Il senso del pudore e dell’osceno nelle varie culture.

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11 luglio, 2019 - 08:42
«Le idee si assomigliano in modo incredibile, quando si conoscono».
Samuel Beckett
 
Introduzione.
Alfonso Maria di Nola (1926-1997), figura complessa di studioso contemporaneo, fra i più penetranti, documentati, seri e geniali, dell’antropologia e della storia delle religioni, erede, della grande tradizione critica napoletana, saggista, conferenziere, docente universitario, nasce a Napoli il 9 gennaio 1926. Non lo si può comprendere appieno se non lo si inquadra nel tempo in cui è vissuto ovvero in un secondo dopoguerra nazionale, in cui l’Italia postfascista era politicamente divisa in due grandi partiti popolari e di massa: la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano. [001]
Di Nola, è stato un militante comunista. Nella sua storia personale non si può non parlare di Gragnano, del pastificio e degli operai che vi lavoravano, secondo una realtà sociale, da lui vibratamente e pubblicamente denunciata, di “condizioni disumane”, realtà sociale che la Chiesa cattolica ignorava. Per questo si attirò le ire di Pio XII che lo scomunicò pubblicandone la condanna su
L’Osservatore Romano. La madre sua, per il parto, era venuta a farsi aiutare da una cugina e dunque, Di Nola, trascorse l’infanzia in uno dei più bei palazzi di Gragnano all’antica Piazza Conciaria. Fin da ragazzo, sotto la dittatura fascista, aveva svolto attività politica, clandestinamente, poi, alla luce, del sole nel primissimo dopoguerra, aveva preso parte alle lotte degli operai dei pastifici, dei contadini e mezzadri dell’agro gragnanese di Santa Maria la Carità. Non si sa se sia un bene o un male ma oggi non è più così! L’ideologia e morta e anche la politica. Gli elettori sono fuggiti dalla politica dell’ignoranza, della corruzione e del tweet. Il testo qui riportato integralmente, costituisce la Lectio magistralis del 02.06.1995, tenuta dal prof. Alfonso Maria Di Nola in modo per nulla aulico, ex cathedra, ma colloquiale, discorsivo e straordinariamente maieutico, all’ex teatro ENAOLI della ASL della ex VIII Circoscrizione del Comune di Roma [002] registrata con magnetofono e ritrascritta previa sbobinatura. Spero di aver riportato fedelmente la lezione del maestro Di Nola. Le uniche due persone in grado di rilevare eventuali inesattezze o refusi sono due suoi allievi diretti: Ireneo Bellotta e Giovanni Pizza, professore di antropologia culturale e medica all’università di Perugia, ai quali sarò grato se mi vorranno far pervenire le loro preziose osservazioni. Leggendola sembrerà di ascoltare la voce del maestro, il suo tono pedagogico, bonario, accessibile anche alle persone meno acculturate, semplice, piano, lineare. Le sue posizioni in favore delle donne e della giustizia sociale, sono inequivocabili con quel suo “Avete capito?” “È tutto chiaro?” “Ci sono domande?” “Vado avanti?” Per questo il suo testo, inedito, che qui oggi pubblichiamo per POL. IT Psychiatry, è prezioso ed ha un valore storico enorme. Si tratta del primo intervento tenuto dal Prof. Di Nola nel corso del nostro biennio seminariale 1995-96 “Capire il disturbo della persona immigrata”. Era accompagnato dal suo fedele Assistente Ireneo Bellotta, [003] che ringrazio, con Chiara, mia figlia,  per la sua affabile cortesia e la sua infinita disponibilità. Nel predetto biennio, vi fu un secondo intervento del prof. Di Nola. La circostanza si verificò  il 29.05.1996, nella stessa sede, per la supervisione di un caso del SDSM presentato dalla Collega Patrizia Fiorellino Vaccaro (Psichiatra SSN). Il titolo era Una strana malattia della Nigeria: l’Hypertityse. Il prof. Alfonso Maria di Nola (Antropologo e Storico delle religioni), commenta una paziente di neuropsichiatria infantile del SDSM.
Sergio Mellina.
 
Il senso del pudore e dell’osceno nelle varie culture. Consonanze e dissonanze storico-antropologiche nel contesto immigratorio dell’oggi.
 
di  Alfonso Maria Di Nola.
 
Il tema odierno, così come mi è stato proposto “Il senso del pudore e dell’osceno nelle varie culture. Consonanze e dissonanze storico-antropologiche nel contesto immigratorio dell’oggi”, mi pare eccessivamente dilatato pertanto necessita di alcune puntualizzazioni preliminari. Il quesito posto tra la nozione di “pudore” e di “oscenità”, da osservare a livello di culture popolari e di culture importate con le popolazioni immigrate è un problema, anche da un punto di vista psicopatologico, estremamente delicato, perché sotto questi due termini, “oscenità” e “pudore”, vengono a nascondersi certi atteggiamenti dello spirito e certi aspetti, soprattutto della psicologia dell’età evolutiva, che presentano difficoltà di lettura notevolissime.
 
Ecco, allo stato attuale, se dovessimo dare una descrizione di “oscenità” e di “pudore”, noi ci troveremmo in enorme imbarazzo. Le stesse trattazioni più celebri, perché vi sono alcune trattazioni che riguardano il pudore, altre le oscenità, sono trattazioni che entrano nel merito direttamente, evitando la definizione fondamentale. Gli stessi grossi trattati di psichiatria non danno delle definizioni veramente esaustive e congrue, che corrispondano ad una tematica che, d’altro canto, anche ciascuno di noi attraversa nella vita.
 
Allora bisogna in qualche modo dare dei segnali di ricostruzione di questi atteggiamenti, tendenze della psiche, che chiamiamo pudore e oscenità. E per farlo dobbiamo risalire ad alcune definizioni che ci provengono dall’etimologia dei due termini e che, evidentemente, proprio perché le definizioni etimologiche riguardano l’occidente, non escludono, il confronto con le altre culture. E qui debbo notare subito, per esempio, come, la cultura cinese e quella giapponese, abbiano dei corrispettivi, delle analogie, anche sotto il profilo dei contenuti.
Allora, chi si chiede che cosa significhi pudor [004], si trova anche etimologicamente di fronte ad un grosso problema, perché pudor, e quindi pudore in italiano, pudeur in francese, provengono dalla radice pud-, che significa fuggire. Quindi, all’origine, sarebbero dei sentimenti, degli atteggiamenti, determinati da specifiche realtà, soprattutto fisiologiche o comportamentali degli altri, che determinano immediatamente la fuga, cioè il sottrarsi.
Il sottrarsi, o fuggendo realmente, o cercando di evitare di affrontare il problema di ciò che si è visto o immaginato psicologicamente, sono azioni connesse alla radice della nozione di pudore. Quindi, pudor, all’origine, è questo tentativo di fuga, come del resto avviene in molti altri vocaboli, in molti altri fonemi, che riguardano parte dello spirito. Allora dobbiamo premettere che vi sono fonemi come, pudor o osceno, che esprimono delle realtà non in sé, ma attraverso una fenomenologia di carattere fisiologico, che nel nostro caso è anche il sottrarsi con la bocca. Questo in tutte le lingue.
Anche nelle altre lingue abbiamo delle equivalenze, che però designano sempre questo fuggire. Un fuggire che si intende di carattere propriamente fisico, oppure un fuggire di carattere psichico. Il bambino, per esempio, tende a sottrarsi al pudore, all’osceno, a ciò che ritiene osceno, fuggendo e, nello stesso tempo, è però preso dalla grande curiosità. Cosicché ci troviamo di fronte ad uno di quei sentimenti freudiani ambigui, che consistono in una tendenza alla repulsione, alla ripugnanza, e la tendenza all’attrazione.
Il bambino, sapete tutti quanti benissimo, voi che fate gli psichiatri, contemporaneamente si sottrae ad avvertire, a pensare, ricostruendolo mentalmente, a ciò che avviene fra il padre e la madre in camera da letto. Lo ricostruisce soltanto attraverso rumori, eppure ha il desiderio di sottrarsi a questa esperienza, che per lui è un’esperienza lesiva, nella quale sorge il fenomeno della gelosia, per la madre, e per l’altro lato tende a vedere, tende a conoscere, cosicché, poi, nei giochi che compirà, ripeterà l’unione sessuale fra il padre e la madre.
 
Dunque, ci sono fenomeni che respingono e fenomeni che attraggono e che vengono sempre espressi attraverso fonemi che riguardano gli aspetti fisiologici, gli aspetti gestuali, gli aspetti non concreti. Non sono fonemi la cui terminologia copre il fenomeno medesimo. Sono fonemi la cui terminologia fa sempre riferimento a questi aspetti non concreti come il brivido, per esempio, non esattamente il brivido, ma direi piuttosto, la paura. Sono anch’essi fenomeni che ciascuno di noi non riuscirebbe con precisione a definire e, perciò, ci serviamo di termini, come “brivido”, che proviene dal fonema indoeuropeo br- , che sta a significare, il rumore che fanno i denti, digrignando, in rapporto a qualcosa di cui si ha paura.
Ma paura, è termine che proviene anche da pav- , che dà origine anche alla parola pavimento, cioè cadere a terra, e, quindi, indica che la risposta alla paura è il sottrarsi attraverso la fantasia delirante, lo svenimento, alla presenza invadente della paura.
 
La stessa cosa è per il pudore. Il pudore, del resto, è un fenomeno che sembra aver accompagnato nei secoli tutta la storia umana. E, si badi bene, l’avrebbe accompagnata con varianti di significato, con varianti di valenze, a seconda delle età e della persona che è investita dal pudore. Di modo che possiamo dire, grosso modo, che mentre il pudore è un fenomeno di grossa importanza, di prevalente importanza nell’età infantile, e determina il famoso rubor pavoris, cioè il rossore per pudore. Nell’età adulta, invece, nell’età in cui si sono superate, nell’esperienza, quelle cose nascoste che rappresentano l’osceno, le quali si sono ridotte, quindi, a razionalizzazione, questi fenomeni di reazione, come il rubor, lo stesso fuggire e lo stesso svenire di paura, vengono praticamente a finire.
Però, in ogni caso, sembrerebbe, ma non è certo, che il pudor sia riferito soprattutto alla vita sessuale. Difatti, uno dei più grandi studiosi di queste materie, Havelock Ellis [005], ha dedicato un intero suo volume di psicologia generale, al pudore. Egli arriva a definire il pudore un tipo di sensazione, un tipo di nevrosi, addirittura, perché potrebbe diventare una nevrosi. Voi tutti sapete che il pudore nasce soprattutto dal rapporto con gli organi sessuali e dalla paura degli organi sessuali.
Ora, questa definizione comporta evidentemente, anzi, comporterebbe un lungo approfondimento, perché è sugli organi sessuali che si fissa l’osceno, che si fissa, quindi, ciò che è pericoloso per il bambino e che dà origine a questa psicologia particolare che è la psicologia del pudor.
 
Il pudor, si diceva, è di tutti quanti i popoli e varia di epoca in epoca e di popolo in popolo, come di popolo in popolo e di epoca in epoca variano l’oscenità e il senso del sesso. Quindi, è difficile stabilire una terminologia e una definizione che abbia una valenza per ogni epoca della storia e per ogni cultura. Per esempio, il pudore, presso i giapponesi antichi, era determinato dal piede, dal tallone. Il tallone, era la zona erogena che determinava, come da noi il sesso, il pudore. Invece,  presso i Neozelandesi, il pudore è determinato dal naso. Dunque, vi è una variante culturale dipendente dalle zone geografiche in cui si situa il pudore e, nella stessa cultura, questo pudore, una volta ha un significato, una volta un altro.
Per richiamare un esempio concreto, vorrei ricordarvi che le ragazzine dell’antichità, le ragazze romane, fino ai 12-13 anni, portavano al collo, non la medaglina della madonna – evidentemente non c’erano ancora madonne, né, tanto meno, madonne che sanguinavano – ma portavano un piccolo fallo, la cosiddetta turpicola res quaedam, della quale parlano gli storici antichi, cioè un fallo che serviva loro per ornamento e ad assicurare la prolificità e l’abbondanza nel matrimonio.
 
Ecco, io ho a casa mia, una statuina che riproduce un “fallo alato” [006] il quale è il voto di una ragazza. Quando è alato è un voto d’amore, il voto di una ragazza che ha bisogno di sposarsi e che in questo caso non va alla "Madonna del Penice" di Bobbio [007], oppure da santi che proteggono il matrimonio, ma si crea un idolo che offre a Priàpo, cioè alla divinità fondamentale della sessualità.
Quindi, ci sono state, diciamo, un’ epoca antica in cui l’oggetto del pudore non era necessariamente l’organo sessuale. E guardate, l’organo sessuale, soprattutto maschile, se voi andate ad osservare i giornali è difficilissimo da vedere, è raro, comunque. Lo trovate solo nei giornali pornografici, che  presentano l’uomo nella sua potenza copulatoria, rappresentata dal sesso, perché, mentre l’uomo può dimostrare la sua vigoria sessuale attraverso il sesso eretto, la donna è innocua. Questa è la ragione, perché nelle chiese voi trovate ancora le donne nude o gli angeli nudi. Quello che fa terrore, al tipo di società nella quale siamo vissuti e della quale siamo eredi, non è l’organo sessuale in sé, ma l’organo sessuale nella sua possibile funzione. Ecco perché non sono oscene le donne nude, ma divengono osceni i maschi nudi.
Credo che voi non abbiate mai visto nelle chiese un maschio sessualmente eretto, cioè un maschio che rappresenta il suo vigore sessuale. Allora, nell’epoca antica, invece, questa specie di terrore, che fu comandata dalla fobia del sesso dei cristiani, non esisteva e, quindi, il sesso maschile, il sesso femminile erano continuamente presenti ed anche contenti, nella vita sociale.
E dunque, non era stata creata nei bambini questa sorta di ripugnanza, questa sorta di paura, questo tentativo di allontanamento, questa fuga possibile o probabile e venivano trattati come oggetti di normale fruizione visiva e di normale fruizione protettiva.
 
Il fenomeno di avvolgimento, quello che tocca la nostra storia sociale, avviene con il cristianesimo. È il cristianesimo, e molto più probabilmente l’origine ebraica del cristianesimo, che influiscono sulla condanna degli organi sessuali. Degli organi sessuali, come sempre, soprattutto maschili. Nella Bibbia è detto precisamente che colui il quale presenta nudo il suo sesso entra in un peccato. Ecco, questo organo sessuale si unisce al senso del peccato, cioè al senso della colpa morale che esige una condanna, che esige regolarmente una violenza ed una emarginazione.
Con il cristianesimo sorge il problema della negazione. Negare il pudore, negare l’oscenità, rendere il sesso oscenità, poi vedremo cosa significhi oscenità, che è una cosa molto più complessa di quella che può sembrarvi, e solo allora si viene a porre questo problema.
Con il tempo che passa nel medioevo, i due aspetti, vale a dire quelli della tolleranza dell’osceno e del sesso e quello della sua condanna in nome del peccato, vengono a pungersi. Affinchè non crediate che nel medioevo ci sia stato sempre questo rigoroso rispetto della norma biblica che vieta l’esibizione degli organi sessuali, nelle chiese romaniche e sui portali delle chiese romaniche, voi trovate falli e trovate vulve spalancate.
 
C’è stata un’epoca, che è durata fino al 1000-1100, nella quale i contadini erano i committenti, vale a dire quelli che alla fine pagavano gli artisti e gli operai per le loro prestazioni nella edificazione delle chiese, i contadini, dicevo, ritenevano gli organi sessuali come un mezzo potente di difesa, di proliferazione e di benessere. Siccome voi sapete bene che le famiglie contadine erano formate da una prole numerosa, perché c’era bisogno di forza lavoro, quindi di mani, di braccia, il fallo, in qualche modo, serviva a proteggere questo vigor sexualis, sul quale la vita era basata. Per questo motivo, le chiese romaniche sono piene, anche in Italia, ma in soprattutto Francia, di figure che noi oggi chiameremmo oscene.
Se ne volete vedere una molto bella, per chi di voi è abruzzese, può andare a vedere la chiesa di Trasacco. La chiesa di Trasacco reca, praticamente, il portale delle donne e il portale degli uomini. È una chiesa tardo-romanica, e presenta 4 falli da un lato e 3 vulve spalancate, ai due lati. [008]
Questo ci dice che, praticamente, ancora nel 1300-1400, quando forse questa chiesa fu costruita, gli uomini non provavano terrore, né sarebbe immaginabile che in una chiesa attuale si presentasse accanto ai santi un fallo e/o una vulva. La cosa continua fino ad epoca tarda, perché intorno alla fine del 1452 c’è un grande pittore eugubino – spero che qualcuno di voi conosca Gubbio o ci sia stato perchè ne vale la pena – che si chiama Ottaviano Nelli (1375-1444), il quale nella chiesa principale di quell’epoca, che era la chiesa in cui era conservato il corpo di sant’Ubaldo, protettore di Gubbio, dipinge sul lato destro della chiesa, entrando, ad altezza d’uomo, un affresco veramente bello, di stile gotigheggiante e bizantineggiante, in cui la madonna è al centro, con due santi a lato e due santi in alto. All’interno della pittura, non in rilievo, vi sono due colonne che dividono i santi dalla madonna, e lungo le volute di queste colonne sono rappresentate 11 posizioni anomale di rapporto sessuale, a partire dalla fellatio fino a tutti gli altri tipi di rapporto sessuale. E, dunque, quando si chiede perchè questo Ottaviano Nelli abbia fatto questo lavoro, come si sia ridotto a dipingere questo tipo di rappresentazione, tipicamente oscena, c’è una risposta locale molto stupida. Mi dicono perché non era stato pagato bene dai committenti dell’opera.
Ma, se invece, ci fosse stato veramente un orrore per gli organi sessuali, anzi per queste particolarità anatomiche in esercizio – guardate che si tratta di una vera illustrazione di un kamasutra cristiano, questa di Gubbio – allora lo avrebbero tolto dopo eseguito. Invece, anche adesso sta lì. Voi, pagando la donnetta che abita dirimpetto, facendovi aprire la chiesa della “Madonna del Belvedere!, potrete vedere questa splendida opera del Rinascimento, del 1452, con questa serie di rappresentazioni iconiche di carattere sessuale osceno. [009]
 
Con la Controriforma, che è un’epoca molto rivisitata, tutte queste forme che erano residue all’interno della cultura medioevale e della cultura rinascimentale, sono sparite, perché se c’è stata un’epoca in cui la sessuofobia ha assunto caratteri nevrotici, peggio, psicotici, un vero e proprio periodo di orrore psicopatico per il sesso, quello è stato durante la Controriforma. Basterebbe dirvi, non so se lo sapete, che le cosiddette morali cattoliche sono costituite dai sette peccati, intorno ai quali si sviluppa il discorso sulla qualità peccaminosa. Nei 7 peccati dei libri del ‘600, la parte che riguarda il sesto peccato, cioè il peccato del “non commettere atti impuri” o “non fornicare”, è cinque volte maggiore di quelle che riguardano gli altri.
La curiosità, l’interesse della gente era quella. Io non ho mai letto libro più pornografico di un manuale cattolico di morale del ‘600, in cui questa eccedenza di interesse per la sessualità, dettata anche da una qualche curiosità del prete che scriveva, è tanto imponente, tanto grande, da non immaginarsi quanto. Per esempio, nei libri di sant’Alfonso de’ Liguori che appartengono al ‘700 [010], ma anche in quelli di Tommaso Falcoia (1663-1743) un vescovo napoletano [011] del ‘600, cooptato dal de’ Liguori, in un sodalizio moralistico strettissimo che comprende anche Maria Celeste Crostarosa (1696-1755) una suora turbolenta beatificata, voi trovate 40 pagine sulle gambe delle ragazze, cioè fino a quanto costituisce peccato guardare le gambe delle ragazze, scandiscono la misura entro la quale le vesti devono scendere sulle gambe delle ragazze.
Prendiamo il peccato di onanismo o il peccato di polluzione notturna. Questi peccati dipendono, dicono loro, dal tipo di pensiero che hai nella testa, perché se tu ti addormenti con l’intenzione di avere la polluzione, il peccato è gravissimo. Se, invece, già ti metti a letto, girandoti in un modo particolare, sì da provocare l’eccitazione, il peccato è semi-grave. Se, diversamente, la polluzione ti viene improvvisamente nel sonno, senza che tu ne abbia il controllo, il peccato è veniale, ma è sempre un peccato. Allora devi andare, purtroppo, dal prete a confessare questo peccato e a subirti le penitenze che ti dà.
 
Questo per dirvi che nella storia del pudore e dell’osceno, vi sono queste varianti, che marcano la loro presenza fino all’ Ottocento, ma, potremmo dire anche fino ad epoca attuale. Insomma, fino ad oggi, voi sapete benissimo, che viene condannata con violenza la pornografia.
Ora, non è che a me piacciano i giornali pornografici, sia chiaro, ma la condanna della pornografia nasce da un tipo di società che considera un male sociale i fatti sessuali e l’esposizione di questi fatti sessuali. Sulla pornografia evidentemente si insiste perché vi sono guadagni di miliardi da parte di determinati editori, ma questi ingenti guadagni dell’editoria, dovrebbero in parte essere mandati in offerta a san Pietro e Paolo ed alla chiesa cattolica, perché è la chiesa cattolica a determinare le condizioni storiche per cui la sessualità diventa pornografia.
 
Per quanto riguarda gli altri mondi, cioè i mondi che non hanno origine cristiana, ma quelli che interessano voi, perché avete un rapporto col sociale di carattere continuativo e professionale, a motivo del vostro lavoro, queste concezioni del pudore e dell’osceno, degli organi sessuali e della pratica della sessualità, sono del tutto diverse dalle nostre. Talvolta vengono proprio a capovolgersi. Se non comprendiamo questo passo preliminare e fondamentale in modo reale e concreto, si rischia di non intendere gli “altri”. Quindi, di distaccarsi dalla comprensione e dalla disponibilità verso l’altro, allorchè non sia più un occidentale bianco. Ciò significa proprio ignorare la storia culturale della sessualità in tutte le culture altre.
Per esempio, di tutta quanta la zona dell’Africa sahariana, i Tuareg maschi, si allontanano comunemente dalla famiglia, per andare a lavorare come pastori. Il loro apprendistato dura mediamente 7-8 mesi. La stessa cosa anvveniva, peraltro, un tempo, anche in Europa. Allontanandosi dalla casa, ricevevano il cosiddetto peculio [012], un istituto contemplato anche nel “Diritto Romano” col quale esercitavano un diritto su una parte di parte di gregge (il loro peculio per l’appunto) che però restava di proprietà del padre o del patriarca, presso i Tuareg che avevano l’obbligo di concederlo. La donna, la compravano con questo peculio per potersi sposare conlei. Però, contemporaneamente, le donne avevano il diritto di guadagnare per potersi acquistare un corredo. Questo corredo, presso le giovani Tuareg, veniva comprato esercitando la prostituzione, senza alcuna remora. Per loro, quello che per noi sembrerebbe un fatto eccezionale, e non sempre, perché poi da noi c’è una prostituzione riservata, segreta, strisciante, sotterranea, molto più sudicia di quella dei Tuareg, Dunque, presso i Tuareg, fare la prostituta è un mezzo di collaborare con il gruppo familiare per creare le basi economiche della casta.
Noi sappiamo, dalle descrizioni che abbiamo, e da alcuni di questi canti tratti dal tuarighino che io stesso ho tradotto, sappiamo, per esempio, che accanto alle capanne delle donne Tuareg ci sono le file di maschi, diciamo così disoccupati, ossia coloro che, in quel periodo, evidentemente non hanno partecipto alla transumanza delle pecore. Ebbene, queste donne Tuareg, secondo questa particolare tradizione, si uniscono agli uomini Tuareg. Si uniscono e guadagnano, accumulando dunque una certa somma. Successivamente le donne aggiungeranno questo denaro al peculio del maschio che sommandosi renderanno possibile alla coppia il raggiungimento di una cifra sufficiente per potersi sposare. Dunque, niente di eccezionale.
Niente di eccezionale anche nell’attività artistica. Se voi leggete con occhio attento “il cantico dei cantici” [013], i testi sacri che parlano di Shiva, i Veda, la trasmissione orale dello Shruti (sostantivo femminile sanscrito per indicare ciò che si è ascoltato), le antiche conoscenze sanscrite della tradizione brahmanica e induista, [014], ecco, vi accorgerete che ci sono delle espressioni in cui esplicitamente si esaltano quelle parti sessuali che comunemente, poi, la Bibbia condanna.
 
La Bibbia, dicevamo, condanna l’onanismo, la Bibbia condanna la nudità, la Bibbia condanna l’unione sessuale, ne fa di tutt’erba un fascio che trasforma in un peccato generale, ma dettagliato. La donna è impura, dopo l’unione sessuale, fino al terzo bagno e via discorrendo. Invece, nelle popolazioni di cui s’è detto sopra, vi è al riguardo una totale indifferenza, come nel caso dei Tuareg e di molti altri popoli non cristiani o cristianizzati. Ma se noi volgiamo altrove il nostro interesse per la storia delle religioni, ecco che facciamo delle scoperte interessanti, senza il condizionamento esclusivamente polarizzato verso la storia del cristianesimo. Se noi assumiamo, per esempio, tutta quanta la cultura indiana dei cosiddetti Tantra [015], cioè la cultura indiana legata sia al Buddismo che all’Induismo, a ai testi fondamentali, ecco che noi apriamo un orizzonte storico-religioso radicalmente diverso da quello al quale siamo stati abituati fin da bambini. Tantra, viene da un verbo che significa cucire, quindi trattazioni, raccolte, e dunque, se esaminiamo la letteratura dei Tantra noi rinveniamo una tecnica amatoria particolarissima, che è addirittura oscena, quella che noi chiameremmo oscena, che invece conduce addirittura porta alla salvezza. Questo significa che, si può giungere a dio non attraverso le macerazioni o i digiuni o le affiliazioni ai padri pii, ma che si è giunti a dio unendosi in modo particolare.
 
Credo che di questi giorni sia sul mercato la vendita del Kamasutra, cioè uno dei più grossi e pesanti libri di posizioni amorose che vengono dalle Indie. Allora qui, addirittura, quelli che a noi sembrano fatti osceni, assumono l’aspetto di vie salvifiche dell’uomo. Questa sessualità, come veri e propri santini di salvezza, è presente in molte altre religioni del mondo. Per esempio in Cina, alla base delle arti sessuali vi sono due elementi che devono essere mantenuti in costante equilibrio tra loro: il qi (l’energia interna), e il jing (l’essenza vitale). Uno dei punti chiave della filosofia sessuale taoista è la conservazione del liquido seminale riducendo il numero delle eiaculazioni per la salute, la forza e il pieno benessere fisico. Ciò si può ottenere con tecniche particolarissime, esercitando i muscoli perineali, durante il coito, a dissociarsi dal normale funzionamento deflussorio, ma a far contrarre fortemente il pavimento pelvico fino a  provocare una eiaculazione retrograda. Il seme, risalendo così fino all’encefalo “nutrirebbe il cervello”. Una delle vie di salvazione cinese si trova descritta su un testo fondamentale che io ho fatto tradurre tutto quanto per intero. Si chiama “Battere il tamburo” e parla minuziosamente delle molteplici tecniche di come si deve battere il tamburo, che praticamente consiste nel trattenere l’eiaculazione, spingendola verso la zona posteriore della testa riconducendo lo spirito polluzionale all’interno dell’uomo, secondo la fisiologia cinese che è molto diversa dalla vostra. Una specie di sesso tantrico che consente il piacere totale. Il controllo maschile dell’eiaculazione gli procurerebbe quella salvezza che l’uomo nella vita comune non riesce a trovare.
 
In conclusione, queste esemplificazioni che sarebbero agevolmente moltiplicabili per mille, vi dimostrano che 1) il pudore  nelle nostre culture è un modo di sottrarsi a qualcosa che è l’osceno, 2) che il pudore si verifica soprattutto nella sua qualità più estrinseca negli infanti, nei bambini e negli adolescenti, 3) che è accompagnato da quel rosso del pudore, che è la reazione sintomatica che manifesta somaticamente questo sentimento, questa forma di sentire qualcosa che noi non possiamo definire con precisione, ma che definiamo attraverso i suoi sintomi fisiologici, come nel caso della paura, del terrore, del tremore.
Quando noi diciamo tremore indichiamo trrrr , cioè il movimento dei denti. Quando noi diciamo brivido, indichiamo brrrr , cioè la stessa reazione che abbiamo al freddo, al gelo, alla paura. Però tremore, terrore non rappresentano con corrispondenza semantica il contenuto del sentimento al sentimento medesimo. Così è per pudore. È tutto chiaro? Io mi fermerei qi e prima di proseguire vorrei sapere  se avete qualcosa da chiedere e se è tutto chiaro, perchè sono abituato a fare questo tipo di relazioni. Tutto esplicito. Bello, chiaro-chiaro!
 
Fine conferenza inizio discussione
 
Intervento. Io volevo chiarirmi un punto… lei ha detto che in genere il pudore ecc. sono legati alle parti sessuali, connotate come tali. Però, allo stesso tempo ha portato come esempio, mi pare il tallone, per cui...(Di Nola interviene per correggere “il piede” – Bene, allora cosa succede in queste situazioni qui, cioè quando il pudore non ha più o non ha mai avuto attinenza con una parte sessuale? Oppure  se il piede assume, attraverso passaggi simbolici, non so, una connotazione sessuale, ma non diretta, mediata? Insomma, ecco, se la sessualità poi si fissa, anzichè sul piede, magari  su qualunque altra parte del corpo, sul gomito, per esempio! Ecco, che succede? Questo volevo dire.
Di Nola. La domanda è giusta, la curiosità legittima ma il fatto è che le zone erogene, cioè le zone apportatrici del piacere di carattere sessuale, sono di vario tipo. Esistono zone erogene che sono fisiologicamente destinate al rapporto sessuale, per esempio la vulva nella donna, oppure il seno nella donna, oppure nell’uomo il pene e l’ano. L’uomo ha come zona erogena l’ano, oppure il sesso propriamente dell’uomo, il seno dell’uomo in alcuni casi. E sono zone comandate come erogene dalla cultura. Insomma se nella cultura per secoli, ad un certo momento la donna è stata rappresentata con il piede coperto, nel caso degli arabi, per esempio, con il volto coperto, quelle reazioni che da noi sono determinate da una ragazza la quale improvvisamente fa vedere o della quale si intravede, o per pura immaginazione o in realtà, la vulva, ecco la stessa reazione scatta in altre culture, alla vista dal piede o dal naso, perchè rappresentano centri erogeni culturalmente determinati. Ohi! Badiamo bene, che il piacere si verifica realmente, guardando il piede o il naso perchè nella nostra psiche, se noi immaginiamo un determinato centro erogeno che non sia delegato fisiologicamente a funzioni sessuali, quel piacere, quel godimento, che è determinato dalle culture in cui i centri erogeni sono altri dai nostri, avviene lo stesso, il processo fisiologico scatta puntualmente e il piacere si verifica lo stesso. Capito? Allora in questo caso noi diciamo che vi è una variante culturale dei centri erogeni, che varia da cultura a cultura e che non in tutte le culture ciò che è pudore è sempre lo stesso.
Finora vi ho dato degli esempi tipici della nostra cultura, ma se voi vi riferite per esempio all’Africa, io spero che molte di voi siano state in Africa, o vi si recheranno ed io ci sono stato a vederli da vicino, il senso del godimento, del piacere è un senso ben diverso dal nostro. La situazione della donna con il volto coperto, lo chador, è una situazione diversa dalla vostra. Nella nostra cultura, per esempio, la donna subisce la condanna che dipende da una tradizione biblico-cristiana. Ed è perciò che i libri più osceni sono stati scritti nei monasteri del ‘600. Non è certo il caso di Manzoni, ma si sono pubblicate recentemente, da studiose italiane e inglesi, i diari di monache del ‘600, i processi di monache del ‘600, in cui veramente impallidiscono le figure erotiche o sessuali oscene della nostra cultura attuale. Diciamo che le donne sono state colpite particolarmente da questa condanna della sessualità. Ecco, ancora oggi nei paesi, voi lo sapete, forse alcuni di voi non abitano a Roma, ma provengono dai dintorni laziali o da altre regioni, dunque sanno benissimo qual è la situazione della donna. Sanno come la donna sia in qualche modo, soprattutto verso il sud, emarginata, tenuta distante, guardata come una sorta di pericolo. Ebbene, ricordiamoci che questo pericolo che spesso accompagna la figura femminile, viene fuori dalla Bibbia, viene fuori dagli Atti degli Apostoli e dalle Lettere paoline dov’è nominato Timoteo di Listra, convertito da Paolo di Tarso, in cui è scritto: “non Adamo ha peccato, Eva ma ha peccato, perciò pagherà la sua colpa attraverso i secoli partorendo con dolore”. Quindi, chiaramente la donna porta dietro psicologicamente questa eredità, ha questo questo impatto di carattere educativo, che la esclude [016].
Ecco, lo stesso tipo di ragionamento si può fare per l’onanismo. Voi sapete benissimo che nella seconda  metà dell’ ‘700, il libretto di Simon André Tissot (1728-1797), un medico svizzero laureato a Montpellier, sull’onanismo, scritto in Francia, raggiunse 300 edizioni ed ebbe numerosissime traduzioni, fino a diventare una delle forme persecutorie nell’educazione dei ragazzi. [017] Il ragazzo avvertiva una colpa morale che provocava delle nevrosi o delle psicosi, insomma, questo induceva nel soggetto tutto un iter deviato della personalità infanto-giovanile. Perché era dichiarato che l’onanismo comportava delle malattie, poteva produrre, per esempio, la cecità. oppure, ecco, ci sono stati casi, che dipendono dal libretto di Tissot, in cui nell’organo sessuale del bambino veniva introdotto una piccola sfera che io ho visto e che si conserva nelle raccolte museali. Se la volete vedere è a Roma al Museo Storico Nazionale dell'Arte Sanitaria, all'interno dell'Ospedale di Santo Spirito. in Lungotevere in Sassia 3. Lo strumento aveva lo scopo di procurare dolore all’erezione, dimodochè il bambino, si sottraeva a tale funzione fisiologica e dunque, l’onanismo, era appunto evitato. I monaci, i preti, fino ad epoca recente, quelli che erano rigidamente osservanti, portavano sull’organo sessuale una specie di apparecchio costituito da pungenti aghi, che impedivano l’erezione. Io ne ho avuto uno in omaggio da un prete, dopo un corso di antropologia che ho tenuto all’Antoniano di Roma. Questo prete, al termine mi ha detto “Le do il mio cilicio”. Si chiama cilicio questo apparecchio ed io ho una Bibbia in ebraico che ne parla. Successivamente mi ha confidato “La ringrazio per le cose che mi ha insegnato e che mi hanno convito che il prete è una porcheria. Non lo faccio più !”. (ridono tutti). In effetti, io lo ho incontrato, perché era divenuto insegnante in un liceo, capito? Dovete sapere che questo cilicio è una cosa spaventosa. Se voi lo vedeste! Mi dispiace di non avervelo portato, è un apparato costituito da ferro filato, una gran massa di ferro filato che corrisponde al prepuzio. Quindi, man mano che si verifica l’erezione, la costrizione dei corpi cavernosi è tale che non si giunge più alla masturbazione. È proprio perché Simon André Tissot, all’inizio dell’ ‘800, scrive questo libretto sull’onanismo che la sua risonanza influisce enormemente sul senso della morale, sul pudore e sullo scandalo che deriva dall’uso degli organi sessuali.
Le ritualità relative al culto di Priapo presentano varianti di epoca in epoca e in varia età, le donne greche e latine, per esempio, offrono al membro maschile ghirlande di fiori. Qui a Tivoli è stata trovata una iscrizione stupenda, rivolta al dio Priàpo dalle spose, secondo il rituale romano la donna appena sposata andava a sedersi su un organo sessuale in pietra, vi erano templi dedicati agli organi sessuali, tutta la poesia di Catullo e di Tibullo non ha alcuna vergogna, alcuna repressione contro queste forme, oppure contro le forme di omosessualità. Nel medioevo, invece, interviene come un grande male distruttivo la sessuofobia cattolico-cristiana. Questa sessuofobia cattolica non esclude che durante lo stesso medioevo vi sia un’esaltazione della virilità, della mascolinità e che non vi siano rapporti tra monaci e monache. Ricordiamoci, per esempio che in uno dei più grandi conventi medioevali le monache e i monaci facevano il bagno nudi nello stesso bagno, la casa dei monaci e la casa delle monache corrispondevano topicamente e il bagno era in mezzo e scendevano a bagnarsi nello stesso luogo. Quindi, da un lato vi era questo rigore estremo, dall’altro vi erano tutte le vie di sfuggire. Chi ha letto George Duby (1919-1996) e Michelle Perrot (1928) sa benissimo che nell’alto medioevo, esistevano monasteri doppi, per monaci e monache, nei quali i servizi erano in comune ed è anche informato sulla vita che vi si conduceva. Questo, poi, finisce con il ‘600, che è un epoca di grande fulgore della sessualità, ma nel ‘400, che è un’epoca di grande inibizione in cui viene scritto il testo più osceno che si sia mai potuto concepire. Il libro di un papa, di Pio II [018]. Lo scritto più vergognoso dal punto di vista sessuale. poi si arriva nel ‘700, con questo rigore estremo, che condurrà poi all’attuale situazione, in cui ciascuno di noi è erede, non solo dei propri ingegni, ma è erede anche di quelle qualità che sono state testate dal timore, che sono in qualche modo collegate alla paura, dimodochè, solo adesso si è usciti dal timore dell’onanismo, si è usciti dal timore del rapporto sessuale. E, tutt’ora, però, nell’epoca moderna, eccetto che per il potere politico, quello per il governo della cosa pubblica, che sappiamo essere molto corrotto, il potere generativo, sessuale, erettivo dei maschi sembra sia molto diminuito e contemporaneamente sia aumentata anche la frigidità femminile.Tutti e due sono fatti tipicamente culturali, perché il maschio diviene quasi impotente, sotto questo timore dell’unione con la femmina. Questa è l’interrogazione che faccio ai ragazzi, nelle cose che apprendo nelle carceri. Lì, ho visto ragazzi che a 30 anni non avevano mai conosciuto una donna, ma per timore non perché fossero cattolici osservanti, per timore, il timore della donna. E ho visto donne le quali non avevano mai conosciuto l’uomo, conosciuto nel senso biblico, sì. Anche dal punto di vista di vista linguistico noi abbiamo delle metafore di copertura, che servono in qualche modo a nascondere la realtà dell’altro. Noi non diciamo coìre, ma diciamo conoscere, nella Bibbia, è conoscere i giovani, che significa avere rapporto carnale, giacere insieme. Sara conobbe Abramo, non è che s’incontrarono per dirsi buongiorno. Sara, andava a letto con Abramo. Quello che noi diciamo popolarmente, andava a letto con Abramo, diviene conobbe Abramo. Quindi, nei dialetti, vedete, tutti gli organi sessuali, appunto per queste conseguenze di un residuo culturale, vengono coperti da nomi di sostituzione.
Avete mai osservato di come noi abbiamo paura di parlare del morto? Lo allontaniamo. Diciamo il defunto, il trapassato. Diciamo è andato in paradiso, diciamo è stato assunto al cielo, ma non diciamo mai la realtà fisiologica: è morto. E’ morto significa che perde il suo respiro vitale, ha chiuso il suo ciclo biologico, ma ricorriamo a queste intermediazioni metaforiche per renderle pronunciabili con minor crudezza. Così è per il sesso. Noi diciamo cazzo, per esempio, ma sapete cosa significa cazzo? Cazzo in greco è cazon , che significa la punta della nave, la prua, qualcosa di lungo, penetrante. Capito? Noi diciamo anche anatomicamente il pene, per indicare l’organo sessuale, oppure nei dialetti popolari diciamo il pisello. Perché? Dietro c’è la paura. Dietro le metafore di carattere sostitutivo c’è la paura di parlare della nostra realtà, della nostra vita sessuale, di noi, perché noi ci difendiamo da tutto quell’apparire, da quel fluire di emozioni che sono il pudore.
Mellina. Io volevo farti una domanda, per chiederti se c’è differenza tra pudore e vergogna, tra pudor e verecundia, se ci può essere da un punto di vista linguistico.
Di Nola. Da un punto di vista linguistico c’è differenza, perché dalla statistica che noi compiamo sui classici e questo lo insegnano i dizionari etimologici latini, soprattutto quello francese, l’Ernout-Meillet, Dictionnaire etymologique de la langue latine. Histoire des mots. Paris 1951. Ecco, verecundia e, quindi, vergogna, si riferisce principalmente ad un sentimento interiore, pudor, invece, si riferisce alla condizione del fanciullo che arrossisce, che lo porta al rubor, perchè il fatto che incontri qualcuno è per lui nuovo e inatteso. La vergogna, la verecondia non dovrebbe comportare il rubor, il rossore, mentre il pudore sì. Io, direi, però, di andare oltre. Perché, dalla mia esperienza dei bambini, evidentemente il rubor, che può apparire come segno del pudore, non si presenta soltanto in rapporto alla sessualità. Può presentarsi anche in rapporto ad altre emozioni che determinano una sorta di rivoluzione all’interno dell’ordine predittivo. Per esempio, l’incontro inaspettato la persona nuova, cioè incontrare una persona estranea, udire una voce estranea, sentire la parola nuova. Anche le parole, le parole nuove che il bambino sente possono presumere un mondo nascosto, che determina nel bambino il rubor. Quindi questo rubor, questa paura, questo pudore che si esprime come rossore, ha delle origini varie, però, d’altro canto, trae origine anche dalla sessualità. Ma quale sessualità? In fondo quella sessualità che gli uomini, attraverso la violenza, per così dire, hanno visto come oscenità. Voi non pensereste mai cosa significa il termine osceno. Etimologicamente il termine osceno, che deriva dal latino ob-scaenus, è di significato incerto ma ha qualcosa a che vedere col malaugurio. Era usato nell’aruspicina  e nell’arte divinatoria della casta sacerdotale degli Àuguri [019]. Indicava “ciò che viene contro”, cioè l’uccello, che nella osservazione del cielo che facevano gli Àruspici, si presentava come contrario. Gli Aruspici etruschi osservavano il cielo con il lituo. Sapete cos’è il lituo? Era una sorta di triangolo un po’ più grande di questo (indica un attrezzo sul palcoscenico del teatro), retto da un’asta. Può ricordare il pastorale , il vincastro, il bastone simbolico, dall'estremità ricurva usato dai vescovi nei cerimoniali. L’aruspice etrusco metteva questo triangolo contro il cielo e quello spazio interno al triangolo, si chiamava teclum. Il nome nasce da cristo, teclum latino, viene dal termine greco temno, che significa tagliare, cioè una parte tagliata del cielo. Ora, costituivano oggetto di pronostico gli uccelli che si presentavano all’interno del teclum celeste, cioè questo spazio determinato dal lituo. [020]. Gli uccelli che venivano da sinistra erano di buon augurio, contrariamente a quello che si potrebbe pensare. Gli uccelli che venivano da destra erano, invece, di cattivo augurio.
Intervento. (non si capisce) interviene Mellina e ripete l’intervento.
Mellina. Mi pare volesse dire che chi viene da destra è di cattivo augurio, chi è di sinistra è di buon augurio. E’ una battuta politica?
Di Nola. No, è una battuta politica che però ha una variante significativa, perché dipende dalla posizione che l’uomo assume con la testa. Se hai la testa verso il nord, allora il sole sorge alla tua sinistra e, quindi la sinistra è di buon augurio. Se tu hai la faccia rivolta verso il nord, la destra è di buon augurio, perché il sole sorge da destra. Il buon augurio è quello che porta la luce, quello che porta la notte è malaugurio. Quindi gli aruspici credevano che la sinistra portasse buon augurio. Quindi, obscaenus era l’uccello che si presentava come malaugurio. Onde il termine obscaenus aris, uccello del malaugurio. E allora, questo termine venne poi a significare gli organi sessuali e le funzioni sessuali, perché si sviluppò una dottrina, già presso i romani, secondo la quale osceno... tutto ciò che è osceno, comporta un dissesto completo, un disastro totale dell’ordine costituito. E’ come se si inserisse nell’ordine costituito, una incertezza fondamentale, per cui crolla l’ordine costituito. Ecco dunque il perhè i Romani evitavano l’oscenità. Solo per questo, non perché avessero paura. Il sesso diviene osceno soltanto con il cristianesimo. Cioè diviene malaugurate. E, allora, in qualche modo bisogna evitarlo e, quindi, ridurlo a questa condizione di rischio che è collegata all’oscenità. L’oscenità è regolarmente dipendente da epoca ad epoca, come il pudore, di cui abbiamo parlato, anzi, sta alla base del pudore. Quindi, le cose oscene, che una volta erano oscene, non lo sono più attualmente. Osceno o ciò che determina l’insicurezza totale e spiega perché, avendo io una volta scritto un’ articolo sull’oscenità sul Corriere della Sera, mi giunse improvvisamente la lettera di un prete di Genova, il quale mi diceva: caro professore, secondo me osceno è quello che sta succedendo a Genova, cioè la mostra delle navi da guerra, capito? Ciò metteva evidentemente in crisi la società intera, sostituiva alla pace tra gli uomini quella delle imbarcazioni della violenza, e della guerra. Osceni sono tutti i generali, sono tutti gli ufficiali, sono tutti quelli che dominano attraverso il potere della violenza, il potere militare. Osceno è ciò che sta succedendo nei paesi della Lapponia, nell’Erzegovina, nell’Algeria. Quella è l’oscenità! Ciò che è contro il benessere dell’uomo. Sessualmente c’è l’interesse, dal punto di vista storico, di trasferire sulla sessualità l’osceno, perché è il modo di far dimenticare all’uomo quali sono le cose veramente oscene. Non è che oggi il furto sia diminuito, ma quando nel ‘600 si rubava e si rubava legittimamente attraverso i prelievi che sui contadini poveri facevano i proprietari terrieri, la chiesa non condannò il furto, non affermò mai il diritto del contadino a ribellarsi al proprietario. Si dedicò, invece, al problema all’oscenità. Si impegnò, come si è detto, negli atti morali, imponendo le sue tesi, le sue teorie sulle gambe delle ragazze, al modo in cui i maschi si dovessero addormentare e a regolare le loro polluzioni notturne rispetto al peccato. In questo modo i problemi si spostarono da un punto all’altro. La realtà veniva nascosta. Quindi, l’osceno ha avuto una funzione negativa nella storia, proprio perché ha nascosto quelle che sono state le realtà. L’osceno esiste ed è tutto quello che è contro la crescita dell’uomo. Dunque, la violenza è oscena. Osceno è quello che succede in alcuni ospedali di Roma con le sacche di sangue per le trasfusioni, osceno è le violenze perpetrate sugli studenti, anche quello, no? Abbiamo purtroppo professori i quali credono di avere il potere del padreterno nelle mani e trattano gli studenti come animali. Osceno è la violenza  esercitata sulla donna, non è oscena la sessualità. Se vogliamo nascondere le vere cose oscene, diciamo che osceno è il pipì. Insomma, la storia non è fondata sul pipì dell’uomo, anche se il pipì dell’uomo contribuisce alla continuità delle generazioni. L’osceno è fondato su tutto ciò che ostacola la crescita, la conoscenza, l’istruzione dell’uomo. E’ chiaro questo punto? Badate che è molto importante! È un punto strategico, fondamentale che va compreso in via preliminare, per indagare sull’oscenità. E allora, ecco, che nelle altre culture, oscene sono altre cose. Pensiamo per esempio agli Eschimesi, che nel periodo estivo, quando vivono negli igloo, stanno completamente nudi e non provano alcun senso di oscenità di fronte alla sessualità maschile. Se coprono il sesso, come alcuni popoli anche dell’Africa, lo fanno non per motivi di pudore, ma per motivi magici, cioè, perché l’occhio guardando il sesso, può determinare l’impotenza. Oppure lo coprono per difendersi. In molte zone dell’Africa si mettono sul pene un cappuccetto di corteccia per difenderlo nella salita sugli alberi. Quando sono arrivati i missionari cristiani carichi della loro libidine oscena, libidine sessuale, ecco che hanno imposto e diffuso i loro principi, il loro ordine costituito, per cui tutti quanti i popoli “convertiti” hanno il senso dell’oscenità. No! Nient’affatto! Oscene sono altre cose. Osceno, per esempio, in alcune zone, è mangiare a tavola con la suocera guardandola, perché la suocera, è la persona che porta il malocchio. Osceno in altre zone, è per esempio, fare le cose al contrario, mettere il pane sottosopra, quello è l’osceno. È uno dei temi che possono provocare il crollo del gruppo sociale. E, allora, il problema, come vedete, è un problema molto complicato, perché nella nostre culture, nelle nostre definizioni, l’osceno sessuale determinerebbe il pudore. Ci troviamo, invece, di fronte a delle determinazioni di carattere storico, variabili di paese in paese, di epoca in epoca, che noi abbiamo negato al sesso, e che gli altri, e altrove, non negano affatto al sesso. Voi, per esempio, vivete accanto ai Marocchini, accanto a popolazioni africane, ve lo dico con cognizione di causa perché in Africa, in Marocco ci sono stato, ebbene, in Marocco è assolutamente normale il rapporto omosessuale, niente di più comune. Il rapporto omosessuale è normalissimo in Turchia, in cui i ragazzi fin da piccoli vengono abituati addirittura con allargamento dell’ano a rapporti sessuali con gli adulti. Nella Grecia antica non vi era giovane il quale non dovesse passare attraverso un periodo di rapporto sessuale con un anziano. Queste cose per noi sono oscene, cioè escono fuori dalla nostra valutazione della sessualità, ma in altri paesi sono assolutamente normali. C’è niente che dovete chiedere? Vedete per l’orario.
Intervento. Io vorrei chiedere qualcosa su una specie d’incontro della sessualità, sicome ho avuto modo di partecipare in Mali a dei riti di iniziazione, di preparazione al matrimonio di una giovane donna tuareg destinata a sposarsi e diventare poi moglie, dove un’anziana signora insegnava proprio ad avere rapporti collo sposo; è una scuola di sesso, per cui la givane donna viene preparata a lavare il suo corpo, prima di tutto, per pulirlo, a lavarsi in un certo modo, a profumarsi in un certo modo, a vestirsi in un modo comodissimo per andare verso il marito, a profumarsi la vagina…
Di Nola. Questo dove?
Intervento. In Mali e in Niger
Di Nola. Zona di Agadez? Taoude ? Timbuctu? Siccome ha parlato di Tuareg…
Intervento. Guardi che io non sono mica una bigotta o religiosa praticante, ma la prima volta sono rimasta meravigliatissima nel vedere, appunto, questa fiera signora, che a livello generazionale può essere la nonna della sposa, insegnare, appunto, a stare 20 minuti sui fumi dell’incenso, che sarebbero i deodoranti della vagina, i deodoranti del corpo, e a provare piacere nell’atto sessuale. Cosa che, invece da noi... insomma, per carità di dio una cosa del genere è impensabile, mentre per loro è un vero e proprio rito.
Di Nola. Pensate che tra le monache ce n’erano alcune, almeno fino a qualche anno fa, che si vantavano di non essersi mai lavate gli organi sessuali per tutta la vita! Perché lavandosi, commettevano un atto peccaminoso. Ricordatevi anche che nella Vita Antonii opera agiografica pubblicata nel 357 da Atanasio, vescovo di Alessandria, sulla vita di sant’Antonio abate, quello d’Egitto, l’anacoreta, sant'Antonio del Fuoco, del Deserto, ecc. è riferito che muore a Qumans, in Egitto, intorno al ‘300, senza essersi mai lavato. Atanasio dichiara esplicitamente che sant’Antonio abate ebbe tanta santità, che odiò profondamente il suo corpo, che mai consentì di entrare in una scuola di bambini … per evitare il contatto con il braccio di un maschietto e mai si lavò L'opera che ho citata, fu tradotta in molte lingue e divenne così popolare sia in Oriente che in Occidente da essere ritenuto il contributo basilare per l'affermazione degli ideali del monachesimo. Ora dovete sapere che Antonio, il quale fu aiutato da Atanasio nella lotta contro l'eresia ariana, oggi viene considerato l’inizatore del monachesimo cristiano e il primo di tutti gli abati. Mettete in confronto quello con questo, e questo esiste ancora in certi conventi, e allora potete vedere che la sessualità proviene da una cosa diversa da cultura a cultura. Direi da una forma persecutoria, addirittura psicopatica molte volte, no? La condanna alla sessualità, questa specie di pudore, di frenesia che la sessualità comporta fino alle semplici forme di nevrosi, le nevrosi di eccitazione, a me non sembra una malattia, tanto meno, censurabile. Un male di origine non tanto organica, ma di origine culturale, che la paura dell’unione con il maschio da parte delle donne può a volta indurre. Quella forte paura nel commettere il peccato da parte delle donne, fa anche parte di quel culto idiota della verginità, per cui la donna deve essere disponibile all’uomo non solo perché deve lavare i piatti, ma anche perché deve offrirgli in più, qualcosa che non deve essere stata toccata dagli altri, mentre lui ha tutto il diritto di fare come gli pare. Quindi, questa differenziazione si traduce anche sul piano della sessualità, per cui la donna non deve avere organi sessuali. L’uomo li può avere, anzi, deve vantarsene, e deve averli prima e dopo il matrimonio.
Mellina. Ci sono altre domande?
Intervento. Volevo dire una cosa sulle ultime cose che stava dicendo il professor Di Nola adesso. Il fatto, per esempio, per la donna di non aver mai potuto rivendicare il piacere, attraverso il proprio corpo, perché effettivamente non si poteva, non importava a nessuno, perché pure trent’anni fa c’era una fortissima censura. Mi ricordo per esempio una strillata forte delle madri, che, casomai, ogni tanto dicevano “tira fuori le mani dalle lenzuola, che stai a fa?”, no? Per me si è lavorato di più sulla nostra sessualità in negativo. Spesso si è parlato del complesso edipico che ci hanno i maschietti, no? Perché la donna non se poteva vedé, non se poteva toccà, non se poteva scopà. Poi non se doveva  vedé annà in giro, perché non doveva comparì. Anche questo, me pare che lei lo stava a dì prima, professò, no? Beh, io l’ho visto annando nei cimiteri pe’ rimedià i fiori de scarto doppo li funerali… dove ci so’ proprio queste statue come ... (parla romanesco stretto, non si capisce). Inzomma, oltre a tenerla nascosta non poteva manco provà piacere. Anche questo è un discorso di fondo, se uno lo spiega, non porta oscenità, ma anche qualcosa che non si può godere non è giusto. E’ fondamentale, anche vedere il sesso non legato soltanto ad una riproduzione ma anche a un piacere, no? Era prevedibile ma per gli altri. Chi c’aveva il figlio maschio metteva le “tacche” a secondo le donne che aveva, le ragazzine che aveva e se aveva rapporti sessuali … (si accavallano le voci).
Di Nola. Ricordatevi che l’attuale presidente della repubblica nel 1964 scrisse a Togliatti a Roma che una signora che mostrava le cosce, stava seduta ad un bar e le venivano fuori le cosce, magari aveva anche delle belle cosce. Ma lui le andò a dare uno schiaffo. Lo ricordate? (tutti parlano e commentano) figurati se invece di vedere le cosce avesse visto un pipì, che succedeva, andava lì e con i denti lo strappava e se lo portava al Quirinale!
Intervento. Io volevo aggiungere una cosa, che cioè non è che voglio difendere l’Islam, ma molto spesso si condanna il chador, l’Islam e tutto il resto. Se uno va a vedere una donna a casa quando si toglie il chador, è di una bellezza straordinaria, si veste in un modo elegante, raffinatissimo, per il proprio marito. Invece si copre per non farsi vedere dagli altri uomini, però, questo, la religione cristiana non lo accetta. Neanche questo ci è concesso, perché se ti devi scoprire, ti devi coprire sia per tuo marito che per gli altri uomini, però a quella gli è concesso.
Di Nola. Il chador ha tanti significati. Noi abbiamo tenuto un anno delle lezioni sull’Islam. Un anno intero, e abbiamo portato lì anche il musulmano che ci ha fatto vedere come si fa la preghiera a terra, anche la moglie del musulmano che ha parlato di queste cose qua. Aveva il velo e ha detto anche tutti gli altri sensi che ha la copertura della donna alla vista dell’uomo in Oriente, come la purdah [021], hai capito? Molti altri significati, altri sensi. Non tanto quello legato al pudore. Quello, per esempio, legato al possesso. Ecco, anche quella è una cosa barbarica. Cioè la donna è un mio possesso, quindi non deve essere guardata dall’altro. Spesso questo accade anche da noi, anche se può sembrare incredibile, perché un illustre medico che era direttore di un ospedale mi diceva che in Abruzzo gli incesti sono numerosissimi, fondati sul principio che la figlia, che deve essere concessa all’altro, deve essere prima goduta dal padre o dal fratello, capito? Io ho assistito una volta ad un pubblico scontro a botte, a mazzate, tra due fratelli, che si contendevano la stessa sorellina. Quindi, il chador, appartiene a questo criterio del possesso, che da noi è tutt’ora presente perché talvolta può esprimersi nell’incesto. E l’incesto è culturalmente determinato anche da questo senso della proprietà esercitata dall’uomo sulla donna.
Intervento. Io stavo dicendo sul fatto della verginità, che ogni donna in pratica è vergine ogni volta che inizia un rapporto d’amore. Quindi, il concetto del corpo che può godere e, quindi, provare piacere sia in senso vero che romantico. La “verginità”, appunto, non vista come una cosa fisica, l’imene, che devi conservare intatto, ma che in pratica per la donna come per l’uomo finiva ogni volta che uno terminava una storia d’amore e ne cominciava un’altra, vista dunque in senso più completo. Il concetto della morale e poi dell’oscenità è una cosa dura a morire, nel senso che non basta dirlo, occorre un certo cambiamento di mentalità, però la società ci impone delle civiltà prestabilite. Il  discorso sulla pornografia, quello che effettivamente è lavorare in quel mondo, specie in quello pedopornografico, è terribile, così come dev’essere contrastato lo sfruttamento di quel lavoro e di quel mondo, ma la nudità è normale nel senso che il nudo è nudo, tanto maschile che femminile. Un quadro, una fotografia, ecc è un’opera d’arte, o io se voglio andare in minigonna, devo avere il diritto di andarci, non invece rinunciarci perché altrimenti mi toccano il sedere …     
Di Nola. Lo ha detto l’arcivescovo de L’Aquila, dichiarando che sotto le minigonne delle ragazze c’era il peccato, la tentazione, non so se era andato a verificare, ma lo ha detto con sicurezza perentoria, seguendo la dichiarazione del pontefice … (parlano tutti non si capisce più). Avete altre domande?
Mellina. Ne avrei una io. Volevo riprendere un po’ il concetto religioso sulla sessualità e sulla differenza di genere. Non, nel senso di cosa c’è di vero, e di falso nelle sacre scritture, nella religione dei “Libri”. Io parlo in maniera molto primitiva, rispetto a uno storico delle religioni, ma sono interessato dal fatto che la tradizione giudaico-cristiano-musulmana rimanda tutto al Libro della Genesi, sul quale io avrei molte riserve in favore, piuttosto, di Jacques Monod (1910-1976) il biologo e filosofo francese, Nobel per la medicina (1965), autore de Il caso e la necessità (1970). Dunque La Genesi. In origine, l’uomo era un androgino, mi pare di ricordare, che non provava pudore, nè per l’organo maschile, nè per quello femminile, poi successe qualcosa per cui iniziò il sentimento della vergogna, il pudore, non saprei come altro dire, cioè un sentimento legato al sesso. Ora, la vergogna, mi pare di aver capito, è un sentimento, quindi un fenomeno psicologico, mentre il pudore è qualcosa legato al corpo. Quindi, cosa c’è di vero, cosa si può dire dal punto di vista storico sull’essere umano, sull’umana presenza, sul Dasein, per usare un termine fenomenologico?
Di Nola. Quel passo famoso della Genesi che narra il peccato di Adamo e di Eva, più di Eva che di Adamo, stando appunto che hanno vergogna, si guardano e si coprono con una foglia che, dice la Bibbia, è di un albero, noi poi abbiamo tradotto di un albero di fico, non è una cosa ebraica: è una cosa molto più antica. Risale, forse, a quello che è il testo scritto più antico che forse abbiamo, cioè “L’epopea di Gilgamesh”, che è mesopotamica e che è stata scritta intorno al 3500 a. C. e che noi conserviamo un’edizione in ligua accadica del 1800 a.C. In quell’epopea vi sono due fratelli e quelli sono molto interessanti dal punto di vista psicoanalitico. Da un lato c’è Gilgamesh, re di Uruk che abita la città comandando ai giovani di svolgere attività ginniche (ludiche o marziali), e dall’altro c’è Enkidu, suo fratello, un guerriero primitivo che abita nella selva. Dal punto di vista della narrazione, è il suo doppio. Quindi, la cosa è psicologicamente interessante per le dinamiche che può suggerire. Questo qui, Enkidu, gira nella selva ed è come un selvaggio, amato dagli animali, fino a quando Gilgamesh, il fratello che vive nella città, riunisce i capi e dicono “andiamo a prendere mio fratello Enkidu”, quindi cominciamo col portarlo in città. Vanno e tentano in ogni modo di farlo ma non ci riescono fin quando non prendono una donna, Samhat, e la portano accanto a Enkidu, che non aveva mai conosciuto donne. Era come sant’Antonio abate, l’anacoreta egiziano, mai conosciuto donne, ricordate? Enkidu vista la donna ne ebbe tanta furiosa passione che giacque con lei per 7 giorni e 7 notti. Figuratevi un poco! (tutti ridono: “era ora!”). Ma la cosa bella è questa: quando, Enkidu si alza, stanco dopo questa unione per 7 giorni, gli animali non lo riconoscono più come uno di loro, non vogliono più saperne del suo amore e fuggono da lui.
Di Nola. Dunque, questo mondo futuro della tecnica, della scienza, del progresso, che magari sarà uguale a quello dell’inizio, il leggendario mondo mesopotamico di Gilgamesh ed Enkidu, come sarà? Sarà un mondo che libererà l’uomo dalla vergogna del suo corpo, della bellezza del suo corpo? Che libererà la donna dalla sofferenza del parto e, quindi, sarà un mondo anche bisessuale, in cui non esisterà più la differenza tra maschio e femmina? Come sarà questo “mondo finale” [022], questa “età finale” in cui hanno sperato molti scrittori antichi, ancora nel ‘600? …
Mellina. Shakespeare, il bardo di Stratford-upon-Avon, con Amleto ci ha fatto capire che nessuno è mai tornato a raccontarci nulla dell’aldilà, non dico tutti i paricolari come ciascuno di noi sarebbe interessato a sapere, ma neppure per sommi capi [023]. Penso che sia molto importante questo concetto di progetto che si interrompe per il sopraggiungere della morte. Ecco il passaggio finale: la paura della morte! Eros e thanatos. Il sesso, è il grande motore naturale, la donna che genera, crea per amore l’umanità che si succede, ma vicino c’è anche la morte, la paura della morte.
Di Nola. La fatica e il dolore della donna.
Mellina. La donna e la madre, la mia metà come diceva Danilo Boattini un mio amico romagnolo mastro ebanista. La fatica per il parto e il concetto di morte, alfa e omega, la scansione della vita, la costruzione e la dissoluzione dell’essere. «Partoriscono a cavallo di una tomba, il giorno splende un istante, ed è subito notte». non è mia, è di Samuel Beckett! [024]
Di Nola. Nei Vangeli diranno “Gesù il quale distrugge la morte”, perché portando su di sé tutti i peccati del mondo libera gli uomini dalla morte. Ci sta san Paolo che dice “dov,è morte la tua vittoria? Dov’è il tuo pungiglione?”. Ma la morte continua ad esserci, questo di Paolo è solo un sogno. Però, ecco come sono gli uomini! Per il fatto che avvertono l’insofferenza del tempo presente e, quindi, diventano maestri dell’ora che vivono, immaginano un mondo delle origini che è diverso dal mondo attuale, di modo che escono dalla sofferenza attraverso l’illusione. Che al principio la vita sia stata sempre un rischio, che al principio la morte non ci fosse, la nudità non fosse peccato e la donna non soffrisse per il parto, era scritto nei primi testi impressi con caratteri cuneiformi sulle tavolette accadiche della mezzaluna fertile mesopotamica. Ma poi si arriva ad un punto finale che è lo stesso. E hanno tanta vergogna del sesso che, figuratevi, concepiscono una cosa assurda. È tanto l’odio contro il sesso, che la madonna per partorire, pur partorendo il figlio dell’uomo, partorendo il Cristo, deve essere vergine. Fino a questo punto di assurdo si arriva, si arriva alla proclamazione del dogma della verginità della madonna. Si ha tanta vergogna del sesso che, non solo il sesso è utile e diventa santificato quando è matrimoniale, perché diventa un sacramento, ma diventa un peccato, invece, quando, pur facendo le stesse cose, va fuori dal sacramento matrimoniale. Ma nella madonna, piantare questa assurdità, imporle per dogma tale esenzione da ogni colpa umana, da ogni qualità umana, dimodochè essa partorisca da vergine, non sta nè in cielo nè in terra! E il povero san Giuseppe si trova con una moglie che partorisce la madre.
Intervento. Ma in pratica, allora, questo mondo bisessuale, risalendo nel tempo diventa  asessuato? Questo mondo primordiale di cui lei ci ha parlato era un mondo asessuato, in cui il sesso non c’era?
Di Nola. Non omosessuale! Guardi, il sesso biblico, il sesto e il quinto capitolo, che riguarda la creazione di Adamo, la quale è ripetuta due volte, il che dimostra che nella Bibbia si fondono varie stratificazioni derivate da diversi testi, manoscritti e canoni in alcuni dei quali un fatto è indicato in altri no, come nei libri apocrifi, che vuol dire nascosti, celati. Una volta è detto: maschio e femmina LO creò, il prononome ebraico è “ot”: LO creòot” ... Un altro testo che parla della creazione dice “otam”: LI creò. Capite? LI al posto di LO. I latini dicono se dice LO creò, il primo uomo, è maschio. E, di fatti, poi, quando creerà la femmina, la stacca dall’uomo, non la crea a parte. Gli fa una specie di operazione difficilissima, staccarla dal costato dell’uomo, non è cosa da poco, e fa la femmina. Ma l’altro testo, invece, dice “otam”, li creò, lo dà al plurale, cioè li creò separatamente. Ora, c’è tutta una corrente che comincia già nel mondo antico, già nel mondo ebraico, che parla di questa omosessualità iniziale. Cioè, l’uomo perfetto è l’omosessuale, “è l’amore”, dirà Leone X Piccolomini (1475-1537), che scrive nel ‘500, non è che il tentativo di ricostituire nell’unione carnale, e qui nel piacere carnale, nell’affetto reciproco, quella omosessualità che ha costituito una cesura, una rottura nella pienezza dell’essere. Ecco, da allora il modo è decaduto e si ritorna alla omosessualità attraverso l’amore, quindi l’esaltazione platonica, il così detto amore platonico, riguarda questo tema dell’omosessualità, dell’ “ot” e “otam” iniziale. Capito?
Mellina. Mi pare di poter aggiungere anche che, forse, è la conoscenza quella che porta in qualche modo l’uomo che osa a traguardi di sfida, dove l’asticella del salto viene continuamente alzata, mentre prima, l’essere umano viveva beatamente, diciamo, nella non-conoscenza. Nel momento in cui si pone il problema di conoscere se stesso, il mondo, ecc, in quel momento viene assalito dalla paura della morte.
Di Nola. Nella Bibbia c’è. Ci sono i due alberi, secondo alcuni solo uno, l’albero della conoscenza del bene e del male e l’albero della vita. Di questi alberi c’è il valore simbolico che hanno tutti gli alberi, un’immagine universale, un simbolo archetipico di forza che vive e si moltiplica, in un’infinita varietà di forme. Ed è quello dell’albero della vita. Però, solo due alberi non toccheranno, quello del bene e del male e, perché avvicinando l’albero del bene e del male io mi faccio simile a Dio. Allora viene il diavolo che dice: sarete come dèi e lo spinge alla superbia. È la donna, però, che si fa corrompere, tanto che poi gli studiosi ebrei, i rabbini, dicono: e Adamo quando la donna va a mangiare la mela, che faceva? Stava a dire le preghiere? (tutti ridono alla battuta)
Intervento. Per ritornare al discorso della progenie divina. Proprio una frase di papa Luciani, ricordo uno dei primi discorsi pubblici di papa Luciani sulla progenie divina, un passo molto importante, lo scritto biblico, quello che dice, Dio LO creò a sua immagine
Di Nola. Come? Ah! Papa Luciani! Ma quello lo disse per fessaggine, non perché volesse commentare la Genesi … (c’è uno scambio tra Di Nola e la persona che fa l’intervento che non si capisce perché si accavallano le voci). Ci furono delle polemiche, ma delle polemiche inutili. Luciani era una brava persona, doveva essere molto bravo, tant’è vero che poi ...
Mellina. Lo avvelenarono! (tutti ridono)
Di Nola. Ma di Gesù si è detto che è femmina. Ci sta un libro molto importante “It’s said the mother” (si dice la madre), nel pensiero dei cistercensi e cluniacensi. E c’è tutta una serie di testi in cui i cistercensi guidati da Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) considerano gesù cristo madre. Non è che sia una tesi sull’omosessualità di Gesù, sebbene ci sono i testi che ho pubblicato io nei quali Gesù dice “se non tenete insieme maschio e femmina non vedrete mai il regno dei cieli”, “se non cancellerete la vergogna” … “la vergogna e il sesso di cui avete vergogna”, “voi non vedrete il regno dei cieli”. Questi versi ci stanno, sono versi pubblicati a proposito delle tre tentazioni del diavolo di Gesù nel deserto della giudea, scritti dai monaci nel 200 d.C. Io li ho letti e li ho tradotti tutti quanti. Ho pubblicato un libro – Alfonso Maria Di Nola Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana, Bollati Boringhieri, Torino, 2001 – che è stato ripubblicato due o tre volte, poi …  
Mellina. Ecco, magari poi ci dai una bibliografia, magari ce la fai avere tramite il tuo assistente Ireneo Bellotta e mia figlia Chiara, così noi possiamo utilizzare non solo quello che stiamo registrando, ma anche molto di più con ricerche personali. A me per esempio viene in mente Dante nel Paradiso, dove incontra Bernardo di Chiaravalle, che a proposito della Madonna, dice, aprendo il XXXIII Canto del Paradiso (vv. 1-45): «Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, / umile ed alta più che creatura, / termine fisso d'etterno consiglio, / tu se' colei che l'umana natura / nobilitasti sì, che 'l suo Fattore / non disdegnò di farsi sua fattura.». Ci sono altre domande? Abbiamo fatto le 11,30.
Intervento. Io volevo chiedere come, secondo lei, i mezzi audiovisivi, in particolare la televisione, diciamo, abbiano modificato il concetto dell’osceno, del pudore e comunque dei comportamenti in relazione a questo tema, nel tempo. Mi sembra, che lei abbia fatto anche dei riferimenti alla trasmissione orale o, comunque, a qualcosa che non si debba nominare, che non si possa nemmeno pronunciare, l’osceno, come un interdetto, se ho capito bene. Ebbene, i mezzi audiovisivi mi sembra che possano aver modificato l’osceno, no?
Di Nola. Non proprio l’osceno, eh! Hanno modificato la concezione della sessualità. Tanto è vero che siamo giunti attualmente all’indecente sfruttamento delle ragazzine, le culardelle, no, quelle che ballano continuamente con il culo fuori, di quelle che l’idiota, se le fa pure, tra l’altro, eh!. E, quindi, c’è stato questo abituare chi guarda la televisione … (non si capisce, si parla del programma “Non è la Rai”, di Boncopagni, si parla in coro di subrette in tv, di Alida Chelli ed altre). Ellora, non è che abbia modificato la questione dell’oscenità, ha modificato la considerazione del nudo, del sesso. Del sesso, però, mai cercando di farne un sesso osceno, salvo in quelle noiosissime cose che puoi vedere di notte, che ti capita di vedere di notte, in cui, poi, la sessualità è giunta veramente alla vergogna, di uno sfruttamento indegno, di quelle che devono fingere un piacere sessuale, capito? La televisione ha inciso sicuramente nel cominciare a mostrare i nudi, a far vedere parte dei nudi, e, quindi, a mostrare la donna anche come oggetto da sfruttare, soprattutto negli spot. Oggetto da sfruttare ai fini del profitto. Non c’è, non va escluso il caso in cui la bellezza della donna, la nudità della donna, non del maschio, perché il maschio è peccato, e l’ho detto, mica vedete un maschio nudo per televisione, no? Il più grande peccato è rimasto il maschio: guai ad un organo sessuale maschile! Rappresenterebbe il crollo completo di tutta quanta la devozione dell’anticomunismo cattolico berlusconiano! (ridono alla battuta). Il crollo del terrore femminile è diminuito un poco anche per questo: perché la gente apre la televisione e vede le belle donne nude, non quelle di notte che fanno pietà, ma di giorno, di tanto in tanto, si vede qualche donna nuda. Però bisogna stare attenti  a dire che la televisione sia liberatrice, perché la televisione, con la quale lavoro spessissimo e per cui conosco molta gente dentro, è un mezzo che serve a produrre denaro, capito? Deve far denaro! Nessuno vi è, più interessato al denaro di altri, del “grassone”, per esempio.
Mellina. Ferrara?
Di Nola. No! (tutti dicono in coro un altro nome, ma non si capisce bene, forse Costanzo) Quello che fa la televisione per fare soldi. Quel grassone che suda, pure in pieno inverno. Suda sempre, continuamente, con un ventilatore a destra e uno a sinistra. È grosso, enorme, e niente è più vergognoso di quello là, che riduce la gente a parlare semplicemente perché deve fare la reclame alle mutandine della ditta ics o alla carta igienica della ditta ipsilon. Niente di più vergognoso dello sfruttamento enorme dei bambini. Guardate che noi apriamo la televisione a mezzogiorno e vediamo il bambino utilizzato nella sua purezza, nella sua ingenuità, nella sua bellezza, per vendere gli scottex, per vendere la tal carta igienica. Qui bisognerebbe proprio intervenire tagliando la testa a questi criminali. Quindi, dal punto di vista sessuale, si, un processo di semi-liberazione nei riguardi della sua donna, c’è stato. Pure la chiesa ha fatto qualche passo avanti, prendendo posizione con dure condanne su fatti esemplari, ma sai, anche lunghi discorsi per convincere le ragazze a farsi monache e, niente più, oltre questo. Ci comanda continuamente l’antico tipo di morale. Si utilizza liberamente il proprio corpo, ma per vendere qualcosa.
Intervento: in particolare quei bambini, dove, insomma il concetto di fantasia, realtà, fiction non è proprio così chiaro, no, ma presente, come può influenzare, quando i bambini saranno grandi e metteranno in pratica ciò che hanno appreso da piccoli e come può la televisione modificare il concetto di osceno, di vergogna, di pudore nella futura generazione sia a livello sessuale sia a livello di quello di cui si diceva prima, per cui osceno è la guerra in Bosnia, osceno è quello che succede in Algeria … no?
Di Nola. È questione di educazione degli insegnanti, fin dalle scuole elementari, di educazione delle persone che hanno rapporto con il bambino e con le famiglie. Io di questi problemi ne ho parlato varie volte: non solo all’università dove ho tenuto dei corsi annuali su questo problema, tra l’altro, bisticciando poi, altrove, con preti, con donne bigotte, e pedagoghi molto rigidi, ma ho avuto incontri nelle scuole medie, elementari e asili infantili. In ogni caso, io porto le giovani insegnanti a comprendere il problema e i modi in cui tutto, proprio tutto, deve essere spiegato al bambino, perche lui capisce se tu gli racconti una cosa vera che anche a lui interessa o gli dici bugie. E devo dire che ho incontrato ragazze, insegnanti, veramente a posto, veramente preparate che, non solo capivano perfettamente un discorso che non è sempre agevole nè facile. Perché ciò che veramente  interessa, si trova lontano dalle credenze e dalla superstizioni che provengono dalla storia, anche raccontata male, secondo convenienza. Lo capivano profondamente in modo tale, poi, da riversare sui bambini la loro preparazione. E l’hanno fatto! Quindi, secondo me, è una questione di educazione. Se tu trovi donne, insegnanti che ancora dicono “lo metto alla lavagna, perché non si è voluto fare il segno della croce”, capisci? Donne di questo genere, figurati un poco, il bambino da grande, dovrà entrare in due pantaloni, non in uno! Però, c’è anche il fatto positivo che la nuova generazione è migliore della vecchia, molto meglio! Evidentemente, ha una fruizione del proprio corpo più oculata. Cioè, è ben difficile che combini il guaio di rimanere incinta fuori tempo. Una gestione più consapevole della sessualità, che se ne strafrega altissimamente dei comandi che vietano il piacere sessuale alla donna, la quale crescerà dei bambini, li tirerà su con una maggiore libertà. Per esempio, so di molti padri e di molte madri che stanno nudi per casa e i bambini li vedono così, come natura li ha fatti, capito? E, quindi, con i figli non c’è più quell’aura di mistero che una volta non portava ad un fatto positivo, ma portava, poi, con un eccesso di sessualità repressa a quelle forme nevrotiche e psicotiche, della sessualità, che voi conoscete, perchè le  studiate, capito?
Mellina. Aggiungo in appoggio alle tesi del professore, a proposito di un’intervento precedente che, passare il sesso in televisione, è un’operazione metoninica, una distrazione gigantesca La metonimia è una figura retorica del greco antico, che consiste nella sostituzione di un termine con un altro simile o contiguo o che lo richioma ma ne prende il posto. Il primo risultato che se ne ottione è quello di trasferire l’attenzione da un tema a un altro. Il sesso non vende niente, ma è usato per distrarsi da problemi più importanti. Allora le nudità maschili e femminile. che ci fa vedere la televisione commerciale servono soprattutto a vendere qualcosa abbinandole all’oggetto, ma anche per distrarci nei momenti del voto, del referendum, nei momenti topici della politica nazionale. I pubblicitari conoscono benissimo queste dinamiche, ma anche la psicologia dell’ufficio vendite. Eh?
Intervento. la pubblicità delle apparecchiature Pioneer che faceva vedere un uomo nudo che correva ed è stata levata immediatamente. Però la settimana scorsa su Venerdì di Repubblica hanno pubblicato un po’ di nudi maschili.
Mellina. Sempre il “grassone”? (si ride forte, poi si fanno i nomi di vari personaggi, tra cui Versace, Dolce & Gabbana, Sgarbi, Benetton)
Intervento. Io volevo dire, che le donne in gonnellina, con le belle gambe attirano non solo gli uomini, ma anche le stesse donne. Si ci rispeccchiano!
Di Nola. Se qualcuno di voi vorrà poi approfondire, proprio dal punto di vista psichiatrico, il tema, si accorgerà che il desiderio carnale cresce nella misura in cui l’oggetto del desiderio appare nascosto, cresce con la capacitare di lavorare con la fantasia, l’immaginazione. Insomma, se tu hai un mondo in cui tutte le ragazze sono nude e tutti i maschi sono nudi e stanno in erezione, puoi essere sicuro che è un mondo meno sessualmente spinto di un mondo in cui tutto è nascosto, però intravedibile, che si lascia intravedere, che si lascia facilmente immaginare, capito? Quindi, anche questo aspetto, anzi, proprio un aspetto psicologico, psicopatologico, psichiatrico, è quelli che si dovrebbe studiare, e su cui io, invece, ho trovato pochissimo.
Mellina. Nell’immagine televisiva, ma anche cinematografica (meno), c’è spesso un messaggio subliminale, un’immagine incisiva ma fuggevole, una sequenza ripetuta più volte ad intervalli regolabili a una frequenza, per essere trasmessi in maniera tale da indurre un desiderio inconsapevole, condizionato. Ricordate la salivazione dei cani di Pavlov?
Di Nola.  Ah, un messaggio subliminale, come il “vestito da donna”, quello che normalmente indossa la donna, lascia immaginare all’uomo le forme della donna, determinando in lui un desiderio molto più intenso di quanto non l’avrebbe determinato se la donna fosse stata completamente nuda. Cioè, la conservazione alla sessualità come mezzo di rafforzamento dell’altro, sia da parte della donna che da parte del maschio, diventa poca cosa, decade, con la nudità totale. Questo è un fatto scientifico!
Mellina. A questo punto, lo sguardo è fondamentale per il disvelamento, e l’occultamento, l’occhio come organo, questa estroflessione del diencefalo, del nostro cervello, questa sorta di “camera oscura” per lo sviluppo delle immagi eidetiche, diventa indispensabile.
Intervento. Tutto è anche legato al gioco, al gioco sessuale, vorrei dire io, non solo all’occhio che guarda, no? Il fatto anche dello spogliarsi fa parte del gioco ... della seduzione, lui e lei. E’ giusto che uno non abbia né una morale nè una vergogna, ma non bisogna perdere di vista, però, neanche quello che può essere un gioco, fatto con fantasia, con allegria, con godimento reciproco.
Di Nola. Non per viverlo come peccato! La cosa principale residua è distinguere la sessualità e il pudore. dal peccato. Guai il giorno in cui qualcuna di voi avverte ancora il peccato. I peccati ci sono, ma sono altri. Sono armare la gente per uccidersi e poi fingere di essere amici, vendere il sangue infetto … (tutti parlano)
Mellina. Aziendalizzare la salute, tagliare alla sanità, alla salute mentale, ecco! Per cui diviene  “produttivo” uno che in termini di lavoro fa più visite in meno tempo, la catena di montaggio nel SSN ... (viene interrotto)
Intervento. Quello che diceva lei rispetto all’aggressività della donna e al discorso dell’impotenza dell’uomo. Apriti cielo! Sono in aumento. Ma questo non può essere legato al fatto di un mantenimento ancora di un ruolo, di un potere?
Di Nola. Eccome! Di fatto è molto più forte nei ragazzi che sono stati in collegio. I ragazzi che sono stati in collegio hanno paura dell’impotenza. Vedete, se siete fidanzate con ragazzi che sono stati in collegio fatevi fare la “prova”, perché c’è un’impotenza che dipende dalla paura, cioè dalla mancanza di erezione. Così le donne. Le donne hanno questa frigidità è perché sono vissute sotto le famiglie, che hanno detto sempre “attente, non combinate guai!”
Intervento. Molto spesso, invece, dicono che nelle nuove generazioni l’impotenza nell’uomo potrebbe essere data dal fatto di non avere più un ruolo ben definito come prima. Il discorso che la donna apprende certe cose, oppure il fatto che la donna sa di avere anche perso, tra virgolette, sempre, determinate sicurezze. Perché prima, fare la donna, fra virgolette, poteva avere determinati vantaggi …
Di Nola. Io penso che l’impotenza derivi da un’eredità culturale della sessualità, dal fatto cioè che ad un ragazzo è sempre stato insegnato il terrore del sesso femminile e ad una donna il terrore del sesso maschile. Allora, nel momento opportuno, ecco, che uno scappa.
Mellina. Un’impotenza culturalmente determinato, una sorta d’imprinting.
Di Nola. Si! Culturalmente determinato, vedi per esempio le popolazioni arcaiche che ha studiato Malinowsky. [025] I giovani piccoli, i ragazzi fino a 14 anni si uniscono liberamente sulle strade. Li puoi vedere dovunque nella foresta. Giunti a 14 anni, quando sposano, termina questa libertà sconfinata della sessualità utilizzata e passano ad un rigore che è comandato anche dalla homma, hai capito? Cioè, sono sempre fenomeni che andrebbero studiati, di singoli casi, per trarne poi delle ipotesi generali applicabili poi alla nostra realtà.
Mellina. La più grave offesa al senso del pudore avvenne nel 1992, mi pare, quando comparvero quei manifesti di bambini paffutelli, finti e impossibili, tipo plasmon, non so se tu li ha visti. Bene! Accanto compariva la scitta “fozza, itaia.” e, nel resto del manifesto, non c’era scritto nient’altro. Nessuno capiva chi spendesse tamti milioni per una campagna così insulsa, pleonastica, tautologica. Poi, due anni dopo, il 9 gennaio 1994, comparve il modello Forza Italia e veniva creato il partito azienda, poco partito e molto azienda che si sia mai visto al mondo. È veramente questa l’offesa più oscena, che purtoppo ancora dura, miete alleanze e ha suscitato repliche mondiali! Sì! Quei  bambini paffutelli, finti e impossibili tipo plasmon, dei manifesti misteriosi, hanno fregato altri bambini italiani, le loro mamme italiane, il foot-baal italiano, la bandiera italiana i governi italiani che si spno succeduti nel tempo per oltr un vent’ennio, un altro. Non c’è bisogno che dica alro, avete capito perfettamente!
Di Nola. Allora, me ne posso andare? (si scherza un po’)
Intervento: No professore, aspetti, volevo sapere un po’ di più per quanto riguarda il pudore e la sessualità all’interno delle culture così dette primitive.
Di Nola. Su questo c’è molto. Non c’è etnologo che non abbia studiato sul posto e che non si sia soffermato su questi fenomeni. Malinowsky, per esempio, ve l’ho ricordato prima, divenne importantissimo e, ve lo dico, perchè lui vide bambini che si univano sessualmente per strada, però, consigliava anche di non considerare la vita dei cosìddetti “primitivi”, come una vita sicuramente libera dalle tabuizzazioni che crollano su di noi. Appunto perché questa sessualità libera che si verifica tra bambini, proprio unione sessuale intanto non è, ma poi viene bloccata dal regime matrimoniale che impone delle regole determinate, come quelle della fedeltà, ad esempio. E la sessualità presente tra i “primitivi”, diciamo così, ritiene che il maschio nasca con elementi femminili e la femmina nasca con elementi maschili, per cui si interviene sulla donna con la clitoridectomia, consistente nel taglio, appunto, della clitoride come residuo di una maschilità nascosta. E interviene sul prepuzio dell’uomo come ablazione della parte maschile che residua da un certo intervento [026]. Ci sono delle belle dichiarazioni sui Bambara, una delle etnie principali del Mali, raccolte da numerosi antropologi, che parlano a lungo di questo fenomeno in questo particolare territorio dell’Africa occidentale [027] e della spiegazione che ne danno gli indigeni. Dunque non è una spiegazione nostra, ma loro, degli indigeni. Essi ritengono che l’uomo e la donna abbiano in fondo delle istintualità analoghe, che si nascondono poi sotto le forme legate alla cultura, che impone alla donna determinati compiti e all’uomo altri. C’è un altro aspetto molto interessante a proposito della circoncisione. La circoncisione che, come tutti voi sapete, gli ebrei considerano invece un patto particolare con Dio da parte del popolo di Israele, non è solo questo. La circoncisione, infatti, che in fondo è un intervento rituale che si fa su un organo sessuale maschile, svolge anche la funzione secondaria di ridurre il piacere dell’uomo e d’impedire la masturbazione. Questo è uno dei tanti aspetti della sessualità in varie culture. Ma altre cose belle che ho letto sulla sessualità femminile, sono la danza fallica, che noi non abbiamo, in cui degli uomini completamente nudi e con il fallo eretto ballano, danzano. Chi la vuole vedere, un’immagine molto bella di questa danza fallica, sta in un libro di Claude Lèvi-Strauss (1908-2009), uno dei migliori testi che abbia scritto l’antropologo belga. È intitolato Tristi Tropici, del 1951. Contiene, fra l’altro, una delle fotografie che lui ha fatto, la danza fallica, appunto, la penultima o l’ultima, no, cioè, la prima o la seconda. Insomma, chi la vuol vedere la guardi lì. Meno raro è invece l’aborto, molto crudele. Per esempio, quello che si ottiene stringendo il ventre della donna con una fascia molto stretta, oppure addirittura danzando sul ventre della donna, in altri casi si affamano entrambi dando alla madre un’alimentazione così bassa che la donna non riesce a superare la fase critica della crescita del bambino e il bambino muore prima. Per quanto riguarda l’omosessualità, l’ho detto prima, a proposito dei Tuareg, gli uomini blu tutti coperti al contrario delle donne che non lo sono, è diffusissima presso molte popolazioni. Anzi, vi sono popolazioni nelle quali intanto è possibile l’iniziazione del giovane che viene sottoposto al rapporto omosessuale con gli anziani. Succede in Nuova Guinea, avviene in Indonesia, accade in Africa. Questi sono alcuni aspetti del tema, ma voi, cercate di non trovare mai teorie generali, come siamo portati a costruirle noi. C’è da fare soltanto esemplificazione di dati, raccolte di dati, note, resoconti, portati successivamente tutti insieme al tavolo della discussione per costituire la base di un discorso, non certamente onnicomprensivo, ma di chiarimento. Peraltro, una teoria generale è molto difficile, perché, che so, tra gli abitanti delle Trobriand, gli Eschimesi, Inuit e Yupik  [028], gli Africani del centrafrica, ci sono distanze storiche e chilometriche enormi, e che noi confondiamo in questo nome posticcio e falso, “i primitivi”, o “le popolazioni senza scrittura”, che è un rifiuto di attribuire loro un nome con cui ci sottraiamo al dovere, che è quello di considerare l’altro portatore di una propria storia lontana dalla nostra. E noi non confonderemmo mai un Francese o un Norvegese, o un Tedesco, pur trovandosi in uno spazio così piccolo, come l’Europa. Invece siamo disposti a confondere un Bambara dell’Africa con un Indonesiano, chiamandoli “primitivi”. Allora, è da questo principio, che è continuo nella così detta antropologia o etnologia, che il giovane studioso deve sottrarsi. E deve sottrarsi con un impegno che non è da poco e che è l’impegno di studiare una popolazione e le date della sua storicità, come se studiasse una popolazione tedesca, come se studiasse la Francia.
Insomma, è assurdo che noi siamo in un’epoca in cui, magari sappiamo chi era Luigi XIV o Luigi XVI e non conosciamo i resto delle etnie del mondo extraeuropeo. A proposito di sesso, voi sapete che Luigi XVI aveva una fimosi serrata 029], ravissima e che aveva una grande paura di operarsi dopo il matrimonio? Per convincerlo a fare l’intervento dovette venire il fratello e la moglie dall’Austria. Ecco, dicevo, sappiamo fino a questo punto, a questi dettagli, tutte le curiosità che riguardano la storia della nostra gente, mentre unifichiamo in un mare magnum tutte le popolazioni che chiamiamo “primitive” o “senza scrittura”. Badate che è proprio difficile studiarle! Comporterebbe un impegno enorme da parte nostra, ma la pigrizia non può giustificare l’ignoranza! Perciò, state molto attenti nel rispettare “gli altri”, quando usate il termine “primitivo”, “preletterato”, ecc. e ricordatevi che i ragazzi musulmani che vengono qua, i Marocchini, hanno ciascuno una storia dignitosissima. Sarebbe molto più bello se voi guardaste il Marocco o la città di Marrakesh [030] come si rimiramo, per esempio, Napoli o Vico Equense o Latina! Quelle, sono popolazioni che nella loro terra hanno un altissimo tenore di civiltà e città bellissime, piene di acqua, di fiori, profumi, che noi ci siamo dimenticati.
Intervento. Ritornando al discorso del pudore e delle pratiche sessuali anche violente, tipo appunto le escissioni, entrando nel discorso della diversità interetnica, noi dimentichiamo che l’Africa è un mosaico multietnico, in quelle popolazione convivono infinite pratiche rituali, alcuni, appunto, praticano l’escissione, altre etnie, l’infibulazione nelle donne, alcuni tra gli stessi, non le praticano, eppure vivono nella stessa nazione!
Di Nola. Si, nel Corno d'Africa, cioè in Eritrea e in Somalia. Non solo l’escissione, ma sulla donna si pratica l’infibulazione. E in Somalia l’infibulazione si pratica in un modo veramente impressionante, perché sulle grandi labbra della donna si pone del miele e poi si posa solo una formica. Questa formica per mangiare il miele si attacca profondamente ai due lembi delle labbra della vagina, e poi al momento in cui si è attaccata viene strappata con le mani, di modo che questa cucitura avvenga attraverso le chele delle formiche. La riapertura, poi, la deve farla il maschio sulla piazza del villaggio, in presenza di tutti, e la deve fare con l’alluce del piede destro. Questo in Somalia avviene ancora. Pensate che queste cose che a noi possono sembrare terribili, vanno riconsiderate in una tradizione rispettabile, in una credenza di quella popolazione, che noi non abbiamo affatto il diritto di giudicare...  Sai una volta cosa mi hanno detto gli africani quando gli esprimevo un certo terrore per tutte queste pratiche iniziatiche crudeli su ragazzine e ragazzini, anche quella esercitata sugli adolescenti, per cui prendono il maschio, lo portano nel luogo convenuto, gli pongono la fascia penica [031] su un sasso e con un altro sasso gli battono il pene e un un testicolo, per evitare la nascita di gemelli. Ebbene, loro mi rispondevano: ”ma non vi fate pure la tonsillectomia, non vi tagliate la gola? È perfettamente identico a quello che facciamo noi! Solo che noi lo sappiamo oggi, e sappiamo anche che quand’era di moda la tonsillectomia, veniva fatta solo per il gusto di farla! C’erano centinaia di medici che pure se ti faceva male il piede, ti facevano togliere le tonsille!” Va be’. Ragazzi vi saluto!  
 
Note
001. Due grandi leader ne controllavano ogni ganglio fino alle propaggini più periferiche. L’altoatesino, di  Pieve Tesino, Alcide De Gasperi (1881-1954), già deputato per la Val di Fiemme alla Camera Austriaca (1911), da un lato, dall’altro il genovese Palmiro Togliatti (1893-1964) soprannominato dai compagni “il migliore”, morto a Yalta in Crimea.
002. Ora divenuta la sesta suddivisione amministrativa di Roma Capitale, Municipio Roma VI "delle Torri”
003. Per tanti anni stretto collaboratore di Alfonso M. di Nola presso la cattedra di Storia delle religioni dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli e dell’Università di Roma Tre. Socio fondatore, con Emiliano Giancristofaro, del Centro di Documentazione di Cultura Popolare “Alfonso M. di Nola” di Cocullo (AQ).
004. Dal latino pudor -oris, derivato da pudere.
005. Henry Havelock Ellis (1859-1939), medico progressista, scrittore e psicologo riformatore inglese, reso celebre dalle sue osservazioni e dai suoi scritti sulla sessualità umana e sui comportamenti sessuali degli esseri umani.
006. Di Nola, fa riferimento ad un’oggettistica che rimanda al “Culto di Priapo”. una sorta di captatio benevolentia per propiziarsi fertilità, piacere sessuale reciproco e discendenza, che in età romana fu ripresa da Alessandro Magno. Nel mondo agricolo era altrettanto praticato, anche con maggior fervore, per augurarsi messi abbondanti e pingui greggi.
007. Di Nola richiama un culto cristiano antichissimo che si celebra in un santuario montano, quello della “Madonna del Penice” posto sulla vetta del monte che porta questo nome in provincia di Piacenza. Il  culto cristiano sul santuario del Monte Penice risale, verosimilmente, al secondo decennio del VII secolo. Splendida la visuale da questa cima, fra le più alte, dell’Appennino ligure (1.460 s.l.m.) che affaccia sul piacentino (Val Trebbia e Val Chisone) dove al fondovalle si scorge Bobbio, dall'altro si vedono le catene Appenniniche liguri-emiliane, coi contrafforti che scendono verso la pianura padana. Si racconta che nell’anno 622, la regina longobarda Teodolinda e il fglio Adaloaldo fossero saliti a Bobbio per venerare il sepolcro di San Colombano (540-615), monaco irlandese, missionario e fondatore di monasteri, abbazie e chiese in tutta Europa, riconosciuto da cattolici, ortodossi e anglicani.
008. Nota del redattore. Trasacco, nella Marsica, è un comune della provincia dell'Aquila in Abruzzo. La Basilica dei Santi Cesidio e Rufino, che ha la dignità di basilica minoreè l'edificio ecclesiastico principale del paese e monumento nazionale dal 1902. La costruzione risale all’anno 237 circa. La tradizione vuole che la chiesa sia stata eretta sui resti dell'antico palazzo imperiale di Claudio. Rufino vescovo, iniziò i lavori della basilica, affidandola poi al figlio Cesidio, martirizzato anch'egli, come il padre, insieme ai compagni di fede Placido ed Eutichio durante le persecuzioni romane. La chiesa primitiva sarebbe andata distrutta nel 936, a seguito di un'incursione degli Ungari, ma l'edificio sarebbe stato presto ricostruito. L'attuale edificio, di caratteristiche duecentesche, fu eretto sulle vestigia di uno più antico, del quale sono testimoni gli atti custoditi nell'archivio parrocchiale. successivamente prese le forme di una vera e propria basilica e la sua fama crebbe, venendo citata nelle bolle pontificie di Papa Pasquale II e di Papa Clemente III nel XII secolo.
009. n.d.r. Di Nola sta parlando della chiesa di “Santa Maria Nuova” in Gubbio, a due passi dalla “Calata dei Neri”, celebre per la Corsa dei Ceri, la quale ha il caratteristico stile dell’architettura cistercense molto diffusa nelle costruzioni religiose eugubine del Milleduecento. Osservata dall’esterno mostra una facciata disadorna ma particolarmente fine. Entrando dentro, sulla parete di destra, si trova l’affresco della “Madonna del Belvedere” del 1413, opera di Ottaviano Nelli. L’artista, eseguì il dipinto in piena maturità tecnica e costruttiva. Ormai aveva raggiunto una individualità personale di stile. Ciò lo consacrò fra i maggiori esponenti della scuola eugubina nella prima metà del XV secolo.
010. n.d.r. Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), fondatore dei Redentoristi, santo e dottore della chiesa di cui ha tenuto una pubblica Udienza Generale in Piazza San Pietro nel marzo 2011 il papa emerito Benedetto XVI.
011. n.d.r. Tommaso Falcoia di umili origini entra giovanissimo nella congregazione dei pii operai tacciati di eresia di quietismo, di cui diviene in seguito promotore generale. Successivamente assume compiti di rettore spirituale di Alfonso de’ Liguori e Maria Celeste Crostarosa. Costei, figlia di nobili abruzzasi, si fece suora a Napoli nel convento delle Carmelitane scalze a Marigliano con la sorella Orsola, assumendo il nome di suor maria Celeste del Santo Deserto. Giovanissima aveva avuto esperienze mistiche e aveva scritto una “Regola”. Chiuso Marigliano si trasferì con la sorella e le altre al convento di Scala cui fece dare  il titolo del “Santissimo Salvatore” e, alle monache impose la sua “regola”, facendosi chiamare Maria Celeste del Santissimo Salvatore. Entrata in conflitto, poi con Falcoia, si trasferì a Nocera, a Roccapiemonte, infine a Foggia dove fondò un nuovo convento, impose alle suore un abito religioso da lei disegnato e concluse i suoi giorni nel 1755 a 59 anni.
012. n.d.r. Il peculio era un piccolo patrimonio che il figlio o il servo riceveva in amministrazione e in godimento dal padre o dal padrone, senza averne la proprietà, per iniziare la propria attività lavorativa. Una sorta d’investimento, a titolo d’incoraggiamento, che solitamente veniva utilizzato nell’aquisto di una piccola mandria,
013. Per comodità dei lettori che sicuramente sanno di che il maestro sta parlando, si richiama questo famoso testo che appartiena tanto alla Bibbia ebraica che a quella cristiana. Attrubuito al re Salomone, si compone di otto capitoli di ardenti poemi dialogici amorosi scambiati tra Salomone"Sulammita". Se ne raccomanda la lettura di una splendida versione curata da Guido Ceronetti, Adelphi, Milano, 1993.
014. Siva, Sciva, trascritto con grafia inglese in Shiva, è una divinità maschile post-vedica (per vedismo s’intendono religione e cultura dei popoli indoeuropei chiamati Ari), erede diretta della divinità pre-aria (Ari o Indoari, antico popolo nomade indoiranico delle genti indoeuropee insediatesi nel subcontinente indiano 2000 anni a.C.). Richiamata successivamente nei Veda, la divinità è chiamata anche Paśupati e Rudra. Nell’impero Gupta dell’antica India, Shiva si arricchishe di numerose sette mistiche che lo venerano. In epoca moderna Shiva diviene, uno dei culti principali dell'Induismo.
015. Tantra termine sanscrito che significa “trama”, "telaio", "ordito", ma viene inteso anche dal punto di vista filosofico, come "essenza", "principio",  "dottrina", "sistema". Il tantrismo, è tradotto pure nel significato di "tecnica" (la téchne dei greci antichi). Più in generale esso indica per un altro verso un insieme di testi, disparati di non facile catalogazione e provenienza. Una gigantesca bibliografia dell’umano sentire, per l’essere, dell’essere al fine di giungere alla comprensione dell’umana presenza. Da un diverso punto di vista, concernete modelli di filosofia di vità, di pratiche sciamaniche, tecniche magico-rituali, estatiche ed etnomediche, riscontrabili in varie culture e tradizioni popolari, pratiche peraltro assai controverse, si può intendere un insieme di insegnamenti spirituali e di tradizioni esoteriche che traggono la loro origine dalle culture religiose orientali, indiane, paricolarmente. Una diffusione di pratiche religiose di questo tenore le troviamo in Giappone, in Tibet, in Cina, in Corea, in Indonesia e molte altre zone dell'Oriente estremo. C’è poi tutta una gamma di varianti induiste, buddhiste, giainiste (religione di seguaci del filosofo e asceta indiano Jina), bönpo (antica religione del Tibet e del Nepal, diffusa anche in India nel Bhutan e in Cina, nel Sichuan), ed altre ancora, tutte molto interessanti da studiare.
016. Timoteo. Le notizie che lo riguardano si ricavano dagli Atti e dalle Lettere paoline. Timoteo, che Paolo chiama «suo vero figlio nella fede» (cfr. 2Ti 1,2), è nato in Asia Minore da padre greco e da madre ebrea. Convertito durante il primo viaggio di Paolo, fu scelto come compagno all'inizio del secondo e fu fatto circoncidere per rispetto ai giudei e ai giudeo-cristiani di quelle zone (cfr. At 16,3). Insieme con Paolo e Sila, Timoteo attraversò tutta l'Asia Minore fino alla Troade e, da qui, giunse in Macedonia. Sappiamo ancora che, quando a Filippi, Paolo e Sila furono imprigionati per essersi opposti allo sfruttamento di una giovane ragazza ad opera di alcuni biechi individui senza scrupoli (cfr. At 16,16-40), Timoteo non fu arrestato. Successivamente, raggiunse Paolo ad Atene da dove venne comandato alla giovane Chiesa di Tessalonica sia per avere notizie sia per riconfermarla nella fede (cfr. 1Ts 3,1-2). Timoteo fu poi con Paolo a Corinto, gli riferì della sua missione a Tessalonica e collaborò con lui all'evangelizzazione di quella città (cfr. 2Cor 1,19]
017. Il libretto di cui si parla, s’intitola L'onanisme (Losanna 1760). Si suggerisce anche il testo Della salute de' letterati. traduzione dal francese. quinta edizione, corretta, e rivista Anno di pubblicazione 1773 Editore: nella Stamperia ed a spese di Gaetano Castellano, Napoli. Il Tissot (Grancy, 1728-Losanna, 1797) fu tra i medici più celebri del suo tempo, geniale terapeuta, tra i primi efficaci divulgatori di informazioni mediche, introdusse le vaccinazioni contro il vaiolo, autore di una celebre e innumerevoli volte ristampata Dissertazione sull'onanismo che parve all'epoca di straordinaria audacia.
018. Pio II, nato Silvio Enea Piccolomini a Corsignano in provincia di Siena nel 1405, elevato al soglio nel 1458, deceduto in Ancona il 14 agosto 1464.
019. Aruspice, presso gli Etruschi, era chi esercitava l'aruspicina, da ar che significa interiora, fegato, intestino e spicio che significa guardare, cioè l'arte divinatoria che consisteva nell'esaminare le viscere di animali sacrificati per trarne segni divini. L'àugure (dal latino augur) era un sacerdote dell'antica Roma, peraltro già conosciuto in epoca etrusca, che aveva il compito di interpretare la volontà degli dèi osservando il volo degli uccelli.
020. Il lituo, era usato dagli àuguri per marcare uno spazio rituale nel cielo, creando così un teclum. Il passaggio degli uccelli attraverso questo spazio indicava se una determinata azione era gradita agli Dei oppure no (fas o nefas).
021. Purdah che sigifica velo, tenda, probabilmente avrebbe avuto inizio nella Persia pre-islamica, si attua in due modi. O la segregazione fisica dei sessi o l’imposizione alle donne di coprire i loro corpi al punto di nascondere l’intera figura (la pelle e le forme). La purdah esiste in varie forme nel mondo islamico e in India. Sono riferiti anche edifici dove dimorano soltanto donne in cui gli uomini non possono entrare. La purdah, nell’Iran dei Talebani, è severissima.
022. Il Mondo Finale, l’età finale è una dimensione misteriosa di cui si parla spesso, che si troverebbe al limitar del confin con l'aldilà. Una sorta di limbo speciale separato dal restante universo. Ospiterebbe, secondo talune correnti di pensiero (tra l’epitimico, il catatimico e il delirante), i “Cuori” forti e generosi di coloro che non si rassegnano alla morte, In realtà si tratta di una serie molto fortunata di cartoni animati giapponese la Saga di Xehanort ovvero degli Studiosi dell'Oscurità. Non c’è bisogno di aggiungere che tutti sappiamo, dalla notte dei tempi, che il soma, il corpo, l’involucro che ci accompagna durante tutta l’esistenza, si fa polvere, mentre per chi ci crede, l'anima, lo spirito, esalando dalla presenza terrena dell’essere sale in un aldilà.
023. Shakespeare, Amleto ... se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte, / il paese inesplorato dalla cui frontiera / nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà...
024. Samuel Beckett (1906-1989), scrittore irlandese di Dublino, umorista, drammaturgo, poeta, autore di romanzi e racconti, ebbe il Nobel per la Letteratura (1969), pubblicò le sue opere di maggior successo in francese, tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento. È ricordato soprattutto per l’opera teatrale Aspettando Godot.
025. n.d.r. Bronisław Kasper Malinowski, nato a Cracovia, nel 1884 e morto a New Haven nel 1942, è stato un antropologo polacco che prese la cittadinanza inglese. Apprezzato come pioniere della ricerca sul campo, degli studi etnografici, di quelli sulla reciprocità e delle analisi sugli usi e costumi delle popolazioni della Melanesia. Celeberrimo il suo testo Argonauti del Pacifico Occidentale (1922).
026. n.d.r. La parte prepuziale per liberare il glande, una specie di circoncisione, che nel rito di cui si sta discutendo, simbolicamente vorrebbe significare che al maschio si tagliano le “grandi labbra”.
027. n.d.r. Il Mali è un vasto paese dell’africa centro-occidentale che non ha sbocchi al mare, per la maggior parte pianeggiante, costituito dal deserto al nord, dalla savana al sud, molto studiato dagli antropologi. Confina a nord con l'Algeria, ad est con il Niger, a sud con il Burkina Faso e la Costa d'Avorio, a sud-ovest con la Guinea e ad ovest con il Senegal e la Mauritania.
028. ndr. Gli Inuit (dell'estremo nord dell'Alaska, del Canada e della Groenlandia) e gli Yupik (dell'estremo occidente dell'Alaska e dell'Estremo Oriente russo). Le due etnie, parlano due lingue diverse (Inuktitut e Yup'ik Gli Inuit e gli Yupik) che comunque hanno somiglianze dialettali notevoli.
029. n.d.r. Per fimosi si intende il restringimento dell'orifizio prepuziale congenita o acquisita. È probabile che quella di Luigi XVI fosse congenita.
030. ndr Marrakesh, oggi importante centro economico-commerciale, ricco di moschee, palazzi e giardini, fu un tempo città imperiale del Marocco Occidentale. La Medina, antico quartiere medievale fortificato risale ai tempi dell’Impero berbero.
031. n.d.r. Di Nola si riferisce alla fascia di Buck una zona ben precisa dell’organo maschile, ovvero lo strato fibro-connettivale che ricopre il pene, nota anche come fascia profonda del pene o fascia penis. Dobbiamo l’eponimo della parte anatomica suddetta, in continuità con la fascia spermatica esterna nello scroto e il legamento sospensorio del pene, al chirurgo plastico militare americano di N.Y. Gurdon Buck (1807-1877), divenuto famoso per il suo lavoro pionieristico durante la guerra di secessione americana.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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