Dream, l’arte incontra i sogni al Chiostro del Bramante, Roma fino al 5 maggio 2019

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9 marzo, 2019 - 11:28
Luci, labirinti e suoni svelano l’inconscio. È il sogno di Danilo Eccher, curatore della mostra Dream, aperta al pubblico sino al 5 maggio. Un viaggio suggestivo, dalle tinte ipnotiche, per esplorare gli infiniti territori dell’animo umano. Il pubblico si trova immerso in una dimensione onirica, dove tempo e spazio sembrano fondersi, in cui l’arte incontra i sogni. Due imponenti statue, opera dell’artista spagnolo Jaume Plensa, accolgono i visitatori nel complesso rinascimentale del Chiostro del Bramante, siamo nel cuore di Roma. Gli occhi serrati della due sculture simbolizzano l’inaccessibilità allo sguardo e pertanto il mistero dell’anima. È compito dello spettatore dischiudere gli occhi, illuminare il mondo interiore, per scoperchiare energie cosmiche e accedere a profondi stati del sé. Filo conduttore delle opere esposte è l’inconscio e la sua relazione con l’esperienza onirica. Tanti gli artisti internazionali coinvolti nel progetto, capaci di suscitare emozioni, raccontando stati d’animo, esperienze immaginative, al confine tra realtà e illusione. Una figura  che giace in terra di fronte alla vastità del cielo stellato, così l’artista tedesco Anselm Kiefer presenta la complessità dell’universo, assieme alla solitudine umana. Il paesaggio della Patagonia ricreato da Alexandra Kehayoglu si contrappone alla dimensione astratta e labirintica, concepita da Kogler. Qui le pareti deformate ingannano l’iride, facendo quasi percepire un senso di vertigine. Una realtà tridimensionale che ribalta la concezione di spazio e tempo, dove perdersi in un sogno a occhi aperti, prossimo all’allucinazione. Le emozioni sembrano amplificarsi all’ascolto delle voci d’illustri attori italiani come Cristina Capotondi, Brando Pacitto e Simona Tabasco, per citarne solo alcuni. I loro testi guidano il sognatore nella comprensione dei significanti calati dietro ogni opera. Non manca un’interessante autoguida realizzata per i più piccoli, capace d'immergerli nel fantastico mondo dei sogni.
 

Giù le mani da Freud
“Un sogno non interpretato è come una lettera mai aperta”, afferma il rabbino Chisda nel Talmud, il sapere antico degli ebrei. Non vi è dubbio: dalla notte dei tempi i sogni affascinano l’uomo e lo guidano verso i misteri dell’inconscio. Il primo tentativo di codificare il mondo onirico risale alla civiltà egizia con il Libro dei sogni ieratico. Si tratta di un’opera di facile consultazione, in cui le immagini catturano i sogni più frequenti, accompagnate da minuziose spiegazioni e interpretazioni. 
Prende così vita una nuova scienza, l’oniromanzia. Gli stessi artisti internazionali coinvolti nella mostra Dream sembrano particolarmente rapiti dall’inconscio e affascinati dall’intrapsichico. Tuttavia, le opere esposte al Chiostro del Bramante sembrano più ispirarsi a una concezione naif dell’inconscio, che poco, se non nulla, ha a che fare con la psicoanalisi e l’interpretazione dei sogni proposta da Freud. Nei sogni di Wolfgang Laib la casa rappresenterebbe la struttura di personalità, mentre l’immagine onirica del sole, nell’opera di Claudio Costa, alluderebbe a un’apertura passionale verso la vita. In realtà, il carattere del tutto individuale del sogno lo rende praticamente indecifrabile a priori. L’inconscio non è concepito da Freud come qualcosa di rimosso, irraggiungibile o mistico.  Il mondo interiore non equivale a un pozzo nero contente esperienze traumatiche rimosse. La stessa fantasia comune secondo cui lo psicoanalista sveli inverosimili misteri dell’animo umano è del tutto illusoria. L’inconscio di Freud racchiude il desiderio del soggetto e si manifesta oltre che nei sogni attraverso i lapsus, gli atti mancanti, il disegno, come elementi unici e insostituibili che racchiudono il significante della vita e che solo l’analizzante è in grado di svelare a se stesso. Inconscio non come immagini o sensazioni ineffabili, bensì come dimensione legata al linguaggio, alla rete di parole e significati personali che l’occhio umano vede ma fatica a riconoscere. Il monito di Freud è perentorio: “Interpretare i sogni di un’altra persona risulta impossibile, a meno che essa non sia preparata a comunicare i pensieri inconsci che si celano dietro al suo contenuto.” E’ lo strumento delle libere associazioni, utilizzato all’interno dell’esperienza psicoanalitica, ossia in presenza di un’analista che smuove l'inconscio. I processi transferali o per meglio dire i movimenti emotivi che partono dell’analizzante e si dirigono verso l’analista completano poi il quadro. Da qui Lacan, attento lettore e interprete di Freud, equipara la psiche a una struttura simbolica e non un contenitore immaginario, completando il suo pensiero nel celebre aforisma “L’inconscio è strutturato come un linguaggio”. Alla luce di tali considerazioni le opere esposte alla mostra Dream possono solo che assumere significanti unici e personali agli occhi del visitatore e non interpretazioni preconfezionate e universali

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