Il tema dei diritti solleva polveroni. Dialoghi civili e grida incivili salgono di intensità da destra e da sinistra, da sopra e da sotto. C’è chi esprime dubbi, chi pone questioni, chi rompe le “nuvole”, chi fa domande e ottiene risposte troppo certe, e allora risolleva domande da lasciare aperte.
Nuvole nere si addensano nel cielo; alla pioggia segue un arcobaleno, effimero come ogni altro fenomeno, e poi ritornano in pista eserciti di nubi, sempre più fitte.
Son tuoni e lampi.
I fenomeni atmosferici, si sa, non sono mai definitivi, così come non sono definitive le questioni umane, le ricerche in ambito psico-sociale, le definizioni applicate alle relazioni.
La mia domanda è: può un Ordine Professionale prendere posizione su argomenti politici e decidere una linea di pensiero a nome di tutti?
In Lazio, l'Ordine degli Psicologi invia a tutti i senatori “un'approfondita rassegna della letteratura internazionale di riferimento degli ultimi quarant'anni”. Un’azione decisa, un’azione che, sulla Pagina di riferimento su Facebook, lo stesso Ordine regionale descrive così:
“Al fine di sostenere al meglio la vostra decisione #politica, da tecnici – scrive Nicola Piccinini -, abbiamo prodotto un lavoro di analisi e sintesi delle posizioni scientifiche internazionali in merito alla questione #omogenitorialità e benessere psicologico dei e delle #minori”.
Gli avvenimenti, i fatti, le dinamiche dei giorni scorsi, lo scenario di canguri saltellanti lo conosciamo tutti. In quei giorni, nei giorni in cui l’Ordine degli Psicologi ha inviato ai senatori la rassegna di studi sulle famiglie omogenitoriali, il Senato stava discutendo il “Disegno di legge n. 2081 (c.d. Cirinnà) recante Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”.
E ancora si legge sul sito di OPL: “Su questo punto si registrano, ovviamente, diverse posizioni politiche e diverse interpretazioni di natura giuridica. Non di rado, tuttavia, la discussione si è focalizzata sulle ipotetiche implicazioni di natura psicologica che interesserebbero i minori cresciuti in famiglie omogenitoriali. Al fine di consentire ai senatori di potersi esprimere al riguardo con la maggiore consapevolezza possibile, l’Ordine si è proposto come interlocutore tecnico competente producendo un lavoro di analisi e sintesi degli studi scientifici internazionali sul tema. L’Ordine ha, dunque, inviato a tutti i senatori sia un’approfondita rassegna della letteratura internazionale di riferimento degli ultimi quaranta anni, non esaustiva ma certamente rappresentativa degli studi condotti al riguardo, sia una raccolta delle dichiarazioni ufficiali rilasciate dalle associazioni professionali italiane ed estere maggiormente rappresentative”.
Naturalmente, come era prevedibile, questa iniziativa suscita una serie di polemiche sia tra gli iscritti, sia tra persone più o meno competenti in materia psico-sociale. Le voci di disappunto ci sono, pian piano cominciano ad emergere, appaiono una dopo l’altra anche sulla Pagina facebookiana dell’Ordine laziale.
Al disappunto di alcuni, l’istituzione risponde: “Con questa iniziativa non abbiamo l’intento di definire una linea politica per l’intera categoria professionale, ma proporci come istituzione cui altre istituzioni possono rivolgersi rispetto a tematiche di competenza psicologica”.
Punti di vista, posizioni, critiche, commenti, dubbi, persino la rabbia espressa con frasi quali: “Non nel mio nome!” sono ancora lì, visibili sotto il post del caso, pubblicamente esposti su Facebook. Benissimo. Niente da aggiungere.
Qualche giorno dopo, era prevedibile?, compare un comunicato molto simile, un documento ufficiale redatto dall’Ordine degli Psicologi del Piemonte. Preciso volentieri che al governo di entrambe le istituzioni – piemontese e laziale – c’è una maggioranza di professionisti appartenenti al gruppo Altra Psicologia – psicologi eletti due anni fa dagli stessi iscritti. Si tratta di un’organizzazione molto attiva, che sta operando davvero con energia per fornire agli psicologi molti servizi di differenziata utilità e per promuovere giustamente la nostra professione. Tra queste offerte ci sono iniziative legate all’identità di genere – “Di che gender stiamo parlando?” e altre proposte che sono organizzate anche in collaborazione con associazioni LGBT. Le tematiche relative al DDL Cirinnà vengono spesso trattate con grande attenzione, sia dal gruppo Altra Psicologia che, dunque, dagli OP regionali.
Alla comparsa del documento piemontese, del quale riporto il link: http://www.ordinepsicologi.piemonte.it/comunicati/lordine-degli-psicologi-prende-posizione-sulla-stepchild-adoption
nascono domande, dubbi e opposizioni. Come sopra, nulla di nuovo, anche se in misura decisamente ridotta rispetto al Lazio.
Personalmente scrivo “No, caro Ordine, non concordo” con la presa di posizione sulla stepchild adoption e con l’utilizzo delle ricerche esistenti (discutibili o meno) come strumento per indirizzare il Senato. Credo che prima di prendere posizione a favore o contro una legge così delicata e piena di oscurità occorra confrontarsi con gli iscritti. Prima di questa azione ufficiale di OP avevo tentato un dialogo personale con il Presidente – che continuo a stimare – e alcuni consiglieri e membri di Altra Psicologia, cercando di portare “l’altra parte”, ovvero il dubbio relativo alla commistione della stepchild adoption con la Gpa – tematica, quest’ultima, sulla quale rifletto da tempo.
Non è corretto dire che, poiché il DDL non fa menzione della maternità surrogata questa non sia compresa e non c’entri nulla, poiché molti “bambini arcobaleno” (c’è chi dice che in tutto siano poco più di 500 bambini, ma dove sta la verità?) sono già nati attraverso questa tecnica. Non solo loro, ovviamente. Ben di più sono i figli della Gpa nati da coppie eteroessuali, ma non nascondo la mia preoccupazione, già espressa altrove anche da giornaliste e partecipanti all’assise di Parigi, ad esempio Monica Ricci Sargentini, di ritrovarci nella stessa difficoltà dei francesi. La Gpa è un problema molto complesso, sistemico, da trattare in ottica multi-disciplinare e non mi stancherò di ripeterlo, nonostante le congratulazoni già fiocchino per la nuova paternità surrogata del nostrano Vendola.
Benissimo, parliamone. Discutiamo? No. I miei commenti vengono cancellati. Bannata dal gruppo Facebook, non posso più nemmeno accedervi. Con me, fanno la stessa fine un altro paio di colleghi e qualche voce estranea particolarmente infuocata, ben più accesa della mia. Viene cancellata persino una citazione di Silvia Vegetti Finzi sulla maternità (sigh).
Il dottor Marco Scicchitano, collega romano, scrive sulla Pagina laziale:
“Qui mi rivolgo non solo ai colleghi, ma anche ai cittadini non psi che leggono questa pubblica bacheca.
Non tutti gli psicologi ritengono questa linea comunicativa dell'Ordine imparziale. Secondo me è parziale.”
Altri colleghi scrivono: “Mi fa piacere che qui si sia aperto un dibattito e che emergano anche le voci del dissenso. Cosa che purtroppo pare non accadere (o accade in minima parte) all'interno della pagina dell'Ordine Psicologi del Piemonte, che sta seguendo la medesima linea.”
Un articolo del quotidiano La Stampa riporta il titolo: “Gli psicologi del Piemonte” dicono sì alla stepchild adoption. Ma da quando un Ordine professionale può parlare a nome di tutti gli psicologi relativamente a posizioni politiche, idee, pensieri circa questioni controverse e non definibili o definite con certezza assoluta? E mettere a tacere il contrasto? E poi perché la categoria dovrebbe prendere posizione politica su un disegno di legge, portando in palmo di mano ricerche che hanno certamente una valenza orientativa, ma non di certo definitiva?
Sono convinta anch’io: “i bambini stanno bene”, i bambini si adattano bene, ma, se questo benessere può essere dimostrato in tanti e variegati tipi di famiglia, non abbiamo ad esempio alcuna certezza per i figli della surrogacy (e di questo tema ho già scritto a sufficienza, per ora, in questa rubrica).
Il collega Mario Scicchitano scrive ancora sulla Pagina Facebbok di OP Lazio:
“Va riconosciuto a questa pagina il non aver cancellato i commenti contrari e critici con questo comunicato, già questo è un livello di dibattito al quale viene lasciato spazio. Sembrerebbe scontato, ma a quanto pare sembra non essere così, visto che un analogo comunicato dell'Ordine Piemonte ha avuto anche lui le sue critiche, argomentate e non offensive, e i commenti sono stati cancellati. Da una pagina pubblica di un Ordine Professionale: anche commenti di colleghi psicolgi. Bannandoli. Ci rendiamo conto? Quindi complimenti a questo punto a Ordine degli Psicologi del Lazio che lascia aperta la discussione e non cancella i commenti critici. Era da un po' di tempo che non mi riaffacciavo su questo post e non avevo letto molti commenti. Tempo fa in uno scambio con Nicola Piccinini su un precedente post riguardo ad un articolo del collega Sergio Stagnitta, avevo detto di auspicare toni più accoglienti della molteplicità di visioni e sensibilità. Questo auspicio non si è realizzato e le critiche sono arrivate, non solo di colleghi ma anche di cittadini che guardano al nostro Ordine come ad un Ente neutrale che si pone a tutela dei professionisti che sono a servizio della popolazione. Credo sia stato un errore. Nel mio precedente commento facevo riferimento alla parzialità nella scelta dell'argomento sul quale esprimersi, visto che ce ne sono diversi che riguardano il DDL Cirinnà. Ma leggo dai commenti numerose critiche anche al documento stesso. Bastava redigere un documento frutto di una concertazione tra diversi professionisti e sensibilità, in modo tale che con i processi di mediazione che sarebbero scaturiti, sarebbe stata di fatto maggiormente obiettivo. Io continuerò a leggere con attenzione i comunicati dell'Ordine su questi temi, rimanendo in questo modo responsabilmente a servizio della mia categoria professionale certo che il mio contributo sia utile al dibattito".
Certamente non è possibile “far cambiare idea” alle persone e allineare i professionisti sulla stessa posizione politica, nemmeno attraverso le ricerche citate, proprio perché le ricerche in ambito psico-sociale non sono e non devono essere una Bibbia. Restiamo laici e dubbiosi, soprattutto se gli studi condotti appartengono a contesti differenti dall’Italia, e sono carenti – quasi nulli – dal punto di vista delle ripercussioni della Gpa. Alcuni psicologi possono essere critici, addirittura a sfavore della stepchild adoption. Alcuni sono favorevoli alle adozioni vere e proprie (io, ad esempio, lo sono). Altri no. In ogni caso, in molti avremmo preferito, come la nostra professione auspica, una certa distanza. Attesa e dialogo. Non presa di posizione.
"Sempre in movimento il futuro è", diceva un certo maestro stellare con le orecchie a punta.
Valeria si pone la domanda:
Valeria si pone la domanda: “può un Ordine Professionale prendere posizione su argomenti politici e decidere una linea di pensiero a nome di tutti?”
E’ questa una domanda chiaramente retorica, perché è ben noto che l’Ordine professionale non può. Ed infatti la risposta dell’Ordine è che non v’è “intento di definire una linea politica, ma proporsi come istituzione cui altre istituzioni possono rivolgersi rispetto a tematiche di competenza psicologica”. A fronte però di questo scambio dialettico, sempre auspicabile in nome della irrinunciabile libertà del pensiero, si assiste nei fatti alla confusione.
Mi viene da pensare – osservando la scena attuale – alla Divina Commedia/Inferno/Canto III:
“voci alte e fioche, e suon di man con elle
facevano un tumulto, il qual s’aggira
sempre in quell’aura sanza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira”
Passando con agile salto da Dante Alighieri a Byung-Chul Han (movimento forse non proprio scorretto dato che stiamo parlando attraverso i social network) , mi sembra appropriata questa osservazione “Il reflusso comunicativo distrugge l’ordinamento del potere. La shitstorm, con tutti i suoi effetti distruttivi, è una specie di reflusso.”
Potrà sembrare sgradevole l’immagine del reflusso (ci fa pensare a quello gastroesofageo), ma ho la sensazione scorrendo i post in fb nella fase attuale, che una riflessione sulla ‘comunicazione’ e sul modo di ‘fare informazione’ potrebbe essere utile. Per tutti.
Prendetelo come ‘input’ da elaborare…
Nel merito della tormentata questione / Cirinnà, faccio (come mi è spesso costume), una osservazione a margine: nella sicuramente non del tutto innocente confusione che regna, c’è una responsabilità della cultura attuale , quella che viene denominata illuminata e progressista. Questa cultura mi sembra presa dal forte timore di poter esser vista come ‘omofoba e razzista’, così come dalla tema di essere classificata ‘cattolica e reazionaria’con la conseguenza (difensiva) di avallare non di rado interpretazioni anche equivoche e riduttive, rispetto alla complessità dei temi trattati.
Non credo che ci giovi dichiarare sbrigative solidarietà ad idee, tesi e ricerche soltanto per il piacere di sentirsi aperti, evoluti, progressisti. Stiamo rischiando la superficialità.
Mi piacerebbe che si desse piuttosto l’’avvio ad una riflessione italiana, multidisciplinare, uscendo dalla rischiata dipendenza da ricerche altrui.
Ciò detto, … dichiaro il mio completo favore per il riconoscimento dei diritti civili e la mia densa perplessità (ove occorra) nei confronti della GPA.
Condivido davvero quanto
Condivido davvero quanto dici, Simonetta Putti. Rifletteremo insieme ulteriormente per la prossima puntata di “Conversazioni junghiane” nella quale vorrei tu fossi l’intervistata-interlocutrice.