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SVOLTA NEL CASO DI MADALINA PAVLOV: VIENE RIVELATO IL CONTENUTO DELLA MISSIVA ANONIMA GIUNTA A ROMA.

21 Set 17

A cura di Rossana Putignano

Madalina Pavlov, giovane rumena di 21 anni, muore in circostanze misteriose il 21 Settembre 2012, cadendo da uno stabile in Via Bruno Buozzi n.5F. Verso le 20,30 circa il suo corpo impatta su una 126 di colore azzurro appartenente a uno degli inquilini del palazzo, finendo sull’asfalto. In quel preciso istante si stava svolgendo presso il bellissimo Lungomare Falcomatà l’ “Happy Run” una manifestazione di solidarietà presentata dalla showgirl Giusy Versace nella quale partecipano ogni anno diverse associazioni tra cui l’UNITALSI. Madalina apparteneva e prestava servizio presso l’UNITALSI per puro spirito di volontariato e amore verso il prossimo. Come da autopsia psicologica eseguita da me medesima, è stato possibile evincere che si trattava davvero di una brava ragazza, dedita allo studio e al lavoro, ha vissuto nei sacrifici e combattuto per conquistare la sua libertà per assoldarsi, quantomeno, da un passato familiare un po’ turbolento ma comunque ricevendo sempre il sostegno e l’amore dei suoi genitori, fratelli e amici. Madalina aveva appena conseguito da poco la patente e non vedeva l’ora di comunicarlo alla madre Agafia Cutulencu, conosciuta in paese come Gabriella. Madalina desiderava studiare criminologia e trasferirsi in Australia e, precisamente a Sidney, dove esiste una comunità di Calabresi pronta ad accoglierla; aveva molti sogni e lavorava duramente per poter realizzarli. Quel giorno in cui perse la vita, appena uscita dal luogo di lavoro, “Pizza Roma” ubicata sulla “marina di sopra” , Madalina ha incontrato delle persone tra cui il suo ex fidanzato e, da quanto emerge dalle indiscrezioni, anche un amico. Ci sono delle ore di buco dalle 18,00 circa alle 20,30 in cui non si sa niente della ragazza, dove sia andata e chi avrebbe incontrato.  Il mio team forense, il CRIME ANALYST TEAM (coordinato dalla Dott.ssa Mary Petrillo, psicologa e criminologa, insieme Aida Francomacaro psicologa forense, Fabio Calvani tecnico informatico) sta indagando da quasi due anni al caso di Madalina, nominato dall’Avv. Antonio Petrongolo, legale della signora Cutulencu e del figlio Ionut.  Dalla relazione autoptica del Dott. Trunfio, la criminologa ha potuto rilevare diversi aspetti che meritano di essere ancora approfonditi tra cui i granelli di sabbia lasciati sul corpo della ragazza (ndr. fanno pensare che Madalina possa essere stata in un luogo marino) la vernice azzurra sui jeans della ragazza (attribuita inizialmente alla 126 azzurra ed ora da noi messa in discussione) i denti rotti della ragazza, il calzino sfilato e la scarpa rinvenuta poco distante dal corpo e, infine, la posizione stessa della ragazza rinvenuta con la borsa tra le braccia; tutti questi elementi sembrano deporre non per un suicidio – così come era stato rubricato il caso nell’immediatezza dei fatti – ma per un omicidio. Inoltre, Aida Francomacaro specifica: “Madalina, negli ultimi tre mesi di vita, non avrebbe sistemato cose in sospeso o lasciato una sorta di testamento, un biglietto di addio o qualche missiva ai suoi cari. Questa è la persona di Madalina: una ragazza come tutte, perfettamente integrata nel territorio italiano con i suoi amici, studi e sogni da realizzare, una normale ragazza di 21 anni che insegue il suo futuro.” (cit. Relazione tecnica di parte, Giugno 2016) . Sono state compiute anni fa prove dinamiche e statiche su una 126 non esattamente uguale all’originale poiché, come evidenzia la criminologa Mary Petrillo non sappiamo se lo stato di usura ad esempio delle sospensioni della automobile Fiat 126 ove pare sia caduto il corpo sia uguale a quello della automobile simile su cui è stato fatto l'esperimento di caduta, ovviamente evidenziamo ciò perché l'impatto della caduta potrebbe essere stato diverso”. .” (cit. Relazione tecnica di parte, Giugno 2016) Esistono, quindi, ancora dei dubbi sulla possibilità che Madalina possa essere caduta autonomamente in stato di coscienza poiché, presumibilmente, le lesioni avrebbero potuto essere di altra natura. Ancora dubbi sulla chiave del terrazzo – munita di un biglietto o una targhetta con su scritto “Via Buozzi” – collocata da alcune indiscrezioni sul terrazzo e dai verbali dei carabinieri tra gli oggetti di Madalina. Tanti e troppi i dubbi che gravitano intorno a questo caso, tuttavia nel Dicembre 2016 arriva la svolta. Presso lo studio romano dell’Avv. Petrongolo viene recapitata brevi manu una missiva anonima. L’ipotesi è che ci sia qualcuno a Roma, un conoscente, una persona amica a Madalina che abbia voluto levarsi questo macigno. Madalina sarebbe stata due volte a Roma nel 2012: la prima volta si è recata per accompagnare il suo ex ragazzo a un concorso; la seconda volta (6 Luglio 2012) Madalina avrebbe dovuto incontrare una persona amica. E’ possibile che l’autore o l’autrice della missiva risieda a Roma tale da sapere dove fosse, precisamente, ubicato lo studio dell’Avv. Petrongolo? Il dubbio persiste perché sia il citofono sia la cassettina della posta non recano alcun riferimento al suddetto avvocato. In relazione alla possibilità di esistenza delle telecamere di video sorveglianza dei negozi e banche nei pressi dello studio dell’Avv. Petrongolo, Fabio Calvani, il nostro tecnico informatico, vuole precisare alcune cose ricordando, altresì, l’esistenza di telecamere di videosorveglianza accanto lo stabile in via Buozzi:  “all’epoca dei fatti , erano installate delle telecamere di sorveglianza nelle immediate vicinanze dell’ingresso del palazzo dove Madalina entrò. Durante il nostro sopralluogo, ci accorgemmo subito che le telecamere in questione erano funzionanti  provocando una reazione dei locatari del negozio che le aveva installate: filmai con il mio telefonino le telecamere senza poter essere visto dall’interno del negozio, tuttavia, i proprietari del negozio si accorsero della mia presenza, evidentemente dal loro sistema di video sorveglianza. Sono esterefatto di come, all’epoca dei fatti, non siano state richieste dalle autorità inquirenti eventuali filmati di una telecamera che al momento fu dichiarata “non funzionante”. Sarebbe una cosa molto grave se le cose fossero andare realmente così!” .
 
Precisa Fabio Calvani che: “ancora una volta le telecamere tornano all’attenzione per la questione della missiva anonima la quale riporta importanti dichiarazioni, se effettivamente fossero vere. Ho effettuato un sopralluogo nelle vicinanze dello studio legale per rendermi conto se esistessero dei sistemi di video sorveglianza che potessero aver ripreso il soggetto consegnatario della missiva. Purtroppo, risultarono assenti le telecamere di videosorveglianza e lo studio è ubicato in una zona abbastanza trafficata. In linea generale, tutta la parte tecnologica avrebbe potuto dare dei risvolti assai importanti e magari risolutivi, tuttavia così non è stato perché le autorità inquirenti non hanno eseguito quello che, di prassi, si dovrebbe fare davanti ad una morte violenta . A Reggio Calabria questo gli inquirenti avrebbero potuto farlo, anche se non immediatamente, per recuperare immagini che avrebbero potuto svelare fatti importanti. Già nel 2012, esistevano sistemi per il recupero di immagini video, non come quelli di oggi, ma all’epoca sicuramente soddisfacenti .
Per questo e per tanto altro, siamo sempre più convinti che il caso di Madalina Pavlov non vada archiviato, ma bensì vada approfondito ancora di più .”
 
 
LA MISSIVA ANONIMA
 
Oggi in data 21 Settembre 2017 l’avv. Petrongolo decide di rendere pubblico il contenuto della missiva anonima recapitata presso il suo studio romano. L’avv. Petrongolo rappresenta che:
 

“faremo pervenire a tutte le testate giornalistiche questa lettera […] pervenutami esattamente inizio dicembre nel 2012.. premetto che era ancora in corso l’attività investigativa e come elemento probatorio io come difensore mi cito per ovvi motivi, sono stato indotto dalle norme di natura processuale a consegnare la lettera che mi è stata recapitata presso un commissariato di polizia che ha provveduto dopo aver dato opportuno verbale…a trasmettere alla procura competente e ad allegarlo come elemento eventualmente di prova. Non è tanto la lettera in sé che ha degli elementi significativi, ma è una lettera che mi è pervenuta in un contesto che ha veramente dell’incredibile. Il mio studio è situato in Roma, sul citofono del mio studio non è presente il mio nome, il mio cognome […]vi è solo il cognome del dominus, ovviamente, chi è che mi conosce o comunque andando a consultare sull’albo vedrà quale è l’indirizzo di studio che è via Lorenzo magnifico 84 ma la cosa sorprendente è che non c’è solo il mio studio, ci sono altre strutture, altri studi. Questa lettera è stata recapitata all’interno della cassetta postale, piegata in 4,  esattamente individuando il nominativo dello studio legale corretto, non c’è scritto Petrongolo, sulla cassetta postale, e non c’è scritto Petrongolo sul citofono, non ci sono tabelle classiche che vengono apposte sulle facciate dei palazzi che ospitano gli studi. Mi è stato recapitata in questa maniera, quindi qualcuno o qualcuna nel caso di specie, sapeva dove recapitare questa lettera. In questa lettera è individuata a chiare lettere una persona la quale, in un contesto di natura istruttoria, forse avrebbe meritato maggior approfondimento. Si parla di una persona di mezza età, di carnagione leggermente scura, persona conosciuta, molto nota in quello che è l’ambiente di Reggio, una persona con la quale si assume qui in questa lettera Madalina abbia avuto, anche in corso, diciamo così nell’ultimo periodo, una relazione, perché non voglio stare a sindacare quelle che sono le scelte della ragazza o meno rispetto a quello che è l’età, non spetta a me giudicare quello che è comunque anche il valore un sentimento; io per natura di motivi professionali sono tenuto a dare un peso dal punto di vista processuale, prima ancora istruttorio. A questa lettera, in questa lettera si evidenzia, si da una descrizione di quella che era una ipotetica figura di un autore di un fatto cosi riprorevole, e peraltro chi si firma, seppure in maniera anonima, alla fine della lettera è un’amica, un’amica che conosceva perfettamente Madalina, una amica che sapeva benissimo chi fossero i suoi momenti, le sue conoscenze, le sue amicizie, le sue frequentazioni, una persona che noi abbiamo cercato di individuare in quel ventaglio di amiche che Madalina aveva, andando mano a mano a scremare per poi arrivare a un numero, seppur esiguo, di persone che potrebbero aver contribuito a dare un maggior alone di mistero […]è una lettera importante perché è un segnale, un segnale importante che il lavoro portato in essere, portato avanti, una attività di natura, chiamiamola di natura di parte molto intensa, aveva iniziato a dare i suoi frutti, purtroppo poi ci siamo trovati difronte a una richiesta di archiviazione che chiaramente ci ha poi indotto a cambiare strategia processuale per poter fare in modo che questo procedimento non possa essere archiviato, ovviamente nel contesto dell’opposizione sono state riportate anche queste considerazioni. Questa persona […] che conosceva Madalina da diverso tempo, questa persona che chiaramente aveva una sua particolarità, questa connotazione fisica, non dico comune, ma non passa inosservato nel momento in cui ci si accompagni a una splendida ragazza quale fosse Madalina. In questa lettera vi è racchiusa tutta l’essenza di quello che è, purtroppo, una forma di chiusura verso quello che dovrebbe essere la verità ed è per questo che abbiamo rivolto ripetutamente appelli ripetutamente, affinché qualcuno che possa sapere di più rispetto a quello che già si è saputo, possa palesarsi, se così fosse anche la stessa persona che ci ha inviato questa missiva. Purtroppo, questa è una copia in quanto l’originale è all’interno del fascicolo della procura […] Vi è un’accusa, che i due – così vengono indicati, cioè Madalina e questo personaggio- si incontravano in un’appartamento di quel palazzo, ripeto, non sono nostre affermazioni, dico nostre perché faccio sempre riferimento al collegio difensivo, sono affermazioni qui contenute, sono informazioni qui contenute, sono informazioni che sono state riferite e consegnate alla procura, premetto anche un’altra cosa , di questa lettera ai prossimi congiunti, sino a Gennaio nulla venne detto, proprio per rispetto nei confronti di Madalina anche perché si è voluto un attimino verificare quale fosse la provenienza, la modalità, io ho studio a Roma, il fatto è accaduto a Reggio, questo lascia un pochino pensare, avrebbe potuto far pensare a un mitomane, a qualcuno che si fosse lasciato prendere un po’dal momento e quindi abbia cercato una popolarità che poi alla fine non è arrivata. Questa lettera è stata consegnata inizio Dicembre appena arrivata e per un mese è stata nelle della procura. Questa lettera è stata vagliata almeno da noi, spero sia stata vagliata dalla stessa procura, perché le accuse che vengono formulate in questa lettera sono molto molto circostanziate, perché al centro dell’attenzione c’è la struttura che chiaramente ha visto coinvolta Madalina. Io mi auguro semplicemente che l’attenzione non venga meno soprattutto quel sentimento che legava tutti alla figura di  Madalina e quindi, a mia volta, perché purtroppo noi legali non è che abbiamo la possibilità di arrivare ad una verità, se questa verità non ci viene ad essere offerta da altri, da quelli che la conoscono. Quindi rinnoviamo l’invito a chi fosse a conoscenza di ulteriori particolari o magari la persona che ha redatto questa lettera, si manifestasse, si presentasse e rendesse testimonianza di quanto affermato e darebbe certamente un senso a quello che è stato fatto ma darebbe sicuramente un senso a quel dolore immenso che la famiglia sta sicuramente provando”.

FONTI
Relazione Tecnica di Parte, Giugno, 2016 

 
 
 
 
 
 
 

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