L'ORA D'ARIA
Sonia è già in cucina a preparare il caffè. Emanuele non vuole ammettere di essere sveglio, ha bisogno di rimanere sospeso in quel torpore mattutino, avvolto nell'odore di buono della pelle di Sonia che ha respirato per tutta la notte e che ora costringendosi al dormiveglia gusta come un sogno meraviglioso dal quale sarebbe sciocco e deleterio staccarsi. Cerca il piacere fisico dell'esitazione, indugia con la mente sulla miracolosa consolazione dei loro corpi capaci di un'intesa perfetta. Solo così Emanuele può tollerare tutto il resto: la sua vita in apnea, la città spaventosa e spaventata, il traffico ghignante che sovrintende alle solitudini, la folla sfigurata, il lavoro allo sportello della Asl come bersaglio impotente della furia vendicativa di uomini e donne in coda per prenotare i responsi sulla propria data di scadenza. La sera rientra a casa con addosso l'atroce certezza che vivere è la più crudele delle pene capitali. Ogni singola azione è una piccola porzione di un gigantesco ed efferato supplizio che ci infliggiamo identico, tutti i giorni. La sentenza viene temporaneamente sospesa di notte: l'amore tra lui e Sonia è la sua ora d'aria dopo e prima dell'esecuzione. Naturale che Emanuele voglia prolungarla fino al mattino.
Per Sonia è diverso. Sa trovare ovunque motivi di conforto: la notte è come il giorno, fare l'amore con Emanuele non sminuisce affatto la preparazione del caffè, guida in città con divertito accanimento, adora immaginare la vita di chi la affianca ai semafori, il suo lavoro di segretaria non è mai avvilente, scrivere al computer lettere commerciali in ufficio è un fatto positivo e gratificante quasi quanto l'intarsio notturno dei loro corpi nel letto. La vita per lei è un eterno primo giorno di libertà, ciascun istante va morso con voracità per poi addentare quello successivo. Se tutto ha un senso, indugiare non ha senso.
L'odore del caffè ha vinto su quello della pelle di Sonia. Che irrompe in camera e vitale e feroce scosta le tende spesse. La luce tagliente del mattino punge gli occhi di Emanuele. Ricomincia la sedia elettrica.
Enzo Costa
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