DOPO IL DELITTO
Il supporto psicologico alle famiglie delle vittime
di Rossana Putignano

Caso Yara Gambirasio: L'interesse sessuale e il passaggio all'atto del "sexual offender"

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22 maggio, 2015 - 15:22
di Rossana Putignano
Il caso di Yara Gambirasio, la ragazza di Brembate Sopra in Provincia di Bergamo, rappresenta uno dei tanti casi nazionali che ha inchiodato davanti alla TV milioni di Italiani. Il suo clamore, tuttavia, è dovuto all’indagine genetica di vasta portata che è stata compiuta a partire dal Dna lasciato sul corpo della giovane. Oggi si è giunti a Massimo Bossetti, riconosciuto come” ignoto1” e al momento, unico indagato. Quali sono state le tappe intermedie? Per farla breve, gli inquirenti sono passati dall’analisi del DNA di oltre 22.000 soggetti a quello di autista morto anni fa, Giuseppe Guerinoni, fino a giungere al codice genetico di una donna che avrebbe concepito ignoto 1, verosimilmente con una scappatella all’interno del suo matrimonio. Questa storia appare davvero inverosimile, degna di una delle più belle puntate di CSI, invece accade proprio in Italia, teatro di non poche vicende drammatiche, che vedono quasi sempre la donna come protagonista e vittima. In questa vicenda di cronaca, la parte offesa, oltre ad essere una donna è anche tredicenne. Massimo Bossetti è ritenuto ora  il  “presunto” assassino della povera Yara e tutta l’inchiesta lo sta assimilando alla figura dell’orco dei bambini, in virtù delle prove a suo carico (prima tra tutte la compatibilità tra il suo DNA  e quello trovato sui vestiti di Yara). L’orco scruta i bambini, li osserva, li sogna, li fotografa, li desidera e li cataloga ossessivamente su PC anno per anno (anche a partire dalla tenera età di 2 anni!!!) finché non decide che è arrivato il momento di avvicinarsi. Questa è l’immagine stereotipata di quello che noi tecnici della salute mentale chiamiamo child offender, comunemente detto “pedofilo”.  Mastronardi (2005) definisce pedofilia “una condotta che comporta attività sessuale con bambini prepuberi, generalmente di età inferiore ai quattordici anni”. Solitamente, i pedofili riferiscono di provare attrazione per i bambini di una data fascia d’età: alcuni hanno fantasie su maschi molto piccoli, altri hanno una predilezione per le femmine tra gli 8 e i 10 anni, altri ancora provano eccitazione con entrambi i sessi, anche se nella maggior parte dei casi la vittima è spesso di sesso femminile. Per quanto concerne la diagnosi categoriale, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV) definisce patologica una sintomatologia solo in presenza di egodistonia, ovvero di un disagio sociale o in altre aree di funzionamento. Nel DSM IV-TR il criterio dell'egodistonia è stato modificato ed è stato introdotto l’agito dell’impulso sessuale, come criterio diagnostico rilevante quanto l’egodistonia. I criteri diagnostici sono rimasti sostanzialmente immutati, ma l’etichetta è stata modificata da “pedophilia” a “pedophilic disorder”, tradotto come “disturbo” e non come disordine, termine che minimizzerebbe la portata della psicopatologia in questione. La confusione è subentrata con l’introduzione del DSM V che ha inserito la dicitura di “pedophilic sexual orientation”. L’utilizzo di questo termine è stato travisato dall’opinione pubblica, pertanto l’APA (American Psychological Association) ha provveduto repentinamente a modificare la terminologia sostituendola con “sexual interest” (interesse sessuale). L’intento era solo quello di demarcare il confine tra soggetti che presentano un interesse sessuale atipico e non agito e quelli che sono affetti da un disturbo mentale vero e proprio, cioè agito. Tornando al nostro Bossetti, non potremmo parlare di pedofilia, poiché non  è stato confermato se sia stato lui il responsabile dell’omicidio di Yara, tuttavia, risulta essere presente un  comportamento predatorio (verosimilmente fatto di appostamenti e passaggi col furgone dinanzi la palestra e di ricerche precise nel web) che può far pensare a un “sexual interest”, o meglio, a una fantasia coltivata da tempo sulla giovane. Sembra che in questa vicenda, all’assassino di Yara, sia sfuggita una situazione di mano; infatti, non tutte le violenze sessuali si concludono con l’omicidio. Sono state lasciate tracce di dna sui vestiti della ragazza e la risposta può provenire esclusivamente dall’analisi scientifico-genetica. Si tratta di una vicenda trigenerazionale che ha investito la famiglia di Bossetti a più livelli: infatti, congiuntamente al suo arresto, il Bossetti avrebbe scoperto di non essere figlio di suo padre ma di Guerinoni Giuseppe, l’autista di Brembate. Si potrebbe dire che questa storia ha avuto diverse vittime: almeno tre famiglie sono state sconvolte e sconquassate nella loro identità. Per quanto concerne, il possibile profilo dell’assassino di Yara, l’unica vera vittima di questa storia, non esiste una diretta correlazione tra tipologia omicidio e profilo del killer, poiché intervengono molteplici fattori psicologici, psicopatologici, relazionali, biologici, ambientali e situazionali. L’unica certezza, tuttavia, è che è stato proibito a una tredicenne di crescere e individuarsi come donna: essendo molto giovane, Yara avrebbe potuto essere (nella fantasia dell’assassino) piu’ gestibile come partner sessuale, evitando, così, di correre il rischio di un rifiuto da parte di una vera donna.
 
Fonti
*DSM –IV TR (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Masson, 2005)
*DSM V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Raffaello Cortina Editore, 2014
* Settimanale “Giallo” del 14 Maggio 2015
Mastronardi, V.M., De Luca, R., “I serial killer” , Newton Editori, Roma, 2014

 

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