Il testo “Setting riabilitativi con gli adolescenti handicappati” (riedito nel giugno 2024, e qui liberamente consultabile), è praticamente la trascrizione di una lunga serie di momenti formativi, rivolti a riabilitatori ed educatori della riabilitazione, dal Servizio di NPI e Riabilitazione dell’allora USL N.9 di Reggio Emilia.
Abbiamo preferito lasciare praticamente invariata la forma grafica ed anche il colore della copertina del testo originario allora stampato a cura della USL (i curatori del testo di ‘allora’ e di oggi: Leonardo Angelini ( dinange@gmail.com ) e Deliana Bertani ( deliana.bertani@gmail.com )
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la prefazione di Marcella Balconi (*)
L’osservare, l’annotare, il trasmettere le proprie esperienze quale momento di riflessione e di discussione comune è essenziale in un campo così delicato, denso di tensioni emotive e di frustrazioni come è quello del lavoro con adolescenti con handicaps gravi che precludono una autonoma vita sociale.
Il libro di Angelini e Bertani, che raccoglie, oltre le esperienze di gruppi di operatori, rielaborazioni teoriche tratte dall’attenta lettura di testi classici, centrando l’attenzione sui vissuti dei ragazzi e su chi vive ed opera al loro fianco, ci pone di fronte ad una ampia tematica ed offre spunti interessanti di riflessione e di possibili confronti di opinione.
Sotto l’etichetta di handicap vengono per lo più incluse le patologie più varie: gravi esiti di cerebropatie infantili con o senza disturbi motori, quadri psicopatologici di origine genetica, esiti deficitari di psicosi precoci, per non citare che i quadri più comuni.
Quasi sempre è presente un disturbo del rapporto indotto da una difficoltà dell’adulto e dell’ambiente ad accettare chi non si offre nella pienezza delle proprie capacità.
Il termine stesso di handicappato, che si usa per parlare di questi ragazzi, indica la tendenza a fissare l’attenzione più sul disturbo che sull’individuo che ne soffre.
I ragazzi giungono spesso ai servizi per adolescenti dopo anni di inutili tentativi di cura che hanno frustrato genitori ed operatori e costretto loro a rieducazioni faticose ed intollerabili.
Frustrati nel bisogno di essere accettati con le loro menomazioni – è più facile accettare un bambino piccolo che un ragazzo che non cresce – giungono in adolescenza con un Io sempre più frammentato per la mancanza di adeguato contenimento e si ritraggono o esplodono.
E’ il disturbo del rapporto che se non viene riconosciuto a tempo. rende sempre più difficile la loro vita di relazione.
Importante è il ritrovare nel libro di Angelini Bertani, ove sono raccolti scritti di più autori, i contributi di chi ha operato anche in servizi per psicotici, chiaramente improntati alla ricerca dei vissuti più arcaici.
Essenziale, per non citare che alcuni capitoli, è anche la messa a fuoco delle problematiche dei genitori, che dalla nascita o dall’instaurarsi della malattia del bambino vivono tragiche esperienze, alternando momenti di speranza a momenti di grande sconforto, di accettazione del figlio con le sue menomazioni ad un desiderio di morte che li colpevolizza. Giunto il ragazzo all’adolescenza, sono costretti a rendersi conto che il figlio non potrà mai giungere a quella autonomia che i giovani della sua età vanno a mano a mano conquistando.
E’ impensabile lavorare con ragazzi con handicap grave senza conoscere i vissuti dei genitori, senza sapere contenere le loro ansie e le loro pene ed aiutarli a vedere il figlio con i suoi bisogni, le sue emozioni ed i suoi desideri. Ma talvolta l’operatore si ritrae invaso dalle proiezioni dei genitori o si identifica massivamente a loro.
Il libro si conclude con un interessante contributo sul lavoro interprofessionale in comunità e sul territorio e sull’attività di gruppo. Una attenzione particolare viene data alla formazione degli educatori, una formazione che tenda ad accentuare le loro capacità introspettive, a conoscere i vissuti ed i bisogni dei ragazzi e ad acquisire nel lavoro autonomia e creatività.
Ritengo questo libro un importante contributo per chi opera in questo campo.
(*) Marcella Balconi, all’epoca, supervisionava gli psicologi e le psicologhe operanti sull’età evolutiva all’interno della USL N.9 di Reggio Emilia.
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