(Pierre de Coubertin)
I disturbi mentali non sono prerogativa di un gruppo in particolare: essi sono universali, e si osservano in tutte le regioni, tutti i paesi, tutte le società. Colpiscono gli uomini e le donne in tutti gli stadi della loro vita, i ricchi come i poveri e la popolazione urbana come quella rurale. È falso pensare che i disturbi mentali siano problemi propri dei paesi industrializzati e relativi a parti del mondo più ricche. Si crede ugualmente a torto che essi siano assenti dalle comunità rurali, relativamente risparmiate dal ritmo accelerato della vita moderna. Si stima che 450 milioni di persone nel mondo siano colpite da affezioni neuropsichiatriche delle quali fanno parte la depressione unipolare, i disturbi affettivi bipolari, la schizofrenia, i disturbi legati all’alcool e all’uso di alcune droghe, il morbo di Alzheimer e altre demenze, il disturbo post-traumatico da stress, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo da attacchi di panico e l’insonnia primaria.
Una varietà di fattori determinano la prevalenza, l’insorgenza e il corso dei disturbi mentali e del comportamento. Questi includono: fattori sociali ed economici, fattori demografici come il sesso e l’età, gravi minacce come conflitti e disastri, presenza di importanti malattie fisiche e l’ambiente familiare. Ogni psicopatologia ha eziologia bio-psico-sociale quindi immersa sempre in una visione multifattoriale ed eterogenea. I dati raccolti dall’Oms mostrano un aumento globale dei disturbi mentali più comuni di quasi il 50% in 20 anni. Tra il 1990 e il 2013, infatti, il numero di persone che hanno sofferto di depressione e/o ansia sono passate da 416 a 615 milioni. Molte di queste persone soffrono da sole, in silenzio; molte non riceveranno mai alcun trattamento.
La paura e l’ansia sono parte della vita quotidiana. E’ normale sentirsi ansiosi prima di un esame o mentre si cammina per una strada buia, o comunque in situazioni che potrebbero essere rischiose per la propria incolumità. Questo genere di ansia, utile perché fa salire la soglia di attenzione, di solito è di breve durata e svanisce rapidamente, o persiste finché non si è fuori dalla situazione che l’ha generata e ci si sente al sicuro. Ma in alcuni casi, per milioni di persone in Italia, l’ansia non scompare e anzi peggiora nel tempo, con la comparsa di sintomi aggiuntivi quali tremore, sudorazione eccessiva, problemi gastrointestinali, confusione, secchezza delle fauci, tachicardia, confusione, problemi respiratori, dolori al petto ed incubi. In alcuni individui la sintomatologia si accentua fino a causare il timore di spostarsi dalla propria abitazione o dai luoghi abituali che solitamente sono considerati sicuri. L’approccio terapeutico attuale per questi disturbi prevede la prescrizione di farmaci o la psicoterapia, o la combinazione di entrambe le modalità terapeutiche (National Institute of Mental Health).
La mia vita è sempre stata molto intensa con pochi giorni liberi. La società attuale richiede sempre più sforzi ed energie per raggiungere traguardi ed obiettivi a volte irraggiungibili. Questa discrepanza porta l’individuo a convivere con lo stress, che è adattivo nel breve periodo ma patologico se perdura per troppo tempo. Ho passato all’estero un momento molto inteso della mia vita tra cliniche e scuole. Ad un certo punto il mio fisico mi ha fatto capire che c’era qualcosa che non andava, mi stava comunicando qualcosa che non sapevo. Mi ritrovavo all’improvviso immerso in un’aura di ansia libera con ovvie cause inconsce che piano piano ha iniziato a limitare la mia vita. Ero preparato teoricamente a questa sintomatologia ma non praticamente vivendola su me stesso. Tramite alcune tecniche di respirazione ed immaginazione attiva riuscivo ad emarginare molto spesso la sintomatologia che come da manuale arriva quando meno te lo aspetti. Scrivo questo documento come professionista della salute mentale e come giocatore professionista di pallavolo. Quest’ultima parte è stata fondamentale: lo sport mi ha salvato. Anche questa volta la teoria si è avverata come una profezia all’inizio della preparazione atletica. Notai che più gli allenamenti diventavano frequenti ed intensi, più la sintomatologia ansiosa diminuiva e dopo circa due settimane raggiunsi la completa remissione della malattia senza l’uso di farmaci. Essendo un uomo di scienza con spirito critico so che la mia opinione non basta perché ovviamente non fa statistica e come sappiamo non voglio cadere nella sempre più comune fallacia logica della generalizzazione. Soprattutto non è detto che lo sport e la cura siano due variabili correlate positivamente e/o con un rapporto di causa/effetto. Ho iniziato a cercare queste associazioni su riviste internazionali di psichiatria e studiando alcune meta-analisi sul caso riscontrando che la mia esperienza passata è evidence-based.
Quando una persona realizza che la sua vita si sta limitando a causa dell’ansia corre dal proprio medico per trovare un immediato sollievo da farmaci e/o dalla psicoterapia, entrambi efficaci, sicuri e sempre consigliati ma come sappiamo ogni caso clinico deve essere studiato e trattato singolarmente. Ma in pochi sanno che c’è un metodo privo di effetti collaterali per gestire e trattare l’ansia: l’attività fisica. Ci sono veri e propri allenamenti studiati scientificamente che portano ad una riduzione drastica della sintomatologia ansiosa. Molti studi correlano fortemente l’inattività fisica con lo sviluppo o l’esacerbazione dell’ansia.
Una delle più frequenti motivazioni citate è che l’inattività è figlia dell’energia inutilizzata. Il corpo è fatto per il movimento e se non si muove accumula tensione sia fisica che mentale. Un altro fattore molto conosciuto è correlato allo stress. Lo stress continuo prolungato nel tempo si traduce in una disfunzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che rilascia in modo abnorme e anormale ‘’l’ormone dello stress’’: il cortisolo. E’ un ormone fondamentale per l’organismo ma quando la secrezione non è regolata in modo adeguata intacca l’omeostasi psicofisica dell’individuo. Il cortisolo in eccesso: aumenta la gittata cardiaca, aumenta la glicemia, riduce le difese immunitarie, accelera l’osteoporosi e favorisce il catabolismo proteico. Abbiamo l’evidenza scientifica che l’attività fisica possa riportare a livelli normali il cortisolo ed ovviamente rinforzare la salute psicofisica. L’attività fisica stimola anche la secrezione di endorfine nel cervello che aiutano a regolare l’umore, l’appetito ed il sonno aggiungendo benefici analgesici e rilassanti. La sintesi di oppiodi endogeni, come le beta-endorfine, aumenta in risposta all'esercizio fisico. Sebbene tale incremento sia soggettivo, mediamente le concentrazioni plasmatiche di questi ormoni aumentano sia nei maschi che nelle femmine del 500%. Ciò spiega perfettamente quell'innegabile sensazione di euforia e di benessere che insorge dopo aver praticato attività fisica.
Infine voglio riportare integralmente un programma di esercizi dell’ADAA (Anxiety and Depression Association of America) avvalorato anche dalle linee guida federali Americane (https://health.gov/PAGuidelines/default.aspx):
Exercise as Part of Therapy:
According to some studies, regular exercise works as well as medication for some people to reduce symptoms of anxiety and depression, and the effects can be long lasting. One vigorous exercise session can help alleviate symptoms for hours, and a regular schedule may significantly reduce them over time.
Although exercise has a positive effect for most people, some recent studies show that for some, exercise may not have a positive effect on anxiety or depression or may not make a strong impact on long-term mental health. Like all forms of therapy, the effect can vary: Some people may respond positively, others may find it doesn’t improve their mood much, and some may experience only a modest short-term benefit. Nonetheless, researchers say that the beneficial effects of exercise on physical health are not in dispute, and people should be encouraged to stay physically active.
The most recent federal guidelines for adults recommend at least 2½ hours of moderate-intensity physical activity (e.g. brisk walking) each week, 1¼ hours of a vigorous-intensity activity (such as jogging or swimming laps), or a combination of the two.
If you have an exercise program already, keep up the good work. If not, here are tips to get you started.
- 5 X 30: Jog, walk, bike, or dance three to five times a week for 30 minutes.
- Set small daily goals and aim for daily consistency rather than perfect workouts. It's better to walk every day for 15-20 minutes than to wait until the weekend for a three-hour fitness marathon. Lots of scientific data suggests that frequency is most important.
- Find forms of exercise that are fun or enjoyable. Extroverted people often like classes and group activities. People who are more introverted often prefer solo pursuits.
- Distract yourself with an iPod or other portable media player to download audiobooks, podcasts, or music. Many people find it’s more fun to exercise while listening to something they enjoy.
- Recruit an “exercise buddy.” It's often easier to stick to your exercise routine when you have to stay committed to a friend, partner, or colleague.
- Be patient when you start a new exercise program. Most sedentary people require about four to eight weeks to feel coordinated and sufficiently in shape so that exercise feels easier.
Oltre alla psicoterapia ed alla farmacologia oggi abbiamo anche un metodo di trattamento aggiuntivo supportato dall’evidenza. L’attività fisica dovrebbe essere usata dai clinici come ulteriore modalità di intervento per ansia e depressione. Ma come per tutte le tecniche e gli approcci terapeutici aspettiamo che la ricerca avvalori ancora di più le sue evidenze in questo campo estendendo le sue scoperte a più pazienti possibili.
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