'ottimo Storia del digiunodi Vanderayken, Van Deth op. cit 
3)Detienne M.: Pratiche culinarie e spirito del sacrificio. Aut Aut, 184-185,p. 152-174, 1981) 
4)queste indicazioni e altre sul secolare percorso della bile nera sono descrittenel magistrale Klibanskij R. Panowkij E. Saxl F. (1983) Saturno e la Melanconia(tr. it.) Einaudi Torino frutto di un lavoto trentennale . 
5)Ce lo descrive Agamben G.  Stanze i fantasmi della cultura occidentaleEinaudi Torino  
6)Vedi il discusso Bell R. (1985) Holy anorexia tr. it. La santa anoressiaBari Laterza 
 

 

INDICEDEI CAPITOLI:

  1. Immaginidell'ascesa e casi di astinenza 
  2. (G. Favaretto,P. Santonastaso);
  3. Anoressiae bulimia nel pensiero scientifico antico (A.Artusi);
  4. Iconografiae filosofia delle stimmate di San Francesco  
  5. (A. Davidson);
  6. Il nutrimentospirituale di S. Caterina da Siena 
  7. (A. Grazia);
  8. Caminode purgacion nella Spagna del Siglo de Oro (E.Cincano);
  9. Digiunoreligioso medievale: anoressia e bulimia tra disturbo sacro e disturboetnico (L.Bellin);
  10. Astinezae ascesi nelle pratiche spirituali d'Oriente (G.Pasqualotto);
  11. La sorprendenteminoranza dei maschi digiunatori nella storia dell'anoressia nervosa 
  12. (R. Van Deth,W. Vandereychen);
  13. Continuitàe discontinuità delle forme e delle interpretazioni del digiunoestremo (T.Habermas)
  14. Definizionedell'anoressia tra descrizione nosografica e interpretazione psicopatologica:una rilettura del caso Ellen West (Santonastaso, Favaro);
  15. Ascetismoe digiuno: un percorso tra storia e interpretazione dell'anoressia mentale 
  16. (G. Favaretto).

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