Il gruppo è stato condotto dal dottor Luigi Tagliabue, è stato rappresentativo di molte realtà territoriale e partecipativo rispetto allo scambio avuto fra le diverse esperienze.
La riflessione sul piano dell’immigrazione e le ricadute nei nostri servizi è stato l’interrogativo costante non solo della giornata ma anche del lavoro del gruppo e il tema dell’immigrazione porta con radicalità il problema della relazione con l’altro e quindi il significato delle costruzioni di identità nuove e complesse. Questo è un problema che si incontra nei servizi soprattutto con gli adolescenti, si pensi a tutti quei disturbi che facciamo rientrare nel border e che abbiamo difficoltà a comprendere. Se i servizi riusciranno ad organizzarsi tenendo conto di queste riflessioni e trasformandosi forse potranno rispondere a questo problema.
Nel gruppo parlando della necessità della formazione si è sottolineato come in molte zone dove non vi è stata formazione di gruppo spesso lo psichiatra non ci fosse e credo che questo sia un segnale importante per capire la situazione e le "cicatrici" nel corpo della psichiatria.
Si è parlato molto del mediatore culturale e ci si è chiesti ma quale formazione deve avere?
Che rapporto deve avere con gli operatori dei servizi?
Quale formazione devono avere gli operatori rispetto a questo?
Come deve essere integrato all’interno di un gruppo di lavoro?
Rispondere a questi interrogativi non deve voler dire scaricare tutto sulla figura del mediatore come veniva riportato dalle associazioni.
Un altro tema che il gruppo ha toccato è stato quello dei diritti e qualcuno in maniera efficace ha ricordato che quando si parla di immigrazione e si parla di leggi sugli immigrati è come se si parlasse di qualcosa di immorale così come immorale è pensare di contenere il nomade che ha il diritto universale di muoversi. Il gruppo su questo discorso ha sottolineato l’esigenza che nella nuova legge in discussione si affronti il problema dei motivi di salute dell’immigrato perché poi tutto questo rischia di essere affrontato soltanto da un punto di vista di procedure legali da parte della questura e qualcuno ha raccontato di una ragazza che per continuare un percorso di cura è stata assunta come badante da un operatore.
Rispetto alle stimolazioni delle relazioni della mattinata e su cosa fanno i servizi sono state raccontate molte esperienze e alcune con problematicità come per esempio quella del Niguarda di Milano dove sono stati organizzati una serie di interventi che però tendono molto a settorializzare il problema, per esempio c’è un reparto che ricovera solo stranieri senza fissa dimora.
Poi sono state raccontate diverse esperienze e tra queste anche di ricerca come per esempio quelle che avvengono a Prato, Ancona e Trento. E’ importante il lavoro che viene fatto a Roma con i bambini di immigrati, segnalati dalle scuole, che manifestano difficoltà a stabilire relazioni con gli altri o sul problema di stabilire un contatto con i genitori che non parlano l’italiano.
Concludendo è emersa l’importanza che si ripensi alla qualità del radicamento dei servizi nel territorio, fondamentale per lo sviluppo e la crescita degli stessi.