di Suq Genova, ilfattoquotidiano.it, 13 luglio 2015
Il Suq è un’idea davvero contemporanea, così la filosofa e psicanalista Julia Kristeva, star internazionale, ha risposto in un’intervista dopo aver ritirato il Premio mondi migranti dal Centro Medì sul palcoscenico del Festival. Si aggiunge, il suo, ai tanti commenti del pubblico e degli ospiti – artisti, scrittori, giornalisti – che vedono nel Suq Festival una pratica culturale, anzi best practice, al passo con i tempi, ideale negli odierni momenti bui dove la conoscenza lascia il posto al pregiudizio e a slogan spesso superficiali e strumentali. Dal 13 al 24 giugno nel Porto Antico di Genova il Suq Festival ha accolto oltre 70mila visitatori e ha parlato di Mediterraneo, seconde generazioni, periferie, religioni, sport, rifugiati, cucina, sostenibilità e buone pratiche per la cooperazione e l’ambiente.
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/13/suq-festival-2015-la-cultura-che-dialoga/1869920/
LE CARTOLINE DI DERRIDA, TRA MESSAGGIO, IMMAGINE E PENSIERO FILOSOFICO
di Luca Romano, huffingtonpost.it, 14 luglio 2015
La filosofia ha sempre avuto un rapporto stretto con la letteratura e con il racconto. Potremmo far risalire questo rapporto a Platone, per poi ritrovarlo spesso nelle analisi e nella scrittura dei filosofi successivi sino a quelli contemporanei. Ed è proprio dalla scrittura di Platone e dal suo rapporto con Socrate, che Derrida, filosofo francese spesso contestato proprio per la sua vicinanza allo stile letterario più che a quello filosofico, parte per scrivere La carte postale – testo pubblicato per la prima volta in italiano in versione completa – libro di difficile catalogazione, in particolar modo nella sua prima parte, Invii, costituita di cartoline nelle quali Derrida riesce a ripercorrere l’intera storia della filosofia, utilizzando le arti narrative della grande letteratura. Alla prima parte, che occupa circa metà del testo, seguono due saggi e un’intervista, tutti strutturati sulle figure di Freud e Lacan, riportando la psicanalisi al centro della ricerca filosofica sul soggetto e sulla sua biografia.
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http://www.huffingtonpost.it/luca-romano/le-cartoline-di-derrida_b_7783140.html
INGLESE, LINGUA CONTRO NATURA
di Pietro Barbetta, doppiozero.com, 14 luglio 2015
Dio stramaledica l’inglese! Inteso come lingua, che rende tutto complicato. Non bastava la parola genre? Secondo l’etimologia online, genre (inglese), deriva da genre (francese), che a sua volta deriva dagenus (latino), termine usato per la traduzione di Aristotele: genos (greco). No, l’inglese ha anche la parola gender, che deriva sempre dal francese genre, dal latino genus, dal greco genos. Un doppione etimologico, come un’elica del DNA. L’inglese tradisce così? Non era la lingua delle tre i: inglese, informatica e (chi ricorda la terza i? Insipienza, ingordigia, incuria, ingiustizia, impresa, roba simile), vanto della programmazione educativa italiana? L’inglese ha fatto degenerare il genere, ha prodotto un codice doppio, biforcuto.
Vediamo le cose sul piano semantico. Genre traduce stile letterario, cinematografico, pittorico, tipo di scrittura. Gender invece traduce qualcosa che ha a che fare col sesso! Secondo il dizionario, a partire dal Quattrocento gender viene usato per dire il sesso “degli esseri umani”, tuttavia, a quell’epoca, il cambiamento di sesso era legittimo, la natura stessa lo produceva. Thomas Laqueur menziona (qui) il caso clinico di Marie-Germaine, descritto nel Seicento da Ambroise Paré (1510-1590). Paré usò il termine degenerare per definire la trasformazione della giovane, Marie, che dopo aver saltato il fosso (in senso letterale!), si trovò con verga e genitalia fuoriusciti: “avendo rotto i legamenti attraverso cui erano contenuti”. Marie cambia nome, diventa Germaine. Degenera nel senso che esce dal genere femminile per entrare nel genere maschile. Paré sembra usare il verbo degenerare in senso neutro, Marie cambia gender in modo rassicurante, secondo natura.
Più tardi degenerare non significa più passare da un genere all’altro, ma attecchire tra due generi differenti, come una piantagione rizomatica; non mostrare differenza specifica, come accade invece a una pianta a fusto. Ci sono serie rizomatiche differenti. Prima serie: l’abominevole uomo delle nevi, i giganti patagoni, certi uomini del Salisburghese e del Piemonte (portatori di gozzo, detti anche cretini) e altri accidenti elencati da Blumenbach (1752-1840) che era maestro nell’identificare le zone interstiziali tra le razze degenerate. Seconda serie: i mostri che stanno rinchiusi in istituti speciali a protezione della vista e dell’incolumità emotiva benpensante (orfanotrofi, romeni e bulgari; brefotrofi, per bimbi frutto del peccato, destinati all’oligofrenia; opere di assistenza caritatevole di clausura per disabili; ricoveri per vecchi depravati e dementi; manicomi e comunità educative a vita). Terza serie: i quartieri malfamati dove si dice di non passeggiare liberamente (il Bronx, le Favelas, Quarto Oggiaro, le baraccopoli, la Lapa, Città del Messico). Questi ultimi erano descritti da Morel (1809-1873) come luoghi di degenerazione familiare, con tare ereditarie lamarckiane (Lamarck, 1744-1829). Degenerazioni razziali, degenerazioni individuali, degenerazioni comportamentali, debosciati, artisti moderni (Joyce, De Chirico, Buñuel, Pasolini, Majakovskij). Un molteplice elenco di degenerati biologici e culturali inclassificabili.
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http://www.doppiozero.com/materiali/commenti/inglese-lingua-contro-natura
LUIGI BALLERINI, ”IL MIO LIBRO È UN INNO ALLA REALTÀ”. Un libro attuale capace di stimolare riflessioni importanti sull’alienazione dalla realtà dei giovani contemporanei che preferiscono la realtà virtuale promossa dal computer e dai social network a quella in cui siamo immersi tutti i giorni
di Redazione, libreriamo.it, 14 luglio 2015
“Un inno alla realtà”. Con queste parole Luigi Ballerini esprime l’obiettivo di fondo delo suo libro. Una sveglia per quei giovani che vivono a perenne contatto con la tecnologia e che rischiano di allontanarsi dalla realtà di tutti i giorni. Il protagonista di “Io sono Zero” sta per compiere quattordici anni. Non ha mai toccato un altro essere vivente, non ha mai patito il freddo o il caldo, non sa che cosa sia il vento o la neve. Zero è vissuto nel Mondo, un ambiente protetto, dove è stato educato, allenato e addestrato a combattere attraverso droni. “La sua storia inizia dove quella di Truman di “The Truman Show” finisce – dice Ballerini – sarà curioso scoprire come si confronterà con la realta”. Ecco l’intervista all’autore del libro:
Perché ha deciso di scrivere questo libro? Dove ha trovato l’ispirazione per questa trama?
C’è stata una piccola esperienza personale, nel senso che dopo aver lavorato tutto il giorno con un Ipad per motivi di lavoro, mi sono accorto che avevo una sorta di alienazione della realtà. Incontro poi, per motivi professionali, molti ragazzi che vivono in un mondo solo virtuale online tra videogiochi, smartphone e social networks. I ragazzi d’oggi stanno chiusi in casa per la maggior parte del tempo e rischiano di perdere il rapporto con la realtà. Ho pensato, quindi, che fosse giunto il momento di raccontare una storia che avesse questi temi come protagonisti principali.
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http://www.libreriamo.it/a/12761/luigi-ballerini-il-mio-libro-e-un-inno-alla-realta.aspx
LETTA A TELEFONO
di Umberto Silva, ilfoglio.it, 15 luglio 2015
Enrico Letta è un esponente di quella délicatesse che fa perdere se non la vita, come cantava Rimbaud, certo l’occasione, quella sì: perse la presidenza del Consiglio dei ministri perché invece di dare il rituale campanello sulla testa del baldanzoso Renzi, come una bestiola votata al sacrificio glielo porse. Questa era la scena: l’uccellino accanto al gattone sicuro del fatto suo. In questi giorni Letta ha perso una seconda occasione di riscattare la sua micidiale gentilezza con un’uscita di quelle che fanno male, cedendo invece alla lusinga di un sussurrato rimbrotto. “Quelle frasi si commentano da sole”, ha risposto a chi gli ha dato dell’incapace. English style, non c’è dubbio, ma di recente persino l’impassibile principe Filippo, un tempo grande giocatore di polo, ha perso le staffe e ha investito d’insulti un fotografo che esitava a schiacciare il grilletto. L’aplomb non si porta più. E poi, davvero le frasi e il comportamento di Renzi rivelati dal Fatto quotidiano si commentano da sole? Anche Letta si commenta da solo? Ma no, ma no, i comportamenti e le frasi tocca ascoltarli e interpretarli, siamo noi che li commentiamo, ciascuno a suo modo.
LEGGERE È PENSARE. LA VERSIONE DI KRISTEVA: COSÌ LA SCRITTRICE INDIVIDUA IL RAPPORTO PROFONDO TRA PSICOANALISI E RELIGIONE
di Marco Testi, vdj.it, 15 luglio 2015
La posizione dell’analista oggi sembra consistere nel restituire tutto il suo valore, terapeutico ed epistemologico, all’illusione. Vale a dire alla fede? Non esattamente”. Julia Kristeva non è un nome conosciuto al grande pubblico, ma è stata ed è ancora oggi protagonista del dibattito culturale che sta al crocevia tra psicoanalisi, studio della lingua, dei segni, in breve di quella che è diventata una vera e propria disciplina, la semiologia. Pur dichiarandosi non credente, la scrittrice ha dedicato una grande attenzione alla dimensione della fede: grazie alla riedizione di “In principio era l’amore. Psicoanalisi e fede” (Il Mulino, 107 pagine) possiamo verificare uno dei punti forti di questa attenzione. Quell’illusione di cui la Kristeva parlava all’inizio può essere letta in due modi diversi, anzi opposti. La fede è un’illusione? O lo è la cura psicoanalitica? Se la cura diviene riaffermazione dell’illusorietà, allora mette in discussione se stessa. Se propone la fede come soluzione allora ammette alcuni limiti. A meno che, sembra suggerire l’autrice, non ci sia una terza soluzione, la ridefinizione dei presupposti freudiani sulla religione.
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http://www.vdj.it/?p=30068
LEGAMI CHE CONDUCONO ALLA LIBERTÀ. «LE MANI DELLA MADRE» DI MASSIMO RECALCATI PER FELTRINELLI
di Riccardo Mazzeo, ilmanifesto.info, 15 luglio 2015
Massimo Recalcati, di cui abbiamo letto l’elogio del «maestro» più ne L’ora di lezione, offre in questo libro un’ulteriore testimonianza di come si possa essere «allievi» nel senso più alto raccogliendo l’eredità del proprio intercessore, che per lui è Lacan, trascendendola. Perché i tempi cambiano. Perché essere cloni del proprio maestro è tanto vano quanto, spesso, annichilente. Dunque nel volume Le mani della madre (Feltrinelli, pp. 192, euro 16) l’autore, pur restando nel solco del maestro, guarda la realtà che lo circonda, dalla postazione privilegiata del suo studio di analista ma anche prestando grande attenzione agli artefatti culturali del nostro tempo, in particolare libri di narrativa e film, ed effigia un’immagine della donna che Lacan non avrebbe potuto (o voluto) ritrarre proprio in quanto il contesto è mutato profondamente.
Un altro profetico intercessore di Recalcati è stato Pasolini. Un elemento, questo, che non va dimenticato per contestualizzare alcuni temi affrontati da Recalcati. Il tempo in cui viviamo è infatti dominato da un’etica sadiana mentre quello di Pasolini vedeva ancora un’etica operante di tipo kantiano, benché lo scrittore e regista avesse antivisto le conseguenze tragiche del consumismo che già cominciava a montare.
Segue qui:
http://ilmanifesto.info/legami-che-conducono-alla-liberta/
CONCHITA WURST. QUANDO IL NULLA BATTE PERFINO IL GENDER
di Luigi Campagner, ilsussidiario.net, 16 luglio 2015
Il fascino dell’ambivalenza seduce la filosofia da molto tempo, almeno da quando Platone ha messo in scena nel Simposio il mito dell’androgino, affidandolo all’eloquio di Aristofane, commediografo di fama e per l’occasione del suo discorso sull’eros abbondantemente ubriaco. Ma tant’è, si è preferito non farci caso e sublimare il delirio alcolico del singhiozzante Aristofane in una cifra di verità: in vino veritas, assicura in tempi più recenti Søren Kierkegaard, anche lui stregato dal mito dell’androgino. In origine gli esseri umani non erano sessuati — uomo e donna —, ma un tutt’uno dei due sessi. Non dunque uomo e donna, ma indifferenziati: neutrius generis, né uomo né donna. Mossi a invidia per la supposta pienezza dell’androgino, le divinità intervennero per distinguere l’originario indifferenziato in due metà: quella maschile e quella femminile, entrambe mancanti. Inizia così l’attrazione di una metà per l’altra, ma non si tratta dell’ingenua attrazione del polo maschile per quello femminile e viceversa, bensì del desiderio che non sussista alcun polo e che la differenza sessuale, vissuta come fastidio e come limite, svanisca di nuovo nell’indistinzione. È la tesi, in vero non molto nota, del Don Giovanni di Kierkegaard (1843), opera geniale nella quale il filosofo di Copenaghen vagheggia la conquista della donna come sconfitta di un nemico da vincere una volta per tutte. “In ogni femmina egli desidera l’intera femminilità e in questo sta la sua potenza sensualmente idealizzante con cui egli in un’unica volta abbellisce e sconfigge la sua preda” (Kierkegaard, Don Giovanni, p. 90, ed. Rizzoli).
FESTIVAL DELLA MENTE 2015. A SARZANA MARCO MISSIROLI E MELANIA MAZZUCCO. Oltre sessanta relatori. Trentotto eventi tra incontri, letture, spettacoli, laboratori. Tra gli ospiti Bruno Arpaia, Simonetta Agnello Hornby e Mario Brunello. Dal 4 al 6 settembre
di Simone Zeni, laspezia.mentelocale.it, 16 luglio 2015
Il filologo e storico Luciano Canfora tiene la lezione inaugurale dal tema Augusto: la morale politica di un monarca repubblicano. Tra le personalità che partecipano al festival per gli incontri d’ambito umanistico, lo scrittore Arturo Pérez Reverte in dialogo con il romanziere Bruno Arpaia, lo scrittore ed esperto di pensiero antico Matteo Nucci, l’italianista Lina Bolzoni dell’Accademia dei Lincei, Alessandro Barbero, lo scrittore olandese Frank Westerman in dialogo con l’italiano Mauro Covacich, la francesista Daria Galateria con il critico letterario Emanuele Trevi, Giorgio Fontana con Marco Missiroli.
A dare il proprio sguardo sull’arte invece sono l’editore Roberto Koch che interroga il fotografo Mimmo Jodice sulla sua opera, la scrittrice Melania Mazzucco, l’architetto Italo Rota con Aldo Colonetti, Marco Martella.
Tra gli incontri sull’attualità quello con Marco Rossi Doria, l’esperta di politiche educative Giulia Tosoni, lo scrittore Edoardo Albinati, l’esperto di nuovi media Paolo Ferri, lo psicanalista Tito Baldini, lo scrittore Eraldo Affinati, il giurista Salvatore Lombardo, gli esperti di criminologia Adolfo Ceretti e Alfredo Verde, la scrittrice e avvocato Simonetta Agnello Hornby, i saggisti Marco Belpoliti e Anna Stefi, il semiologo Gianfranco Marrone, il giornalista Luca Mastrantonio, il violoncellista Mario Brunello e il pioniere dell’arrampicata libera Manolo.
Numerosi gli ospiti che affrontano tematiche scintifiche: il neuropsichiatra infantile Massimo Ammaniti, lo psichiatra Eugenio Borgna in dialogo con la saggista Simonetta Fiori, lo psicanalista Massimo Recalcati, James R. Flynn, il giornalista e filosofo Armando Massarenti, il fisico Jim Al-Khalili, il neurolinguista Andrea Moro, il genetista Guido Barbujani, il docente di logica matematica Carlo Toffalori.
I più recenti pezzi apparsi sui quotidiani di Massimo Recalcati e Sarantis Thanopulos sono disponibili su questo sito rispettivamente ai link:
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4545
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4788
Da segnalare le seguenti rubriche: "Laicamente, Dialoghi su psichiatria, arte e cultura" di Simona Maggiorelli, al link
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/5673
"Mente ad arte, percorsi artistici di psicopatologia nel cinema ed oltre, di Matteo Balestrieri al link
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4682
(Fonte dei pezzi della rubrica: http://rassegnaflp.wordpress.com)
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