CLINICO CONTEMPORANEO
Attualità clinico teoriche, tra psicoanalisi e psichiatria
di Maurizio Montanari

La zona grigia. Eversione, perversione e verità insopportabili.

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20 luglio, 2015 - 09:58
di Maurizio Montanari

Sai cosa farebbe la gente se non credesse in Dio?
Le stesse cose che fa ora solo alla luce del sole'
( True detectives)
 
 
In Italia ha conosciuto il suo momento di celebrità il cosiddetto 'movimento dei forconi'. Un fenomeno comparso simultaneamente in diverse Regioni, composto da gruppi autorganizzati di cittadini radunatisi sotto il segno della protesta. Le battaglie cavalcate spaziavano dalla lotta alla disoccupazione alla critica verso il sistema creditizio delle banche, sino ai licenziamenti di aziende locali passando per la protesta no tav. Il tutto condito da dichiarazioni politiche di indirizzo rilasciate dai capi autonominati di ciascun gruppo. Uscire dall'Euro, fare guerra alla banche, accenni di nostalgia del ventennio e qualche residuo di antisemitismo: questo il composito nocciolo teorico dello squinternato progetto politico sul quale si basava questa rete di protesta. Ho assistito di persona ad una delle adunanze di questo movimento nel profondo nord: mentre volenterosi locali distribuivano volantini che spronavano ad aderire alla protesta, dietro ai fuochi accesi per strada si potevano scorgere le defilate ombre nere di attempati agitatori di popolo, poco propensi a bussare ai finestrini e infastiditi da chi girava con la reflex per immortalare l’evento. Molti di essi da tempo conosciuti alla forze dell'ordine come appartenenti ad organizzazioni di estrema destra, altri veri e propri fossili dello squadrismo veneto che già era anziano ai miei tempi universitari padovani. Le cronache riportano che  dietro alle gemelle  forche siciliane, coperti dalla medesima ombra, si muovevano vecchi arnesi ben conosciuti nell’isola: picciotti e soldataglia occasionale delle mafie, caporali del malcontento post crisi da incanalare in serbatoi di populismo, spesso agli ordini di qualche vetusto 'mammasantissima'. Clemente Pistili dice : sin dalla sua nascita il movimento dei Forconi ha però suscitato l’interesse di Cosa Nostra, la stessa organizzazione che controlla parte del trasporto su gomma in Italia, a volte alleata in tale settore con i Casalesi, unica a  decidere chi far passare e chi no, quali merci far arrivare a destinazione e quali far marcire sui piazzali.   Al centro a sfruttare la ghiotta occasione è invece quell’estrema destra che fa del populismo una bandiera. Vicino ad agricoltori e camionisti sono stati così fotografati dagli investigatori esponenti di Forza Nuova, di Casapound e dell’MsI.  A Modena conobbe una notorietà posticcia una ragazza che, intervistata dai quotidiani locali, auspicava un ritorno al fascismo come margine alla deriva scomposta dei giorni nostri. 
 
Alcuni dei capi di queste adunanze sono andati incontro ad una morte mediatica precoce, dopo un breve transito sotto la luce dei riflettori in procinto di compiere il grande passo della auto consacrazione a leader maximi  di questi movimenti. Tentativi naufragati, spesso in tv, perché i novelli Massimo Decimo Meridio si sono ritrovati soli rispetto a quei cittadini che non gli hanno perdonato il momento di celebrità,  e perché accusati dalle controparti di essere portatori di idee qualunquiste e, come detto, tutto sommato banali e razziste. Inoltre, disconosciuti dalla loro stessa base, che li ha tacciati di  voler aspirare a quella 'casta' tanto deprecata. Nulla si è saputo invece degli uomini ombra che mai hanno rilasciato un intervista ad un qualche quotidiano, e nemmeno si sono prodotti in comparste televisive. Sono tornati nella dimensione di  'conosciuti da tempo alle forze dell'ordine'. Questa è la frase che introduce ad una dimensione clinica e sociale del fenomeno  dei forconi, e di parte della vita politica dello stivale.
 
L’intimità inviolabile degli uomini ombra
 
Sono conosciuti i capi delle curve facinorose degli stadi, era conosciuto Jenny ‘la carogna’. Così' come lo era Massimo Carminati, gran giostraio di Mafia Capitale. Essere conosciuti, frase che tradisce un senso di intimità inviolata, testimonianza dell’ aver avuto contatti, scambi, aver vissuto protetti  da una connivenza che ha tutelato costoro dal cadere nelle maglie della legge, se non per poco tempo. Essere conosciuti dice di quel segreto ipocrita che solo chi sta a cavallo tra la legge e la non legge conosce e custodisce.
Lo Stato, qualsiasi Stato che si sia consolidato su basi democratiche, ha sempre 'trattato' con i mondi fuori legge. L'Italia non fa eccezione a questa regola di edificazione e mantenimento di uno status quo democraticamente regolato. Dallo sbarco alleato in Sicilia, passando per gli anni di piombo e della morte di Moro attraversando i canali sotterranei del patto Stato Mafia, sino ai legami strutturati con il mondo delle curve e con la  'terra di mezzo' di Roma capitale. Questi piccoli universi sociali, paralleli al mondi che conosciamo quanto l'antimateria lo è per la materia, obbediscono a leggi diverse dalla 'Lex' democratica, si sostengono su codici ed usanze quasi sempre non scritte, ma non per questo di minor efficacia simbolica. Ma la Legge, quella emanata da un assemblea democraticamente eletta per mantenersi tale, non può permettere che questi satelliti si  stacchino e vivano una vita completamente autonoma. Deve pertanto permettere loro di esistere, garantendo un patto di  non intromissione. Un patto grazie al quale le  leggi che si lambiscono  e si incrociano nelle zone carsiche fondendosi e contaminandosi,  si dividono di nuovo una volta in superficie.
 
Sentinelle della legge perversa
Cinico e Kinico
E' la logica della perversione descritta da Lacan.  Una legge diversa,  antitetica ma proveniente dalla medesima radice della legge che osserviamo e rispettiamo. Sottende ma destituisce  le regole che organizzano i mores in superficie,  dalla quale è divisa da un solco di ufficialità, perbenissimo e ostentazione di virtuosismi. Il legame sociale comune è cinto da linee di confine a guardia delle quali troviamo due forme di 'sentinelle'. Il Cinico ed il Kinico, sottocategorie della figura del perverso lacaniano, soggetto opaco che annulla la sua volontà in nome di un Altro al quale giura fedeltà assoluta, il volere del quale diventa legge da far rispettare al prezzo di qualsiasi remora morale ( libertatem silendo servo era il motto di Gladio) Il  perverso come puro oggetto della volontà dell’Altro. Soggetto definito dall’annullamento della propria volontà, mero esecutore di ordini. Uno dei tanti signori Klamm delle atmosfere kafkiane. Un Eichmann.  Lacan scrive: ‘Propriamente parlando ( la perversione) è un effetto inverso del  fantasma. E’ il soggetto che si determina esso stesso come oggetto, nel suo  incontro con la divisione della soggettività(…). Secondo la definizione che ne da  S. Zizek ,  sono due i tipi di sentinella che prestano inizialmente fede alla legge perversa: il kinico è colui che 'mina coscientemente gli apparati dell’ideologia dominante, al fine di esporre gli interessi corrotti che si celano dietro le dichiarazioni ideologiche'. Al contrario il cinico è ‘ ben consapevole degli interessi particolari che sono alla base degli assiomi ideologici, ma (..) sostiene e riproduce i medesimi apparati ideologici come se ne fosse inconsapevole’. Guardiani del limite , dunque. Posti a salvaguardia del tacito patto di non intromissione tra due universi consustanziali. Guardiani, ma con scopi ed orizzonti diversi. Scoperchiare, divellere, gettare in patto all'opzione pubblica, dare scandalo, questo è lo scopo del Kinico. La silente salvaguardia della doppia legge , difesa e al contempo celata, è invece la ragione  di vita  del cinico.
'Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno.  E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco'
 
Piccole perversioni intramoemia.
Dottore, se solo lei immaginasse..
 
Già, ma quale scandalo? Il malinteso dello scandalo consiste proprio nell'errata percezione della novella Cassandra Kinica che tali verità, scoperchiate e messe a nudo, possano realmente interessare la popolazione, scandalizzarla, colpirla. Questo lo si vede bene nella clinica dello studio, che è il condensato del legame sociale. Gli analizzanti che frequentano bische clandestine, che sono dediti all'abuso di alcolici e altre sostanze stupefacenti, che conoscono alla perfezione i luoghi di prostituzione della città, frequentano luoghi intramoemoenia conosciuti da tutti. Ma sui quali vige l'osservanza di un tacito e reciproco silenzio. Il mio studio stesso, nel quale lavoro da oltre dieci anni, ha al suo interno un particolare che testimonia di questa doppia città, popolata di notte, refrattaria alla luce del giorno Tra la parte della sala di attesa e lo studio vero e proprio, c’è un intercapedine di legno massiccio a scomparsa. Una cosa grossa e pesante, il cui significato mi è stato spiegato solo da poco dal' anziana dirimpettaia. Era la bisca del paese, con la chiusura dall’interno, attraverso la quale , chi più chi meno assiduamente, sono passati quasi tutti i rappresentanti delle famiglie locali. Chi per voluttà o per brivido, chi per disperazione, chi per allontanare  per pochi giorni l’appuntamento col monte di pietà. Un luogo di perdizione e fuorilegge, conosciuto da tutti, e tacitamente accolto in silenzio nel seno della comunità. Garantito da un silenzio ipocrita. Un omertà che permetteva a tanti di recitare la parte dei probi cittadini, magistrati, tutori dell'ordine e pastori delle anime. Anime da redimere perché perse li dentro Mi capitò diversi anni fa di avere in seduta un uomo che non tollerava le minigonne  di alcune analizzanti in sala di attesa, lanciando invettive moraleggianti in cerca della mia approvazione, mentre tutta la città sapeva della sua condanna per sfruttamento della prostituzione. Tuttavia lui era li per altro, per una questione familiare irrisolta. Sono certo che se solo, tradendo la mia posizione e attingendo alla vulgata comune, avessi fatto riferimento a ciò che la stampa locale da tempo diceva, se ne sarebbe andato. Entrambi sapevamo chi era, e quali i suoi traffici. Ma questo non - detto regolò e sostenne le sue sedute.    Lo 'scandalo'  dunque non consiste nello svelare  trame occulte o segreti  che pochi conoscono nei particolari e la maggioranza  intuisce essere il motore della vita e dell'economia. Quanto 'l'atto di disvelamento di verità che la suddetta maggioranza della popolazione  non vuole sentire, o per le quali   la società 'non è pronta a reggere la verità' .  .   
 Molti anni fa  si faceva peccato, si infrangevano le leggi.
Si rubava, si tradiva il coniuge. Ma non si diceva. L’inabissamento di quell’ordine simbolico di cui parla Lacan, il padre evaporato, ha segnato una sorta di ‘rompete le righe’. ‘Godi’ è l’imperativo contemporaneo. ‘Prendi parte alla festa’. Anni di posto vacante, hanno determinato l’occupazione di questo posto da parte di un Caligola dagli ordini strambi. Questo mutamento: ‘infrangi le leggi e falla franca’, porta una conseguenza: ha sdoganato quasi completamente quelli che, nel tempo passato, di questo vivevano, facendo dell’agire perverso una regola di vita. Ma lo facevano senza domandare all’Altro un autorizzazione che non ritenevano indispensabile. Un vivere sottotraccia che non ha mai richiesto un palco. In questo vuoto di regole, di Padre permissivo, di allentamento delle censure morali, egli non aprofitta dell’inaspettato spazio mediatico.Il soggetto perverso, quello che aggira la regola per definizione, che gode nel nascondersi, che si ritiene oggetto della volontà ineludibile dell'Altro, non ama quella luce che non gli è propria.     La perversione ottiene forse oggi un pò di luce, la possibilità di fare un pò più tardi la sera. Sente meno impellente il bisogno di bardarsi e coprire le proprie attività, in un consesso sociale che sempre più lo tratta da ospite d’onore. Ma la ribalta non fa per lui
Quel distinto signore che passeggia composto a capo chino,  con lo sguardo basso e gli occhiali sulla punta del naso, ha appena sperperato  alcune migliaia di euro in una bisca di periferia. Il dispetto col quale si toglie la polvere dalla giacca, sfrega la rabbia di voler tornare in quella  bettola nascosta e malfrequentata. La ragazza pedala veloce lungo la sera, erta che la rata del motorino si allontana, perchè anche in questo  fine settimana centinaia di euro se ne sono andati al tavolo verde clandestino. L'azzimato e distinto uomo con cappotto, tradisce l'imbarazzo del non saper cosa dire alla moglie, per aver anche stavolta condiviso la serata con la macchinetta d'argento. Nel grosso furgonato il grassone vestito di nero ride sonnecchiando mentre porta a casa le puttane raccattate per strada,  per dare loro un giorno di riposo, prima di tornare, belle agghindate , davanti a quel tavolo a cercare di vendersi, e con esse il rum e i sigari. E' la prima volta che quel ragazzo, che tra una settimana farà la maturità, beve tanto e se ne va a letto con due donne. Probabilmente lo rifarà, appena lo studio gli darà una serata libera. Poi c'è il sacerdote, che entra per ultimo e se ne sta ben coperto, poi l'orefice. Il vigile urbano, che squadra tutti per capire chi lo possa riconoscere. Questo è il mondo  parallelo che sottende ed ingloba la vita di tutti i giorni, che stempera l'orrenda noia della quotidianità. Una sorta di sfogo per vite mediocri e banali. Senza legami, senza bellezza, senza storia. Alla notte, si ritrovano tutti li, i tuoi concittadini.
A gettare la loro finta credibilità assieme ai dadi, a saggiare la loro illusa virilità con donne dai cento euro in su. A sniffare quel tanto che basta per illudersi che la linea di demarcazione dal quotidiano sia solo un atto di volontà,
sempre meno nitida, sempre più sfocata, come le loro precarie identità.
Tutta la giornata a fuggire quel sole che squarcia le vite fatte di ombra.
 
Il destino dei Golem che non possono sognare.
 
 
Questo doppio legame, non è certo una cosa nuova. L'uso della doppia legge ha accompagnato gli albori della democrazia italiana.
Nell’Italia che stava lentamente prendendo le misure con la legge non più emanata dal dittatore ma discussa da uno Stato che cercava di darsi un corpus democratico di regole concertate, il salame incartato con lo spago accompagnava, negli uffici del catasto, la pratica consegnata di sottecchi all’impiegato. Parallelemante alla lenta rivisitazione del codice Rocco, non a caso duro a morire,  una parte del ceto politico già iniziava quel pervertimento della legge che porterà poi alla stagione delle trame occulte e delle stragi di stato, in nome di un obbedienza ad uno scopo, il contrasto  al comunismo, in funzione del quale la lex italiana diveniva una sorta di codice di seconda mano, un regolamento formale al quale giurare una fedeltà di ottone, giacchè la vera parola era data al Patto Atlantico. Una legge parallela e mai dichiarata si dispiegava a fianco del codice penale, costituendo un contraltare che ne garantiva l'esistenza. Il copione che ha contraddistinto questa sorta di doppio binario percorso dalla politica, è rimasto nel tempo immutato.  Dai clangori delle stragi di Stato sino ai più prosaici movimenti dei forconi in piazza, si è percorsa una strada che ha portato gruppi eversivi ( che da sempre hanno costituito il serbatoio delle truppe obbedienti ), a mantenere una presa sociale su alcune zone dell’Italia, tenendo viva la sua organizzazione in attesa di un qualche sbocco sovversivo al quale potersi aggregare. In attesa, cioè, di una ‘chiamata alle armi’. Una sorta di Golem di argilla, pronto ad essere richiamato in servizio alla bisogna, per poi tornare dormiente  Questa la vera natura dei soldati fedeli che stanno dietro le quinte delle adunanze forcaiole oggi, delle stragi di stato nel tempo che fu.
Il Golem  fatto d’argilla era immortale, immortale come l’odio che egli fu chiamato a combattere’ scrive Elie Wisel nel descriverne la storia millenaria.  Forte ed obbediente, costituiva quella forza fuori legge che veniva evocata per essere scagliata contro i nemici di Israele. ‘Il Mahral sapeva dove guardare e quali nomi invocare. Dall’altro gli fu detto che per salvare il suo popolo doveva creare un nuovo essere: il Golem di argilla avrebbe risposto alla paura con la paura, alla violenza ingiusta con la violenza giusta. Come i malfattori, avrebbe vegliato di notte, ma per combatterli, per smascherare le loro trame. Avrebbe avuto ogni mezzo a sua disposizione per trovare i crudeli e beffardi assassini. Il Maharal aveva capito, nella sua saggezza: (..) che soltanto un Golem, un essere artificiale senza un anima, una creatura d’argilla, poteva essere capace di salvare ( Israele) dalla perdizione’ Il Golem viveva ai margini di quella popolazione che era chiamato a ‘salvare’, ‘viveva in disparte, lontano da noi, e generalmente si svegliava soltanto quando il Maharal lo mandava a chiamare’ Esaurito il suo compito, il Golem possente, viene di nuovo messo a dormire, senza lasciare traccia , nella soffitta della Sinagoga di Praga. Nella più' conosciuta delle variati della storia, Rabbi Loew aveva costruito un Golem che serviva il suo padrone per tutta la settimana, sbrigando tutti i lavori possibili; ma poichè tutte le creature il sabato riposano, prima dell'inizio del sabato il rabbino cancellava dal Golem il nome di Dio che lo animava, riportandolo in tal modo allo stato  d'argilla. Ma una volta il rabbino dimenticò di rimuovere lo shem. Il Golem incominciò ad infuriare con una forza immensa, a scuotere le case, minacciando di distruggere tutto; il crepuscolo non era ancora finito e il sabato in senso stretto non era ancora iniziato. Si andò a chiamare rabbi Loew; egli si precipitò incontro al Golem scatenato e gli strappò lo shem ed il Golem si dissolse in polvere. Il rabbino seppellì i suoi resti nella soffitta della vecchia sinagoga, dove si trovano ancora oggi.
 
Ecco dunque che il servo fedele, che osa disobbedire ai dettami del suo creatore, venendo meno all'unica funziona assegnatali, quella di guardiano dell'ordine sociale, viene polverizzato per aver dato segni di autonomia. Per essere uscito dai ranghi, non aver rispettato il ruolo che consentiva di mantenere l'ordine costituito, dato dalla rassicurante divisione del bene dal male. Per aver sognato una vita autonoma. Questo è il destino della manodopera utilizzata dagli apparati dello Stato, che dapprima se ne serve per innescare una condizione  di allarme sociale, che possa giustificare una reazione dura dello Stato stesso. Quando il loro compito è finito, e chi manovra dietro le quinte ha ottenuto quello che voleva, cioè il mantenimento dello status quo, allora diventano superflui, e in mille modi vengono messi a tacere. Evocati, ammaestrati e imboniti, pagano duramente a volte il loro voler restare sulla scena, testimoni di quel duplice registro legale-illegale che regola e protegge il consesso sociale. Ecco, questo  è il destino dei tanti Golem che osano credersi umani. Che pensano di porte sfuggire al ruolo per il quale il padrone li ha costruiti: l'obbedienza tacita a chiamata. Convinti, come il replicante di Blade Runner, di poter assomigliare a quel padrone che li ha creati, di riuscire a  camminare in mezzo a quella gente che la loro opera serve ad irretire e , dunque, a proteggere. Vittime di un miraggio a loro negato: poter svelare  impunemente le trame che con la loro presenza custodiscono, aprire la porta dei retroscena, abbattere l'ipocrita barriera che divide il bianco dal grigio. Kynici, appunto.  Ecco dunque il destino di questi 'delatori' del malcostume sotterraneo, di questi novelli infanti che, dopo anni passati sulla diga che separa il mondo grigio da quello regolato, si lanciano nella più' provocatoria delle esclamazioni , ' il re è nudo' :  l'isolamento. La deriva. La marginalizzazione preceduta dalla reprimenda sociale qualora osino strappare la tendina che separa i due universi. I  vari  Assange, Snowden, e i suddetti capi del movimento dei forconi, sono stati isolati, perseguitati, messi a tacere in un modo o nell’altro.   Certi di gettare scandalo nella città svelando segreti dei quali erano custodi, si ritrovano additati come untori dall'opinione pubblica sorda e refrattaria  a ciò che vogliono dire, nonchè perseguitati da quel potere  che li ha assoldati a patto del loro silenzio.  Incapaci di scorgere la sola funzione di strumento al servizio  di questa o quella causa, vengono brutalmente   zittiti quando commettono l'errore di credersi autonomi,  certi di essere richiamati in vita non per la loro funzionalità ad uno scopo attuale, ma per le loro doti 'rivoluzionarie' o di capipopolo. Dicevano questo le facce rosse dei capi forconi, scaraventati nei canali televisivi come star. Nessuno di loro immaginava si trattasse dell'esposizione prima della deposizione.  Essi vivono su quella cucitura sulla quale tutti camminiamo,  che nessuno vuole accettare , nè vedere. Una verità che non si può sostenere, perché orrenda, indicibile. Sconcia e per questo negata. Ancorchè risaputa da tutti. La gente, insomma, non può reggere la verità che in cuor suo conosce.
Tu non puoi reggere la verità
‘Certo che sono stato io! Cosa credi!’ sbotta spazientito Jack Nicholson, il colonnello Jessep, provato dalla fatica di dover sostenere l'interrogatorio al processo per l'omicidio di un soldato, da lui ordinato secondo il 'codice d'onore', legge interna al sistema militare che permette qualsiasi nefandezza verso i sottoposti in nome del mantenimento dell'ordine interno.  Anche l'uccisione.  Un codice militare antico, strutturale, di natura opposta alle leggi democratiche che regolano la quotidianità americana, dai militari difesa e salvaguardata.  Quando spiega al novello avvocato Tom Cruise che cerca di incastrarlo applicando il codice penale, il comandate svela la sua natura di cinico, guardiano dell'ordine parallelo, custode di regole che quell'avvocato non vedrà mai .
'Ordinò lei il codice rosso?' chiede l'avvocato Tom Cruise
' Io voglio la verità!'  .
' Tu non puoi reggere la verità!' grida Nicholson
'Viviamo in un mondo pieno di muri, e quei muri devono essere sorvegliati col fucile. E chi lo fa questo lavoro. tu?Io ho responsabilità più' grandi di quello che voi possiate mai intuire! (….) Vi permettete il lusso di non sapere quel che so io. Cioè che la morte di Santiago probabilmente ha salvato delle vite. E che la mia stessa esistenza, benché grottesca ed incomprensibile ai vostri occhi, salva delle vite.Noi usiamo parole come codice, onore, fedeltà. Usiamo queste parole come spina dorsale di una vita spesa per difendere qualcosa. (…) Io non ho la voglia, nè il tempo, di venire qua a spiegare me stesso ad un uomo che passa la sua vita a dormire sotto la coperta di quella libertà che io gli fornisco, e poi contesta il modo in cui glie la fornisco!
Il colonnello, splendido e muscolare esempio di soggetto cinico, ben consapevole della necessità di manterere il silenzio sull'operato delle leggi perverse, strappato lui nonostante all'ombra sotto al quale opera, da un giovane convinto che lo svelamento di quel mondo possa finalmente fare luce e dare 'giustizia e verità'.
Parole simili a quelle usate da Tommaso Buscetta, storico pentito di mafia, interrogato da una pletora di magistrati a caccia di verità in merito alla trattativa Stato-MAFIA  che oggi, piano piano, sta faticosamente uscendo alla alla luce. Don Masino era solito affermare  ‘ Lo Stato Italiano non è pronto a conoscere queste verità che non reggerebbe’. Apparati dello Stato, servizi segreti deviati e parte dell’apparato politico, patteggiavano con esponenti di un Anti Stato per mantenere una sorta di pace armata, un accordo che permettesse ad entrambi di convivere nei propri spazi, ridefinendo le proprie zone di influenza, recitando ciascuno il proprio ruolo. Al prezzo di morti, omicidi ordinati da insospettabili uomini dello Stato. Connivenze. Cosa era il ‘papellu’ fatto avere dai Corleonesi allo Stato dopo la morte di Falcone, se non la testimonianza scritta di questo legame, il contratto vergato a mano, con tanto di richieste, che ufficializzava questo rapporto non scritto?
 
Ancora.  Il film ‘Romanzo di una strage’ non è che mi abbia entusiasmato. L’ho trovato sommario, superficiale quel tanto patinato da avvicinarsi al buonismo. Nell’ignoranza quotidiana e nella falsificazione sistematica della storia, almeno un discreto documentario per i giovani e meno giovani. Nessun vero colpevole, un unico sicuro innocente ( Pinelli), gangli dello stato furbescamente descritti come un po’ tonti.
Ma una cosa resta, ben detta: la differenza netta tra Freda e Ventura ( esagitati fascistelli, bramosi di sangue, a viso scoperto sempre, anche quando vanno ad acquistare i timer per la bomba) e gli apparati deviati dello stato. Gli agenti che agiscono nell’ombra, uno dei quali sa dire ‘ io sono un animale che non lascia traccia’ a un Ventura che si sente braccato. Ecco, questa è la vera perversione umbratile. Una ricerca di scopo fuori scena, un confondersi per struttura, un non essere. Una dedizione totale all’Altro, alla causa ( impedire l’avanzata dei comunisti) come scopo unico e ultimo di una vita. Un agire nell’ombra che odia i riflettori. Una certezza di esserci nel tempo, al di la del clamore, supinamente devoto alla causa malvagia, da perseguire con ogni mezzo, senza scrupolo, senza pietà. Senza umanità.

Da un altro film ( ‘ I 3 giorni del condor’), questo si magistrale e inarrivabile, il dialogo tra il giornalista sfrontato e gli uomini della ‘provvidenza’ che agiscono nell’ombra:
 ’Higgins: Il problema è economico. Oggi è il petrolio, tra dieci o quindici anni il cibo, plutonio, e forse anche prima. Che cosa pensi che la popolazione pretenderà da noi allora?
Joe: Chiediglielo
Higgins: Non adesso, allora! Devi chiederglielo quando la roba manca, quando d’inverno si gela e il petrolio è finito, chiediglielo quando le macchine si fermano, quando milioni di persone che hanno avuto sempre tutto cominciano ad avere fame. E vuoi sapere di più? La gente se ne frega che noi glielo chiediamo, vuole solo che noi provvediamo
 

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