PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DI UN PERCORSO TERAPEUTICO-TRATTAMENTALE-RIABILITATIVO

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18 dicembre, 2012 - 17:27

Come richiesto dal Direttore dell'Ufficio IV°, Div.II°, del D.A.P. per il tramite della Direzione di Istituto, formuliamo l'allegata proposta di organizzazione di un percorso terapeutico-trattamentale-riabilitativo per le internate della locale C.C.C.. Cercheremo, nel farlo, di tenere conto sia dei generali limiti di spesa che delle necessità di cura e custodia. Formuleremo pertanto un progetto di minima, sufficiente al funzionamento della struttura, la quale, pur accogliendo abitualmente un numero esiguo di internate, va comunque considerata un'area di potenziale pronto intervento sanitario, trattamentale e custodiale, dove cioè in qualsiasi momento, su disposizione dell'Autorità Giudiziaria, potrebbero giungere internate da ogni sede della Repubblica Italiana.

Va inoltre sottolineato come la C.C.C. si trovi ad accogliere anche la Sezione per Minorate Psichiche, dove le detenute possono trattenersi talvolta per lunghe pene, condividendo con le internate lo spazio a queste ultime destinato. Nel caso in cui l'occupazione dell'esiguo habitat disponibile lo impedisse e fosse ritenuta d'altronde inopportuna una simile coabitazione, occorrerebbe pensare ad allestire anche una Sezione per Minorate Psichiche, dotandola di idonei servizi.

Lo spazio

I locali della C.C.C. versano attualmente in uno stato di particolare degrado, per non avere subito nell'ultimo decennio ristrutturazioni, diventate oggi indispensabili (vedi, ad esempio, lo stato delle docce e le consistenti infiltrazioni di acqua dal soffitto, per citare i più gravi danni). E' necessario un adeguamento di tali spazi, anche alla luce delle necessità nel tempo individuate.

L'assistenza sanitaria

Per quanto concerne gli interventi medico-generici, specialistici (non psichiatrici) e di urgenza, le internate della C.C.C. e le detenute della Sezione per Minorate Psichiche devono fruire della stessa assistenza sanitaria offerta al resto della popolazione detenuta. Sarebbe invece da garantire loro una speciale assistenza psichiatrica.

Personale psichiatrico

Al di là del monte orario assegnato al N.C.P. di Sollicciano per l'assistenza psichiatrica da offrire alla popolazione detenuta, è indispensabile prevedere almeno 8 ore giornaliere di presenza specialistica psichiatrica per la C.C.C., distribuite nell'arco della giornata in modo integrato rispetto all'intervento dei Consulenti Psichiatri a rapporto orario che operano nel resto dell'istituto.

Le urgenze potrebbero essere affrontate dai Medici del S.I.A.S., come accade negli OO.PP.GG. e nelle CC.CC.CC. maschili, nonché nel resto del carcere per i pazienti psichiatrici ivi detenuti.

Gli psichiatri devono avere la possibilità di entrare facilmente in contatto con i familiari delle pazienti, con la Difesa, con l'Autorità Giudiziaria e con le agenzie esterne deputate alla gestione dei casi.

Sarebbe consigliabile individuare uno psicologo cui l'équipe psichiatrica possa dare incarico di seguire, in psicoterapia, le internate e le minorate psichiche che necessitino di tale intervento. Se non di uno psicologo che si occupi per intero della CCC, sarebbe almeno auspicabile disporre di un certo numero di ore settimanali (dieci potrebbero bastare) che un singolo psicologo dedichi alle attività psicoterapeutiche della CCC e alle correlate attività trattamentali.

Personale Infermieristico

E' indispensabile la presenza di un'unità infermieristica, laddove possibile con formazione psichiatrica. Attualmente il personale infermieristico delle Sezioni Femminili si reca in CCC solo in caso di urgenza e per la distribuzione della terapia farmacologica, come accade nel resto dell'istituto. Cosa che costringe ad attribuire al personale di Polizia Penitenziaria compiti insostenibili di assistenza e di sorveglianza sanitaria. E' pertanto consigliabile pensare a una maggiore presenza infermieristica, realizzabile nel seguente modo.

Un turno in sesta, quindi sei infermieri di ruolo a tempo pieno o il corrispettivo orario di personale a parcella, che ruotino sulle 24 ore, in modo da garantire, considerata la presenza di una sola unità, la copertura di eventuali malattie, ferie e assenze previste e impreviste, senza il rischio di lasciare il servizio scoperto. A questo turno andrebbe sovrapposto un infermiere giornaliero, con funzioni di coordinamento, che raddoppierebbe, nelle ore mattutine o pomeridiane, il servizio di assistenza e sorveglianza sanitaria. Tale organizzazione prevede quindi l'assegnazione di sette infermieri a tempo pieno, consentendo di spostare sul versante della cura il trattamento, allo stato di prevalente stampo custodiale, della sezione per le internate e le minorate, sezione affetta da carenze gravissime, ampiamente riconosciute e denunciate.

Il personale infermieristico, per ovvie ragioni di formazione da un lato e di continuità dell'assistenza dall'altro, dovrebbe essere stabilmente assegnato alla CCC.

Personale di Polizia Penitenziaria

Sono necessarie due Agenti di mattina e di pomeriggio e un'Agente di notte, così da poter sfruttare, di giorno, sia gli spazi comuni posti al piano inferiore, sia le stanze da letto collocate al piano superiore, mantenendo le celle aperte durante le ore diurne. E' vitale, per il buon funzionamento della struttura, che questo personale sia costituito da un pool di Agenti selezionato dagli esperti in psichiatria che lavoreranno nella Sezione e debitamente formato allo scopo, anche attraverso corsi in loco. Si sono rivelati deleteri, per il buon funzionamento originario della C.C.C., l'assegnazione di personale che aveva difficoltà ad affrontare i compiti di una simile sezione e la rotazione casuale delle Agenti, il più delle volte del tutto impreparate all'incarico.

Questo personale, nel caso in cui la sezione non avesse bisogno di una presenza continuativa e piena, potrebbe contribuire a migliorare l'assistenza psichiatrica della popolazione detenuta nel resto del carcere, per poi essere richiamato prontamente all'occorrenza in C.C.C., su richiesta degli psichiatri che vi operano.

Percorsi trattamentali-riabilitativi

Attualmente le internate della C.C.C. e le minorate psichiche di Sollicciano non frequentano nessuno dei corsi e delle attività interne, lavoro incluso, previsti per la popolazione detenuta; esse trascorrono l'intera giornata in un ozio dannoso, fatta salva la possibilità per una di loro di pulire i locali che le ospitano.

Se da una parte sarebbe sconsigliabile approntare attività separate per queste persone -che già allo stato, in base al parere psichiatrico espresso, potrebbero utilizzare la rete esistente, anche perché la socializzazione con donne non affette da turbe psichiche risulterebbe loro vantaggiosa- occorrerebbe, dall'altra parte, dare uno speciale rilievo ai compiti di riabilitazione e reinserimento di simili soggetti.

Ecco perché consigliamo l'individuazione di un educatore per la C.C.C. (o di un educatore che dedichi alla C.C.C. un congruo numero di ore settimanali) e l'introduzione di almeno un tecnico della riabilitazione, che stabilisca, di comune accordo con l'équipe psichiatrica e trattamentale, le linee di intervento di volta in volta idonee e le modalità di raccordo con le altre attività presenti in istituto (potrebbe trattarsi, ad esempio, di prevedere un inserimento graduale delle internate in tali attività, favorito dalla presenza accanto a loro del tecnico della riabilitazione, appunto, nelle fasi di avvio della esperienza, così da tranquillizzare il personale, a tutt'oggi particolarmente intimorito dalla potenziale imprevedibilità del comportamento di una persona affetta da turbe psichiche e riconosciuta malata di mente, anche se il carcere ospita nelle sezioni ordinarie soggetti con una pericolosità psichiatrica non di rado misconosciuta, ma non per questo meno temibile).

A queste figure istituzionali potrebbero affiancarsi volontari, laddove l'offerta esista, tenendo conto dell'importanza che il loro intervento sia concordato con l'équipe psichiatrica e trattamentale, nonché supervisionato in maniera costante.

L'intervento sociale

Premesso che non può essere delegata al Servizio Sociale dei luoghi di provenienza delle ospiti la risposta assistenziale da offrire durante l'internamento o la detenzione, anche per l'ovvia ragione che la domanda va raccolta laddove viene formulata e le necessità sono individuate in loco -sarebbe come prevedere che il medico di famiglia di un soggetto, magari residente a Tolmezzo, si prendesse cura di lui durante il suo soggiorno a Firenze Sollicciano!- la totale assenza del Servizio Sociale all'interno della C.C.C. pregiudica la possibilità del reinserimento che la legge stabilisce per le internate, le quali di rado formulano in modo autonomo richieste in tal senso e che vanno incoraggiate nella costruzione di un cammino risocializzante, ivi inclusa l'adozione di misure alternative all'internamento e di sperimentazioni esterne del livello di competenza sociale acquisito.

Capita, inoltre, che costoro necessitino di una valutazione della loro capacità civile (onde evitare l'abbandono di persone incapaci), nonché di un monitoraggio dei diritti previdenziali e quindi del livello di eventuale invalidità. Il Servizio Sociale è indispensabile all'espletamento di questa funzione.

Né bisogna dimenticare l'emergere costante di bisogni di raccordo con agenzie esterne per necessità di ordine sociale (concessione del codice fiscale che dà diritto al lavoro; rapporti con le ambasciate per persone straniere che desiderino mettersi in contatto con i familiari; comunicazioni urgenti con la Difesa, eccetera), compiti che difficilmente trovano in carcere qualcuno addetto a svolgerli e che è però vitale eseguire quando a farne domanda sono individui incapaci di affrontarli da soli e spesso privi di un valido sostegno familiare.

Infine, è necessario che il Servizio Sociale si attivi presso le famiglie e i Servizi dei luoghi di provenienza delle pazienti, per favorirne un reinserimento praticabile che eviti di rendere infinita la presenza di questi soggetti nelle strutture di internamento, e per investire i Servizi territoriali dei compiti che loro competono.

Regole tecniche organizzative della C.C.C.

Serve una organizzazione che tenga conto delle necessità assistenziali e riabilitative del luogoVanno pertanto previste almeno le seguenti condizioni operative.




1) Apertura delle stanze dalle 8.00 alle 20.00, con possibilità di accesso diurno continuativo al piano inferiore, dove le attività riabilitative vere e proprie, specie quelle in comune, abitualmente si svolgono, e dove è possibile per le internate accedere alla cucina e alla lavanderia.

2) Creazione di una stanza per le attività al primo piano, da attrezzare con giochi e con un fornello elettrico (le pazienti non usufruiscono del fornello a gas e non sempre desiderano scendere al piano inferiore). Qui potrà essere prevista la consumazione dei pasti in comune.

  1. Adozione di provvedimenti restrittivi agili, in situazioni di emergenza, sui quali sia dato però intervenire in tempi più clinici che burocratici.
  2. Possibilità di incontro con il personale sanitario in qualsiasi momento, senza limitazione di accesso.
  3. Possibilità di fare ingresso urgentemente nelle celle, anche nelle ore notturne, in caso di eventuali tentativi autolesivi delle pazienti o di malore delle medesime.
  4. Attribuzione al personale infermieristico di compiti riabilitativi e di sorveglianza sanitaria, evitando che la funzione di questo personale si limiti alla somministrazione di terapie farmacologiche o che costoro trascorrano l'orario di servizio in spazi separati da quelli dove vivono le internate.
  5. Attribuzione di funzioni trattamentali, oltre ai compiti di sorveglianza custodiale, al personale di Polizia Penitenziaria, come l'Ordinamento peraltro prevede.
  6. Utilizzazione terapeutica degli spazi verdi.

Firenze, 9 Luglio 1999

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