Il “caso” non è altro che un’idea che appartiene soltanto alla mente umana. Nella realtà oggettiva, nulla è casuale: tutto è governato da rigorosi nessi di causa ed effetto. Applichiamo il concetto di “caso” ad un tipo di conoscenza approssimativa cui siamo costretti a limitarci quando non siamo in grado di comprendere appieno le leggi della realtà. A rigore, quando certi eventi ci appaiono casuali, dovremmo solo ammettere che non ne abbiamo ancora acquisito una conoscenza approfondita; di conseguenza, dovremmo abbandonare con facilità l’idea del “caso” appena divenissimo più esperti. Eppure, in certi ambiti della vita, questo concetto si rivela irrinunciabile. Per spiegare tale fatto, mi occorre fare qualche passo indietro, e partire da un’esperienza della prima infanzia studiata da Winnicott.
Quando siamo molto piccoli, c’è quasi sempre una mano invisibile che ci sorregge quando stiamo per cadere, che ci copre quando fa freddo e, quando c’è troppa luce, ci fa ombra. Non siamo ancora in grado di comprendere che tale mano appartiene ad una persona in carne ed ossa e distinta da noi stessi: si tratta, ovviamente, della mamma che vigila sulla nostra incolumità. Come se il mondo esistesse per l’unico scopo di accoglierci e favorirci, attribuiamo ogni forma di soccorso ad un ambiente con funzioni genitoriali: la “madre-ambiente” invisibile, le tracce della quale rimarranno nel nostro mondo interno per tutta la vita.
Purtroppo, ciò che ci circonda non sempre conferma la convinzione illusoria di una “madre-ambiente” benevola che continui ad assisterci. La realtà talora ci riserva contrarietà, eventi avversi, sventure di ogni forma e grado. Alcuni vi reagiscono con quelle proteste-insulti che si chiamano bestemmie. In realtà, tali accuse rabbiose, riguardano una “madre ambiente” che ha tradito le attese. Altri infieriscono con certe categorie di persone (i fascisti, gli anarchici, gli ebrei, ecc.), volendole vedere come responsabili del fatto che la sorte non sempre può essere benevola. Per inciso, non è detto che questi esseri umani siano sempre innocenti; tuttavia, l’accanimento con cui vengono contrastati, come se fossero responsabili di tutti i mali del mondo (mentre altri, non meno “colpevoli”, vengono del tutto ignorati), fa pensare che le origini dell’avversione risiedano nelle profondità della mente molto più che nella realtà. Costoro sono considerati come corruttori della “madre-ambiente”, e responsabili dei suoi fallimenti. Sia le accuse rivolte a questi “nemici”, sia quelle rivolte al Padre Eterno permettono agli individui immaturi di assolvere sé stessi: di evitare di riconoscere che non di rado le avversità sono frutto delle loro scelte sbagliate, o della loro negligenza.
Esiste, tuttavia, un modo d’evitare conflitti con i nemici politici, col Padre Eterno e/o con sé stessi: ricorrere al concetto di “caso”. Se gli eventi avversi sono frutto di quell’entità impersonale che è la casualità, allora la “colpa” non è di nessuno. Se ne può attribuire la causa ad un “fato” più potente ancora degli Dei; come se, di tale fato o destino, noi uomini non fossimo mai minimamente responsabili.
C’è, poi, una categoria di persone per le quali la “fede” nel caso è indispensabile per poter mantenere un rapporto con la “madre-ambiente”; un rapporto anomalo e perverso, ma pur sempre un rapporto con un’entità per loro esistente; come tale, preferibile rispetto all’ammettere d’essere circondati dal nulla. Si tratta dei ludopatici. Per costoro, la madre-ambiente è la “dea bendata”, ossia una genitrice priva di empatia, cieca di fronte alla realtà interiore dei piccoli. È una madre capricciosa e imprevedibile, capace, in modo del tutto inaspettato, di offrire i massimi benefici, come pure di provocare le peggiori disgrazie. I giocatori d’azzardo spesso elaborano “tecniche”, legate a credenze superstiziose, con le quali s’illudono di prevedere l’imprevedibile. Tuttavia, credere nel “caso” è per loro di vitale importanza. Se si convincessero che la posizione raggiunta dalla pallina sulla roulette, o i numeri estratti al lotto, non dipendono dal caso voluto dalla “dea bendata”, ma dalla volontà di organizzatori poco onesti che contano che il 99% dei giocatori perderanno, per poter incassare il loro denaro, allora la loro idea illusoria di una “madre-ambiente”, benché anomala, si dissolverà completamente, e con essa la possibilità di sfuggire alla disperazione dell’abbandono.
Come evitare la bestemmia e l’intolleranza politica, come sottrarsi all’idea sbagliata, e spesso nociva, del “caso”? Si tratta di un processo maturativo che comporta il superamento di un lutto: quello della perdita di una “madre-ambiente” che non può esistere di per sé, se non la teniamo in vita, noi esseri umani, tramite la solidarietà e rapporti di collaborazione volti ad assicurare una reciproca assistenza. Rimane la dura realtà di una “Natura” che, spesso, anziché “madre”, si rivela “matrigna”. Tuttavia, proprio il richiamo ai versi del grande Poeta ci fa capire che anche le realtà più sconvolgenti della vita possono divenire pensabili e, in una certa misura, accettabili, se poste, tramite l’Arte, sotto il dominio della Bellezza.
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