Vice Presidente Giunta Regionale,
Assessore alla Sicurezza e Solidarietà Sociale della Regione BasilicataAssessore alla Sicurezza e Solidarietà Sociale della Regione Basilicata
Io avrei gradito ascoltare un po' di relazioni prima di prendere la parola, però con molto piacere saluto gli ospiti e le tante personalità scientifiche che sono intervenute. Ringrazio anche il Ministero che ha scelto la nostra Regione per organizzare la V conferenza preparatoria della Conferenza Nazionale che dovrà essere anch'essa preparatoria al prossimo progetto obiettivo sulla salute mentale.
Su questo lavoro abbiamo investito tanto in termini organizzativi, di impegno, di immaginazione e finanziari perché riteniamo questo segmento della Sanità, sebbene così complicato ed appassionante, un segmento che dà luce all'intera attività del dipartimento che, nel corso di questi anni, ha poi cambiato nome consolidando la sua forza e la sua missione sul nostro territorio sul versante della solidarietà delle politiche sociali mettendo insieme obiettivi di tipo sanitario e di integrazione.
Questo in grande sintonia con un orientamento ed un dibattito che in questi mesi si riscalda e si accentua a livello nazionale con la definizione delle linee guida sulla integrazione socio-sanitaria. Io credo che gli interventi sulla salute mentale ben rappresentano l'integrazione tra il confine sociale e il confine sanitario, confini che sono stati sempre impostati un po' rigidamente nella vita istituzionale ed amministrativa.
In questi anni, dalla definizione del progetto obiettivo nazionale sulla salute mentale abbiamo fatto un lavoro straordinario che renderemo manifesto nel corso della giornata di oggi; e a tal proposito devo ringraziare, in particolare, il lavoro svolto dai Dirigenti delle Aziende Sanitarie che hanno, poi, contribuito ad applicarne il frutto in maniera originale ed intraprendente. Infatti come tutte le Regioni d'Italia abbiamo dovuto superare problemi di tipo organizzativo e culturale facendo un lavoro sul territorio che si è anche incaricato di modificare costumi ed atteggiamenti mentali che ancora permangono e che, rispetto a questo problema, utilizzano atteggiamenti poco confacenti. Eppure abbiamo notato che, nonostante questi limiti ed una consolidata mentalità, la nostra comunità regionale ha accolto questo nostro nuovo modo di organizzare il tema della salute mentale sul territorio senza grandi traumi sociali.
Abbiamo fatto un lavoro che si sostanzia molto nel titolo di questo seminario, un lavoro fatto soprattutto da una rete di operatori pubblici e privati che hanno tentato di ragionare in maniera coordinata.
Ovviamente ci sono tanti problemi, come quello degli organici dei dipartimenti di salute mentale, che sono riscontrabili in tutta l'amministrazione della Sanità. Sono problemi sui quali la Regione Basilicata intende misurarsi con nuova lena anche nei prossimi anni e, avendo nel corso del 1999 già ritagliato quote finanziarie proprie per avviare iniziative originali sul territorio, come il centro studi nell'ASL n. 4 di Matera, non ci sottrarremo dal dare attenzione a questo settore anche in termini finanziari ed organizzativi.
Abbiamo tentato di costruire un lavoro coordinato attraverso una presa di responsabilità diretta da parte della Regione, con una Commissione Regionale che ha avuto il supporto necessario per superare una fase iniziale carica di molteplici tensioni. La fase di riorganizzazione dell'ospedale psichiatrico Don Uva, per esempio, ha messo in campo, oltre ai problemi che ben conoscete, problemi di tipo occupazionale. Abbiamo, quindi, dovuto affrontare un lavoro difficile e complicato, ma giunto a buon fine, con le organizzazioni sindacali per superare il vecchio sistema che accentuava e favoriva la emarginazione di questi soggetti.
Oggi si tratta di portare un contributo alla prossima Conferenza Nazionale sull'aspetto del reinserimento e della riabilitazione vera. Infatti, dopo che abbiamo restituito positivamente al territorio questi soggetti, dobbiamo costruire, attraverso le opportunità che stiamo sperimentando (case-alloggio, ecc.), politiche vere di riabilitazione e di reinserimento per evitare che queste case alloggio diventino piccoli manicomi.
Credo che la II Conferenza Nazionale, dopo il superamento della fase di organizzazione tradizionale della salute mentale, si dovrà occupare, soprattutto, di questo tema, per far sì che la riabilitazione diventi reinserimento vero e che questi soggetti diventino patrimonio positivo e fruttuoso di altre esperienze nelle nostre comunità.
Anche su questo versante abbiamo sperimentato cose molto interessanti nel nostro territorio; speriamo di poter contribuire al dibattito che si apre con la V ed ultima conferenza preparatoria portando così alla Conferenza Nazionale sulla salute mentale un contributo originale e positivo.
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