Mi è stato chiesto di raccontare come vive una donna, madre di tre figli, con due cani, separata e intellettuale, questa situazione che sta investendo l’Italia e il mondo da qualche tempo. Una domanda da un milione di dollari perché come tutti alterno momenti di sconforto e di paura a momenti di speranza.
Vivo sul fil di lama, preoccupandomi del colpo di tosse del vicino, della giusta distanza da mantenere con i carrelli del supermercato e la voglia terribile di essere anche solo sfiorata per sbaglio.
Sapete cosa fa più male del Coronavirus?
Essere lasciati durante il Coronavirus. Chiudere una lunga storia d’amore mentre fuori impazza il temporale. Mentre si addensano le nubi all’orizzonte e sai che nessuno ci sarà a salvarti. Mi dicono che ci si salva da soli. Facile per chi è forte, determinato, per chi ha la verità in tasca, ma io non sono mai stata brava ad afferrare il salvagente in tempo. Se fossi stata uno dei passeggeri del Titanic, sicuramente avrei ceduto il posto sulla scialuppa a qualcuno più disperato di me. E l’amore di questi tempi che fine ha fatto? Muore forse soffocato dentro quattro mura domestiche, tra lunghi silenzi o scoppiettanti liti per la tazzina del caffè abbandonata sulla tavola?
Vivo sul fil di lama, preoccupandomi del colpo di tosse del vicino, della giusta distanza da mantenere con i carrelli del supermercato e la voglia terribile di essere anche solo sfiorata per sbaglio.
Sapete cosa fa più male del Coronavirus?
Essere lasciati durante il Coronavirus. Chiudere una lunga storia d’amore mentre fuori impazza il temporale. Mentre si addensano le nubi all’orizzonte e sai che nessuno ci sarà a salvarti. Mi dicono che ci si salva da soli. Facile per chi è forte, determinato, per chi ha la verità in tasca, ma io non sono mai stata brava ad afferrare il salvagente in tempo. Se fossi stata uno dei passeggeri del Titanic, sicuramente avrei ceduto il posto sulla scialuppa a qualcuno più disperato di me. E l’amore di questi tempi che fine ha fatto? Muore forse soffocato dentro quattro mura domestiche, tra lunghi silenzi o scoppiettanti liti per la tazzina del caffè abbandonata sulla tavola?
Foto di Jessica Zanardi
Magari si rinvigorisce alla luce della comune disperazione. Nel mio caso, invece, si è perso nella distanza imposta da ordinanze feroci. Quando finirà tutto la legge dovrà rendermi conto perché ha frantumato sogni, calpestato progetti. Ho dovuto sacrificare, infatti, sull’altare del bene collettivo il mio bene privato. E, se la mia ragione mi dice che i provvedimenti erano necessari, il mio cuore invece si ribella e grida forte l’ingiustizia. Lui, da sempre anarchico, non capisce il perché di tanta violenza. Molti sono i legami, che anziché rafforzarsi, si stanno spezzando. Prima dai balconi davanti a casa si affacciavano le persone a cantare l’inno nazionale, a salutare noi dirimpettai. Ci scambiavamo sorrisi e il marito abbracciava con fare protettivo la moglie. Le coppie di conviventi postavano le loro piccole gioie quotidiane: la torta fatta insieme; la ricetta di nonna; io e te sul divano col gatto o i figli. Eppure dopo solo tre settimane da questi quadretti idilliaci, ora la gente si allontana in fretta per strada, nessuno saluta più e regna il silenzio dalle finestre.
Siamo improvvisamente diventati tutti muti. Sembra quasi che il Covid-19 abbia portato via insieme ai nostri cari anche la nostra voce. E non esiste amore se non si comunica. Gli sguardi non bastano, soprattutto se gli occhi restano fissi verso terra. Così come i gesti non bastano se non sono accompagnati da carezze o baci.
Mi sono chiesta che fine abbia fatto l’eros, quello che fa tremare le vene e i polsi? Gli amanti sono distanti, non hanno occasione per vedersi e consumare come sempre le loro orge. Gli amplessi, se ancora ci sono, restano in famiglia, nel letto antico, bruciati in fretta per la paura che i figli possano sentire. Una lei si risveglierà domani chiedendosi il senso di quell’orgasmo sordo, mentre lui si gira su un lato cercando di ricordare il volto dell’altra. Qualcuna di noi, invece, resta in attesa di una telefonata.
Se all’inizio della quarantena il cellulare squillava in continuazione pieno d’ansia e di promesse, ora non squilla più. Le sue chiamate si sono diradate, fino ad annullarsi. “Ok- pensa- sta lavorando. Oppure è impegnato a far passare le sue lunghe giornate tra Chat, Netflix e Facebook.
Capiamoli questi uomini, nella solitudine fanno più fatica..” ma chi capisce noi donne? chi viene nelle nostre case a vedere come trascorriamo il tempo tra compiti dei figli, lezioni on line e una montagna di emozioni contrastanti con cui dobbiamo, ogni santo giorno, lottare per non esserne travolte.
Fingiamo indifferenza, chiamiamo le amiche badando che non ci siano nei pressi i figli. Nascondiamo loro le lacrime per un amore che resta a debita distanza non certo per le ordinanze cattive.
Guardate, come volete che passi il tempo una come me, intellettuale, scrittrice, madre di tre figli, insegnante e spericolata equilibrista dell’amore?
Con l’unica cosa che so fare: scrivere.
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