Inauguriamo una rubrica a nome I PORTI APERTI, una testimonianza dai progetti di inserimento eterofamiliare effettuati dal Servizio IESA ASL TO3 di Collegno. Il progetto IESA è un servizio che inserisce soggetti portatori di una difficoltà psichica nel contesto di famiglie di volontari sul territorio: si configura come tentativo di reinserimento “reale”, al di fuori dei circuiti canonici della psichiatria territoriale, in linea con un'idea democratica e basagliana di approccio alla cura mentale, che nel quarantennale della legge Basaglia assume una speciale valenza. Avremo modo con questa rubrica di approfondire il contesto e le prassi degli operatori che vi lavorano, buona lettura!
Raffaele Avico, redazione Psychiatry On Line
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di Equipe servizio IESA ASLTO3
“Che cos'è per voi casa? E in quali momenti sentite il bisogno di casa?” – domando a 18 studenti universitari seduti davanti a me per una lezione in cui devo parlare loro di IESA, il servizio di inserimento supportato di adulti in difficoltà presso famiglie di volontari, che si occupa di progetti individualizzati di cura e reinserimento sociale, sotto forma di ospitalità a tempo pieno o parziale in un contesto quotidiano, non istituzionalizzato e affettivo.
Decido di partire da lì, dalla base, dal cuore del nostro progetto per arrivare a parlare di “fattore terapeutico ambientale”, cioè di quanto il luogo in cui viviamo, il contesto che ci circonda, possano essere promotori di salute. Con la proposta di un inserimento eterofamiliare noi di fatto offriamo una casa, convinti che si debba partire da lì per poter costruire il proprio percorso riabilitativo ed esistenziale. Ma alla precedente domanda nessuno ha risposto “un tetto, dei muri, un pavimento”. Dunque, “casa” è qualcosa che va oltre la dimensione spaziale e fisica, e abbraccia il mondo delle relazioni. Tant'è che per ciascuno di noi “casa” richiama concetti come la sicurezza, la cura, la possibilità di un appoggio, di un confronto. E quando offriamo a un paziente di andare a vivere a casa dei nostri volontari offriamo, oltre che uno spazio fisico, proprio questo complesso pacchetto di relazioni possibili chiamato “accoglienza”.E se ci fermiamo a riflettere su quali siano i frangenti in cui più intensamente desideriamo sentirci a casa vengono subito alla mente i momenti in cui ci si sente tristi, stanchi, sofferenti, spaventati. Noi cerchiamo casa quando ci sentiamo vulnerabili, e le persone per le quali attiviamo dei progetti di accoglienza sono persone in fasi di grande vulnerabilità, quindi l'obiettivo di offrire loro una “casa” sembra quanto mai appropriato.
Ma il nostro ragionamento deve continuare. “Dunque che cosa fa sì che un ambiente possa acquisire valore terapeutico?” domando ancora una volta agli studenti che piano piano iniziano a calarsi in quello che è il nostro concetto di “salute mentale”, cioè semplicemente offrire a tutti la possibilità di sperimentare un contesto di vita che per molti di noi è “normale” nel senso di “scontato”, “banale”, nel senso di “quotidiano” ma che per altri può non essere tale: una casa, una stanza per sé, delle relazioni sociali, qualcuno che si preoccupa per te, che ti domanda se hai dormito bene, che ti chiede a che ora rientri e se deve aspettarti per pranzare insieme, delle attività quotidiane da svolgere, dei momenti da celebrare, dei problemi da discutere, dei ruoli da ricoprire. Le piccole cose quotidiane a cui tutti noi facciamo fronte e a cui spesso non prestiamo più attenzione, che fanno sì che lì, intorno a quel tavolo, sotto quel tetto, all'interno di quelle mura, ci sentiamo a “casa”. (Catia Gribaudo)
La rubrica I porti aperti nasce con l’idea di far conoscere ai lettori di POL.IT le tante storie di straordinaria normalità raccolte dagli operatori che, nel corso di questi 20 anni di IESA, hanno condiviso la quotidianità di tante famiglie.
La stesura di questa breve premessa, ha comportato non poco impegno. Questo poiché, durante il processo di elaborazione della rubrica, si è giunti alla consapevolezza che era necessario, o meglio dire doveroso, trovare uno spazio adeguato nel quale si potesse presentare al meglio una realtà che dal 1997 opera sul territorio dell' ASL TO3 per diffondere un modello di cura innovativo ed un' esperienza terapeutica e riabilitativa totalmente differente da quelle proposte all'interno delle istituzioni della salute mentale.
Il rischio era certamente quello di sfociare nell'utilizzo di termini tecnici e fin troppo articolati che non rendessero giustizia al prodotto finale a cui auspicavamo con la creazione di questa vetrina.
Con I porti aperti , lo scopo dunque non è solo quello di raccontare le modalità di lavoro, le tipologie di progetti, il risparmio economico delle istituzioni pubbliche portato dai costi sostenibili ed i tanti risultati positivi ottenuti dal Servizio IESA negli anni, bensì anche quello di palesare l'aspetto emozionante, appassionante e coinvolgente che si cela all'interno di questo meraviglioso lavoro.
Una realtà nella quale la convivenza con una persona fragile diventa possibile e diventa esperienza unica, arricchente e gratificante. Una realtà che da vent'anni combatte contro gli atavici pregiudizi sulla malattia mentale e che lavora instancabilmente per creare un cambiamento, diffondere la cultura dell'accoglienza e sensibilizzare la popolazione dando vita a processi di inclusione.
Ricreando ciò che avvenne in maniera del tutto naturale nella cittadina di Geel nel XIII secolo, senza bisogno alcuno di campagne sensibilizzatorie sulla malattia mentale, dove fu la cittadina stessa ad accudire i malati, coinvolgendoli nella vita sociale del paese.
La speranza è quella di trasmettere ai gentili lettori di POL.IT l’essenza e il significato dei molteplici progetti di cura attraverso gli occhi dei diretti protagonisti dello IESA , con i loro racconti, le loro esperienze e le loro emozioni.
Nella vita è possibile sia navigare in solitaria che condividere la traversata con altre persone, la cosa importante è sapere che se incontriamo una tempesta, o la rotta non è chiara, c’è comunque la possibilità di approdare in porti aperti.
Il Servizio IESA dell’ASLTO3
Catia Gribaudo
Melania Lucchini
Sara Bardoscia
Sara Moscardo
Anastasia De Angelo
Gianfranco Aluffi
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