ZATTERE AGLI INCURABILI
Una Poesia al giorno toglie l' Analista di torno...
VENGO A PRENDERTI IN DIREZIONE DEL SOLE
Ovunque mi trovi ad andare, scopro che un poeta è già stato prima di me.
Sigmund Freud
Anch'io salii le scale del mio non sapere,
anch'io come te, come l'altro, come molti
non avevo parola che dicesse il possibile
(entro il credibile, entro quel che è da credere,
e non è mio, è di tutti); eppure mi son fatto
così, uno che parla a stormi di versi
affamati di verità, come passeri nel gelo
d'inverno, come tutti i beati poveri, tutti
i santi beati che hanno lasciato se stessi
per trovar l'Altro, il vero, il solo sapiente.
Betocchi
Una buona analisi orienta o disorienta?
Quando arrivi al limite del tuo sintomo a che punto sei?
Alcuni sostengono che è il punto.
Ma l'essere umano cos'è ?
Tutto e il contrario di tutto!
Sanità e follia.
Santo e peccatore.
Un essere umano è tale se ha compiuto l'intero viaggio attorno a se stesso, un viaggio lungo e faticoso ma il nucleo è la nostra follia il nostro rapporto con il maledetto sintomo .
Sintomo è esilio che esprime un momento sospeso, d’attesa di ritorno in patria o di conquista di una nuova terra.
Bisogna saperci fare o bisogna sradicarlo?
Guardarlo da vicino e prendere il toro per le corna.
Che dice il sintomo ?
Il sintomo assume significati diversi a seconda del dove ci troviamo in analisi, una fobia all'inizio è diversa da quando compare alla fine.
Allora diciamo che una buon processo di cura è rendere il sintomo plastico e polifunzionale.
Il sintomo disorienta.
Il sintomo vuol portarci ad un fermo immagine o il sintomo vuole Altro?
Gridiamo consapevolmente per salvarci ma inconsciamente desideriamo restare nel godimento mortale.
Abbiamo veramente paura della felicità?
La clinica in certi casi risponde affermativamente e proprio quando ne stai uscendo la reazione è "troppo bello per esser vero " meglio tornar indietro.
Si ! la felicità spaventa rende liberi slegati esposti ma ciò che ci terrorizza è l'aspetto più o meno veritiero della presunta felicità.
La paura che l'assenza del sintomo ovvero la nostra felicità sia pura illusione.
Il sintomo invece è sempre vero fino all'osso.
Quando entriamo in analisi il sintomo dice uno quando usciamo dice molti.
Il sintomo sparisce e riappare, sparisce.
Se stiamo bene non ci sarà ma se stiamo male lui è lì come testimonianza di un fantasma che una buona cura ci avrà fatto conoscere, attraversare.
Mio caro e buon vecchio sintomo che hai diretto la mia vita alla ricerca di una via di uscita,di un altro modo, di un altro mondo.
Esiste un altro mondo?
Arrivi anche ad esser stanco di portartelo appresso, il sintomo.
Desideri proprio scrollartelo da dosso.
Pesa puzza è ingombrante.
Capisci anche i gesti estremi il farla finita.
La guerra tra la vita e la morte in analisi è il pane quotidiano.
Ma la guerra tra vivere e morire è la terra.
Il nostro mondo è tutto una tensione tra i poli.
Dove c'è guerra c'è anche possibilità di disarmo.
Una parola magnifica liberatoria.
Disarmati, allarga le braccia accogli fai spazio ai buchi neri scivolavi dentro come in un viaggio all'interno delle viscere della terra.
La sotto al centro c'è il nucleo incandescente di te.
Miscellanea, impasto.
Quando comprendiamo che siamo magma c'è spavento, c'è perdita totale di senso, c'è paralisi.
Sentire e vedere è paralizzante, pietrificante.
Non è orrore è sconcerto. È il non senso.
Se dovessimo scendere al centro della terra come se dovessimo salire nello spazio proveremmo la stessa gamma di emozioni e colori. Perché sotto e sopra c'è il nulla.
Scavi scavi e trovi niente.
Tanta fatica per trovare il non senso.
Il sintomo è il non senso è lì per ricordarti che non c'è senso in quella vita che fai.
Il rapporto con il non senso è un rapporto difficile ma è il rapporto con cui un essere umano si deve trovare a fare i conti.
Quel è il senso del non senso?
Ecco quando l'angoscia arriva li, quel che ferma ed arresta è la parola "trasmissione".
Trasmettere permette quel movimento che da senso, trasmettere il saperci fare con il non senso.
Tramettere è sbucar fuori.
Trasmettere la bellezza a tratti tragica e malinconica.
Trasmettere è ereditare la disobbedienza.
Ereditare la possibilità della propria strada, ereditare il coraggio di un atto quello di andarsene. Invertire rotte, cambiare strade.
I picchi sublimi a tratti tragici a tratti comici della nostra esistenza sono la poesia della vita. Sono anche i momenti in cui siamo in contatto con la nostra miscellanea pulsionale.
Possiamo scegliere l'ordine o il disordine ma se devo pensare ad una trasmissione ad una consegna io ritorno al senso, all'ordine delle cose alla stratificazione al multicolore alla polifonia.
Il magma è mono, il centro è mono ma la superficie è multi.
Trasmettere è consegnare è consegnarsi agli altri.
Farsi pasto affinché si mangi insieme si svanisca e ne rimanga qualcosa.
Trasmettere è sempre due tre quattro mai Uno.
Trasmettere ha a che fare con la comunicazione, con il legame.
Il legame si crea sul desiderio reciproco. Il piccolo vuol sapere, il grande desidera dirci qualcosa di se.
Trasmettere fa ordine perché dobbiamo scegliere da che parte indirizzare il segnale se vogliamo essere sentiti.
Trasmettere è attivo, vitale è imboccare una strada.
Trasmettere è sapere la posizione.
I piccoli han bisogno di posizioni, messaggi chiari. Sappiamo cosa provocano le doppie comunicazioni.
Da piccoli ci vuole "ordine" ci vuole un "senso".
Ridare senso al non senso.
Il senso profondo delle nostre umane vite è poter lasciare qualcosa a qualcuno. La nostra vera eredità è nel poter donare la nostra umanità.
Si dice fare la carità : creare legami caritatevoli accoglienti tra le nostre parti poverette .
L'analisi sta dalla parte dei poveretti.
L'analisi è spazio di carità tra te e me. È insegnarti il disarmo delle ali è sentire la carità dei gesti, delle parole.
Fammi la carità Dottore della tua parola e del tuo silenzio.
Fammi la carità umana, fammi sentire la pietà dei gesti le carezze delle interpretazioni le parole che mettono a posto, le parole del l'umana compassione.
Il desiderio di venirmi a prendere.
Vieni a prendermi sollevami portami via da là, dai luoghi bui, fatti luce di parole.
E allora ci perdiamo nei buchi o ne veniamo fuori ?
La parola fa spazio e nutre tras- mette da bocca a bocca.
La bocca accoglie il nutrimento e ha vita propria attraversoil riflesso della suzione.
Il riflessodella vita attraverso il quale il piccolo cerca di orientarsi.
Dalla bocca ti nutri ricevi e dai sempre attraverso l'altro.
Alternanza poiché c'è trasmissione se, e solo se l'altro ci comunica l' avvenuta ricezione.
L' avvenuta ricezione verrà confermata o meno da un atto, un segnale.
La trasmissione è un movimento di andata e ritorno.
Mi hai sentito? Hai capito? È proprio così?
Un analista sa trasmettere in termini di movimento da me a te da te a me.
Come fa a saper trasmettere?
Perché desidera che l'altro arrivi al suo inconscio messaggio, che affronti e veda i suoi fantasmi, che maneggi le sue pulsioni che semplicemente sia più in pace.
Fare la pace è poter provare quella sensazione di assenza di conflitto che solo chi ha fatto la guerra conosce bene. Uno stato di quiete che invade tutto il corpo non è felicità è calma più paragonabile al mare piatto uno specchio d'acqua in cui vien voglia di immergersi.
Quel che si trasmette è il desiderio di arrivarci, di sostenere l'arrivo ad un atto l'atto finale, l'atto del cambio posizione, l'atto dello sbarazzarsi o del saperci fare con quel che siamo stati e che più non saremo perché questo è certo si entra nella stanza d'analisi in un modo e se ne esce in un altro.
Potrà non piacere quel che troviamo ma la garanzia dello stesso non l'avremo.
Un "mai più come prima" se non per sterile scelta ecco perché l'analisi è un processo fertile i frutti potranno non essere sempre splendenti ma sempre frutti saranno.
Si entra con un atto e se ne esce con un atto.
L'atto è sempre in solitaria è solo mio e ci consegna nelle mani della vita, esponendoci totalmente al rischio.
Trasmettere, ereditare la vita
“Ma tu, a dispetto della pioggia e dei venti, insisti
sotto la tua lampada, su questa sedia dura,
per lasciare qulacosa a chi verrà dopo – almeno
due versi,
scritti con la mano della pioggia, che indichino
tremanti
sempre, sempre, in direzione del sole.”
Ghiannis Ritsos
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