PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

Émile Zola secondo Cesare Lombroso

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1 settembre, 2015 - 09:17
di Luigi Benevelli
 
Zola studiato da un alienista


 
Il «Corriere della Sera» dell’8-9 gennaio 1897 ospitò l’intervento di Cesare Lombroso in risposta a Toulouse che aveva parlato di Zola come un “superuomo con tutte le perfezioni e nessuna delle imperfezioni umane”.

“Le famiglie che danno i massimi incrociamenti presentano la massima genialità, tanto più quando […] all’innesto etnico (negli antenati di Zola si incrociarono Dalmati, Greci e Italiani) si aggiunge quello climatico, grazie alla venuta di Zola padre in Francia, innesto che spiega l’intelligenza superiore degli ebrei in confronto agli arabi, dei nord-americani in confronto agli inglesi, dei Jonii in Grecia in confronto ai Dori, ecc.
A tutto ciò si aggiunge l’eredità morbosa del padre vecchio e della madre istero-epilettica. […] Molti geni- Balzac, Schopenhauer, Jussieu, Federico I, Napoleone- nacquero da parenti maturi e moltissimi da parenti nevropatici.
Nell’infanzia lo Zola ebbe una di quelle gravi malattie cerebrali che vengono chiamate da gli alienisti polioencefaliti infantili ( di cui gli restò una traccia nella contrattura di un muscolo dell’occhio che dura tuttora) e che spiega una grande quantità di anomalie  che il buon Toulouse chiama subiettive, ma che sono tremendamente organiche, come il tremore continuo, la ottusità del tatto ed udito a destra, l’impiccolimento del campo visivo, specialmente a destra, l’astigmatismo, […] fenomeni che del resto io avevo notato in una gran parte degli uomini di genio, aggiungendo anche che spesso i pittori avevano alterazioni visive e i musici auditive. Qui è curioso il notare  che Zola aveva una notevole diminuzione della sensibilità olfattiva, un terzo del normale, e, quasi neanche farlo apposta, egli era un olfattivo cerebrale, cioè uno che aveva vivissima l’associazione dell’idee olfattive e una straordinaria memoria olfattiva. Il che, a chi ricordi come tutti gli animali fino alle scimmie superiori, hanno un lobo addetto, si può dire, all’attività olfattiva, prova che è un carattere tutt’altro che di superuomo, è un carattere atavico.
Ma peggio va la cosa per le anomalie psichiche e nervose. Egli ha molte di quelle fobie (paure morbose) cui van soggetti i paranoici, gli isterici e gli epilettici; non può sentirsi stretto in un panciotto o in una folla senza provare delle immense angosce, ha la vera follia del dubbio , teme, per es., di non poter fare il suo compito giornaliero, di non poter finire un discorso se parla in pubblico, ha bisogno di contare il numero dei fiacres; dei gradini di una scala, di toccare più volte prima di andare a aletto i medesimi mobili della casa, e rinchiudere le porte più volte per assicurarsi che sien chiuse; su queste fobie pullulano alcune altre; così se nell’addizionare i numeri dei fiacres gli esce una cifra di cattivo augurio, il 17 per es., teme subito disgrazie; e viceversa una volta erano i multipli di tre che gli parevano fausti, ora sono quelli di 7. Per cui spesso al mattino gli convien aprire sette volte gli occhi per persuadersi di essere vivo. E come tutti i malati di follia del dubbio, egli fa certi speciali atti per evitare le immaginarie sventure, tocca i becchi del gaz nella via, salta gli ostacoli col piede destro […]. Il Toulouse ha dovuto notare con certi suoi textes mentali, che il vestiario, e specialmente la biancheria femminile suscita in lui associazioni che mancano nell’uomo normale e che sono indizi di psicopatia sessuale, i cui caratteri, coprolalia ecc., sono frequentissimi nei suoi libri. […] Ma vi hanno in lui fenomeni ancora più morbosi, come la poliakuria, l’angina pectoris, il tremore, le crisi gastriche ecc.; né a tutto ciò manca la cornice anatomica, come gli zigomi esagerati, la esagerata apertura delle braccia in confronto alla statura, il piede prensile, le rughe precoci […] che sono così caratteristiche della degenerazione, comeché si trovano più specialmente fra gli Ottentotti e fra noi nei cretini e nei criminali.

Tratto da Damiano Palano ( a cura di), Cesare Lombroso- scritti per il "Corriere" 1884-1908, Fondazione Corriere della Sera, 2014.

 
 
 

 
 
 
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