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Preventive Nutrition. The Comprehensive Guide for Health Professionals

9 Apr 13

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Nel recentevolume di A. Bendich e R. J. Deckelbaum  Preventive Nutrition -The Comprehensive Guide for Health Professionals, edito da  HumanaPress, Totowa , New Jersey, 1997, viene presentata una completa guida nellaclinica degli approcci nutrizionali tesi a prevenire o a ritardare processipatologici legati all'alimentazione. 
Il libro,tra l'altro, contiene un capitolo dedicato all'obesita' infantile: Prevenzionedell'obesità pediatrica,  scritto sotto la direzione delprof. Steven B. Heymsfield, Direttore dell' Obesity Research Center (Columbia University, New York), da due psicologi, David B. Allison e MylesS. Faith e dall'endocrinologo pediatra Angelo Pietrobelli,  che hainiziato la sua formazione in Italia presso la Clinica Pediatrica del SanRaffaele a Milano, e attualmente partecipa alla ricerca del gruppo americano. 
Il capitolointroduce il problema obesita' infantile, in aumento non solo negli USAma anche nel nostro paese. Su questo aspetto, l'articolo è una minieradi informazioni, poichè vi si possono trovare tutti i dati epidemiologici   relativi alla situazione, prevalenza e incremento nelle varie fasce dietà.  Gli autori passano anche in rassegna la priorità'degli elementi legati alla prevenzione elencando i rischi associati (es:ipertensione, intolleranza glucidica), sottolineando sia i meccanismi allabase di questo fenomeno come l'influenza genetica e ambientale ma soprattuttoanalizzano  in modo esaustivo come prevenire l'insorgere del sovrappesoe curare l'obesità, evidenziando la necessità di un approccioglobale. 
Viene diconseguenza proposto un  team formato dal pediatra, con lapresenza della dietista, della psicologa e del diplomato ISEF per l'attività'fisica; ma soprattutto gli Autori insistono su un punto fondamentale, ilcoinvolgimento della famiglia in questo processo ed il tentativo di modificarelo stile di vita riducendo le ore davanti alla tv, insegnando una dietacorretta ed un adeguato movimento, associando la psicologa che guida lafamiglia ed i bambini e gli adolescenti verso un approccio più positivoe meno ansioso per la soluzione di questo che sta diventando un problemafondamentale in ambito pediatrico.  
Il modelloadottato è quello proposto da Leonard Epstein, che prevede modifichealla dieta e allo stile di vita (pp. 478), in cui appunto la figura dellapsicologa è un ruolo-chiave e guida in vere e proprie lezioni conbambini e genitori,  rimanendo sempre in stretto contatto col teampediatrico, per segnalare giorno per giorno i vari problemi che emergonosia in ambito scolastico che familiare, fornendo  suggerimenti sull'approcciotecnico o metodologico più valido da utilizzare con i bambini.  
A differenzadi altri programmi per l'obesità, però, qui si fa scarsouso della palestra, o della corsa, ma l'attività fisica écentrata sul  nuoto, perché considerato non penalizzante sulpiano visivo e pratico. Pietrobelli è un assertore convinto di questadisciplina sportiva, e pare con successo, dato che i suoi piccoli pazientine sono felici: infatti lui punta sul fatto che l'acqua nasconde il corpoe in acqua tutti sono "eguali", e anche la psicologa ne è entusiasta,perché i bambini le dicono che "non c'è problema" nel tuffarsiin acqua. 
Lo studio,frutto del lavoro di uno dei più prestigiosi gruppi di ricerca americani,è certamente quanto di più aggiornato possiamo oggi leggerenel campo specifico.  
Questo lavoro,anche se ottimamente documentato,  valutato dall'angolazione di chipossiede una formazione psicologica dinamicamente orientata, presenta solo una evidente lacuna proprio per quanto riguarda l'approccio psicologicoe relazionale dei bambini. Gli psicologi del gruppo, Allison e Faith, infatti,certo per la loro formazione specialistica, non sembrano chiedersi minimamentese, almeno nei casi di conclamata influenza ambientale, se l'incrementoeccessivo di peso in età pediatrica sia o meno la conseguenza diproblemi relazionali di tipo affettivo, a cominciare dall'ambito piùstrettamente familiare.  
Si parlasolo di bambini trascurati, che hanno la probabilità 9,8 volte maggioredi quelli non trascurati di divenire adolescenti obesi, il che suggerisceche elementi stressanti ambientali potrebbero contribuire allo sviluppodell'obesità (p.476). E questo è tutto.  
Si parlapoi di prevenzione, dettando regole di comportamento, quali maggiorattività, modifiche della dieta, coinvolgimento della famiglia,specie tra le famiglie a più alto rischio, come quelle con una storiadi obesità ed associati fattori di rischio per la salute (p.482). 
Ancora unavolta, parlo ovviamente dal punto di vista psicologico, non da quello squisitamentepediatrico, qui peraltro impostato assai correttamente e scrupolosamente:l'analisi degli autori é centrata solo sul sintomo obesità,non sugli aspetti psicologici e relazionali che  richiamano sempread aspetti conflittuali, soprattutto per le persone obese. Si parla sempree solo di contenere, restando sul piano comportamentale, cercandodi intervenire sul sintomo modificando  quanto vi sta intorno, sulpiano concreto (abitudini alimentari, movimento fisico, distrazioni ecc.). 
Si ha quindil'impressione che non si pensi che si può lavorare per modificarele strutture intrapsichiche, e, di conseguenza, anche l'attivitàrispetto alle abitudini alimentari. Gli Autori americani sembrano non prenderein considerazione qualsivoglia indagine sulle strutture del Sé osulle prime relazioni oggettuali, comunque non spiegano il perchédella loro esclusiva aderenza a un modello di tipo comportamentale. Siavverte la mancanza almeno della conoscenza di un modello psicodinamicoche aiuti veramente a capire la situazione interna di questi bambini edadolescenti obesi, quale potrebbe essere, ad esempio, quello bioniano relativoall'avidità, che parte da una sofferenza mentale e fisica del neonatoche, per qualche ragione, non trova adeguato contenimento nella madre,generando depressione, senso di catastrofe persecuzione ed acuto bisogno,e quindi una sorta di avidità che va famelicamente alla ricercadi un seno assente. 
Ma a questopunto il discorso diventa troppo ampio, e necessita di una panoramica dellediversità di impostazioni teoriche nel campo dei modelli della mente,che talvolta parlano linguaggi e si rifanno a modelli sociali assai diversi.

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