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COVID-19: PRIGIONIERI DEL CADUCEO?

27 Apr 20

A cura di Pierpaolo Martucci

Nel 1959 sulla rivista americana Science Fiction Stories apparve a puntate “Caduceus Wild”, un romanzo scritto da Ward Moore con la collaborazione di Robert Bradford, pubblicato molto tempo dopo in Italia, in versione aggiornata, con il titolo I prigionieri del Caduceo (1).
La trama è ambientata in un mondo sconvolto dalle epidemie diffuse durante una guerra batteriologica, con i medici divenuti l’unica risorsa per la sopravvivenza dei superstiti. Di conseguenza, in diverse nazioni – inclusi gli ex Stati Uniti –, la classe medica ha assunto il controllo di ogni aspetto della vita sociale e individuale, instaurando la Medarchia. Il Nord America è divenuto una sorta di immenso ospedale i cui cittadini sono Pazienti, soggetti a una onnipresente polizia sanitaria. Devianti e disadattati sono chiamati Anormali e generalmente finiscono “tanatizzati”, ossia soppressi. La storia segue le peregrinazioni “on the road” di tre Anormali e il loro tentativo di sottrarsi alla Medarchia.
Spesso si è parlato dell’attuale pandemia paragonandola alla trama di una fiction distopica. È un’immagine appropriata, ma le visioni prospettiche sono molteplici: ciò che ad alcuni appare distopia  può essere utopia per altri.
Riportiamo il brano con cui Michel Foucault apre il capitolo del suo impareggiabile Sorvegliare e Punire dedicato al Panopticon, il carcere ideale progettato nel 1791 da Jeremy Bentham:
«Ecco, secondo un regolamento della fine del secolo XVII, le precauzioni da prendere quando la peste si manifestava in una città. Prima di tutto una rigorosa divisione spaziale in settori: chiusura, beninteso, della città e del “territorio agricolo” circostante, interdizione di uscirne sotto pena della vita, uccisione di tutti gli animali randagi; suddivisione della città in quartieri separati, dove viene istituito il potere di un intendente.
Ogni strada è posta sotto l’autorità di un sindaco, che ne ha la sorveglianza; se la lasciasse, sarebbe punito con la morte. Il giorno designato, si ordina che ciascuno si chiuda nella propria casa: proibizione di uscirne sotto pena della vita. Il sindaco va di persona a chiudere, dall’esterno, la porta di ogni casa; porta con sé la chiave, che rimette all’intendente di quartiere; questi la conserva fino alla fine della quarantena.
Ogni famiglia avrà fatto le sue provviste, ma per il vino e il pane saranno state preparate, tra la strada e l’interno delle case, delle piccole condutture in legno, che permetteranno di fornire a ciascuno la sua razione, senza che vi sia comunicazione tra fornitori e abitanti; per la carne, il pesce, le verdure, saranno utilizzate delle carrucole e delle ceste. Se sarà assolutamente necessario uscire di casa, lo si farà uno alla volta, ed evitando ogni incontro.
Non circolano che gli intendenti, i sindaci, i soldati della guardia e, anche tra le cose infette, da un cadavere all’altro, i ‘corvi’ che è indifferente abbandonare alla morte: sono “persone da poco che trasportano i malati, interrano i morti, puliscono e fanno molti servizi vili e abbietti”. Spazio tagliato con esattezza, immobile, coagulato. Ciascuno è stivato al suo posto. E se si muove, ne va della vita, contagio o punizione.
Ciascuno chiuso nella sua gabbia, ciascuno alla sua finestra, rispondendo al proprio nome, mostrandosi quando glielo si chiede: è la grande rivista dei vivi e dei morti. Alla peste risponde l’ordine. La sua funzione è di risolvere tutte le confusioni: quella della malattia, che si trasmette quando i corpi si mescolano; quella del male che si moltiplica quando la paura e la morte cancellano gli interdetti» (2).
 
L’utopia della medicina disciplinare, con il suo corredo illuminista e positivista, oggi sembra trovare un’inimmaginabile attuazione, ben oltre i modesti confini di una città barocca: copre le nazioni, investe i continenti, si allarga al pianeta. Un Panopticon ipertecnologico.
E domani, forse, non si farà da parte.
 
Note:
  1. Precisamente nel n. 1618 di “Urania”, la storica collana di Mondadori dedicata alla science fiction. Era il 2015 e Moore era morto quasi trent’anni prima. Il caduceo, bastone alato con due serpenti attorcigliati, è notoriamente il simbolo della professione medica.
  2. M. Foucault, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione [1975], Torino, Einaudi, 1976.

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1 commento

  1. admin

    tanti anni fa l’editore
    tanti anni fa l’editore Franco Maria Ricci pubblicò un breve racconto dello scrittore brasiliano Joaquim Machado de Assis intitolato “L’Alienista” dove si immaginva uno psichiatra che arrivato in una città e divenuto direttore del manicomio via via ricoverava tutti i cittadini e alla fine ci si chiudeva dentro….

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