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L’OMISSIONE DI SOCCORSO COME TRAUMA: IL NEGLECT

29 Gen 20

A cura di Raffaele Avico


Il neglect è una sindrome in prima battuta di pertinenza all’ambito neuropsicologico: qui  un approfondimento.

Recentemente tuttavia se ne parla anche in ambito di trauma psichico. All’interno di questa rubrica abbiamo spesso considerato come l’irruzione sulla scena psichica del soggetto di un evento traumatico (o meglio, del suo ricordo), sia da considerarsi l’inizio di un periodo di stress post-traumatico speso nel tentativo di elaborare il ricordo del trauma. Parliamo quindi di un trauma “positivo”, che cioè presenta un elemento di “produzione sintomatica” attivamente presente nella scena del soggetto.

Nell’intervista sotto riportata con Benedetto Farina, viene citata una tipologia di trauma differente, che potrebbe invece configurarsi come un trauma “negativo”, assente cioè nelle sue ripercussioni “positive” in termini sintomatici, ma altrettanto potente nelle sue conseguenze psicopatologiche.

Ci si riferisce qui, è bene ricordarlo, a un trauma dello sviluppo, e non a un unico trauma singolo: il termine “neglect” viene qui a indicare un processo continuativo di “negazione” di un bambino da parte di una figura di riferimento o, in altri termini, un continuativo e grave atteggiamento “trascurante” in termini emotivi da parte di un genitore verso il proprio figlio.

Attuare un “neglect” verso un bambino nel corso del suo sviluppo, significa:

Questi tre comportamenti da parte della madre o della figura di riferimenti affettivo, producono nel bambino una risposta psicopatologica “da compensazione”; in questi quadri è frequente riscontrabile, in età adulta, il ricorso a sostanze d’abuso con funzione di auto-regolazione emotiva. Sappiamo, come qui approfondito, che il precoce contatto fisico e la sintonizzazione emotiva, consentono di sviluppare nel bambino le funzioni auto-regolative: nel caso del neglect, non solo queste capacità non verranno insegnate, ma la stessa soglia di tolleranza allo stress, si abbasserà. La ricerca sul trauma lo evidenzia in modo certo. Se cerchiamo nelle storie di tossicodipendenza, spesso troveremo pattern di interazione di questo tipo, con un “neglect” in anamnesi. 

Possiamo dunque definire il neglect come il complementare del trauma “attivo” (per esempio nei casi di violenza perpetrata o di abuso sessuale), incentrato però su una generale assenza della figura di attaccamento, con conseguenze multiple e su più piani (deprivazione affettiva, scarsa capacità di regolazione emotiva, minore tolleranza allo stress, ricadute sul corpo e sviluppo di problematiche a livello fisico).

Un autore che ne parlò in modo diffuso è stato Sandor Ferenczi (nella foto sopra), in particolare nella sua idea di un trauma non solo costituito da qualcosa di “commesso”, ma anche da qualcosa che avrebbe dovuto essere fatto e che invece non venne fatto (da qui la sua idea di trauma come “omissione di soccorso”, oggi rivisto in “neglect”).

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