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La psichiatria razziale per la conoscenza delle popolazioni dell’Impero

4 Feb 14

A cura di Luigi Benevelli

Silvio Brambilla, della scuola di Carlo Besta a Milano e membro del gruppo attivo attorno a Luisa Gianferrari (1890-1977) che aveva fondato nel 1940 il Centro studi di genetica umana ed eugenetica di Milano, rende con molta chiarezza le finalità e il senso della ricerca e della “psichiatria coloniale” nell’Impero fascista:
 
L'organizzazione  e la valorizzazione  di un  vasto e popoloso Impero  coloniale come quello  di  Etiopia  necessita  la  conoscenza  non  solo  delle  caratteristiche  geografiche  e delle  riserve  economiche  dello stesso, ma anche e sopratutto quella del suo elemento uomo. Decine di milioni di uomini  rappresentano  un  patrimonio  inestimabile il cui rendimento però è condizionato da un intelligente sfruttamento  delle  capacità  produttive  del  singolo  individuo  in  un piano di lavoro funzionalmente coordinato. Ciò vuol dire che bisogna  intanto  venire a  conoscere intimamente lo  spirito  di  quel popolo.  Non  si può 'imporre indifferentemente  un  regime  di  vita a  uomini  che  per  abitudine  secolare,  ma  più  ancora  per  una struttura  particolare  della  loro  personalità,  del loro  ragionamento,  a  tale  regime  non  sanno  adattarsi  per  mancanza  di adeguati strumenti   spirituali.   Pena   una  grave  riduzione   della  sua produttività,  non  si  può  trasformare un  popolo  guerriero  in  uno  di agricoltori  o  viceversa,.   E  quindi  sopratutto  un  criterio  psicologico quello che deve guidare nella  distribuzione del lav·oro.
Non è certamente facile entrare in intimo rapporto ideoaffettivo con un popolo di altra razza. 
 
Occorre […]non arrestarsi alla fenomenologia esteriore  dell'anima  primitiva,  accontentandosi  della descrizione  dell'atteggiamento  del  primitivo  di  fronte  alle  esigenze della vita, di certe manifestazioni  individuali  o  collettive, solo perché curiose ai nostri occhi, […], ma cercare di penetrare nei più profondi meccanismi  psichici che  sostengono  tale  fenomenologia.
La via dell'analisi psicologica dir·etta del primitivo cozza notor·iamente contro alcune difficoltà, le quali, oltre a quelle puramente  ambientali,  sono  rappresentate   sopratutto  dai  suoi  mezzi di espr·essione, cioè dalla lingua, e dal car·atteristico  atteggiamento che  egli  assume  di  fronte  ad  ogni  nostro  tentativo  di  violare quello che è il suo mondo interiore. Per la  prima  è forse più che  altro  questione  di  tempo e  di  pazienza.  Ci  sono  già  esempi di etnologi  e  psichiatri   (Ganz e  Travaglino)   che  seppero  impadronirsi anche dei più bassi linguaggi dell'Isola di Giava e sono naturalmente essi che hanno portato il contributo più serio alla psichiatria  di  razza.
 
Per quanto riguarda invece la seconda difficoltà, cioè la tendenza del primitivo a trincerarsi dietro una barriera di negativismo  difensivo  appena  lo  si  inv·iti  ad  un  esame  introspettivo, anche  il  più  semplice  (per  cui  solitamente  risponde  di  non sapere  ciò che gli si chiede), l'ostacolo che esso f rappone alla analisi i n profondità è tale da richiedere che si battano altre vie indirette,  quali sono rappresentate dallo studio delle manifestazioni normali e patologiche del suo spirito. Nel caso delle nostre popolazioni  impericole,  le  quali,  secondo  criteri  etnici  e storici non  dovrebbero,  almeno  parzialmente,  essere comprese fra le più primitive,  bisogna dire che la loro produzione  spirituale è veramente povera. Questa gente che ha avuto contatti con popoli  ad  elevato  grado  di  civilizzazione,  ha  mantenuto  attraverso millenni un carattere di grande primitivismo  ed offre oggi l'impressione  globale  di un  vero  stato di coartazione  dello spirito, senza   alcuna  tendenza  spontanea  evolutiva.  La loro creazione artistica e letteraria è quasi nulla e quel poco che si trova è di importazione, quindi praticamente poco sf ruttabile ai nostri fini. Ciò che può rappresentare certa mente u n valido aiuto all'esege·si dell'animo primitivo è lo studio delle sue manifestazioni patologiche.
 
 
SILVIO  BRAMBILLA, Rilievi psicopatologici nelle   popolazioni     dell' Impero. Pensiero  arcaico-primitivo  e  malattia mentale,  « Archivio di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale », 1941.


 
 
 
 
 
 
 

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