INTERVISTA A L. GRASSI, (Ferrara)

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30 novembre, 2012 - 15:49

Ci puoi parlare del rapporto tra la psichiatria di consulenza-collegamento e l'oncologia?

Dunque, motivi diversi determinano la necessità di figura psichiatrica in oncologia. Sono innanzitutto la alta prevalenza di disagio psichiatrico in pazienti con cancro (una percentuale stimata tra il 30 e 40 per cento); la necessità di formazione degli operatori rispetto alla psichiatria, alle tematiche collegate al riconoscimento della diagnosi, soprattutto della depressione; ad una maggiore conoscenza dell'uso degli psicofarmaci, in particolar modo per le parti relative all'uso degli psicofarmaci come coadiuvanti nella terapia del dolore; supporto alle famiglie. Fondamentalmente il lavoro di collegamento è basato su questi livelli.

Come mai, a parer tuo, negli anni è stato privilegiato il ruolo degli psicologi rispetto a quello degli psichiatri in questo campo così importante?

La psichiatria di collegamento in realtà è un'area di confine tra psichiatria e medicina in dialogo con la medicina, ma anche con i propri confini in parte strutturati e che ha determinato nel tempo lo sviluppo di programmi specifici per alcune discipline di cui l'oncologia è una, quindi la psiconcologia è una branca della psichiatria di collegamento, però con difficoltà legate al fatto che il mondo psichiatrico ha per molto tempo privilegiato soprattutto il disagio psichiatrico in senso globale, cioè i processi di deistituzionalizzazione del paziente psichiatrico, la schizofrenia, la disabilità e la riabilitazione psichiatrica lasciando un po' più a margine la medicina e i bisogni psicosociali dei pazienti con patologie mediche. Ne hanno fatto quindi un po' le spese varie branche della medicina inclusa l'oncologia. Ciò ha determinato il fatto che alcuni spazi lasciati a questo livello fossero colmati da figure professionali dell'area della salute mentale. In realtà la psiconcologia prevede di per sé una collaborazione interna tra figure psichiatriche, psicologiche e infermieristiche, perché la multiprofessionalità è l'unico strumento per poter permettere un dialogo all'interno della psichiatria di collegamento; non può esistere una scissione netta di competenze e di ruoli. Ci deve essere un lavoro di equipe che prevede la collaborazione tra le varie figure professionali.

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